Anno C – 2a domenica dopo Natale


Enzo Bianchi
OGGI SI COMPIE PER VOI LA SCRITTURA
Il vangelo festivo (Anno C)
Edizioni San Paolo, 2009

Anno C – 2a domenica dopo Natale

• Siracide 24,1-2.3-4Nvg.8-12 • Efesini 1,3-6.15-18 • Giovanni 1,1-18

GESÙ CRISTO, NARRAZIONE DI DIO

Alla fine del prologo del quarto vangelo - il testo che oggi la chiesa ci propone quale approfondimento del mistero dell'incarnazione, dell'umanizzazione di Dio in Gesù Cristo - si legge un'affermazione che costituisce una vera e propria sintesi della fede cristiana: «Dio nessuno l'ha mai visto, ma il Figlio unigenito ce lo ha raccontato (exeghésato)». Exeghésato: verbo che può essere tradotto con «raccontare», «narrare», «fare l'esegesi», «spiegare», «rivelare»; parola che racchiude in sé tutto il cristianesimo...

Giovanni afferma innanzi tutto una verità semplicissima, che appartiene all'esperienza comune di ogni essere umano: «Dio nessuno l'ha mai visto», oppure, come dirà nella sua Prima lettera, «Dio nessuno l'ha mai contemplato» (1Gv 4,12). Finché noi uomini siamo in vita Dio resta invisibile, inaccessibile (cfr. 1Tm 6,16), poiché «chi vede Dio muore» (cfr. Es 33,20), come recita l'adagio biblico. Da sempre - secondo l'espressione utilizzata da Paolo nel suo discorso all'Areopago - «gli uomini hanno cercato Dio, come a tentoni, se mai potessero giungere a trovarlo» (At 17,27). Ebbene, l'uomo cercava Dio a tentoni, ma non poteva conoscerlo pienamente, restava nell'ignoranza (cfr. At 17,30); proprio per questo Dio ha alzato il velo su di sé, ha scelto di rivelarsi agli uomini da Abramo (cfr. Gen 12) in poi, ponendosi in alleanza con Israele, discendenza di Abramo e popolo verso il quale Dio si è impegnato mediante delle promesse.

E così «Dio ha parlato per mezzo dei profeti», da Abramo fino a Giovanni il Battezzatore; infine lo ha fatto attraverso Gesù, che non solo è stato «profeta potente in azioni e in parole» (Lc 24,19), non solo è stato riconosciuto quale Cristo, Messia, ma si è rivelato l'ultima e definitiva Parola di Dio agli uomini, il compimento di «tutte le promesse fatte ad Abramo e alla sua discendenza per sempre» (cfr. Lc 1,55): è Gesù che ci ha raccontato e spiegato compiutamente Dio. In altre parole, dal momento in cui Dio si è umanizzato in Gesù, quest'uomo ha aperto un sentiero unico per andare a Dio, al punto che egli stesso ha potuto affermare nel quarto vangelo: «Nessuno può andare al Padre se non attraverso di me» (Gv 14,6). Per conoscere in pienezza Dio si deve conoscere Gesù, per credere in Dio si deve credere in Gesù. Con Gesù si è operato di fatto un mutamento, sul quale noi non riflettiamo a sufficienza: prima di lui occorreva credere in Dio, nel «Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe» (Es 3,6; Lc 20,37), e questa fede poteva anche condurre a credere al Messia, fino a riconoscerlo in un uomo venuto sulla terra. Dal giorno della glorificazione di Gesù, della sua morte e resurrezione, occorre innanzitutto credere in Gesù, conoscerlo, amarlo e seguirlo: ed è in questo cammino che si rivela in pienezza Dio, ben al di là di come gli uomini lo avevano cercato e immaginato!

È conoscendo l'esistenza umana di Gesù che noi possiamo essere condotti a Dio stesso, accedere al Dio vivente e vero: si tratta di un capovolgimento importantissimo, che in questi due millenni di cristianesimo non abbiamo ancora realmente assunto: basti pensare al fatto che, all'interno della nostra catechesi, si parte ancora da Dio per giungere a Gesù solo in un secondo momento, mentre sarebbe necessario percorrere l'itinerario opposto! Possiamo trovare sintetizzato questo cammino nella testimonianza fornita dal centurione romano che, sotto la croce, «vedendo Gesù morire in quel modo, disse: "Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!"» (Mc 15,39). È un pagano che, vedendo tutta la vita di Gesù sintetizzata nell'atto della sua morte, ha avuto la rivelazione del Dio vivente professato da Israele e cercato dalle genti...

Sì, noi cristiani andiamo a Dio attraverso Gesù, «l'immagine del Dio invisibile» (Col 1,15): narrando Dio con la sua vita, Gesù ha giudicato tutte le immagini e i volti di Dio che gli uomini si fabbricano con le proprie mani, ha giudicato tutte le proiezioni umane che sovente attribuiscono a Dio il volto di un Dio «perverso»: un Dio-con-noi e contro-gli-altri quando facciamo le guerre, un Dio vendicativo capace di mettere paura ai non credenti, un Dio che abbatte i nemici che noi definiamo tali. Ormai ciò che di Dio può essere conosciuto e predicato è quanto è stato vissuto e predicato da Gesù; e ciò che di Dio Gesù non ha narrato, non possiamo più in alcun modo possibile proiettarlo su Dio stesso.

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