Letture Patristiche della Domenica
Le letture patristiche sono tratte dal CD-Rom "La Bibbia e i Padri della Chiesa", Ed. Messaggero - Padova, distribuito da Unitelm, 1995.
ANNO C - XIII Domenica del Tempo Ordinario
DOMENICA DEL«DEL VIAGGIO VERSO GERUSALEMME»
1 Re 19,16.19-21 • Salmo 15 • Galati 5,1.13-18 • Luca 9,51-62
(Visualizza i brani delle Letture)
1. Le condizioni poste da Gesù per diventare suoi discepoli (Filosseno di Mabbug, Hom., 9,306-307.312-313)
2. Come seguire Gesù (Ambrogio, In Luc., 7,27 s)
3. Sulle parole dell'evangelo di Lc 9, 57-62: "Ti seguirò ovunque andrai" e le richieste di altri tre (Agostino, Discorso 100)
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1. Le condizioni poste da Gesù per diventare suoi discepoli
"Colui che mette mano all'aratro e poi si gira indietro non è adatto per il Regno di Dio" (Lc 9,62). Colui che svolge con cura questo lavoro della natura e guida l'aratro e i buoi secondo le regole umane, non smette mai di guardare davanti a sé; non guarda mai all'indietro perché un tal modo di lavorare non sarebbe farlo con cura, non potrebbe camminare avanti a sé, i suoi solchi non sarebbero aperti in linea diritta, e i buoi non procederebbero innanzi; e questo, per quanto si tratti di lavoro materiale e chi lo vede appartenga del pari all'ordine corporale. Ora, il lavoro del mio discepolo è diverso dall'altro, così come un mondo differisce dall'altro, e una vita dall'altra, e gli esseri immortali dai mortali, e Dio dagli uomini. Se dunque assumi il giogo della mia disciplina nella tua anima e nel tuo corpo, svolgi con cura il lavoro dei miei precetti...
Molti si fanno discepoli per fregiarsi del nome di Cristo e non per onorare Cristo; si lasciano ingaggiare da lui per rimanere nei piaceri corporei e non per portare le austerità dei suoi comandamenti. Altri si avvicinano a questa regola che esige rinuncia, spinti dal desiderio di Mammona, e per acquistare fuori dal mondo quello che non possono avere standovi dentro.
Attraverso quell'unico discepolo di cui parla l'Evangelo del nostro Salvatore, Gesù ha stigmatizzato questo pensiero iniquo in tutti gli altri: "Maestro, ti seguirò dovunque andrai; e Gesù gli rispose: Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo" (Mt 8,20; Lc 9,58).
Lungi da me, discepolo d'iniquità! Io non posso darti quello che tu desideri e tu non puoi ricevere quello che io ti do; conosco ciò che chiedi e io non ti do ciò che cerchi; hai creduto di venire a me per amore della ricchezza; sei andato a cercare le tenebre nella luce, la povertà nel possesso autentico, e la morte nella vita; tu vuoi acquistare venendo a me quanto io chiedo a tutti di lasciare per seguirmi; la porta per la quale sei spinto ad entrare per seguirmi è la stessa per la quale voglio farti uscire. Ecco perché non ti accolgo. Io sono povero per la mia condizione pubblica, e, per tal motivo, non detengo pubbliche ricchezze da elargire nel mondo in cui sono venuto. Io sono visto come uno straniero e non ho né casa né tetto, e chi vuole essere mio discepolo eredita da me la povertà: perché vuoi acquistare da me ciò che ti faccio rinunciare a possedere?
(Filosseno di Mabbug, Hom., 9,306-307.312-313)
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2. Come seguire Gesù
E se egli rimprovera i discepoli che volevano far discendere il fuoco su coloro che non avevano voluto accogliere Cristo (cf. Lc 9,55), questo ci indica che non sempre si devono colpire coloro che hanno peccato: spesso giova di più la clemenza, sia a te, perché fortifica la tua pazienza, sia al colpevole, perché lo spinge a correggersi.
Ma il Signore agisce mirabilmente in tutte le sue opere. Egli non accoglie colui che si offre con presunzione, mentre non si adira contro coloro che, senza nessun riguardo, respingono il Signore. Egli vuole così dimostrare che la virtù perfetta non ha alcun desiderio di vendetta, che non c'è alcun posto per la collera laddove c'è la pienezza della carità, e che, infine, non bisogna respingere la debolezza ma aiutarla.
L'indignazione stia lungi dalle anime pie, il desiderio della vendetta sia lontano dalle anime grandi; e altrettanto lontano stia dai sapienti l'amicizia sconsiderata e l'incauta semplicità. Perciò egli dice a quello: «Le volpi hanno tane»; il suo ossequio non è accettato perché non è trovato effettivo.
Con circospezione si usi dell'ospitalità della fede, nel timore che aprendo agli infedeli l'intimità della nostra dimora si finisca col cadere, per la nostra imprevidente credulità, nella rete della cattiva fede altrui.
(Ambrogio, In Luc., 7,27 s.)
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Sulle parole dell'evangelo di Lc 9, 57-62: "Ti seguirò ovunque andrai" e le richieste di altri tre
Perché viene respinto chi dichiara di poter seguire Cristo
1. 1. Sul brano del Vangelo sentite ciò che il Signore ci ha concesso di dirvi. È stato letto che il Signore Gesù agì in modo differente, quando un tale si offrì di seguirlo ma fu respinto; un altro non osava ma fu stimolato, un terzo cercava di procrastinare e fu biasimato. Ora, quanto all'affermazione del primo: Signore, io ti seguirò dovunque andrai (Lc 9,57), che cosa c'è di tanto risoluto, sollecito, tanto deciso, che cosa può esserci di più idoneo per ottenere un bene sì grande che seguire il Signore dovunque egli vada? Tu rimani stupito di ciò dicendo: "Come si spiega che al maestro buono, qual era Gesù Cristo, che attraeva i discepoli per dar loro il regno dei cieli, dispiacque uno così pronto a seguirlo?" Ma Cristo era un maestro tanto eccelso da prevedere il futuro e possiamo quindi pensare, fratelli, che, se quel tale avesse seguito Cristo, avrebbe cercato il proprio interesse, non quello di Gesù Cristo. Proprio lui disse: Non tutti quelli che mi dicono: Signore, entreranno nel regno dei cieli (Mt 7,21). Anche questo tale era uno di quelli ma non conosceva se stesso come lo vedeva nell'interno il medico. Ammettiamo pure che costui riconoscesse già di mancare di sincerità, che sapesse d'essere un imbroglione e un truffatore, egli però non conosceva bene colui col quale parlava. Questi infatti era colui del quale così dice l'Evangelista: Non aveva bisogno che uno gli rendesse testimonianza su un altro, poiché sapeva bene che cosa c'è nel cuore d'ogni uomo (Gv 2,25). Che cosa rispose allora? Le volpi hanno una tana e gli uccelli hanno un nido, ma il Figlio dell'uomo non ha un posto ove riposare (Lc 9,58). Ma dove non lo ha? Nella tua fede. Nel tuo cuore infatti hanno la tana le volpi, cioè sei ingannatore; nel tuo cuore hanno il loro nido gli uccelli, cioè sei superbo. Poiché sei un impostore e un superbo, non potrai seguirmi. Come potrebbe un impostore seguire la schiettezza?
Il secondo chiamato da Cristo
1. 2. C'è poi subito il secondo: questo tace, non dice nulla, non s'impegna in nulla eppure a questo dice: Seguimi (Lc 9,59). Quanto male vedeva in quell'altro, altrettanto bene vedeva in questo. Seguimi, dici a uno che non lo desidera. Ma come! Hai una persona ch'è pronta e ti dice: Ti seguirò dovunque andrai (Lc 9,57) e tu invece dici: Seguimi, a uno che non lo desidera? "Rifiuto costui - dice - perché vedo in lui delle tane e dei nidi". Perché dunque importunare quest'altro che tu chiami, mentre egli si scusa? Tu per di più lo spingi, ma egli non viene; tu lo esorti ma egli non ti segue. Che cosa dice infatti? Andrò prima a seppellire mio padre (Lc 9,59). Si manifestava al Signore la fede del suo cuore ma l'affetto filiale per il padre rinviava la decisione. Quando però Cristo Signore mira a procurarsi uomini per il Vangelo, non vuole che si ponga di mezzo alcuna scusa di tale affetto carnale e temporale. Veramente anche la legge di Dio contempla questi doveri e lo stesso Signore accusa i giudei di annullare gli stessi precetti di Dio (Cf. Mt 15,6). Anche l'apostolo Paolo in una sua lettera fa la seguente affermazione: Questo è il primo comandamento accompagnato da una promessa (Ef 6,2). Quale comandamento? Onora tuo padre e tua madre (Es 20,12; Lv 19,3; Ef 6,2). È precisamente un precetto di Dio. Questo giovane voleva dunque ubbidire a Dio e seppellire il proprio padre; ma ci sono tempi, luoghi e cose che devono essere subordinati ad altre faccende, ad altri tempi e ad altri luoghi. Si deve onorare il padre, ma si deve ubbidire a Dio. Si deve amare il genitore, ma bisogna preferirgli il Creatore. "Io - dice Cristo - ti chiamo al Vangelo, mi sei necessario per un'altra attività; questa è più importante di quella che desideri compiere. Lascia che i morti seppelliscano i loro morti (Lc 9,60). Tuo padre è morto: ci sono altri morti capaci di seppellire i morti". Chi sono i morti che seppelliscono altri morti? Può forse un morto esser sepolto da altri morti? In qual modo lo avvolgeranno nelle bende, se sono morti? In qual modo lo porteranno, se sono morti? Come lo piangeranno, se sono morti? Eppure lo avvolgono, lo portano, lo piangono pur essendo morti, poiché sono infedeli.
Bisogna regolare la carità
2. 2. Ci ha insegnato quanto sta scritto nel Cantico dei cantici, quando la Chiesa dice: Regolate in me la carità (Ct 2,4). Che significa: Regolate in me la carità? Stabilite delle gradazioni e date a ciascuno ciò che gli è dovuto. Non ponete le cose superiori sotto le inferiori. Amate i genitori ma al di sopra dei genitori mettete Dio. Considerate la madre dei Maccabei: "Non so - disse - come siate apparsi nel mio seno (2Mac 7,22). Ho potuto concepirvi e partorirvi ma non ho potuto dar forma alle vostre membra; ascoltate quindi il Creatore, lui dovete mettere al di sopra di me; non dovete preoccuparvi che io non rimanga senza di voi". Fece loro questa raccomandazione e si attennero ad essa. Ciò che insegnava quella madre ai suoi figli lo insegnava il Signore Gesù Cristo a quel tale a cui diceva: Seguimi (Lc 9,58).
Il terzo che si preoccupa dei suoi viene biasimato
2. 3. Ora invece si presenta un altro discepolo, al quale nessuno aveva rivolto la parola: Io ti seguirò - disse - o Signore, ma prima andrò ad annunciarlo a quelli della mia famiglia (Lc 9,61). Credo che il senso sia questo: "Permettimi d'informare i miei perché non si mettano, come suole accadere, a cercarmi". Ma il Signore: Nessuno, che pone mano all'aratro, e poi si volta indietro a guardare, è adatto per il regno di Dio (Lc 9,62). Chiama te il sole che sorge e tu volgi lo sguardo verso il sole che tramonta! In questo brano del Vangelo noi impariamo che il Signore si scelse quelli ch'egli volle. Li scelse poi, come dice l'Apostolo, sia conforme alla sua grazia che alla loro giustizia. Ecco le parole dell'Apostolo: Considerate che cosa dice Elia: Signore, hanno ucciso i tuoi profeti, hanno abbattuto i tuoi altari; sono rimasto io solo e cercano d'uccidermi. Ma che cosa gli rispose Dio? Mi son riservato settemila uomini che non hanno piegato le ginocchia davanti a Baal (Rm 11,2-4). Tu credi d'essere l'unico servo ad affaticarti bene, mentre vi sono altri, e non pochi, i quali mi temono. Ne ho lì, infatti, settemila. L'Apostolo poi soggiunge: Così, anche al presente. Poiché alcuni giudei credettero, ma molti furono riprovati, come anche quel tale che portava nel suo animo tane di volpi. Così dunque - dice - anche al presente è stato salvato un resto in virtù d'una scelta gratuita di Dio (Rm 11,5), vale a dire: è sempre il medesimo Cristo di allora e di adesso, che allora disse anche ad Elia: Ho riservato per me. Che significa: Ho riservato per me? Li ho scelti io, poiché ho visto il loro spirito che riponeva la speranza in me, non in se stessi né in Baal. Non sono mutati, sono rimasti come sono stati fatti da me. Tu dunque che parli, dove saresti se non riponessi la tua speranza in me? Se tu non fossi pieno della mia grazia, non avresti forse piegato anche tu le ginocchia davanti a Baal? Ma tu sei pieno della mia grazia poiché non hai fatto assegnamento sulle tue forze ma completamente sulla mia grazia. Non ti vantare dunque al punto di credere di non avere altri colleghi nel tuo servizio: ci sono quelli che ho scelto io come ho scelto te, quelli cioè che ripongono la loro fiducia in me, come dice l'Apostolo: Anche al presente è stato salvato un resto in virtù d'una scelta gratuita di Dio.
Gli eletti debbono tutto alla grazia di Dio
3. 4. Guardati, o cristiano, guardati dalla superbia! Anche se tu sei imitatore di santi, attribuisci sempre tutto alla grazia, perché, il fatto che ci fosse un "resto" è dovuto alla grazia di Dio nei tuoi riguardi, non ai tuoi meriti. Ricordandosi di quel "resto" il profeta Isaia aveva detto: Se il Signore degli eserciti non ci avesse lasciato un resto, saremmo come Sodoma, simili a Gomorra (Is 1,9). Così dunque - dice l'Apostolo - anche al presente un resto è stato salvato in virtù d'una scelta gratuita di Dio. Ma se è stato salvato in forza della grazia, non lo è stato in forza delle opere; vale a dire: non t'insuperbire più dei tuoi meriti, altrimenti la grazia non sarebbe più grazia (Rm 11,5-6). Se infatti fai affidamento sulle tue opere, allora ti si rende la paga, non ti viene concessa una grazia. Ma se è una grazia è data gratis. Ora io mi rivolgo a te, peccatore, e ti chiedo: "Credi a Cristo?". Tu mi rispondi: "Io credo". Che cosa credi? Credi che possano esserti rimessi tutti quanti i peccati da lui? Tu possiedi ciò che hai creduto. O grazia data gratuitamente! Perché tu, che sei giusto, credi che senza l'aiuto di Dio non puoi conservare la giustizia? Il fatto che sei giusto attribuiscilo dunque interamente alla sua bontà; il fatto che sei peccatore ascrivilo invece alla tua malvagità. Accusa te stesso ed egli ti perdonerà. In effetti ogni nostra colpa, ogni nostro delitto o peccato deriva dalla nostra negligenza; ma ogni virtù e santità è un dono proprio della divina indulgenza. Rivolti al Signore.
(Agostino, Discorso 100)
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