Il racconto della fine del diluvio produce uno dei brani più suggestivi della Bibbia, quello che contiene l'immagine dell'arcobaleno. È un racconto di alleanza, meglio sarebbe definirlo come racconto di promessa, poiché tutto dipende dall'iniziativa di Dio, ma soprattutto è estesa a tutto il creato, e dunque non prevede una reciprocità. Dio si impegna unilateralmente a non distruggere né l'uomo e né la terra. L'arcobaleno è un segno di questo impegno, una sorta di promemoria. Il racconto insiste molto su questo segno e sulla sua funzione di memoria, riferendo questa funzione a Dio stesso. La fine del diluvio e di ogni diluvio, determina la fine del potere del male sulla creazione. VITA PASTORALE N. 2/2015
I Domenica di Quaresima
Gen 9,8-15
1Pt 3,18-22
Mc 1,12-15
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VERSO LA PASQUA
Le nubi si ammassano, spesso in maniera talmente minacciosa da non dare fiato alla speranza, questo accade a tutti e a ciascuno, il male pare essere incombente e invincibile, talmente forte da affogare ogni futuro. Per liberarsi da questa paura, bisogna far memoria di Dio, ricordarsi della sua presenza e che sta dalla parte della vita. Il segno di questa presenza, l'arcobaleno di oggi, è ogni credente, ognuno che prova a interrompere la minaccia della tempesta del male; solo questi è credente, chi prova a fare da arcobaleno, non certo chi spegne speranze e vite.
Noè ritorna nelle parole dell'apostolo Pietro, che parla delle acque del diluvio interpretandole come immagine del battesimo. Il brano di Pietro è molto denso, volendo limitare la riflessione alla tipologia del diluvio, non è l'acqua del diluvio a essere immagine del battesimo, perché la prima è distruttiva mentre la seconda è vivificante, ma è l'evento della salvezza, che nel diluvio, come liberazione dalle acque, riguarda una famiglia di otto persone, e che con Cristo, come liberazione dalla morte, diventa universale, non solo nello spazio, perché riguarda tutti, ma anche nel tempo, perché riguarda ogni tempo, passato presente e futuro. Il brano sottolinea che il battesimo non è solo un rito esteriore, ma una trasformazione interiore, una risposta consapevole a Cristo, definito, alla fine del brano, con una solenne formula messianica.
La Quaresima è un cammino verso la Pasqua, che, per ognuno si traduce come un cammino personale per riscoprire la propria Pasqua, il momento in cui la forza della risurrezione ha iniziato a trasformare la vita, quello del battesimo. La vita del battezzato è un continuo rispondere alla risurrezione, che concretamente si mostra nel vivere rifiutando le vie del male e della morte come prospettive assolute. Ci sono molte vite pasquali, alcune nemmeno consapevoli di esserlo e tali da mostrare come la salvezza di Cristo sia universale.
Molto ricco è il breve brano di Marco, che presenta Gesù, guidato dallo Spirito nel deserto, luogo dove è tentato da Satana. Gli esegeti osservano il parallelismo con la vicenda di Adamo, che subisce la tentazione in Eden. La vittoria su Satana indica che una storia comincia. Anche la presenza delle bestie e il servizio degli angeli riportano alla condizione di Eden, al momento in cui non c'era inimicizia né con le creature e né con il creatore. Gesù è il nuovo Adamo, all'inizio di una nuova creazione. L'attività di Gesù consiste nel proclamare il Vangelo di Dio, il cui contenuto sta nella frase successiva che riguarda il tempo compiuto e la vicinanza del regno di Dio. La frase mette in gioco tempo e spazio. Vuole dire che, presente Gesù, non c'è più nulla da aspettare; c'è solo da convertirsi, cioè da credere in Cristo, che è il Vangelo, che è la presenza di Dio, che è il nuovo Adamo: Dio che ricomincia.
Il Vangelo è tale per tutti, riguarda tutto il creato, anche le bestie nel deserto, raggiunge anche il deserto. L'insistenza sui luoghi, trasformati dalla presenza di Dio, sembra dire che dove c'è il Vangelo c'è un bene che si diffonde e che il bene non è solo qualcosa che riguarda la vita interiore, ma, se c'è, trasforma lo spazio attorno. In un tempo in cui si conoscono distruzioni massicce di ambienti, e soprattutto di persone, queste ultime anche fisicamente, anche in nome di Dio, il Vangelo si fa presente prima di tutto nell'accoglienza, nella cura dell'altro e dell'ambiente, nel rispetto delle persone. Non c'è un altro tempo in cui vivere questa novità, perché il tempo è compiuto; ogni momento della vita è il tempo giusto; convertirsi è accogliere le ragioni del Vangelo, vedere le cose con gli occhi di Dio, in maniera costruttiva e non distruttiva; inclusiva e non esclusiva.
Il parallelismo suggerito con il racconto della creazione permette di cogliere la vita cristiana non solo come qualcosa che esprime valori positivi, ma come un contributo creativo, dove la creazione è sempre un passaggio dal caos alla bellezza. Sono cristiano se avverto in me questo passaggio ogni giorno di più e sento che questo passaggio lo desidero per gli altri e per il mondo intero. Il Vangelo non è un fatto privato, se c'è trasforma, se c'entra cambia e non solo il cuore di chi ci crede, ma è una spinta per tutti. Come l'arcobaleno è memoria della presenza di Dio, così il cristiano che vive il Vangelo è memoria di Dio che si prende cura delle sue creature e non vuole che nessuno perisca. Convertirsi è accogliere questo punto di vista di Dio, significa mettere in discussione tanti punti di vista ai quali si è abituati e che sembrano irrinunciabili.
(commento di Luigi Vari, biblista)
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I Domenica di Quaresima (B)
ANNO B - 22 febbraio 2015
IN CAMMINO