Il Vangelo festivo (C) - Introduzione

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Enzo Bianchi
OGGI SI COMPIE PER VOI LA SCRITTURA
Il vangelo festivo (Anno C)
Edizioni San Paolo, 2009


Introduzione

«Oggi si compie per voi la Scrittura» (cfr. Lc 4,21): la concisa omelia pronunciata da Gesù in giorno di sabato nella sinagoga di Nazaret, all'inizio del suo ministero pubblico, è il modello di ogni commento ai brani scritturistici proclamati nella liturgia. La Parola contenuta nelle Scritture è infatti sempre indirizzata nell'«oggi» a un «voi» preciso, quello dell'assemblea convocata dal Signore in un tempo e in un luogo determinati: in essa e per essa le Scritture si compiono.

Il compito di chi predica la Parola è dunque semplice e nel contempo assai esigente: condurre coloro a cui si rivolge a percepire il compimento della Scrittura nel loro oggi personale e comunitario. In questo ministero di «servi della Parola» (Lc 1,2) non c'è nulla da inventare, né occorrono doti particolari: si tratta semplicemente di interpretare le Scritture con le Scritture, di ascoltare e pregare con perseveranza la Parola prima di annunciarla e, soprattutto, di essere sempre più assidui alla vita del Signore Gesù Cristo narrata nei vangeli.

Questa vita, che è il Vangelo, costituisce infatti il vero compimento delle Scritture. Il Signore risorto lo ha manifestato con chiarezza ai due discepoli in cammino verso Emmaus, in quella pagina straordinaria che è una sorta di compendio del vangelo secondo Luca e, insieme, un' apertura di orizzonte sul tempo della chiesa: «Cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui» (Lc 24,27). E subito dopo ha detto agli Undici: «Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi» (Lc 24,44). Sì, le Scritture conducono a Cristo e Cristo le illumina di una luce nuova, perché ne è l'interprete definitivo: esse trovano il loro centro nel compimento pasquale, nella passione, morte e resurrezione di Gesù come frutto della sua esistenza spesa nella libertà e per amore.

È la vita di Gesù che va trasmessa, non le nostre povere parole umane, così spesso esposte al rischio di ostacolare il contatto dei nostri fratelli e sorelle con il Vangelo. Ma è una vita - lo ripeto - che può essere compresa in pienezza solo «secondo le Scritture» (cfr. 1Cor 15,3-4), come confessiamo ogni domenica nel Credo. Ovvero, Gesù Cristo non può essere ridotto al frutto dei nostri desideri e delle nostre proiezioni, a un idolo seducente in quanto opera delle nostre mani: no, egli è colui che ci viene rivelato all'interno di una comunione ecclesiale in cui la fede che accogliamo è conforme alle Scritture, egli è il Gesù Cristo secondo le Scritture! Lo aveva ben compreso sant'Ambrogio quando scriveva con intelligenza: «Il corpo del Figlio è la Scrittura a noi trasmessa».



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