a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 1/2018)
ANNO B – 14 gennaio 2018
II Domenica del Tempo ordinario
1Samuele 3,3-10.19
1 Corinzi 6,13-15.17-20
Giovanni 1,35-42
(Visualizza i brani delle Letture)
II Domenica del Tempo ordinario
1Samuele 3,3-10.19
1 Corinzi 6,13-15.17-20
Giovanni 1,35-42
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LA FEDELTÀ A UNA PAROLA
La vita non è decisa dai grandi eventi, quelli che vengono riportati sui libri di storia. La vita è decisa da una parola, da uno sguardo: una parola che mi viene rivolta, uno sguardo che si posa su di me. Per ciascuno di noi è stato così: la vita è segnata, trasformata dagli incontri che facciamo, momenti decisivi e indimenticabili. Ed è la fedeltà a quella parola ascoltata e a quello sguardo ricevuto, che dà la forza di rinnovare, anche dopo molti anni, la nostra vita.
Allo stesso modo avviene nel racconto del Vangelo di questa domenica. Il Battista, fissando lo sguardo su Gesù, lo indica ai suoi discepoli. Allo stesso modo Gesù, osservando che Andrea e Giovanni lo seguivano, si rivolge a loro dicendo: che cosa cercate? E quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio, aggiunge l'evangelista. Neanche a distanza di molti anni Giovanni poteva dimenticare il luogo e l'ora di quell'incontro che aveva cambiato la sua vita.
Ma il Vangelo ci parla anche di altri incontri. Il giorno dopo, Andrea incontra il fratello Simone e lo conduce da Gesù, il quale, fissando lo sguardo su Simone, gli cambia il nome: Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa che significa Pietro. Da quel giorno Simone è un'altra persona, la sua vita è cambiata. Non gli sguardi distratti o le parole pettegole, che spesso usiamo negli incontri quotidiani. Non lo sguardo utilitarista e le parole di convenienza, che usiamo per portare a casa un affare. Giovanni e Gesù sono capaci di uno sguardo attento e penetrante; i loro occhi colgono la verità della persona e toccano il cuore. Le loro parole sono brevi ed essenziali, e perciò vanno al nocciolo dell'esistenza. Fanno cogliere che la vita è fatta di occasioni da prendere al volo. Il Vangelo non è una delle mille opportunità della vita, che si possono facilmente rimandare a domani. Se senti che lo sguardo e la parola di Gesù sono proprio per te, non puoi rimandare la risposta a data da destinarsi.
Colpiti dallo sguardo e dalle parole del Battista, i discepoli seguono Gesù, sentono che è una parola piena di autorità. Ancor più generativa è la parola di Gesù. La sua prima parola nel Vangelo, secondo Giovanni è una domanda: «Che cosa cercate?». Spesso sono proprio le domande ad aprire nuove strade e nuovi orizzonti, perché le domande, più che le risposte, fanno emergere i desideri. E suscitano altre domande: Rabbì, dove abiti?
Per questo Gesù amava fare domande. E quando non faceva domande, faceva inviti che suscitavano curiosità: Venite e vedrete. Non è già tutto spiegato, non è già tutto detto. Una parola autorevole ha la capacità di destare curiosità e mettere in ricerca. Ma non basta. Occorre restare fedeli alla scintilla iniziale. Il sacerdote Eli insegna al giovane Samuele ad essere fedele nell'ascoltare. Così Samuele, attraverso l'ascolto attento, impara la fedeltà.
La fedeltà consiste proprio nell'onorare le parale, i gesti e gli impegni assunti dopo gli incontri decisivi. Solo così gli incontri e le parole non restano episodi isolati. Il singolo episodio è solo la scintilla che accende il motore. Poi la ricerca va continuata sulla linea indicata da quell'incontro. Questa è la dinamica di ogni vocazione cristiana.
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