da Come il Padre ha amato me...
365 pensieri per l'anno sacerdotale
(Raccolta per autore)
Concilio Ecumenico Vaticano II
Nell'unico sacerdozio di Cristo
Unificare la vita
Discepoli e fratelli
Distinzione, non ineguaglianza
Sul modello della prima Chiesa
Fraternità in scelte concrete
Reciprocamente responsabili
L'anima del movimento ecumenico
Unica dignità, unica opera
Il presbiterio, forza di unione
A tutti i popoli, a tutti i tempi
La vocazione ultima della persona
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Nell'unico sacerdozio di Cristo
Tutti i discepoli di Cristo, perseverando nella preghiera e lodando insieme Dio (cf At 2,42-47), offrano se stessi come vittima viva, santa, gradevole a Dio (cf Rm 12,1), rendano dovunque testimonianza di Cristo e, a chi la richieda, rendano ragione della speranza che è in essi di una vita eterna (cf 1Pt 3,15).
Il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico, quantunque differiscano essenzialmente e non solo di grado, sono tuttavia ordinati l'uno all'altro, poiché l'uno e l'altro, ognuno a suo proprio modo, partecipano dell'unico sacerdozio di Cristo.
Il sacerdote ministeriale, con la potestà sacra di cui è investito, forma e regge il popolo sacerdotale, compie il sacrificio eucaristico nel ruolo di Cristo e lo offre a Dio a nome di tutto il popolo; i fedeli, in virtù del loro regale sacerdozio, concorrono all'offerta dell'Eucaristia ed esercitano il loro sacerdozio col ricevere i sacramenti, con la preghiera e il ringraziamento, con la testimonianza di una vita santa, con l'abnegazione e la carità operosa.
Lumen gentium 10
Come il Padre…, vol. I, Uomini di Dio per il tempo d'oggi
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Unificare la vita
Anche i presbiteri, immersi e agitati da un gran numero di impegni derivanti dalla loro missione, possono domandarsi con vera angoscia come fare ad armonizzare la vita interiore con le esigenze dell'azione esterna. Ed effettivamente, per ottenere questa unità di vita non bastano né l'organizzazione puramente esteriore delle attività pastorali né la sola pratica degli esercizi di pietà, quantunque siano di grande utilità. L'unità di vita può essere raggiunta invece dai presbiteri seguendo nello svolgimento del loro ministero l'esempio di Cristo Signore, il cui cibo era il compimento della volontà di colui che lo aveva inviato a realizzare la sua opera (...). E per poter anche concretizzare nella pratica l'unità di vita, considerino ogni loro iniziativa alla luce della volontà di Dio.
Presbyterorum ordinis 14
Come il Padre…, vol. I, Donati a Dio, in ascolto di Lui
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Discepoli e fratelli
I sacerdoti del Nuovo Testamento, anche se in virtù del sacramento dell'ordine svolgono la funzione eccelsa e insopprimibile di padre e di maestro nel Popolo di Dio e per il Popolo di Dio, sono tuttavia discepoli del Signore, come gli altri fedeli, chiamati alla partecipazione del suo regno per la grazia di Dio.
In mezzo a tutti coloro che sono stati rigenerati con le acque del battesimo, i presbiteri sono fratelli, membra dello stesso e unico corpo di Cristo, la cui edificazione è compito di tutti.
Perciò i presbiteri nello svolgimento della propria funzione di presiedere la comunità devono agire in modo tale che, non mirando ai propri interessi ma solo al servizio di Gesù Cristo, uniscano i loro sforzi a quelli dei fedeli laici, comportandosi in mezzo a loro come il Maestro, il quale fra gli uomini «non venne ad essere servito, ma a servire e a dar la propria vita per la redenzione della moltitudine» (Mt 20,28).
Presbyterorum ordinis 9
Come il Padre…, vol. II, Fratelli tra i fratelli
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Distinzione, non ineguaglianza
Uno solo è il Popolo eletto di Dio (...); comune la grazia dei figli, comune è la vocazione alla perfezione, una sola la salvezza, una sola la speranza e una carità senza divisione. Nessuna ineguaglianza quindi in Cristo e nella Chiesa (...). Quantunque alcuni per volontà di Cristo siano costituiti dottori, dispensatori dei misteri e pastori per gli altri, tuttavia vige fra tutti una vera uguaglianza riguardo alla dignità e all'azione comune a tutti i fedeli per l'edificazione del Corpo di Cristo. (...)
Così nella varietà tutti danno testimonianza della mirabile unità del Corpo di Cristo (...), in modo che sia da tutti adempito il nuovo precetto della carità. A questo proposito dice molto bene sant'Agostino: «Se mi atterrisce l'essere per voi, mi consola l'essere con voi. Perché per voi sono vescovo, con voi sono cristiano. Quello è nome di ufficio, questo di grazia; quello è nome di pericolo, questo di salvezza».
Lumen Gentium 32
Come il Padre…, vol. II, Fratelli tra i fratelli
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Sul modello della prima Chiesa
È indispensabile che [i sacerdoti] sappiano esaminare attentamente alla luce della fede tutto ciò che si trova sul loro cammino, in modo da sentirsi spinti a usare rettamente dei beni in conformità con la volontà di Dio (...).
Non trattino l'ufficio ecclesiastico come occasione di guadagno, né impieghino il reddito che ne deriva per aumentare il proprio patrimonio personale. (...)
Anzi, essi sono invitati ad abbracciare la povertà volontaria, con cui possono conformarsi a Cristo in un modo più evidente ed essere più disponibili per il sacro ministero.
Cristo infatti da ricco è diventato per noi povero, affinché la sua povertà ci facesse ricchi. Gli apostoli, dal canto loro, hanno testimoniato con l'esempio personale che il dono di Dio, che è gratuito, va trasmesso gratuitamente e hanno saputo abituarsi tanto all'abbondanza come alla miseria. Ma anche un certo uso comune delle cose - sul modello di quella comunità di beni che vanta la storia della Chiesa primitiva - contribuisce in misura notevolissima a spianare la via alla carità pastorale.
Presbyterorum ordinis 17
Come il Padre…, vol. II, Fratelli tra i fratelli
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Fraternità in scelte concrete
Animati da spirito fraterno, i presbiteri non trascurino l'ospitalità, pratichino la beneficenza e la comunità di beni avendo speciale cura di quanti sono infermi, afflitti, sovraccarichi di lavoro, soli o in esilio, nonché di coloro che soffrono la persecuzione. È bene che si riuniscano volentieri per trascorrere assieme serenamente qualche momento di distensione e riposo (...).
Inoltre, per far sì che i presbiteri possano reciprocamente aiutarsi a fomentare la vita spirituale e intellettuale, collaborare più efficacemente nel ministero ed eventualmente evitare i pericoli della solitudine, sia incoraggiata fra di essi una certa vita comune o una qualche comunità di vita, che può naturalmente assumere forme diverse, in rapporto ai differenti bisogni personali o pastorali: può trattarsi, cioè, di coabitazione là dove è possibile, oppure di una mensa comune, o almeno di frequenti e periodici raduni.
Presbyterorum ordinis 8
Come il Padre…, vol. II, Fratelli tra i fratelli
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Reciprocamente responsabili
Sappiano i presbiteri che, a causa della partecipazione al medesimo sacerdozio, essi sono specialmente responsabili nei confronti di coloro che soffrono qualche difficoltà; procurino dunque di aiutarli a tempo, anche con un delicato ammonimento, quando ce ne fosse bisogno.
E per quanto riguarda coloro che fossero caduti in qualche mancanza, li trattino sempre con carità fraterna e comprensione, preghino per loro incessantemente e si mostrino in ogni occasione veri fratelli e amici.
Presbyterorum ordinis 8
Come il Padre…, vol. III, Testimoni di Gesù vivo
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L'anima del movimento ecumenico
Non esiste un vero ecumenismo senza interiore conversione (...). Perciò dobbiamo implorare dallo Spirito divino la grazia di una sincera abnegazione, dell'umiltà e della dolcezza nel servizio e della fraterna generosità di animo verso gli altri (...).
Anche per le colpe contro l'unità vale la testimonianza di san Giovanni: «Se diciamo di non aver peccato, noi facciamo di Dio un mentitore, e la sua parola non è in noi» (1Gv 1,10). Perciò con umile preghiera chiediamo perdono a Dio e ai fratelli (...), come pure noi rimettiamo ai nostri debitori.
Si ricordino tutti i fedeli, che tanto meglio promuoveranno, anzi vivranno in pratica l'unione dei cristiani, quanto più si studieranno di condurre una vita più conforme al Vangelo.
Questa conversione del cuore e questa santità di vita, insieme con le preghiere private e pubbliche per l'unità dei cristiani, devono essere considerate come l'anima di tutto il movimento ecumenico e si possono giustamente chiamare ecumenismo spirituale.
Unitatis redintegratio 7-8
Come il Padre…, vol. III, Icone dell'unitrinità
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Unica dignità, unica opera
Unico è il popolo eletto di Dio: «Un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo» (Ef 4,5); comune è la dignità dei membri in forza della loro rigenerazione in Cristo, comune è la grazia di esser figli, comune la chiamata alla perfezione, una sola la salvezza, una la speranza e l'indivisa carità. Quindi in Cristo e nella Chiesa nessuna ineguaglianza a motivo della razza o della nazione, della condizione sociale o del sesso, perché «non c'è più giudeo né greco, né schiavo né libero, né uomo né donna: tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3,28; cf Col 3,11).
Se nella Chiesa dunque non camminano tutti per la stessa via, tutti però sono chiamati alla santità e hanno ricevuto in sorte la medesima fede nella giustizia salvifica di Dio (cf 2Pt 1,1). Anche se per volontà divina alcuni sono costituiti dottori, dispensatori dei misteri e pastori a vantaggio degli altri, fra tutti vige però vera uguaglianza quanto alla dignità e all'azione nell'edificare il corpo di Cristo, che è comune a tutti quanti i fedeli.
Lumen gentium 32
Come il Padre…, vol. III, Icone dell'unitrinità
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Il presbiterio, forza di unione
L'unione tra i presbiteri e i vescovi è particolarmente necessaria ai nostri giorni, dato che oggi, per diversi motivi, le imprese apostoliche debbono non solo rivestire forme molteplici, ma anche trascendere i limiti di una parrocchia o di una diocesi.
Nessun presbitero è quindi in condizione di realizzare a fondo la propria missione se agisce da solo e per proprio conto, senza unire le proprie forze a quelle degli altri presbiteri, sotto la guida di coloro che governano la Chiesa (...).
Ciascuno dei presbiteri è dunque legato ai confratelli col vincolo della carità, della preghiera e della collaborazione nelle forme più diverse, manifestando così quella unità con cui Cristo volle che i suoi fossero una sola cosa, affinché il mondo sappia che il Figlio è stato inviato dal Padre.
Presbyterorum ordinis 7-8
Come il Padre…, vol. III, Icone dell'unitrinità
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A tutti i popoli, a tutti i tempi
Il dono spirituale che i presbiteri hanno ricevuto nell'ordinazione non li prepara a una missione limitata e ristretta, bensì a una vastissima e universale missione di salvezza, «fino agli ultimi confini della terra» (At 1,8), dato che qualunque ministero sacerdotale partecipa della stessa ampiezza universale della missione affidata da Cristo agli Apostoli.
Infatti il sacerdozio di Cristo, di cui i presbiteri sono resi realmente partecipi, si dirige necessariamente a tutti i popoli e a tutti i tempi, né può subire limite alcuno di stirpe, nazione o età.
Presbyterorum ordinis 10
Come il Padre…, vol. IV, Missione senza confini
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La vocazione ultima della persona
In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo. Adamo, infatti, il primo uomo, era figura di quello futuro (Rm 5,14) e cioè di Cristo Signore. Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l'uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione (...).
Con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo (...). Cristo, infatti, è morto per tutti e la vocazione ultima dell'uomo è effettivamente una sola, quella divina; perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire associati, nel modo che Dio conosce, al mistero pasquale.
Gaudium et spes 22
Come il Padre…, vol. IV, Missione senza confini
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