Parola che si fa vita
Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insieme)
1a domenica di Quaresima (B) (26 febbraio 2012)
Convertitevi e credete nel Vangelo (Mc 1,15)
2a domenica di Quaresima (B) (4 marzo 2012)
Fu trasfigurato davanti a loro (Mc 9,2)
3a domenica di Quaresima (B) (11 marzo 2012)
Molti credettero nel suo nome (Gv 2,23)
4a domenica di Quaresima (B) (18 marzo 2012)
Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio (Gv 3,16)
5a domenica di Quaresima (B) (25 marzo 2012)
Se uno mi vuol servire, mi segua (Gv 12,26)
Domenica delle Palme (B) (1° aprile 2012)
L'anima mia è triste fino alla morte (Mc 14,34)
1a domenica di Quaresima (B) (26 febbraio 2012)
Convertitevi e credete nel Vangelo (Mc 1,15)
È finito il tempo dell'attesa.
Gesù è con noi e per noi, vuole rivelarci l'amore del Padre.
La Parola oggi annunciata è 'conversione': "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino: convertitevi", che significa rivoluzionare il modo di pensare.
Oggi si parla molto di rivoluzioni, però quasi tutte sono contro qualcosa e contro qualcuno. Diversa è la rivoluzione evangelica: è primariamente rivoluzione interiore, è rivoluzione contro se stessi e contro il proprio egoismo.
Pertanto ritroviamo il coraggio di metterci in gioco, ritornando a Dio con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le forze, amando tutti.
San Paolo si rivolge accoratamente agli abitanti di Corinto, dicendo: "Vi supplichiamo in nome di Gesù Cristo, lasciatevi riconciliare con Dio".
Viviamo la Quaresima come un tempo di grazia, che ci prepara all'incontro di Gesù Risorto, portatore di pace.
La Pasqua allora farà ritornare sulla terra l'arcobaleno, come 'segno dell'alleanza' fra Dio e ogni essere vivente.
Testimonianza di Parola vissuta
Iniziata la Quaresima ho sentito l'esigenza di staccarmi da qualcosa di importante che disturbava il mio rapporto con Dio. A cosa avrei potuto rinunciare? Ho deciso: al cellulare! Per alcuni può sembrare una stupidaggine, ma per me non lo è assolutamente, anzi è uno sforzo disumano visto che da un po' di tempo vivevo solo grazie a questo. Il mio umore aveva iniziato a dipendere da esso: se suonava in continuazione, stavo bene, altrimenti mi deprimevo. Ero la sua schiava. Dovevo sottrarmi a questa schiavitù, diventata ormai impossibile da sostenere. E ci sono riuscita!
Ho deciso di alternare l'uso del cellulare: un giorno sì e un giorno no e nei "giorni no" di tenerlo spento. Vi assicuro che le prime volte mi sono sembrate più che ardue... impossibili! Dovevo nasconderlo o legarmi in qualche modo per non accenderlo, ma riuscire a sconfiggere la tentazione mi ha dato tanto coraggio.
Inoltre, alla sera prima di dormire, ho iniziato a leggere una paginetta di Vangelo. Se prima non avevo voglia di aprirlo, ora leggere quel libricino speciale, capirlo, studiarlo, impararlo è praticamente essenziale: è diventato la mia abitudine preferita! Ora non sono più schiava di quell'oggetto fastidioso! Anzi, anche quando lo posso tenere acceso, spesso lo dimentico. Sostituire il cellulare con il Vangelo è stata una scoperta meravigliosa: ha preso il via una nuova amicizia con Gesù che da tempo era stata sotterrata da vari impegni, distrazioni, pensieri, fin quasi a scomparire. Ora è tornata.
Gloria, 15 anni
torna suRose Angela
2a domenica di Quaresima (B) (4 marzo 2012)
Fu trasfigurato davanti a loro (Mc 9,2)
Il racconto della Trasfigurazione riporta l'esperienza di Pietro, Giacomo e Giovanni.
Avvolti dalla luce e dall'amore ineffabile del Padre, contemplano il corpo trasfigurato di Gesù e le sue "vesti splendide, bianchissime" che fanno intravedere la bellezza divina.
Perché questa rivelazione, a poche ore dall'annuncio della Passione?
Per far scoprire agli apostoli prima, come oggi a noi, che Dio è Padre e Madre di tutti, e Gesù ha un amore sconfinato per gli uomini.
La nostra risposta è ascoltare la voce di Gesù: "Se qualcuno vuol seguirmi, prenda la sua croce".
Talvolta sembra impossibile, ma occorre trasformare questo dolore e ogni dolore in amore.
Il dolore non ha spiegazione, ha però una garanzia: Gesù Crocifisso-Risorto che vive in noi e tra noi.
Vivere così è certezza e garanzia della risurrezione.
Testimonianza di Parola vissuta
Nella mia vita anch'io ho conosciuto il dolore, ma anche l'amore di Dio. Qualche tempo fa, giocando, un ragazzo ha ferito la gamba di mia sorella. Quando gli ho chiesto di smettere, lui, seccato, ha lanciato il bastone contro di me e, accidentalmente, alcune schegge sono entrate nel mio occhio. In ospedale ho aspettato tre giorni prima dell'operazione. Ho sofferto molto. Non volevo diventare un problema per la mia famiglia e mi chiedevo: «Perché proprio a me?». Dopo la prima operazione ho perso la vista. Il secondo intervento è stato più doloroso. A causa di una medicina ogni giorno rimanevo paralizzata per un'ora. Avevo paura di non riuscire più a camminare.
Nonostante questa situazione, anche se tutti intorno a me avevano risentimento, io sentivo di dover perdonare quel ragazzo, aiutando anche la mia famiglia a fare lo stesso. Da quel momento ho iniziato ad avere di nuovo fiducia in Dio e a Lui ho chiesto il coraggio per andare avanti.
Quando i medici mi hanno detto che non avrei mai più riacquistato la vista, tutti si aspettavano che piangessi. «Perché rattristarmi – ho spiegato - per qualcosa che non mi appartiene? Ringrazio Dio che mi ha dato due occhi e ora ne ho perso uno solo».
L'anno scorso ho saputo che grazie a un trapianto avrei potuto vedere di nuovo. Si tratta di un'operazione molto costosa, ma è diventata possibile, perché tanti, che condividono questo nostro modo di vivere, mi hanno aiutato. L'operazione è riuscita e adesso ci vedo.
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3a domenica di Quaresima (B) (11 marzo 2012)
Molti credettero nel suo nome (Gv 2,23)
Il tempio era per gli Israeliti la presenza stessa di Dio in mezzo al popolo eletto.
Nel Vangelo di oggi, Giovanni racconta come Gesù scaccia i venditori del tempio: "Non fate della casa del Padre mio un mercato".
Con questo gesto inizia un nuovo modo di pregare e lodare Dio: è Gesù il nuovo tempio!
Gesù vuole uscire 'dai tabernacoli' per entrare negli ambienti dove si svolge la vita di tutti i giorni: nella famiglia, nei posti di lavoro, nella scuola, negli ospedali, nelle istituzioni ecclesiali e civili.
Tutti noi credenti, con lui tra noi, realizzeremo così il sogno del Padre: "Che tutti siano una cosa sola".
Smetteremo così di presentare preghiere sterili e offerte inutili e testimonieremo a tutti la gioia di essere amati e di amare, perché il Risorto è tra noi.
Testimonianza di Parola vissuta
Come far sperimentare anche ai nostri amici che la chiave per la felicità si trova nel dare, nel donarsi agli altri? È da qui che siamo partiti per lanciare la nostra nuova azione intitolata appunto: "Un'ora di felicità".
L'idea è molto semplice: si tratta di far felice un'altra persona, almeno per un'ora al mese. Abbiamo iniziato con chi ci sembrava avesse più bisogno di amore e, dovunque abbiamo offerto la nostra disponibilità, ci siamo visti spalancare le porte!
E così, eccoci in un parco per portare a spasso alcuni anziani su sedie a rotelle, o in ospedale, dove abbiamo giocato con i bambini ricoverati o fatto sport con portatori di handicap. Loro erano felicissimi, ma come promette l'azione: noi lo eravamo ancora di più!
Ed i nostri amici invitati a partecipare? Dapprima incuriositi, ora che hanno provato a dare felicità, sono d'accordo con noi: la felicità si dona e, detto fatto, si sperimenta!
L'azione è già partita in alcune città della Germania, ma vogliamo diffonderla in modo che scuole, gruppi ed associazioni gareggino con noi per aumentare la gioia ovunque.
Ragazzi per l'unita - Heidelberg
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4a domenica di Quaresima (B) (18 marzo 2012)
Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio (Gv 3,16)
Davanti alla tomba di Lazzaro, la gente disse di Gesù: "Come lo amava!".
L'amore di Dio, manifestato in Gesù, rimane con noi e ci vivifica con lo Spirito Santo.
Nel disegno di Dio per tutti noi c'è un meraviglioso progetto d'amore: "Chiunque crede in lui ha la vita eterna".
Cosa credere? La fede chiede di accettare la vita eterna, la risurrezione della carne, la pienezza della gioia.
Come allora "uscire" dal sepolcro delle nostre paure per vivere da risorti? Affidandoci totalmente all'amore misericordioso del Padre che ci libera dal male e ci salva, "per la straordinaria ricchezza della sua grazia", come dice san Paolo.
Decidiamo personalmente e insieme, mossi dallo Spirito Santo di accogliere la Sua Grazia, amandoci con tutto il cuore.
E così la gioia del cuore sarà un'anticipazione di paradiso: "Dio ci ama e noi crediamo all'amore".
Testimonianza di Parola vissuta
Nel cercare di essere me stesso negli atti che realizzo, scopro la possibilità di essere più vero e coerente nel rapporto con i fratelli.
In questo ultimo periodo la tensione in me era più grande perché uno scivolamento nel borghesismo e nella comodità mi aveva messo fuori dell'atteggiamento evangelico: «abbiate cinti i vostri fianchi e nelle vostre mani lampade accese...». La luce che per vari giorni mi aveva fatto vivere spontaneamente nella gioia, d'improvviso era scomparsa. È che gli stati d'animo sono la risultante di fattori fisici e psichici che non sempre posso controllare; e quindi la mia azione non può basarsi su di essi per trovare il suo valore.
Ho capito meglio la necessità di assumere questi dolori con maturità cristiana: fare di ogni atto una esperienza attraverso la parola del Vangelo, che allora diventa in me coscienza, nuova mentalità e non accomodamento al «facile».
L'altro giorno ho conosciuto a Roma due sacerdoti anglicani degli U.S.A. Siamo stati insieme per due giorni. Ho dovuto cambiare completamente il programma fatto in vista degli esami, perché in fondo dovevo essere disposto a dare la vita per amore loro. Quando, alle volte, riaffiorava il mio atteggiamento diplomatico, venendo meno la carità, sentivo il disagio interiore di aver manipolato la situazione. È stato un esercizio stupendo di rinnovamento di mentalità e questo ha procurato un primo scambio di esperienze vere.
João
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5a domenica di Quaresima (B) (25 marzo 2012)
Se uno mi vuol servire, mi segua (Gv 12,26)
I pellegrini giunti a Gerusalemme e tra questi alcuni greci, chiedono di vedere Gesù. Egli risponde: "È giunta l'ora che sia glorificato il figlio dell'uomo".
La morte di Gesù non è la sua fine, il fallimento del suo progetto, della sua missione, ma la manifestazione completa della sua gloria. Così vede Gesù la sua morte: la sconfitta del male, il trionfo del bene e l'inizio di una vita nuova.
Quello che per il mondo sarebbe la fine, è la rivelazione della nuova alleanza di Dio con l'uomo.
La salvezza è finalmente offerta non a un solo uomo o a un singolo popolo, ma all'umanità intera.
Come Gesù si è affidato alla volontà del Padre, anche oggi chiama altri a seguirlo nella stessa missione.
"Allora sarà Lui ad attirare a sé, facendo sì che ci amiamo fra noi e sbocci fra tutti la fraternità universale" (Chiara Lubich).
Testimonianza di Parola vissuta
Tante volte cerchiamo un linguaggio troppo complicato per dare risposta alle nostre difficoltà, e cosi manchiamo della semplicità evangelica, di un confronto continuo con Gesù che ci interpella e sostanzialmente sempre ci chiede: «Mi ami?».
Per tanto tempo nella mia vita mi sono trovato nella condizione di sentirmi in uno stato di inferiorità davanti agli altri. Era un dolore forte che mi immobilizzava. Dall'ambiente avevo assorbito questa idea della personalità: vale chi sa emergere e imporsi sugli altri. Questo mi mandava a terra. Anche lo studio della teologia e della filosofia non mi hanno dato una risposta a questo problema.
La soluzione è venuta dalla vita, dal Vangelo vissuto alla lettera, con altri fratelli, e per me personalmente dall'incontro con questa parola di Gesù: «Mi ami?».
Ho cominciato ad amare, a donare tutto quel poco che avevo, e questo mi strappava dalle mie complicazioni mettendo più in luce quel seme di amore che Dio aveva posto dentro di me. Ho creduto nell'amore e tutto è venuto come conseguenza. Ho visto più vicino l'uomo, e l'ho visto come un fratello, non un rivale; e ho capito che il cristianesimo non è soltanto una teologia o una dottrina, ma soprattutto una vita: una risposta all'amore di Dio nella quale trovo la mia personale pienezza.
Paco, Spagna
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Domenica delle Palme (B) (1° aprile 2012)
L'anima mia è triste fino alla morte.(Mc 14,34)
In questa Settimana Santa contempliamo e riviviamo la passione, crocifissione, morte e risurrezione di Gesù, in atteggiamento di obbedienza e di adesione alla volontà del Padre.
Il progetto di Dio Padre, attraverso la sofferenza di Gesù, è la realizzazione di un grande, stupendo disegno: che si trasformi la morte in vita, che trionfi la giustizia, vinca l'amore, e si realizzi la fraternità universale.
A noi ora accogliere e aderire con fedeltà all'invito di Gesù nell'Orto degli ulivi: "Restate qui e vegliate".
Vegliamo con Gesù, nel compimento della volontà del Padre su ciascuno di noi.
Testimonianza di Parola vissuta
Una delle regole della squadra di nuoto vietava agli atleti di potersi unire a qualche altra associazione, ovvero a gruppi di studenti che non praticano necessariamente dello sport e che si mettono insieme per dare feste notturne e bere insieme. Tre dei ragazzi che nuotavano assieme a me decisero di unirsi ad uno di questi gruppi.
Dopo alcuni mesi il nostro allenatore scoprì la cosa e non ne fu affatto contento. Tutti e tre i ragazzi erano miei grandi amici. Facevamo sempre tutto insieme: nuotare, mangiare, andare alle lezioni, ecc.
I ragazzi si trovarono in grossa difficoltà con l'allenatore e cercarono di trovare qualcuno cui dare la colpa di questo; fu così che un giorno vennero a casa mia accusandomi di aver detto all'allenatore che si erano messi in quel gruppo. Erano furiosi, puntavano il dito contro di me insultandomi in ogni modo. Sul momento cercai di amarli come meglio potevo, rendendomi conto che era inutile parlare con loro: non erano venuti per ascoltarmi. Se ne andarono ed io mi sentii profondamente ferito: fino ad un attimo prima erano miei buoni amici.
La sera quando andai a letto mi sentii vuoto dentro e molto solo: così cominciai a piangere sul mio cuscino. Mi resi allora conto che l'unico amico che sarebbe stato sempre con me era Dio e nessun altro: provai una grande pace e gioia nel mio cuore.
Da quel giorno incontrare quei tre ragazzi fu molto difficile, ma ero deciso ad amarli al massimo delle mie possibilità. Cominciai a chiamarli per vedere come stavano, altre volte imprestai ad uno del denaro o ascoltai un altro che aveva dei problemi e tante altre piccole cose. Alla fine dell'anno, con mio grande stupore, quando la squadra dovette scegliere il capitano per l'anno seguente, scelse me.
Felipe Leibholz
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