Lectio divina
Abbazia di Santa Maria di Pulsano (FG)
(26 dicembre 2016)
Solennità
MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO
Numeri 6,22-27 • Salmo 66 • Galati 4,4-7 • Luca 2,16-21
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Secondo gli studiosi sarebbe questa la più antica festa mariana con officiatura. La celebrazione odierna sovraccarica spesso i temi, sovrapponendo una festa mariana con quella ideologica del capodanno civile, abolendo di fatto la Circoncisione del Signore, che è di gran lunga il tema principale dell'Evangelo del giorno.
Tutte le chiese d'oriente e d'occidente si sono sempre compiaciute di onorare la santissima madre di Dio, la Theotokos. Le prime feste mariane che la tradizione liturgica ricorda gravitano intorno al Natale o al 15 agosto.
A partire dal concilio di Efeso (431), il culto verso Maria crebbe mirabilmente in venerazione e amore, in preghiera e imitazione; venerandola come madre di Dio.
La maternità divina è all'origine di ogni privilegio di Maria.
Questa dignità è unica: la vergine ha concepito e partorito il Verbo di Dio secondo la carne, perciò può essere chiamata in verità Madre di Dio.
Ella non è soltanto madre del corpo di suo Figlio, ma è a pieno titolo la madre di questo Figlio che è Dio. L'essenziale di questa maternità è la relazione personale con Dio, che troviamo in Maria ad un livello unico di profondità.
Certamente resta una relazione infinitamente lontana dalle relazioni sostanzialmente divine che troviamo tra le Persone della ss. Trinità, e anche tra l'umanità di Gesù e il Verbo che l'assume. Tuttavia rimane la relazione più alta che sia pensabile tra una persona creata e il suo Creatore.
Maria, perciò, è al di sopra di ogni creatura e la Chiesa la venera e la ama, attuando le parole profetiche:
«Tutte le generazioni mi chiameranno beata, perché grandi cose mi ha fatto l'onnipotente» (Lc 1,48).
L'eucaristia di oggi è celebrata lodando, benedicendo e glorificando il Padre per la maternità della beata vergine Maria.
Un motivo particolare, in questo rendimento di grazie della Chiesa, è la maternità divina di Maria in quanto maternità verginale.
I contemporanei fanno fatica ad accettare questo mistero.
Eppure la realtà del concepimento verginale di Maria per opera dello Spirito santo ci richiama alla grande verità dell'iniziativa di Dio nell'opera della salvezza e alla sua trascendenza.
Anche il teologo protestante Karl Barth diceva: «L'uomo Gesù Cristo non ha padre. La sua concezione non dipende dalla legge comune. La sua esistenza comincia con la libera decisione di Dio stesso, procede dalla libertà che caratterizza l'unità del Padre e del Figlio, legati dall'amore, cioè dallo Spirito santo... È il grande campo della libertà di Dio, ed è da questa libertà che procede l'esistenza dell'uomo-Gesù».
Per i Padri della Chiesa la verginità di Maria era il segno rivelatore della divinità di Cristo e il tipo della nuova nascita dei cristiani.
Affermare, pertanto, la maternità verginale di Maria significa superare i nostri razionalismi e affermare un elemento importante su Gesù Cristo. È una verginità in prospettiva cristologia.
Antifona d'Ingresso Sedulio
Salve, Madre santa:
tu hai dato alla luce il Re
che governa il cielo e la terra
per i secoli in eterno.
L'antifona d'ingresso è un testo di Sedulio (+ c. 430 è stato un poeta cristiano, autore dell'influente Carmen paschale un poema in esametri, e in cinque libri che celebra i fatti della vita di Gesù). La regola antica faceva cantare i Salmi. La decadenza del medio evo che prosegue ampiamente ancora dopo la riforma liturgica, da troppi sfacciatamente disattesa, introducendo testi non salmici sposta la potenza dalla Parola ispirata a semplici parole umane colorate. Qui il testo è il saluto alla santa Genitrice, che partorì il Re universale; titoli poetici, che convergono verso il vero titolo, biblico e teologico, di Maria: «Madre di Dio».
Canto all'Evangelo Cf Eb 1,1-2
Alleluia, alleluia.
Molte volte e in diversi modi nei tempi antichi
Dio ha parlato ai padri per mezzo dei profeti;
ultimamente, in questi giorni,
ha parlato a noi per mezzo del Figlio.
Alleluia.
Per l'alleluia all'Evangelo il testo di Eb 1,1-2 non sembra in connessione diretta con l'Evangelo del giorno.
I lettura: Nm 6,22-27
Il 1° dell'anno è una festa ideologica, per cui affolla i temi, ricchi, ma che si sovrappongono e si confondono. Il testo di Nm 6,24-26, riporta la «benedizione sacerdotale» sul popolo. Essa ha una prescrizione iniziale (vv. 22-23), e una conseguenza perenne (v. 27), e resta l'esempio meraviglioso di divina benedizione. La prescrizione dice che la formula deve essere sempre la medesima. La conseguenza è che i sacerdoti «pongono il Nome» divino sopra i «figli d'Israele», e allora il Signore stesso li benedice. Va richiamato ancora il senso della benedizione biblica: «la benedizione torna sempre sul benedicente e unisce a lui il benedetto». Questa è la forma sovrana di comunione divina, e non per caso Gesù nella Cena benedisse il Padre sul Pane e sulla Coppa, e i Misteri Divini nella terminologia originale del N. T. si chiamano «la benedizione» (1Cor 10,16-17), alla quale sono aggiunti molti altri termini.
La benedizione sacerdotale doveva risuonare in una maestà imponente, come si vede dalla descrizione di Sir 50, specialmente i vv.20-21, e avveniva dopo il sacrificio due volte. La formula di Nm 6,24-26 in sé è trinaria, a membri paralleli:
Benedica te il Signore,
e custodisca te.
Faccia splendere il Signore il Volto suo su te,
e faccia misericordia a te.
Alzi il Signore il Volto suo verso te,
e doni su te la pace.
La pace qui è in greco eirênê e in ebraico šalôm, e significa anche salvezza. Si tratta di 6 epiclesi, dove la benedizione è Manifestazione del Volto divino di Bontà. Questo dal 1° gennaio al 31 dicembre.
Il Salmo responsoriale: 66,2-3.5.6 e 8, AGC
Il Versetto responsorio «Dio abbia pietà di noi e ci benedica» (v. 2a) fa da litania che ripete l'epiclesi per la benedizione, la quale ha efficacia sotto la forma della divina Misericordia.
Il Salmo è la ripresa cantata della «benedizione sacerdotale» di Num 6,24-26, come annotano i commentatori. Il v. 2 fonde i vv. 25 e 24 di Num 6: misericordia, benedizione e Luce del Volto. Così il mondo, se il popolo esultante è benedetto, conoscerà «le Vie», i comportamenti di Bontà del Dio dell'alleanza, che sono salvezza (v. 3). E le nazioni giungeranno all'esultanza insieme a Israele, poiché la medesima Bontà va su esse, e le medesime «Vie» sono anche per esse (v. 5). Israele desidera che anche i pagani vengano all'adorazione professante dei pagani (v. 6). Questo avviene nella benedizione per il popolo, e nella conversione delle nazioni (v. 8).
Nella pericope evangelica i vv. 16-20 fanno parte dell'Evangelo della Messa all'aurora di Natale; la reazione dei Pastori, interpellati dall'Angelo del Signore che annuncia ad essi l'Evangelo, è di buoni Ebrei (v. 15), notiamo infatti:
- anzitutto l'obbedienza immediata, senza discutere prima, alla sollecitazione divina in forza della "Parola (rhèma) che il Signore ha fatto conoscere": «Orsù, traversiamo i campi fino a Betlemme», per andare più in fretta;
- poi il desiderio di constatare "il rhèma" del Signore. Il termine è il medesimo, a cui Maria manifesta il suo assenso verginale. All'Angelo annunciante infatti risponde: «Ecco la schiava del Signore. Avvenga a me secondo il Rhèma tuo» (Lc 1,38).
Nell'A. T., la Parola divina, ma in certo senso anche quella umana, è sovrana:
- essa è indicata con diversi termini, e il Sal 118 ne dà un elenco suggestivo di 8. In prevalenza si pone il più frequente dabar, dal verbo intensivo dibber, che il greco traduce con il sostantivo lògos e il verbo légo, o con rhèma, dove ambo i termini (e simili), vogliono significare questo;
- la "parola" veridica, che provenga dal Signore, ovviamente in modo del tutto speciale, o dall'uomo, è una realtà creatrice, che porta il contenuto che indica (cf Gen 1);
- essa "avviene", si verifica irreversibilmente, e produce sempre l'effetto che porta con sé.
Così è nel N. T.:
- perciò, la Vergine Maria dice all'Angelo: "Il Signore operi di me secondo la Parola-Realtà creatrice che mi significasti";
- i pastori si dicono a vicenda: "Corriamo a vedere di persona la Parola-Realtà che il Signore fece conoscere a noi", perché è "questo Rhèma avvenuto;
- dunque, la Parola è "avvenuta" perché è comunicata, il Signore ne dà "notizia";
- e ne fa anche fare l'esperienza vitale, tant'è vero che essa si può "vedere" con gli occhi del corpo e comprendere con quelli della mente.
La risposta positiva alla Parola è la fede: della Vergine Maria, di Giuseppe, e dei Pastori primi credenti della Comunità nuova che si forma intorno al Bambino appena nato.
ESAMINIAMO IL BRANO
v. 16 - «andarono...»: i Pastori "si affrettano" per "vedere la Parola" divina. Ne trovano la realtà vivente in tre persone, poste in ordine singolare: Maria la Madre, Giuseppe il Padre putativo, il Bambino appena nato.
«deposto nella mangiatoia»: Il verbo del "essere deposto " è il frequente kéimai, che è anche "giacere". Si dice, per chi si pone a mensa, per chi si corica... e per chi è deposto nel sepolcro.
Classica nell'antichità cristiana è la lapide sepolcrale, ad esempio nelle catacombe romane, che comincia così: "enthàde kéitai..., qui è deposto, qui giace...".
Altre volte abbiamo spiegato che il Signore "fu deposto" solo qui e dalla Croce, nato per morire, ma morto per nascere con la Resurrezione dal sepolcro.
vv. 17-18 - I Pastori "riconoscono" (gnorizo), hanno esperienza, constatano la "Parola parlata ad essi", e che appunto è Realtà vivente nel Bambino che ne fu l'Oggetto.
Così i Pastori si fanno volenterosi annunciatori di questa Parola - Bambino.
I Pastori, dopo la santa visita, sono i primi Apostoli dell'Evangelo, ancora "dell'Infanzia", e parlano del Bambino ad altri Ebrei. E poiché questi attendevano la Redenzione d'Israele mediante il Figlio di David, che secondo la Profezia antica doveva nascere a Betlemme di Giuda (Mich 5,2), in essi avviene la reazione davanti al Divino: "ne furono stupiti", «furono stupiti»: Qui il verbo thaumàzo è classico per indicare lo stupore davanti alla manifestazione divina mediante prodigi.
Il Signore stesso è "ho Thaumastós, il Mirabile, tra i suoi Santi", che significa anche "il Tremendo" da contemplare (Sal 67,36), e di Lui "mirabile, tremendo è il Nome" (Sal 8,2.10), e "mirabile, terribile quanto opera" (Is 25,1). Questa Nascita è dunque il primo dei mirabilia Dei della fine dei tempi. Davanti ad esso, la reazione è adorare.
v. 19 - Luca, fine narratore degli stati d'animo, inserisce adesso, come poco dopo (v. 51b) i sentimenti della Madre. Ella "custodiva tutte queste Parole Fatti, coadunandoli nel suo cuore" verginale.
Due annotazioni:
I) Maria dall'Angelo ha la prima Rivelazione del Figlio, ma ancora parziale; poi la Rivelazione sarà ingrandita da Simeone, per la profezia della "spada nel cuore" (Lc 2,35). Solo Giovanni la completerà con l'assistenza al Figlio sotto la Croce (Gv 19,25);
II) Luca è della seconda generazione apostolica, e quindi, da storico avveduto, si è di certo documentato, ad esempio per la genealogia di Gesù (Lc 3,23-38) negli archivi sacerdotali del tempio. Ma come avvertiva S. Ignazio d'Antiochia, aveva due divini Archivi, l'A. T e il cuore della Madre di Dio.
v. 20 - «se ne tornarono»: i Pastori completano la loro incipiente esperienza di "visione" con il doxazo, il glorificare Dio, e con l'ainéò, l'inneggiare a Dio.
«per tutto quello che ascoltarono e videro, e che ad essi fu parlato»: Frase che, posta in ordine logico, dice questo: la Parola divina creatrice si fece ascoltare e vedere efficacemente ma "nel Bambino nato".
v. 21 - narra discretamente la Circoncisione del Signore. I santi Genitori del Signore sono buoni Ebrei zelanti nell'adempiere le prescrizioni della Tòrah di Mose sul primo nato (Lv 12,2-8).
«otto giorni»: osservare il rito prescritto all'8° giorno era dovere della madre, che imponeva anche il nome. Insieme, si portava al santuario gli ammali per due distinti sacrifici al Signore per il riscatto del primogenito, quello per l'olocausto di lode e d'azione di grazie, e quello di purificazione.
Il maschio primo nato infatti era sacro al Signore (Mich 6,7), poiché era considerato "sacerdote" come capo della futura famiglia. Il Signore aveva però prescritto già durante l'esodo di riscattare i primogeniti maschi, pagando una tassa per il santuario (Es 13,1-3, e 11-16), e li aveva sostituiti con i leviti (Nm 3; e 8,5-26).
«Circoncisione»: per la circoncisione diciamo:
- il Signore fu circonciso come un vero Uomo e Primogenito maschio;
- con la Circoncisione entra finalmente a far parte anche di diritto della Famiglia d'Abramo (Gen 17), del quale è il Discendente secondo la carne (Mt 1,1; Gal 3,16);
- ma la Famiglia d'Abramo è il popolo santo della Promessa, che Cristo con la Croce deve conseguire e trasformare in Benedizione (Gal 3,13-14);
- Cristo Signore perciò «si fece Diacono della circoncisione a causa della Fedeltà di Dio, per confermare la Promessa dei Padri che anche le nazioni pagane per misericordia glorificassero Dio» (Rm 15,8-9);
- Cristo Signore è il Nucleo santo del popolo messianico, formato da Ebrei circoncisi e battezzati e da pagani ammessi alla salvezza per pura misericordia in forza del battesimo. Per questo alla Circoncisione si attua l'Annuncio dell'Angelo a Maria Semprevergine (Lc 1,31) e a Giuseppe (Mt 1,21): il Bambino sarà chiamato "Gesù", "La Salvezza è il Signore".
Realtà salvifica che come ci ricorda l'antifona di comunione (Eb 13,8):
Gesù Cristo è sempre lo stesso
ieri, oggi e nei secoli eterni.
"Oggi qui per noi" è presente nel suo Evangelo, nel suo Corpo e nella sua Coppa, nella Chiesa sua Sposa "Gesù Cristo, Ieri e Oggi, il Medesimo per i secoli", che si deve leggere: "il nostro Ieri, il nostro Oggi, il Medesimo nostro per i secoli".
La I Colletta riconosce che dalla Verginità feconda di Maria Dio ha donato «i premi» eterni a tutti gli uomini, e quindi con l'epiclesi chiede l'intercessione di lei, dalla quale i fedeli dal Padre hanno ricevuto il Figlio, l'«Autore della Vita» per loro.
I Colletta
O Dio, che nella verginità feconda di Maria
hai donato agli uomini i beni della salvezza eterna,
fa' che sperimentiamo la sua intercessione,
poiché per mezzo di lei abbiamo ricevuto l'autore della vita,
Cristo tuo Figlio.
Egli è Dio e vive e regna con te...
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