Introduzione all'incontro delle spose



Il diaconato in Italia n° 182/183
(settembre/dicembre 2013)

Atti del XXIV Convegno Nazionale
Napoli 21-24 Agosto 2014



Introduzione all'incontro delle spose
di Montserrat Martinez


La restaurazione e la novità
Il concilio ecumenico Vaticano II, nel quadro della sua riflessione sulla Chiesa, ha deciso di rinnovare il Ministero del diaconato che, per secoli, era stato conferito solo ai candidati al sacerdozio. Nel terzo capitolo della LG, al n. 29, c'è il testo centrale del Concilio in relazione al rinnovo del Ministero diaconale: «Nel grado inferiore della gerarchia stanno i diaconi, ai quali sono imposte le mani "non per il sacerdozio, ma per il servizio". Infatti, sostenuti dalla grazia sacramentale e in comunione con il vescovo e il suo presbiterio, servono il popolo di Dio nella diaconia della liturgia, la parola e la carità». E finisce: «Con il consenso del Romano Pontefice questo diaconato può si conferire agli uomini più maggiori e maturi, anche se sono sposati...» (LG 29).
Così, dopo il secondo Concilio Vaticano II si apre una possibilità di doppia sacramentalità nella Chiesa cattolica di rito latino: cioè, gli uomini cattolici che hanno ricevuto il sacramento del matrimonio possono ricevere il sacramento dell'ordine, nel grado del diaconato. I diaconi sposati sono strumenti privilegiati della grazia di Dio; sono un ponte tra Dio e l'uomo, tra i gradi superiori della gerarchia e il resto dei fedeli; tra la Chiesa e la società.
Al momento della loro ordinazione, i diaconi manifestano, rispondendo alle domande che il vescovo pone, il loro desiderio di dedicarsi al servizio della Chiesa e di essere collaboratori dei sacerdoti per il bene del popolo cristiano. Così, i diaconi, in risposta alla loro vocazione di essere ordinati nella Chiesa, impegnati per i membri della Comunità e assumendo un compito ecclesiale, rendono la testimonianza della loro fede nella loro vita ordinaria di uomini sposati, spesso anche come genitori, nel loro ambiente di lavoro e nella società.
L'unità del Ministero e la vita ordinaria del diacono sposato è una forza di sostegno per lui e la sua famiglia e anche per altre famiglie, soprattutto se sono colpiti dalle frustrazioni, disorientamento, rotture o malattie. La testimonianza della vita del diacono sposato è realizzata attraverso l'unione del diaconato e del matrimonio; il diacono è la testimonianza dell'amore di Cristo nella sua vita ministeriale e nella sua vita familiare. C'è un arricchimento reciproco tra queste due dimensioni della vita del diacono sposato, il matrimonio e il ministero. Certamente, la grazia del Sacramento dell'ordine rinforza e purifica il matrimonio e la vita familiare: così, la moglie del diacono, che accetta e sostiene la vita ministeriale del marito, vive più intensamente la sua generosità in famiglia e il suo impegno nella società e nella Chiesa; i bambini, per la testimonianza del padre e la generosità della madre, si aprono di più alla generosità e all'amore. D'altra parte, non dobbiamo dimenticare che la grazia del Sacramento del matrimonio, sacramento anche al servizio della comunione, come il sacramento dell'ordine, fertilizza e rafforza la vita ministeriale del diacono.

Esperienza del diaconato nella coppia e nella famiglia
L'esperienza del diaconato nella coppia e la famiglia genera nuove situazioni e nuove esperienze nella vita cristiana. Vivere il diaconato nel seno della famiglia e della vita coniugale apre nuove dimensioni e prospettive, un rinnovato spirito di lode e di ringraziamento a Dio e lo spirito di servizio ai fratelli, specialmente dei più bisognosi e lontani, in una chiesa di comunione.
Ma a volte si presentano situazioni di incomprensione, stanchezza, mancanza di dedizione del diacono alla famiglia. Il diacono sposato vive la sua realtà nella famiglia e nella Chiesa. Armonizzare i due contesti, nella vita pratica, è un compito difficile. A volte c'è uno squilibrio dovuto all'impegno del diacono sposato nella realizzazione della missione diaconale che gli è stata affidata, e questo può avere la conseguenza di lasciare "incustoditi" la moglie e i figli. Questa situazione può essere particolarmente difficile quando i figli sono giovani o piccoli. L'uomo sposato che riceve da Dio la chiamata per essere per sempre un servo della Chiesa, non può dimenticare che egli ha sigillato prima la vita in comune con la moglie con un amore indissolubile e una costante fedeltà. In queste situazioni, si dovrebbe tenere a mente che primariamente lui ha ricevuto il sacramento del matrimonio e che deve essere sempre alla ricerca di equilibrio attraverso il dialogo, la fiducia reciproca e la generosità di ciascuno dei coniugi, e con la preghiera in comune, che fa la coppia più aperta all'azione dello Spirito Santo.
Può anche essere un elemento di squilibrio nella coppia, la mancanza di coinvolgimento della moglie nel Ministero del marito. Questo non significa che avete una missione condivisa, poiché è evidente che l'ordinazione l'ha ricevuta il marito; l'accompagnamento della moglie nella missione del marito deve essere un accompagnamento del cuore, di piena accettazione delle responsabilità che questa missione comporta, di delicatezza, comprensione e discrezione, di generosità e d'amore.
Si chiede il consenso della moglie, per iscritto, per l'ordinazione del Ministero diaconale del marito. Questo consenso è un'eco di quello dato al momento del matrimonio: in epoche e situazioni differenti, il sì è sempre un'espressione d'amore. La moglie, al momento del suo matrimonio, esprime il suo sì con una piena fedeltà a suo marito. Nel corso della vita, l'amore del matrimonio diviene maturo e fecondo. E forse c'è un momento in cui per il marito, come una maturazione della grazia ricevuta nel battesimo, emerge la possibilità di rispondere alla chiamata dell'amore di Dio e renderlo per sempre al servizio della Chiesa. L'amore di Dio chiede una risposta al marito. Egli, mosso dalla grazia di Dio, chiede al suo vescovo di essere ordinato diacono permanente. Poi inizia un cammino di preghiera e di preparazione per ricevere il sacramento dell'ordine; il marito non cammina questo percorso solo, lo fa con sua moglie, nel seno della sua famiglia. I coniugi si muovono insieme su questo percorso verso l'ordinazione del marito: questo genererà sicuramente domande, per le incertezze di una nuova realtà; il rapporto con altre coppie in cui il marito è un diacono farà loro conoscere alcune delle difficoltà che si troveranno, come la mancanza di tempo per dedicarsi alla moglie e ai figli, alla famiglia, gli amici; la difficoltà nel trovare l'equilibrio tra vita familiare, lavoro, missione ministeriale e proprio arricchimento personale. Troverà anche la difficoltà di studio e formazione, incomprensione da familiari o amici. Ma la coppia saprà superare tutto questo insieme con il dialogo, la preghiera e la fiducia nel Signore; i coniugi fermamente credono nell'amore incondizionato di Dio, la sua grazia e la sua misericordia. Sanno che il Signore è con loro e li tiene nella sua mano amorevole.
Così, quando si avvicina il momento dell'ordinazione, si chiede il consenso della moglie e di firmare, se vuole, l'autorizzazione affinché il marito possa essere ordinato: questa autorizzazione non è solo un requisito canonico, ma è espressione di un modo di risposta d'amore a Dio e alla Chiesa accanto al marito. È una splendida fioritura del consenso dato al momento del matrimonio. Sì, l'ordinazione del marito diventa un'opzione fondamentale vita in comune, è il servizio nella Chiesa, insieme e fidandosi della grazia del Signore.
La moglie, nel dare il suo consenso, partecipa all'apertura al servizio ministeriale, in un modo diverso di come fa il marito; la sua fedeltà, generosità e sensibilità sonno un grande sostegno al compito ministeriale del marito; la donna aiuta il diacono di essere un ponte per il dialogo con gli altri uomini e donne, una presenza significativa della grazia di Dio, icona di Cristo Servo, fra la Chiesa ed il mondo.
Ci sono diverse forme di partecipazione e collaborazione delle mogli nel diaconato del marito; anche l'età dei bambini e le varie situazioni personali e familiari determinano questa collaborazione. Ma possiamo dire che la moglie partecipa sempre in qualche modo al ministero del marito; anche se non partecipa attivamente, in modo concreto, lo fa con il suo sostegno, amore e comprensione. Così, i coniugi si impegnano a vivere insieme, rispondendo ognuno al proprio carisma e nella loro situazione, la loro vita di lode, generosità, servizio, fedeltà, fiducia e amore, nella famiglia, che ogni giorno diventa sempre più Chiesa domestica e nella comunità dove il diacono è segno di Cristo Servo, in una Chiesa serva.
In questo Convegno noi parliamo del diaconato a 50 anni dal Concilio Vaticano II. In questi 50 anni tante donne hanno fatto una scelta di vita ed hanno accompagnato i loro mariti nel cammino del servizio alla Chiesa e nella Chiesa. Abbiamo visto che vivere il diaconato del marito e padre nella famiglia è un dono di Dio ed un arricchimento. L'esperienza, personale e collettiva, ci dice che si generano grandi gioie e anche grandi difficoltà; da questo emergono sfide che ci chiedono di lavorare tra i coniugi, nella famiglia e nella comunità.
Propongo che nel nostro dialogo, nel gruppo delle mogli, possiamo fornire nuovi dati a questo proposito e, soprattutto, che possiamo raccontarci quali sono gli aspetti positivi vissuti nella coppia e nella famiglia e quali sono gli aspetti negativi, nel rapporto fra la vita familiare e ministeriale, e come possiamo migliorare il rapporto diaconato-matrimonio e diaconato-famiglia.

(M. Martinez è delegata CID)


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