Parola che si fa vita
Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insieme)
"Parola-sintesi" proposta per ogni domenica,
corredata da un commento e da una testimonianza.
1a domenica di Quaresima (A) (9 marzo 2014)
Non di solo pane vivrà l'uomo (Mt 4,4)
2a domenica di Quaresima (A) (16 marzo 2014)
Signore, è bello per noi essere qui! (Mt 17,4)
3a domenica di Quaresima (A) (23 marzo 2014)
Egli ti avrebbe dato acqua viva (GV 4,10)
4a domenica di Quaresima (A) (30 marzo 2014)
Io sono la luce del mondo (Gv 9,5)
5a domenica di Quaresima (A) (6 aprile 2014)
Io sono la risurrezione e la vita (Gv 11,25)
Domenica delle Palme (A) (13 aprile 2014)
Padre, si compia la tua volontà (Mt 26,42)
1a domenica di Quaresima (A) (9 marzo 2014)
Non di solo pane vivrà l'uomo (Mt 4,4)
Siamo entrati nel tempo della Quaresima. L'evangelista Matteo offre al nostro ascolto il Vangelo delle tentazioni di Gesù. Esse ci presentano due modi possibili di orientare la nostra esistenza quotidiana: possiamo affidarci al nostro sforzo per impadronirci di tutto ciò che ci rende potenti, sapienti e sazi, o al contrario possiamo affidarci a Colui che sostiene la nostra debolezza e dal quale possiamo sperare di ricevere salvezza.
A Gesù che ha fame, si presenta il tentatore e gli ricorda la sua Figliolanza: essa dovrebbe comportare dei privilegi e perciò un intervento divino miracoloso. Gesù risponde ribadendo come l'essere Figlio significhi per lui accettare umilmente il limite di creatura, l'essere sottoposto all'esperienza del bisogno. Gesù vive la sua prova nell'obbedienza, nella fedeltà, non mettendo in discussione la bontà del Padre, ma accettando l'esperienza dolorosa del bisogno.
Anche se Gesù si trova nel bisogno, perché sta soffrendo la fame, è attento a quello che Dio vuole. Non si lascia lusingare da una proposta che viene da altra fonte: solo a Dio si può dare credito incondizionato. Anche per noi cristiani la parola del Signore è la roccia sicura sulla quale possiamo costruire la casa della nostra vita. È la Parola che ci fa conoscere la Volontà del Padre che noi siamo chiamati a fare, come in cielo così in terra. Anche noi, per questo, vogliamo accogliere e vivere la Parola che il Signore ci rivolge.
Testimonianza di Parola vissuta
Da un parente ho ricevuto in eredità una grossa somma di denaro. Sorpreso da un dono così inaspettato, mi chiedevo cosa farne. In famiglia siamo in cinque e ognuno ha espresso un desiderio: chi il motorino, chi il computer nuovo... Quanto a me avrei voluto devolvere una parte di quei soldi per uno scopo sociale, come aiuto sia alla parrocchia, sia ai poveri. Mi sembrava giusto davanti alle tante miserie del mondo, ma nello stesso tempo non sapevo come: i figli sarebbero stati d'accordo? A quel punto mia moglie mi ha ricordato che abbiamo un figlio in cielo: se fosse stato ancora tra noi certamente anche lui avrebbe avuto la sua parte. Nessuno dunque ci vietava di destinare la somma che spettava a lui alla solidarietà. È bastato comunicare l'idea ai figli, perché anche loro aderissero convinti e con gioia a questa decisione. Da allora sempre nel programmare le spese, riserviamo una quota per la solidarietà, come avessimo un altro figlio o fratello.
C.A.
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2a domenica di Quaresima (A) (16 marzo 2014)
Signore, è bello per noi essere qui! (Mt 17,4)
Nella conclusione del Vangelo della Trasfigurazione, che la liturgia della Parola ci fa ascoltare in questa domenica, Gesù si rivolge ai discepoli con le parole: "Alzatevi e non temete!". Questo invito è rivolto anche a noi: Egli ci prepara ad affrontare con fede il nostro cammino al suo seguito.
Pietro è l'unico che riesce a dar voce ai propri sentimenti con l'espressione: "Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia". Pietro pensa che la fine del tempo sia lì, sul monte; le sue sono le parole dell'uomo che vuole rendere eterno quell'attimo, per goderlo per sempre.
Tutti vorrebbero dimenticare un passato gravato di difficoltà e ignorare un futuro carico di incognite, per assaporare unicamente un presente gratificante. Quella di Pietro rimane una parola indebita perché egli parla prima di ascoltare, vuole programmare prima di capire il senso profondo dell'avvenimento. Importante è ascoltare la voce di Dio che risuona in noi e attorno a noi. "Ascoltatelo!": ascoltare la voce di Cristo per "fare" la sua Parola.
Testimonianza di Parola vissuta
Mio marito era felice di andare in pensione perché avrebbe dedicato il tempo libero al volontariato. Ma dopo appena un anno, ha subìto un incidente grave seguito da un ictus. Nel giro di poco tempo la nostra vita è cambiata radicalmente. Questa nuova condizione mi ha aperto gli occhi e mi ha aiutato a capire che ogni fase della vita ha la sua bellezza. Non serve guardare al passato né sperare una futura trasformazione. Vedo nel presente una crescita costante nell'amore, attraverso i piccoli gesti, e ciò alimenta una nuova fede in Dio.
Un giorno al Centro di riabilitazione abbiamo visto arrivare un taxi da cui, con molta difficoltà, scendeva una signora. Ha cominciato a salutarci con entusiasmo agitando la stampella, il volto illuminato da un grande sorriso. Ho guardato mio marito. Anche lui la salutava con entusiasmo. Ripensando alla sua vita di appena un anno fa, sono stata toccata dalla sua capacità di accettare pienamente sia gli altri che se stesso. Ha ragione Igino Giordani quando scrive: "Visto in Dio, questo processo che chiamiamo invecchiare è un progresso verso Dio, un avvicinarsi a casa: il viaggio di ritorno".
P.M., Australia
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3a domenica di Quaresima (A) (23 marzo 2014)
Egli ti avrebbe dato acqua viva (GV 4,10)
Il colloquio di Gesù con la Samaritana si apre con la richiesta: "Dammi da bere". La stanchezza di Gesù potrebbe motivare tale domanda, ma certamente propone l'immagine di un Gesù che si fa bisognoso. Traspare in questo atteggiamento una indicazione: è necessaria una certa disponibilità, un'apertura all'altro, perché si possa accogliere il dono della salvezza.
La richiesta sorprende la donna. E Gesù, attraverso quel dialogo, la porterà all'incontro personale con Lui e da ultimo alla fede in Lui. Egli infatti capovolge la situazione e comunica alla donna una promessa: "Se tu conoscessi il dono di Dio... egli ti avrebbe dato acqua viva". Gesù promette un dono in cui viene placato il desiderio di vita e di pienezza che assilla il cuore umano. La condizione per accedere a tale dono è accogliere Gesù. Incontrare e accogliere Gesù significa ritrovare in Lui il Salvatore, colui che dà risposta a tutte le domande di bene, di bontà e di perfezione che ci portiamo dentro. A chi accoglie la Parola, Gesù dona la possibilità di vedere chiaro nella propria vita senza accontentarsi delle mezze verità.
Testimonianza di Parola vissuta
Nella mia scuola c'era un ragazzo molto triste. Me lo son fatto amico, e un giorno lui mi ha confidato che aveva tutto quanto poteva desiderare, ma era insoddisfatto della vita. Si domandava come credere in Dio quanto c'è così tanta sofferenza nel mondo e aveva pensato persino al suicidio. Per farlo sentire utile io ed altri compagni gli abbiamo chiesto aiuto in alcune materie. Ha iniziato a stare meglio e siccome mi faceva spesso domande sulla fede, l'ho invitato ad un incontro di un gruppo di ragazzi che cercano di vivere il Vangelo. Toccato profondamente dall'annuncio che Dio è amore, si è deciso a iniziare un percorso di fede. Mi ha poi confidato: "Tu e i tuoi amici mi avete salvato la vita".
R., Brasile
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4a domenica di Quaresima (A) (30 marzo 2014)
Io sono la luce del mondo (Gv 9,5)
Nella quarta domenica di Quaresima trionfa il tema della luce. Gesù non si limita a guarire il cieco nato, ma lo mette anche in condizione di diventare trasmettitore di luce, capace di accendere anche negli altri una scintilla del fuoco divampato dopo l'incontro con Lui. Al centro del brano evangelico sta il riconoscimento di Gesù come fonte di luce: Gesù si rivela al cieco dalla nascita come Colui che dona la luce di Dio, fa sperimentare la sollecitudine di Dio. Il colloquio di Gesù col cieco, guarito dalla sua cecità fisica e interiore, è un dialogo di amore che si conclude nella professione di fede del guarito.
Così è capitato anche a noi. Il nostro incontro con Cristo non è tanto il risultato della nostra ricerca, ma del suo venirci incontro: è passato per la nostra strada, ci ha visti e ha cambiato la nostra esistenza. Come? Attraverso la sua Parola e il soffio del suo Spirito. E Lui è diventato la nostra luce: quella che ci strappa dalle tenebre del disorientamento e traccia davanti a noi la strada della vita, ci dona occhi limpidi e pieni di amore per guardare la storia; quella luce che ci manifesta il volto di Dio come Padre.
Testimonianza di Parola vissuta
Da alcuni anni andiamo regolarmente a trovare i carcerati nella più grande prigione di Onitsha. Parliamo con loro, ascoltiamo i loro bisogni e le loro confidenze, cerchiamo di aiutarli in vario modo e portiamo anche la Parola di Vita che 400 di loro ricevono volentieri e cercano di vivere. Ecco cosa ci ha raccontato uno di loro: "Sono figlio di un docente universitario. Durante l'università ho cominciato a frequentare cattive compagnie e a fare cose che alla fine mi hanno portato in prigione. Qui ho conosciuto voi e ho cominciato a provare a vivere le parole del Vangelo, come "Ama il prossimo tuo come te stesso". Questa si è incisa profondamente nella mia anima e ho deciso di cominciare a imparare come si fa ad amare e a farne l'esperienza. Prima non lo sapevo e non ero abituato a dimostrare affetto, neppure ai miei genitori, alla mia famiglia, agli amici.
Ho iniziato ad amare i miei compagni di cella, condividendo con loro il cibo ricevuto. Sto sperimentando che, anche se lo stomaco è più vuoto, il cuore è molto più pieno. Pian piano sto imparando come si fa ad amare e ve ne sono molto grato".
R.K., Nigeria
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5a domenica di Quaresima (A) (6 aprile 2014)
Io sono la risurrezione e la vita (Gv 11,25)
Il Vangelo di questa domenica ci offre "il segno" di Lazzaro, amico di Gesù, richiamato alla vita. Esso ci stimola a guardare oltre l'orizzonte terreno: la vita che Gesù dona non è solo quella fisica, ma la vita di Dio.
È la sorella Marta che per prima corre incontro a Gesù, con una prontezza che è figura della fede. L'incontro di Marta con Gesù è l'inizio di un cammino di fede che si fa largo attraverso il dubbio e la difficoltà di capire i tempi e i piani del Signore. Ha comunque fiducia in Lui fino a rivolgergli un rimprovero: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!".
Gesù soccorre la debole fede di Marta comunicandole una verità che prende vigore nella certezza di una comunione con Lui: "Io sono la risurrezione e la vita". Gesù è la risurrezione e la vita perché ha vinto la morte sconfiggendola una volta per tutte; perché ha vinto la morte affrontandola con la forza dell'amore. Anche noi abbiamo la possibilità di vincere la morte accogliendo in noi Gesù con la sua Parola di vita, amando appassionatamente la vita, ogni vita, difendendola da ciò che la minaccia e umilia.
Testimonianza di Parola vissuta
Una volta don Giulio mi raccontò che, appena giunto in Brasile, trascorse due anni senza che nessuno gli rivolgesse la parola: la gente si limitava ad entrare in chiesa la domenica, per la Messa, uscendone al termine per ritornarvi la settimana successiva. Due anni di silenzio sono interminabili, un deserto senza limiti. Per quella gente era uno straniero, un estraneo, un uomo bianco vestito di strano.
Poi succede qualcosa. Durante una Messa un bambino piange disperatamente tra le braccia della madre. Don Giulio interrompe la celebrazione, si avvia verso il bambino, lo prende in braccio e lo mette a sedere sull'altare. Un gesto forse banale, insignificante, dettato dall'intuizione di un momento. Eppure, in quel momento, accade qualcosa. La gente, fino ad allora muta ed indifferente, capisce. Capisce che quell'uomo bianco vestito di strano è uno di loro, un uomo come loro. O forse è don Giulio che in quel momento capisce che quella gente ha bisogno di SEGNI, di segnali forti e concreti per entrare in relazione, per comunicare.
Da "Un fiore per…",
tratto da "Le Terre Splendenti di Giulio Liverani"
Domenica delle Palme (A) (13 aprile 2014)
Padre, si compia la tua volontà (Mt 26,42)
La liturgia odierna ci invita a riflettere sul mistero centrale della fede cristiana: passione, morte e risurrezione del Signore. La Lettura della Passione propone un'immagine di Gesù come l'obbediente servo di Dio che adempie in tutto le Scritture. San Matteo mostra la fedeltà di Gesù, stimolando nei cristiani una riflessione sulla propria fedeltà alla parola di Dio e sull'obbedienza alle esigenze della sequela Gesù. Matteo ci fa conoscere come Gesù viva il momento della sofferenza e della morte con una fiducia totale nel Padre. In questo senso Egli è l'esempio più alto di fede: Egli si fida in tutto e per tutto dell'amore del Padre. Per questo sente di compiere la volontà dell'Abbà.
Anche noi ogni volta che preghiamo il Padre nostro diciamo "sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra". Fare, compiere la volontà di Dio. Essa si presenta a noi in tanti modi: in quelli che sono i nostri doveri e in ciò che non è programmato, ma che pure ci capita: un incontro, un aiuto, un bisogno, un pensiero. Tutto è grazia del Signore e ad essa io posso rispondere con l'amore. Fare per amore il mio lavoro, accogliere con amore quella persona, essere attento per amore a quel bisogno e dare per amore quell'aiuto. Essendo, come Gesù, amore, compiremo alla perfezione la volontà del Padre. E se ci accorgiamo di aver sbagliato, ricominciamo ad amare.
Testimonianza di Parola vissuta
Sono una volontaria ospedaliera e settimanalmente dedico un po' del mio tempo ai malati. Passiamo ai loro capezzali cercando di capire i bisogni: un bicchier d'acqua, spostare un cuscino, aiutare durante i pasti, oppure semplicemente ascoltare i loro dubbi, timori, confidenze. Sembra semplice, ma bisogna metterci il cuore, altrimenti diventa un servizio freddo.
Venerdì avvicinandomi ad un letto occupato da un uomo in evidente stato di degrado fisico e di grande sofferenza, ho evitato ogni contatto lasciando alla mia collega l'ingrato compito. Quando è arrivato il pranzo, essendo l'unica volontaria presente, ho però dovuto aiutarlo a mangiare, cercando di mantenere le dovute distanze.
Ad un certo punto mi sono chiesta perché ero lì. E mi sono ricordata una frase: "Ogni volta che avrete fatto queste cose ad uno solo di questi fratelli più piccoli, l'avete fatta a me". Sentivo che senza amore, rispetto per la persona, attenzione alle sue esigenze, i rapporti personali possono essere corretti ma incapaci di dare risposte alle esigenze umane.
Ho cercato di superare ogni titubanza e il mio atteggiamento è cambiato. Lentamente quel volto si trasforma, quegli occhi castani sofferenti e malinconici diventano luminosi e alla fine mi dice: "È il primo giorno, dopo tanti, che sento il pasto gustoso. Grazie a te ho mangiato bene e volentieri. Che Dio ti benedica".
C.L., Italia
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