a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 10/2018)
ANNO B – 18 novembre 2018
XXXIII Domenica del Tempo ordinario
Dn 12,1-3
Eb 10,11-14.18
Mc 13,24-32
(Visualizza i brani delle Letture)
XXXIII Domenica del Tempo ordinario
Dn 12,1-3
Eb 10,11-14.18
Mc 13,24-32
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DISCERNIMENTO E PURIFICAZIONE
Questa pagina del Vangelo non deve farei paura o metterei ansia. Usa un linguaggio particolare, apocalittico, che si esprime attraverso immagini e simboli, i quali vanno compresi: «Il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce...». Non si racconta la fine del mondo, ma il senso della storia. E, soprattutto, l'esperienza quotidiana dove sembra che il male vinca e il bene perda. L'invito del Vangelo è di non leggere le cose in modo ansioso e precipitoso, ma di entrarci guardando oltre. Infatti, dopo il primo versetto, nel quale ci viene detto che tutto sarà sconvolto, si fanno affermazioni confortanti.
Il ritorno del Signore è ciò in cui noi crediamo e che aspettiamo. Il Signore ritornerà per prendere con sé i suoi eletti, quelli che lui ha scelto, i suoi amici. Dietro questa frase del Vangelo c'è la consapevolezza che il Signore raccoglierà tutti coloro che hanno vissuto bene, amando e facendo del bene, mentre respingerà tutti coloro che hanno vissuto odiando e facendo del male.
Così l'immagine del fico, il cui ramo si intenerisce per portare frutto, ci ricorda un messaggio positivo: si avvicina l'estate il tempo dei frutti e ciascuno di noi, se ha una pianta da frutto, desidera che venga il momento in cui raccogliere ciò che la pianta produce. Anzi, quando questo momento giunge, c'è gioia e gratitudine, non paura e timore.
Ancora più confortante è l'affermazione che tutto passerà tranne la Parola del Signore. Il cielo e la terra avranno una fine, le parole del Signore invece mostrano una saldezza e una consistenza che non verrà meno. Infine, la certezza che solo il Padre conosce il momento in cui tutto accadrà è una preziosa rassicurazione, dal momento che le cose non sono in mano al caso, ma sono in mani sicure.
Tutte queste affermazioni del Vangelo che messaggio consegnano alla nostra vita? Prima di tutto sono un invito a leggere le cose in profondità, oltre un approccio legato alle apparenze. Troppo spesso siamo in preda alla superficialità che produce ansia, il contrario della fede, la quale ci dà occhi capaci di leggere in modo "diverso", "alternativo" la realtà della vita.
Non si tratta di credere che sia bene ciò che è male. Ma si tratta di sapere leggere più in profondità: un errore o un limite, nostro o altrui, non sono solo fonte di disperazione e rassegnazione, ma possono diventare l'occasione per rimboccarci le maniche e ripartire. La fede è la tenacia di continuare, la forza di vedere in modo nuovo.
In secondo luogo, il Vangelo ci ricorda che ogni processo di discernimento e valutazione richiede tempo e riflessione. Oggi facciamo una fatica terribile ad aspettare e riflettere. Incominciamo un'esperienza nuova e dobbiamo subito dare una valutazione, senza prima concederci un po' di tempo. Le cose più profonde della vita tengono insieme un aspetto di fatica e di dolore con un aspetto di gioia e di senso. La più emblematica di tutte è l'esperienza del parto, - lo ricorda anche Gesù nel Vangelo - in cui al dolore segue la gioia: «La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo» (Gv 16,21).
Il Vangelo di oggi ci invita ad allargare lo sguardo. Avvertire la saldezza della Parola del Signore è possibile attraverso la fatica, che in fondo è l'esperienza della purificazione
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