ANNO B – 15 agosto 2015
Assunzione della Beata Vergine Maria
Ap 11,19a;12,1-6a.10ab
1Cor 15,20-27a
Lc 1,39-56
Visualizza i brani delle Letture:
Messa vespertina nella vigilia
Messa del giorno
Assunzione della Beata Vergine Maria
Ap 11,19a;12,1-6a.10ab
1Cor 15,20-27a
Lc 1,39-56
Visualizza i brani delle Letture:
Messa vespertina nella vigilia
Messa del giorno
LA GIOIA, IL VANGELO
DA TESTIMONIARE
DA TESTIMONIARE
La solennità dell'Assunzione si apre con un brano del libro dell'Apocalisse, che cattura l'attenzione di chi ascolta con l'immagine della donna che sta per partorire con grande dolore, minacciata dal drago rosso che vuole divorare il frutto del parto. Dio impedisce che la tragedia si compia, rapendo il bambino e aiutando la donna nella sua fuga nel deserto. Di che cosa si parla: della Chiesa o di Maria? Certo si parla della Chiesa che porta dentro di sé Cristo, il suo Vangelo; ad essa si oppongono tutti i sistemi di potere che si succedono nel tempo (il drago rosso). La Chiesa, però, anche se sofferente, è circondata dall'amore di Dio, il sole, e domina la storia (la luna sotto i piedi); essa si fonda sulla testimonianza degli apostoli (dodici stelle).
Dio difende quello che la Chiesa ha in grembo e gli permette di crescere e di governare le nazioni; ma non evita la persecuzione (la fuga nel deserto), cioè la tensione fra sapienza del Vangelo e sapienza degli uomini. La Chiesa è, però, forte nella sua missione per la presenza attiva di Dio. C'è un legame profondo fra Chiesa e Maria, perché tutto quello che la Chiesa vive e fa, lo impara da Maria e dalla sua maternità; dal suo coraggio, dalla sua sofferenza, dalla sua gioia.
Si impara da Maria non solo a custodire Cristo dentro di sé, ad avere un modo di pensare cristiano, ma anche il desiderio di farlo nascere nel tempo, cioè ad avere un modo di fare cristiano. Far nascere e crescere Gesù è impegno che comporta dosi di sofferenza e di dolore; provoca opposizione e incomprensione. Ma lo scontro inevitabile non è una lotta senza vincitori, come potrebbe sembrare, ma ha un esito certo, determinato dall'amore di Dio, che circonda, come fa il sole per le creature, l'impegno di ogni credente. Maria è la chiave prestata ad ogni credente per interpretare la storia. Mentre la contempla vittoriosa, riprende il coraggio del cammino e ritrova la speranza.
La lettera di Paolo ai Corinzi presenta Cristo come primizia di vita. Una primizia comprende anche il resto del raccolto, per cui Cristo risorto anticipa il destino di tutti quelli che sono suoi e, infine, dell'umanità intera. Paolo costruisce un parallelismo in cui da una parte ci sono Adamo e la morte, mentre dall'altra Cristo e la vita. Gli uomini (i figli di Adamo) si trovano lontani da Dio e dalla vita, in una condizione indipendente dalla loro volontà e dal loro comportamento, condividono il destino della morte per il fatto di far parte di una umanità ferita dal peccato. Con Cristo, il movimento si capovolge: la vita ritorna nella prospettiva dell'umanità. Cristo inverte la marcia e l'orienta verso la vita. Il primo ad arrivare al traguardo è proprio lui. La storia è vita che si diffonde, attraversata da un esercito di viventi, che si allarga sempre di più fino a riguardare tutta l'umanità.
La festa dell'Assunzione mostra l'arrivo alla meta della vita di una nostra sorella in umanità, Maria. Guardare Maria nella gloria di Dio rende più deciso il cammino del credente, anima la sua preghiera, soprattutto nei momenti in cui la fatica della vita rischia di far perdere di vista la meta. Se si passano in rassegna i tanti titoli che generazioni di credenti hanno dato a Maria, molti di essi parlano di fiducia, di salute, di speranza; molti titoli di Maria fanno riferimento a categorie di persone provate dalla vita, così che raccogliendoli tutti si racconta la storia dell'anima dell'umanità. Tutto questo amore e questa confidenza si giustificano proprio perché chi rischia di perdere la via si conforta guardando chi è arrivato alla meta. Tutti guardano Maria viva e si ricordano che anche il loro è un cammino di vita. Insieme con Elisabetta il lettore condivide il saluto a Maria: «Benedetta tu fra le donne e benedetto è i! frutto del tuo grembo", tratto dal vangelo di Luca.
Il brano si apre con la descrizione di Maria in cammino. Un cammino che è intrapreso in fretta, come è normale nella Bibbia per quelli che fanno esperienza di Dio. Il saluto di Elisabetta conferma la presenza di Dio nella vita di Maria. È, infatti, una benedizione, un riconoscimento che la donna che ha attraversato la soglia di casa sua è tutta benedetta, è benedetta perché è una mamma, è benedetta perché il bambino che porta in grembo è il Signore. Infatti, il bambino di Elisabetta ha sussultato nel grembo. La benedizione di Maria è pure la gioia di Maria. Le parole di Elisabetta formulano la beatitudine della fede. Tutta la benedizione è nata dalla sua capacità di credere. La risposta di Maria è un canto di lode, preghiera straordinaria che nasce nel cuore di chi scopre la presenza dell'azione di Dio nella sua vita.
Rimanendo solo all'apertura di questa pericope, si scoprono le caratteristiche più belle della vita cristiana, che sono le stesse della vita di Maria. Una vita in cammino, che ha una direzione che la orienta rendendola capace di attraversare le regioni montuose e di farlo in fretta. È la vita di chi pensa che la propria esistenza sia un disegno di Dio e sa che nessun passo è sprecato, nessuna linea è inutile. L'altra caratteristica è quella di una vita benedetta, dove la benedizione non nasce da condizioni esterne, da situazioni fortunate o fortunose, ma da ciò che si porta dentro. Maria è benedetta perché il frutto del suo grembo, Gesù, le trasmette la benedizione e questo è vero per ogni battezzato.
Dio difende quello che la Chiesa ha in grembo e gli permette di crescere e di governare le nazioni; ma non evita la persecuzione (la fuga nel deserto), cioè la tensione fra sapienza del Vangelo e sapienza degli uomini. La Chiesa è, però, forte nella sua missione per la presenza attiva di Dio. C'è un legame profondo fra Chiesa e Maria, perché tutto quello che la Chiesa vive e fa, lo impara da Maria e dalla sua maternità; dal suo coraggio, dalla sua sofferenza, dalla sua gioia.
Si impara da Maria non solo a custodire Cristo dentro di sé, ad avere un modo di pensare cristiano, ma anche il desiderio di farlo nascere nel tempo, cioè ad avere un modo di fare cristiano. Far nascere e crescere Gesù è impegno che comporta dosi di sofferenza e di dolore; provoca opposizione e incomprensione. Ma lo scontro inevitabile non è una lotta senza vincitori, come potrebbe sembrare, ma ha un esito certo, determinato dall'amore di Dio, che circonda, come fa il sole per le creature, l'impegno di ogni credente. Maria è la chiave prestata ad ogni credente per interpretare la storia. Mentre la contempla vittoriosa, riprende il coraggio del cammino e ritrova la speranza.
La lettera di Paolo ai Corinzi presenta Cristo come primizia di vita. Una primizia comprende anche il resto del raccolto, per cui Cristo risorto anticipa il destino di tutti quelli che sono suoi e, infine, dell'umanità intera. Paolo costruisce un parallelismo in cui da una parte ci sono Adamo e la morte, mentre dall'altra Cristo e la vita. Gli uomini (i figli di Adamo) si trovano lontani da Dio e dalla vita, in una condizione indipendente dalla loro volontà e dal loro comportamento, condividono il destino della morte per il fatto di far parte di una umanità ferita dal peccato. Con Cristo, il movimento si capovolge: la vita ritorna nella prospettiva dell'umanità. Cristo inverte la marcia e l'orienta verso la vita. Il primo ad arrivare al traguardo è proprio lui. La storia è vita che si diffonde, attraversata da un esercito di viventi, che si allarga sempre di più fino a riguardare tutta l'umanità.
La festa dell'Assunzione mostra l'arrivo alla meta della vita di una nostra sorella in umanità, Maria. Guardare Maria nella gloria di Dio rende più deciso il cammino del credente, anima la sua preghiera, soprattutto nei momenti in cui la fatica della vita rischia di far perdere di vista la meta. Se si passano in rassegna i tanti titoli che generazioni di credenti hanno dato a Maria, molti di essi parlano di fiducia, di salute, di speranza; molti titoli di Maria fanno riferimento a categorie di persone provate dalla vita, così che raccogliendoli tutti si racconta la storia dell'anima dell'umanità. Tutto questo amore e questa confidenza si giustificano proprio perché chi rischia di perdere la via si conforta guardando chi è arrivato alla meta. Tutti guardano Maria viva e si ricordano che anche il loro è un cammino di vita. Insieme con Elisabetta il lettore condivide il saluto a Maria: «Benedetta tu fra le donne e benedetto è i! frutto del tuo grembo", tratto dal vangelo di Luca.
Il brano si apre con la descrizione di Maria in cammino. Un cammino che è intrapreso in fretta, come è normale nella Bibbia per quelli che fanno esperienza di Dio. Il saluto di Elisabetta conferma la presenza di Dio nella vita di Maria. È, infatti, una benedizione, un riconoscimento che la donna che ha attraversato la soglia di casa sua è tutta benedetta, è benedetta perché è una mamma, è benedetta perché il bambino che porta in grembo è il Signore. Infatti, il bambino di Elisabetta ha sussultato nel grembo. La benedizione di Maria è pure la gioia di Maria. Le parole di Elisabetta formulano la beatitudine della fede. Tutta la benedizione è nata dalla sua capacità di credere. La risposta di Maria è un canto di lode, preghiera straordinaria che nasce nel cuore di chi scopre la presenza dell'azione di Dio nella sua vita.
Rimanendo solo all'apertura di questa pericope, si scoprono le caratteristiche più belle della vita cristiana, che sono le stesse della vita di Maria. Una vita in cammino, che ha una direzione che la orienta rendendola capace di attraversare le regioni montuose e di farlo in fretta. È la vita di chi pensa che la propria esistenza sia un disegno di Dio e sa che nessun passo è sprecato, nessuna linea è inutile. L'altra caratteristica è quella di una vita benedetta, dove la benedizione non nasce da condizioni esterne, da situazioni fortunate o fortunose, ma da ciò che si porta dentro. Maria è benedetta perché il frutto del suo grembo, Gesù, le trasmette la benedizione e questo è vero per ogni battezzato.
VITA PASTORALE N. 7/2015
(commento di Luigi Vari, biblista)
--------------------(commento di Luigi Vari, biblista)
torna su
torna all'indice
home