San Gregorio Magno

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da Come il Padre ha amato me...
365 pensieri per l'anno sacerdotale
(Raccolta per autore)


San Gregorio Magno


Il pastore e il mercenario
Distratti da troppe cose
Senza la carità, non si predichi!
Parole che "trafiggano"
Non accomodanti, ma misericordiosi
Coraggio di parlare, coraggio di tacere
Braccia e cuore di madre
Vicino a tutti, al di sopra di tutti


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Il pastore e il mercenario

Se si tratti di un vero pastore o di un mercenario, lo si può conoscere con esattezza in qualche occasione dolorosa. Nei tempi tranquilli, infatti, nella custodia del gregge anche il mercenario si comporta per lo più come il vero pastore; ma quando viene il lupo, si vede con che animo ciascuno custodiva il gregge.
E viene il lupo sul gregge, quando qualche ingiusto tiranno opprime i fedeli e gli umili. Colui che sembrava pastore, e non lo era, abbandona le pecore e fugge, perché teme il proprio pericolo, e non presume di resistere all'ingiustizia. E fugge non solo mutando luogo, ma privando il gregge di appoggio. Fugge, perché vede l'ingiustizia e tace; fugge, perché si nasconde nel silenzio (... ).
Schierarsi contro significa opporsi con libera voce a qualsiasi potente che agisce male. Scendiamo in guerra per la casa d'Israele (...) e opponiamo un muro, se con l'autorità della giustizia proteggiamo i fedeli innocenti contro l'ingiustizia dei perversi. II mercenario non fa così ma fugge, quando vede venire il lupo.

Omelia II domenica dopo Pasqua, La teologia dei Padri/4, Roma 1975, p. 128
Come il Padre…, vol. I, Uomini di Dio per il tempo d'oggi

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Distratti da troppe cose

Spesso le cure pastorali tengono l'anima impegnata in tante cose e si diventa incapaci di attendere a tutto con mente assorbita da troppe ansie.
Il Saggio (dell'Ecclesiastico, ndr) ce lo vieta con sapienti parole: «Figlio mio, non impegnarti in troppe cose». Quando infatti la mente è distratta da tante preoccupazioni, non può applicarsi pienamente ai singoli campi della sua attività. Se l'assillo nell'agire è troppo grande, l'anima non ha più la forza che le proviene dal raccoglimento interiore: attenta solo a ben disporre la realtà in cui è impegnata, ma dimentica di se stessa, sa ben disporre di tante cose ma non provvede a sé.

Regola pastorale I, 4
Come il Padre…, vol. II, Testimoni prima che maestri

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Senza la carità, non si predichi!

Il Signore manda a due a due i discepoli ad annunciare il Vangelo, per significare i due precetti della carità, cioè verso Dio e verso il prossimo, per il fatto che la carità non può esercitarsi fra meno di due persone. Nessuno infatti, propriamente parlando, esercita la carità verso se stesso, ma l'amore deve tendere ad un altro per poter diventare carità.
Questo gesto del Signore che invia i discepoli a due a due a predicare, significa pure, anche senza il commento della parola, che non deve in alcun modo esercitare il ministero della predicazione, chi non ha carità verso il prossimo.

Omelie sui Vangeli 17, 1
Come il Padre…, vol. II, Testimoni prima che maestri

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Parole che "trafiggano"

Dobbiamo anche tener conto della durata del nostro discorso; perché, se uno è incapace di sopportare lunghi discorsi, tirando troppo in lungo l'esortazione o il rimprovero, finiamo per annoiare il nostro ascoltatore. Per cui il medesimo illustre predicatore si rivolge agli Ebrei dicendo: «Vi raccomando, fratelli, accogliete di buon grado questa parola di esortazione: proprio per questo molto brevemente vi ho scritto».
Questo conviene principalmente ai deboli: che ascoltino poche parole, quelle che sono in grado di capire, ma che trafiggano il loro animo con il dolore del pentimento. Poiché, se ad essi in un unico tempo vien rivolto un discorso complesso di esortazione, siccome non sono in grado di ritenere tutto, perdono tutto insieme.

Omelie su Ezechiele I 11,16-17
Come il Padre…, vol. II, Testimoni prima che maestri

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Non accomodanti, ma misericordiosi

Giustamente è posto fra gli ipocriti chi, fingendo di aver a cuore la disciplina, trasforma il ministero delle anime in uno strumento del potere, ma il peccato è anche più grave se coi malvagi ci si preoccupa di essere accomodanti anziché severi nella disciplina.
È quindi necessario che quando si cerca di porre rimedio alle ferite dei peccati nei sudditi, si abbia la massima cura di fasciare la parte malata stringendo con cautela per adempiere il dovere della correzione dei peccatori, senza venir meno ai sentimenti di pietà.
La comprensione riveli ai sudditi, nel pastore, una madre, la disciplina ne mostri la forza come in un padre, sempre con l'animo attento perché la disciplina non diventi rigore eccessivo e la comprensione non si trasformi in debolezza. Infatti la disciplina e la misericordia perdono il loro pregio quando sono esercitate l'una indipendentemente dall' altra.

Regola pastorale 2,6
Come il Padre…, vol. III, Icone dell'unitrinità

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Coraggio di parlare, coraggio di tacere

Il superiore, per parlare, dev'essere dotato di umile autorità, mentre l'inferiore deve possedere una libera umiltà. Ma spesso negli uomini l'ordine del discorso si confonde.
Qualche volta, infatti, uno parla gonfio di superbia e crede di parlare per l'autorità della libertà, un altro tace per stupido timore e crede di tacere per umiltà. (...)
Quello, infatti, se guarda quelli che gli sono soggetti senza tener conto di Colui dal quale tutti dipendono, monta in superbia e si vanta della sua superbia come se fosse autorità; questo, invece, se teme di perdere il favore del superiore e quindi di subire qualche danno temporale, nasconde quello che pensa e tacitamente tra sé chiama umiltà il timore da cui è soggiogato; ma tacendo in cuor suo giudica colui al quale non vuol dir niente, e accade che lì dove si considera umile sia in maniera più grave superbo.
Perciò si deve sempre distinguere la libertà dalla superbia, l'umiltà dalla timidezza, per non scambiare l'umiltà con la timidezza o la libertà con la superbia.

Omelie su Ezechiele I, IX 1,9; 12,13
Come il Padre…, vol. III, Icone dell'unitrinità

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Braccia e cuore di madre

Quando ci si avvicina alle sofferenze altrui, è necessario che colui che sia a capo si presenti tale che nessuno abbia riluttanza a confidargli i suoi intimi problemi.
Chi si trova come un bimbo di fronte all'onda delle tentazioni, deve poter ricorrere all'animo del pastore come alle braccia materne.
E chi si accorge che sta per essere inquinato dal male incalzante, trovi nel conforto del suo consiglio la forza di lavarsi con le lacrime della preghiera.

Lettera sinodica 44-45
Come il Padre…, vol. IV, Con Gesù crocifisso e risorto

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Vicino a tutti, al di sopra di tutti

Il pastore d'anime deve essere vicino a tutti per la comprensione, deve elevarsi al di sopra di tutti nella contemplazione, tanto da accogliere in sé, per l'intimo amore, la debolezza altrui, e trascendere se stesso, con l'altezza della contemplazione e il desiderio dei beni invisibili.
Anelando a tali altezze, non disprezzi la debolezza del prossimo o, viceversa, adattandosi a questa debolezza, non cessi di anelare a tali altezze. (...) Il comportamento dei pastori deve essere tale, che i loro soggetti non temano di svelare ad essi i loro segreti; così quando i miseri vengono sbattuti dai flutti delle tentazioni ricorrono all'animo del pastore come i bimbi al seno della madre e, con l'aiuto delle loro esortazioni, e con le lacrime delle loro orazioni, possono venire lavati dalle macchie di colpa che si sentono addosso.

Regola pastorale 2, 5, La teologia dei Padri/4, Città Nuova, Roma 1975, p. 124
Come il Padre…, vol. IV, Per una nuova umanità


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