Santissima Trinità (C)


La Parola
Commento di Luigi Vari
Vita Pastorale (n. 4/2016)



ANNO C – 22 maggio 2016
Santissima Trinità

Pr 8,22-31
Rm 5,1-5
Gv 16,12-15
(Visualizza i brani delle Letture)


LE TRACCE DI DIO
NEL NOSTRO MONDO

Il libro dei Proverbi al capitolo otto è la guida per entrare nella solennità odierna. Dove trovare le tracce di Dio nel mondo in cui viviamo? La risposta di questo passo indica che Dio si trova nella sapienza con cui questo mondo è stato creato. La Sapienza è la precondizione della creazione, e l'autore permette al lettore di risalire a un tempo prima delle cose. Chi legge ha in mente il racconto della creazione e non ha bisogno che le immagini siano spiegate. L'immagine finale del brano mostra la sapienza come una bambina che gioca davanti a Dio, una gioia per Dio. La creazione mostra le tracce di Dio nella sua bellezza, nella gioia che si diffonde; conserva la sapienza quando è una gioia per il suo creatore.
Ogni uomo ha il desiderio della bellezza e vorrebbe raccontare la propria esistenza come un'esistenza riuscita; ogni uomo vorrebbe essere gioia per le persone che condividono con lui la vita. Ogni uomo vorrebbe poter dire che la propria vita ha un significato, è una vita sapiente. Il desiderio della bellezza, della gioia che è nel cuore di tutti, è desiderio di Dio. La vita dell'uomo è bella quando decide di impegnarsi in una ricerca continua del disegno che presiede ogni cosa e diventa, invece, molto triste, quando decide di accettare l'idea che non c'è nessun disegno, nessuna sapienza, nessuna gioia vera, nascoste nel sentiero della vita e della creazione.

Paolo parla del disegno sapiente di Dio spostando lo sguardo dalla creazione all'uomo, uno spostamento molto coraggioso poiché è proprio l'esperienza della natura umana che rende difficile avere fiducia nella creazione. Paolo ricorda ai Romani che grazie a Gesù Cristo, fidandoci di lui, noi siamo in pace con Dio, cioè è possibile trovare in noi il disegno sapiente della creazione. Il cammino dell'uomo diventa un cammino di speranza, perché anche nelle vicende difficili della vita non smette mai di cercare e trovare in sé stesso le tracce dell'amore di Dio; una speranza forte garantita dall'amore di Dio, descritto come una sorgente piena che continuamente riempie il cuore del credente.
Non perdere il filo della vita, ognuno che vuole bene a un'altra persona desidera che la persona amata non perda quel filo, cioè non si perda. Il di più della fede non sta tanto in quel desiderio, perché nessuno vuole che l'altro si perda, ma nella certezza che quel desiderio è garantito da Dio e che, nonostante errori, fraintendimenti, chiusure, è Dio stesso che custodisce quel filo e lo rende sempre disponibile a chi si fida di Cristo. Giustificati per la fede è una frase che, oltre a riempire i libri di storia della teologia, deve riempire di speranza ogni persona che impara a pensare il proprio cuore sempre riempito dall'amore di Dio.
Anche la pagina di Giovanni può essere letta nella prospettiva di un disegno che si comunica al discepolo. Gesù parla della sua rivelazione ai suoi e come un educatore attento li aiuta a comprendere che non devono fare come se sapessero tutto e non ci fosse nient'altro da apprendere; li spinge a pensare che il Vangelo non è un prontuario, ma che cresce man mano che i discepoli crescono. Il cammino verso la verità tutta intera non sarà un'avventura solitaria, ma i discepoli saranno accompagnati dallo Spirito, che li aiuterà non dicendo altre cose, ma portandoli a comprendere le cose che hanno ascoltato. La catena dell'insegnamento: lo Spirito che prende quello che è del Figlio, che a sua volta possiede quello che è del Padre, fa capire meglio che il cammino verso la verità non è un accumulo di nozioni, ma un pellegrinaggio verso la sorgente di ogni verità, verso Dio stesso.

Le parole verità e insegnamento sono sempre un po' fuorvianti per la nostra mentalità, perché fanno pensare a un cammino di approfondimento intellettuale, quasi che si sia chiamati a stare sempre sui banchi di scuola ad apprendere nuove nozioni. La verità intesa in questo modo può far nascere la reazione dello studente stanco che dichiara il proprio non interesse per l'una o l'altra visione della vita. La verità di cui parla Giovanni non è il frutto della ricerca di alcuni intelligenti, non è riservata a quelli che possono dedicarsi allo studio, ma è piuttosto la scoperta della presenza di Dio nella vita; la scoperta del proprio valore di persone che sono chiamate a vivere da figli di Dio; la scoperta, come tutte le letture di questa solennità ci portano a riflettere, che c'è un disegno nato dall'amore che sostiene l'esistenza di ognuno. Il credente non dimentica mai la fedeltà di Dio e ne coglie i segni nei vari passaggi della sua vita e della storia, per questo è un pellegrinaggio verso la verità.
Lo Spirito lo conduce nel cammino per trovare i segni di Dio, l'aiuta a scoprire come ci sia per ogni tempo e per ogni uomo un Vangelo, come Cristo continui a incontrare tutti. Spesso accade che si parla come se il Vangelo non fosse per tutti, come se per alcuni l'amore di Dio non fosse presente nella vita. È proprio il desiderio della verità, di una vita significativa, la decisione di non arrendersi alle difficoltà, anche a quelle che paiono insuperabili, che testimonia la presenza dello Spirito di verità nella vita di ciascuno di noi. Questa funzione dello Spirito lo rende desiderabile, e lo invochiamo ogni volta che desideriamo un po' di coraggio e un po' di speranza; ogni volta che vogliamo che Dio si ricordi di noi.

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