a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 3/2018)
ANNO B – 18 marzo 2018
V Domenica di Quaresima
Geremia 31,31-34
Ebrei 5,7-9
Giovanni 12,20-33
(Visualizza i brani delle Letture)
V Domenica di Quaresima
Geremia 31,31-34
Ebrei 5,7-9
Giovanni 12,20-33
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L'ORA DEL CHICCO DI GRANO
Nella vita di ciascuno ci sono momenti decisivi, in cui non puoi tirarti indietro e sei chiamato a uscire allo scoperto e a scegliere. Anche Gesù ha vissuto e attraversato questi momenti; uno di questi è descritto nel Vangelo di questa domenica, in cui ricorre tre volte il termine ora. Si tratta di un'ora particolare: Gesù ha raggiunto il culmine del successo. Anche i greci, anche coloro che sono considerati pagani e lontani vogliono incontrarlo.
Gesù è a un passo dal trionfo, ma non si lascia accecare dalla luce della fama. È proprio di fronte a questo successo che Gesù comprende che è giunta la sua ora, il momento di rompere gli indugi, di dire non con le parole, ma con la vita, che lui non è venuto per essere servito ma per servire. Tutti potranno vedere la sua gloria sul legno della croce.
In questo episodio, posto alla vigilia della Pasqua, Giovanni unisce due momenti che nei sinottici sono distinti: la voce del Padre nella trasfigurazione e l'angoscia di Gesù al Getsemani. Due episodi che ci aiutano a comprendere la portata e il peso di ciò che Gesù sta vivendo. Egli sa bene che scribi e farisei stanno pensando di ucciderlo. Ora lui è chiamato a scegliere: da un lato la strada dell'autosalvezza e del compromesso con le autorità religiose, dall'altro la strada di essere fedele alla propria coscienza anche a costo di morire, la strada cioè, come ricorda la profezia di Geremia di seguire la legge che è scritta nel profondo del suo cuore. E proprio come sul monte Tabor e sul monte degli Ulivi Gesù decide di percorrere fino in fondo la via dell'amore.
Attraverso l'immagine del chicco di grano, Gesù mostra il suo desiderio di amare senza calcoli e senza compromessi e rivela che anche per ciascuno di noi è necessario morire, cadere a terra e anche scomparire per dare frutto. È una legge biologica, ma è anche il senso profondo della nostra vita. Il segreto della vita, infatti, è donare se stessi per gli altri: questa è la via della vera gloria, opposta alla sterilità di chi vuole conservare gelosamente la propria esistenza, pensando solo a se stesso. Non si tratta di una scelta facile, Gesù stesso dice: «L'anima mia è turbata». Si tratta di una scelta che possiamo compiere nella certezza che la vera gioia nasce dal donare la propria vita senza fare calcoli e senza scendere a facili compromessi.
Mercoledì 21 marzo celebreremo la Giornata della memoria in ricordo delle vittime della mafia; sabato 24 marzo celebreremo la Giornata in memoria dei missionari martiri. Lasciamo risuonare le parole di un martire del Vangelo e della legalità che non è sceso a compromesso con il male. Sono le parole di don Peppino Diana, ucciso il 19 marzo 1994 dalla camorra: «Siamo preoccupati, assistiamo impotenti al dolore di tante famiglie che vedono i loro figli finire miseramente vittime o mandanti delle organizzazioni della camorra.[...] Come battezzati in Cristo ci sentiamo investiti in pieno della nostra responsabilità di essere "segnò di contraddizione". La camorra oggi è una forma di terrorismo che incute paura, impone le sue leggi e tenta di diventare componente endemica nella società campana. Il nostro impegno profetico di denuncia non deve e non può vènire meno. Dio ci chiama a essere profeti».
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