III Domenica d Quaresima (B)
Letture Patristiche

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Letture Patristiche della Domenica
Le letture patristiche sono tratte dal CD-Rom "La Bibbia e i Padri della Chiesa", Ed. Messaggero - Padova, distribuito da Unitelm, 1995.


ANNO B - III Domenica di Quaresima


DOMENICA «DEL SEGNO DEL TEMPIO»

Esodo 20,1-17 • Salmo 18 • 1Corinzi 1,22-25 • Giovanni 2,13-25
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1. Intendeva parlare del tempio del suo corpo (Omelia 10 di sant'Agostino, vescovo: Gv 2,12-21)


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1. Intendeva parlare del tempio del suo corpo

Adamo fu come frantumato, e dopo essere stato disperso, viene raccolto e fuso in uno mediante la società e la concordia spirituale. È rinnovato in Cristo, il novello Adamo che è venuto per reintegrare in sé l'immagine di Dio. Da Adamo proviene la carne di Cristo, da Adamo il tempio che i Giudei distrussero e che il Signore fece risorgere il terzo giorno.

1. Avete sentito nel salmo il gemito del povero, le cui membra, sparse per tutta la terra, sono tribolate sino alla fine del mondo. Fate di tutto, fratelli miei, per essere uniti a queste membra, per far parte di esse. Tutte le tribolazioni sono destinate a passare. Guai ai gaudenti (cf. Lc 6,25)! La Verità dice: Beati quelli che piangono, perché saranno consolati (Mt 5, 5). Dio si è fatto uomo; cosa diverrà l'uomo, se per lui Dio si è fatto uomo? Questa speranza ci consoli in ogni nostra tribolazione e tentazione di questa vita. Il nemico non cessa mai di perseguitarci, e se non infierisce apertamente, agisce insidiosamente. E che cosa fa? Nell'ira tramano inganni (Sal 34,20). Per questo è chiamato leone e serpente. Ma che cosa vien detto a Cristo? Calpesterai il leone e il serpente (Sal 90,13). Il nemico è leone a motivo dell'ira scoperta, è serpente a motivo delle insidie occulte. Come serpente, fece scacciare Adamo dal paradiso; come leone perseguita la Chiesa, secondo la parola di Pietro: Il diavolo, vostro avversario, si aggira, come leone ruggente, in cerca di chi divorare (1Pt 5,8). Non credere che il diavolo abbia perduto la sua ferocia; quando blandisce, è allora che bisogna stare maggiormente in guardia. Ma fra tutte queste insidie e tentazioni sue, che cosa faremo, se non ciò che adesso abbiamo sentito nel salmo? Quando mi molestavano, io vestivo il cilicio, affliggevo col digiuno l'anima mia (Sal 34,13). Pregate senza esitazione, c'è chi ascolta: chi vi ascolta è dentro di voi. Non dovete levare gli occhi verso un determinato monte, non dovete levare lo sguardo alle stelle, al sole, alla luna. Non crediate di essere ascoltati se pregate rivolti al mare: dovete anzi detestare preghiere simili. Purifica piuttosto la stanza del tuo cuore; dovunque tu sia, dovunque tu preghi, è dentro di te colui che ti ascolta, dentro nel segreto, che il salmista chiama "seno" dicendo: La mia preghiera si ripercuoteva nel mio seno (Sal 34,13). Colui che ti ascolta non è fuori di te. Non andare lontano, non levarti in alto come se tu dovessi raggiungerlo con le mani. Più t'innalzi, più rischi di cadere; se ti umili, egli ti si avvicinerà Questo è il Signore Dio nostro, Verbo di Dio, Verbo fatto carne, Figlio del Padre, Figlio di Dio e Figlio dell'uomo, eccelso come Creatore e umile come Redentore; che ha camminato tra gli uomini, sopportando la debolezza umana, tenendo nascosta la potenza divina.

La Scrittura ha un suo linguaggio
2. Scese a Cafarnao - dice l'evangelista - con sua madre, i suoi fratelli e i suoi discepoli, e vi si fermarono pochi giorni soltanto (Gv 2,12). Dunque, Cristo ha una madre, ha dei fratelli, ha dei discepoli; ha dei fratelli perché ha una madre. La Sacra Scrittura non usa chiamare fratelli soltanto quelli che nascono dagli stessi genitori, o dalla stessa madre, o dallo stesso padre benché da madri diverse, oppure coloro che hanno un medesimo grado di parentela, come i nipoti e i cugini. Ma non solo questi la Scrittura usa chiamare fratelli. E bisogna tener conto del suo modo di parlare. Essa ha un suo linguaggio; e chi non lo conosce, può rimanere turbato e dire: Come fa il Signore ad avere dei fratelli? Allora Maria non partorì una sola volta? Lungi questo pensiero! È da Maria che ha avuto origine la dignità delle vergini. Questa donna ha potuto essere madre, non moglie; che se è chiamata moglie, lo si deve al fatto che ha in comune con le mogli il sesso femminile, non che abbia perduto com'esse l'integrità verginale; e ciò tenendo conto del linguaggio della Scrittura. Infatti anche Eva, non appena formata dal fianco del suo uomo, prima ancora di unirsi a lui, è chiamata moglie: E ne formò la moglie (Gen 2,22). In che senso, allora, si parla di fratelli? Essi erano parenti di Maria, in un grado o in un altro. Come si prova? Sempre con la Scrittura. Lot è chiamato fratello di Abramo, sebbene fosse figlio del fratello di lui (cf. Gen 13,8; 14,14). Leggi più avanti, e troverai che Abramo era zio paterno di Lot, eppure la Scrittura li chiama fratelli (Gen 11 27-34). Perché? Perché erano parenti. Così, Giacobbe aveva uno zio, Labano siro, che era fratello di Rebecca, madre di Giacobbe, moglie di Isacco (Gen 28,2). Leggi ancora la Scrittura, e troverai che lo zio e il nipote sono chiamati fratelli (Gen 29,12-15). Tenendo conto di questo, capirai in che senso tutti i parenti di Maria erano fratelli di Cristo.

3. Quei discepoli, però, erano suoi fratelli a maggior ragione, dato che anche i parenti non sarebbero suoi fratelli se non fossero suoi discepoli, e inutilmente sarebbero fratelli se non riconoscessero nel fratello il maestro. Quando, infatti, in un certo luogo, fu annunciato a Gesù, il quale stava parlando con i suoi discepoli, che c'erano fuori la madre ed i fratelli suoi, egli disse: Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? E, stendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: Ecco i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio è mio fratello e sorella e madre (Mt 12,48-50). Quindi anche Maria era madre, in quanto fece la volontà del Padre. È questo che il Signore volle esaltare in lei: di aver fatto la volontà del Padre, non di aver generato dalla sua carne la carne del Verbo. Presti attenzione, vostra Carità. Allorché il Signore, attraverso i segni e i prodigi che compiva, andava rivelando ciò che nascondeva nella carne fino a riempire tutti di stupore e di ammirazione, qualcuno in mezzo alla folla, particolarmente preso dall'entusiasmo, esclamò: Beato il seno che ti ha portato. E lui: Beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio, e la custodiscono (Lc 11,27-28). Come dire: anche mia madre, che tu chiami beata, è beata appunto perché custodisce la parola di Dio, non perché in lei il Verbo si è fatto carne e abitò fra noi (Gv 1,14), ma perché custodisce il Verbo stesso di Dio per mezzo del quale è stata fatta, e che in lei si è fatto carne.
Non si limitino gli uomini al godimento della prole temporale; godino piuttosto di congiungersi spiritualmente con Dio. Questa osservazione ci è stata suggerita dall'evangelista, il quale dice che Gesù abitò per pochi giorni a Cafarnao con sua madre, i suoi fratelli e i discepoli.

4. Giovanni così continua: La Pasqua dei Giudei era prossima e Gesù salì a Gerusalemme. L'evangelista passa a narrare un altro fatto, così come se lo ricorda: E trovò nel tempio i mercanti di buoi, di pecore e di colombe, e i cambiavalute seduti al loro banco. Fatto un flagello di corde, Gesù li cacciò dal tempio con le pecore e i buoi; disperse la moneta dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: Portate via di qui questa roba; smettetela di fare della casa del Padre mio una casa di traffico (Gv 2,13-16). Avete sentito, o fratelli? Ecco, quel tempio era soltanto una figura, e tuttavia da esso il Signore cacciò fuori tutti quelli che erano andati a fare i loro interessi, come ad un mercato. E che cosa vendevano essi nel tempio? Ciò che era necessario per i sacrifici di allora. La vostra Carità sa, infatti, che a quel popolo di una mentalità ancora carnale e dal cuore di sasso erano stati prescritti sacrifici tali che servissero a trattenerlo dal cadere nella idolatria; e così quel popolo immolava nel tempio sacrifici di buoi, di pecore e di colombe. Lo sapete, perché l'avete letto. Non era, quindi, un gran peccato vendere nel tempio ciò che si comprava per essere offerto nel tempio stesso; eppure, il Signore li cacciò. Che cosa avrebbe fatto, il Signore, se avesse trovato nel tempio degli ubriachi, dal momento che cacciò i venditori di cose lecite e non contrarie alla giustizia (infatti è lecito vendere ciò che è lecito comprare), se non tollerò che la casa della preghiera si trasformasse in un mercato? Se la casa di Dio non deve diventare un mercato, può diventare un'osteria? Io so che quando diciamo queste cose, gli interessati digrignano i denti contro di noi. Ma ci consola il salmo che avete sentito: Digrignarono i denti contro di me. E sappiamo che c'è rimedio, anche quando si moltiplicano i flagelli contro Cristo, perché la sua parola stessa viene flagellata: Si son moltiplicati contro di me i flagelli, e non se ne rendono conto (Sal 34,16.15). Il Signore è stato flagellato coi flagelli dei Giudei, e viene flagellato con le bestemmie dei falsi cristiani: costoro moltiplicano i flagelli contro il loro Signore, e non se ne rendono conto. Quanto a noi, cerchiamo con il suo aiuto di fare del nostro meglio: Quando mi molestavano, io vestivo il cilicio, affliggevo col digiuno l'anima mia (Sal 34,13).

5. Il Signore, o fratelli, non risparmiò e per primo flagellò quelli che poi a loro volta lo avrebbero flagellato. Ma quando fece un flagello con delle cordicelle e con esso colpì quella gente indisciplinata che aveva trasformato il tempio di Dio in un mercato, con quel gesto volle darci un segno. Ciascuno di noi, infatti, intreccia una corda a se stesso con i suoi peccati. Dice il profeta: Guai a quelli che si trascinano i peccati come una lunga corda! (Is 5,18 sec. LXX). Chi si intreccia una lunga corda? Chi aggiunge peccato a peccato. In che modo si aggiunge peccato a peccato? Coprendo i peccati commessi con altri peccati. Uno ha compiuto un furto: per non farsi scoprire ricorre all'astrologo. Non bastava commettere il furto? perché vuoi aggiungere peccato a peccato? Così son due peccati. Siccome poi è vietato ricorrere all'astrologo, imprechi contro il vescovo; e son tre peccati. Poi quando senti contro di te: Cacciatelo dalla Chiesa! allora dici: Passo alla setta di Donato! E siamo al quarto peccato. La corda si allunga. Sta' attento alla corda. Sarebbe meglio per te che quando vieni flagellato, ti correggessi in modo che alla fine non ti venga detto: Legategli mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre (Mt 22,13). Perché il malvagio è preso al laccio dei suoi stessi peccati (Pro 5,22). La prima cosa la dice il Signore, l'altra è una frase della Scrittura; ma è sempre il Signore che parla, in un caso come nell'altro. Gli uomini vengono presi al laccio dei propri peccati, e vengono gettati fuori nelle tenebre.

C'è chi vende tutto
6. Chi sono, poi, quelli che nel tempio vendono i buoi? Cerchiamo nella figura il significato del fatto. Chi sono quelli che vendono le pecore e le colombe? Sono coloro che nella Chiesa cercano i propri interessi e non quelli di Gesù Cristo (cf. Fil 2,21). È tutto venale per coloro che non vogliono essere redenti: essi non vogliono essere ricomprati, ma vogliono vendere. Meglio sarebbe per loro essere redenti dal sangue di Cristo e giungere così alla pace di Cristo. A che serve acquistare in questo mondo beni temporali e transitori, come il denaro e i piaceri del ventre e della gola, o gli onori della lode umana? Che altro sono, tutte queste cose, se non fumo e vento? e tutte passano e corrono via. Guai a chi si attacca alle cose che passano, perché insieme con esse passerà anche lui. Non sono, tutte queste cose, un fiume che corre rapidamente verso il mare? Guai a chi vi cade dentro, perché sarà trascinato in mare. Dobbiamo, dunque, custodire il nostro cuore totalmente libero da siffatte cupidigie. Fratelli miei, coloro che cercano questi beni, sono dei mercanti. Anche Simon Mago voleva comprare lo Spirito Santo, perché voleva venderlo (cf. At 8,18-19); e credeva che gli Apostoli fossero come quei mercanti che il Signore cacciò dal tempio col flagello. Egli era uno che voleva comprare per rivendere; era un venditore di colombe. Lo Spirito Santo apparve sotto forma di colomba (Mt 3,16); e chi sono i venditori di colombe, o fratelli, chi sono se non quelli che dicono: siamo noi che diamo lo Spirito Santo? E perché dicono così, e a quale prezzo lo vendono? A prezzo del proprio onore. Ricevono, in compenso, cattedre temporali, e così sembrano proprio venditori di colombe. Attenzione al flagello di corde! La colomba non si vende: si dà gratuitamente, perché si chiama grazia. Non vedete, fratelli miei, che ciascuno loda la propria merce come fanno i venditori e i negozianti? E quante profferte! Una è quella di Primiano a Cartagine, un'altra quella di Massimiano, una terza quella di Rogato in Mauritania, e un'altra ancora in Numidia da parte di tanti e tanti che non riusciamo neanche a nominare. Ciascuno va attorno per comprare la colomba, e ciascuno loda la merce secondo la sua profferta. Si allontani il vostro cuore da ogni mercante e venite dove si riceve gratuitamente il dono. E non si vergognano, o fratelli, del fatto che in conseguenza dei loro stessi amari e astiosi dissensi, rivendicando ciò che non sono, considerandosi chissà che cosa mentre non sono nulla (cf. Gal 6,3), si sono divisi in tante fazioni. Ma che cosa si è verificato in costoro che non vogliono ravvedersi, se non ciò che avete sentito nel salmo: Si son divisi e non si sono ravveduti (Sal 34,16)?

La Chiesa è il popolo di Dio
7. Chi sono dunque quelli che vendono i buoi? I buoi rappresentano coloro che ci hanno trasmesso le Sacre Scritture: gli Apostoli e i Profeti. In questo senso l'Apostolo dice: Non mettere la museruola al bue che trebbia. Si preoccupa forse Dio dei buoi, o non parla proprio di noi? Sì, proprio per noi lo dice; poiché chi ara deve arare con speranza di raccogliere, e chi trebbia con la speranza di avere la sua parte (1Cor 9,9-10). Sono questi buoi che ci hanno lasciato il patrimonio delle Scritture. Non ci hanno somministrato del proprio, perché hanno cercato la gloria del Signore. Che avete sentito, infatti, nel salmo? Non cessino di esclamare: Sia glorificato il Signore, coloro che vogliono la pace del suo servo (Sal 34,27). Il servo di Dio è il popolo di Dio, la Chiesa di Dio. Coloro che vogliono la pace della sua Chiesa, glorifichino il Signore, non il servitore: non cessino di esclamare: Sia glorificato il Signore. Chi sono quelli che devono esclamare così? Quelli che vogliono la pace del suo servo. È evidentemente la voce del suo popolo, la voce del suo servo, quella che avete udito nei lamenti del salmo; e voi, ascoltandola, vi siete commossi, perché appartenete a questo popolo. Ciò che uno cantava, trovava eco nel cuore di tutti. Beati quelli che si ritrovavano in quelle voci come in uno specchio. Chi sono dunque quelli che vogliono la pace del suo servo, la pace del suo popolo, la pace dell'anima che chiama unica e vuole liberare dal leone: Libera dalle grinfie del cane l'unica mia (Sal 21,21)? Quelli che dicono sempre: Sia glorificato il Signore. Quei buoi, dunque, hanno glorificato il Signore, non se stessi. Guardate il bue che glorifica il suo Signore, perché il bue riconosce il suo padrone (Is 1,3); sentite come il bue teme sia abbandonato il suo padrone e posta la fiducia nel bue, come è in ansia per quelli che vogliono riporre in lui la loro speranza: Forse che Paolo è stato crocifisso per voi, o nel nome di Paolo siete stati battezzati (1Cor 1,13)? Ciò che vi ho dato non ve l'ho dato io, lo avete ricevuto gratuitamente; è la colomba che è discesa dal cielo: Io - dice - ho piantato, Apollo ha innaffiato, ma Iddio ha fatto crescere. Quindi né colui che pianta è qualche cosa, né colui che innaffia, ma chi fa crescere: Dio (1Cor 3,6-7). Non cessino di esclamare: Sia glorificato il Signore, quelli che vogliono la pace del suo servo (Sal 34,27).

8. Costoro, invece, si servono delle Scritture stesse per ingannare il popolo, per ricavarne onori e lodi, impedendo che gli uomini si convertano alla verità. Siccome poi, mediante le Scritture, ingannano la gente, da cui cercano onorificenze, vendono i buoi e vendono anche le pecore, cioè gli stessi fedeli. E a chi li vendono se non al diavolo? Infatti, fratelli miei, se la Chiesa di Cristo è unica, è anche una; tutto ciò, dunque, che ad essa viene strappato, chi se lo prende se non quel leone ruggente, che va attorno cercando chi divorare (cf. 1Pt 5,8)? Guai a quelli che si separano dal seno della Chiesa! perché la Chiesa, quanto a sé, rimane integra: Il Signore - infatti - conosce chi sono i suoi (2Tim 2,19). Tuttavia, per quanto è in loro, continuano a vendere i buoi, le pecore e anche le colombe: stiano attenti, però, al flagello dei loro peccati. Almeno, quando soffrono qualcosa per queste loro iniquità, riconoscano che il Signore ha fatto un flagello di corde, e li ammonisce affinché cambino vita e smettano di fare i mercanti; che se non cambieranno, alla fine si sentiranno dire: Legate loro mani e piedi, e cacciateli fuori nelle tenebre (Mt 22,13).

Lo zelo della casa di Dio
9. I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo della tua casa mi divora (Gv 2,17; Sal 68,10); per il fatto che il Signore cacciò costoro dal tempio, mosso dallo zelo della casa di Dio. Fratelli, ogni cristiano, essendo membro di Cristo, deve essere divorato dallo zelo per la casa di Dio. E chi è divorato dallo zelo per la casa di Dio? Colui che quando vede che qualcosa non va, si sforza di correggerla, cerca di rimediarvi, non si dà pace: se non trova rimedio, sopporta e geme. Il grano non può essere battuto fuori dell'aia, e perciò deve sopportare la paglia finché non ne sarà liberato, e allora entrerà nel granaio. Tu, che sei grano, non farti battere fuori dell'aia, prima di entrare nel granaio, se non vuoi che ti portino via gli uccelli prima d'essere raccolto nel granaio. Gli uccelli del cielo, che sono le potenze dell'aria, sono sempre pronti a portar via qualcosa dall'aia, ma non possono portar via se non ciò che è stato battuto fuori di essa. Ti divori, dunque, lo zelo per la casa di Dio. Ogni cristiano sia divorato dallo zelo per la casa di Dio, per quella casa di Dio di cui egli fa parte. Nessuna è tanto casa tua quanto quella dove tu trovi la salute eterna. Nella tua casa entri per riposarti dalla fatica di ogni giorno: nella casa di Dio entri per trovarvi il riposo eterno. Ora, se tu ti preoccupi che nella tua casa non ci sia niente fuori posto, sopporterai, potendolo impedire, il male che tu vedessi nella casa di Dio, dove trovi la salute e il riposo senza fine? Ad esempio, vedi un fratello correre agli spettacoli? Fermalo, ammoniscilo, crucciati, se è vero che lo zelo per la casa di Dio ti divora. Vedi altri correre ad ubriacarsi, o intenti a fare nel luogo sacro ciò che è sconveniente in qualsiasi luogo? Fa' di tutto per impedirlo, trattieni quanti puoi, affronta quanti puoi, blandisci chi puoi, ma non darti pace. È un amico? usa le buone maniere; è tua moglie? richiamala con grande energia; è la tua serva? ricorri anche alle punizioni corporali. Fa' tutto ciò che puoi, a seconda delle persone di cui sei responsabile, e sarà vero anche per te: Lo zelo per la tua casa mi divora. Se invece sei apatico e indolente, se pensi solo a te stesso e non ti preoccupi degli altri, e dici in cuor tuo: Non tocca a me preoccuparmi di peccati altrui; mi basta pensare alla mia anima e conservarla integra per Dio: ebbene, non ti viene in mente quel servitore che nascose il suo talento e non volle trafficarlo (cf. Mt 25,25-30)? Forse che venne accusato di averlo perduto, o non piuttosto di averlo conservato senza farlo fruttare? Sicché, fratelli miei, tenendo conto di questo ammonimento, non vi date pace. Voglio darvi un consiglio; ve lo dia, anzi, colui che è dentro di voi, perché se anche ve lo dà per mezzo mio è sempre lui a darvelo. Ciascuno di voi sa come deve comportarsi in casa propria, con l'amico, con l'inquilino, col cliente, con chi è superiore e con chi è inferiore; voi conoscete in concreto le occasioni che Dio vi offre, come si serve di voi per aprire la porta alla sua parola; ebbene, non stancatevi di guadagnare anime a Cristo, poiché voi stessi da Cristo siete stati guadagnati.

Cristo muore perché nasca la Chiesa
10. Allora i Giudei intervennero e gli dissero: Che segno ci mostri per agire così? Il Signore rispose: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere. I Giudei dissero: Questo tempio fu costruito in quarantasei anni e tu lo farai risorgere in tre giorni (Gv 2,18-20)? Essi erano carne, e ragionavano secondo la sapienza della carne; mentre Gesù parlava un linguaggio spirituale. Come potevano capire di quale tempio intendeva parlare? Ma noi non dobbiamo cercare molto; ce lo ha rivelato per mezzo dell'evangelista, ci ha detto di quale tempio intendeva parlare. Distruggete - disse - questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere. Questo tempio - risposero - fu costruito in quarantasei anni e tu lo farai risorgere in tre giorni? Egli però - nota l'evangelista - parlava del tempio del suo corpo. Ora sappiamo che il Signore risuscitò tre giorni dopo che fu messo a morte. Questo adesso è noto a tutti noi; e se rimane oscuro ai Giudei è perché stanno fuori, mentre per noi è chiaro, perché sappiamo in chi abbiamo creduto. Noi stiamo per celebrare solennemente l'anniversario della distruzione e della risurrezione di quel tempio, e vi esortiamo a prepararvi adesso, quelli di voi che siete catecumeni, a ricevere la grazia: è tempo ormai, è tempo di concepire ciò che allora dovrà nascere. Dunque è cosa che sappiamo.

11. Ma forse qualcuno di voi vorrà sapere se c'è qualche particolare significato nel fatto che quel tempio fu costruito in quarantasei anni. Molto ci sarebbe da dire a tal proposito: limitiamoci a ciò che può essere brevemente spiegato e facilmente compreso. Se non sbaglio, fratelli, proprio ieri dicevamo che Adamo era un solo uomo, ma che, nello stesso tempo, è tutto il genere umano. Dicevamo proprio così, se ben ricordate. Adamo fu, per così dire, frantumato, ed ora, dopo essere stato disperso, viene raccolto e come fuso in uno mediante la società e la concordia spirituale. Ora geme, quest'unico povero che è Adamo, ma è rinnovato in Cristo, il quale è venuto senza peccato per distruggere nella sua carne il peccato di Adamo, e per reintegrare in sé, novello Adamo, l'immagine di Dio. Da Adamo proviene la carne di Cristo, da Adamo il tempio che i Giudei distrussero e che il Signore fece risorgere il terzo giorno. Infatti, egli risuscitò la sua carne; ciò dimostra che era Dio, uguale al Padre. Fratelli miei, l'Apostolo parla di colui che lo risuscitò da morte. Di chi parla? Del Padre: Si fece obbediente - dice - fino alla morte, e alla morte di croce; per questo Iddio lo risuscitò dai morti, e gli diede un nome che è sopra ogni nome (Fil 2,8-9). Il Signore fu risuscitato ed esaltato. Chi lo risuscitò? Il Padre, al quale nei Salmi egli dice: Rialzami, ed io li ripagherò (Sal 40,11). Fu dunque il Padre che lo risuscitò? Non si risuscitò da solo? Ma c'è qualcosa che il Padre fa senza il Verbo? qualcosa che fa senza il suo Unigenito? Anche Cristo era Dio. Ascoltatelo: distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere. Ha forse detto: Distruggete il tempio e il Padre in tre giorni lo farà risorgere? Come è vero che quando il Padre risuscita anche il Figlio risuscita, così è vero che quando il Figlio risuscita anche il Padre risuscita; infatti, il Figlio ha dichiarato: Io e il Padre siamo una sola cosa (Gv 10,30).

12. Che significa il numero quarantasei? Vi ho già spiegato ieri che Adamo è presente in tutto il mondo, come ce lo indicano le iniziali di quattro parole greche. Scrivendo, infatti, in colonna queste quattro parole, che sono i nomi delle quattro parti del mondo: oriente, occidente, settentrione e mezzogiorno, cioè l'universo intero [per cui il Signore dice che quando verrà a giudicare il mondo, raccoglierà i suoi eletti dai quattro venti: cf. Mc 13, 27)], se scriviamo in greco questi quattro nomi: , che significa oriente; , occidente; , settentrione; , mezzogiorno; dalle loro iniziali otteniamo il nome "Adam", Adamo. Vi troviamo anche il numero quarantasei? Sì, perché la carne di Cristo viene da Adamo. I greci scrivono i numeri servendosi delle lettere dell'alfabeto, Alla nostra lettera "a" corrisponde nella loro lingua "alfa", che vuol dire uno. Così alla "b" corrisponde "beta", che vuol dire due; "gamma" vuol dire tre, "delta", quattro: a ogni lettera, insomma, fanno corrispondere un numero. La lettera "m", che essi chiamano "my", significa quaranta, che essi dicono " ". Considerate ora, le cifre relative alle lettere del nome "Adam", e troverete il tempio costruito in quarantasei anni. In "Adam", infatti, c'è alfa che è uno, c'è delta che è quattro, e fanno cinque; c'è un'altra volta alfa che è uno, e fanno sei; c'è infine my che è quaranta, ed eccoci a quarantasei. Questa interpretazione fu già data da altri prima di noi e a noi superiori, che scoprirono il numero quarantasei nelle iniziali di Adamo. E siccome nostro Signore Gesù Cristo prese il corpo da Adamo, ma senza ereditarne il peccato, per questo prese da lui il tempio del corpo, ma non l'iniquità che dal tempio doveva essere scacciata. I Giudei crocifissero proprio quella carne che egli ereditò da Adamo (poiché Maria discende da Adamo, e la carne del Signore deriva da Maria), ed egli avrebbe risuscitato proprio quella carne che quelli stavano per uccidere sulla croce. I Giudei distrussero il tempio che era stato costruito in quarantasei anni, e Cristo in tre giorni lo risuscitò.

13. Benediciamo il Signore Dio nostro, che qui ci ha riuniti a letizia spirituale. Conserviamoci sempre nell'umiltà del cuore. e riponiamo nel Signore la nostra gioia. Non lasciamoci gonfiare per alcun successo temporale, e persuadiamoci che la nostra felicità avrà inizio solo quando le cose di quaggiù saranno passate. Tutta la nostra gioia adesso, o miei fratelli, sia nella speranza. Nessuna gioia di quaggiù ci trattenga nel nostro cammino. Tutta la nostra gioia sia nella speranza futura, tutto il nostro desiderio sia rivolto alla vita eterna. Ogni sospiro aneli al Cristo: lui solo sia desiderato, il più bello fra tutti, che amò noi, deformi, per farci belli. Solo dietro a lui corriamo, per lui sospiriamo, e i suoi servi che amano la pace non cessino di esclamare: Sia glorificato il Signore (Sal 34,27)!

(Omelia 10 di sant'Agostino, vescovo: Gv 2,12-21)



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