Anno B - 8a domenica del Tempo Ordinario


Enzo Bianchi
ASCOLTATE IL FIGLIO AMATO!
Il vangelo festivo (Anno B)
Edizioni San Paolo, 2008

Anno B - 8a domenica del Tempo Ordinario

• Osea 2,16b-17b.21-22 • 2 Corinzi 3,1b-6 • Marco 2,18-22

GESÙ, LO SPOSO MESSIANICO

Nella descrizione dell'attività pubblica di Gesù fornita da Marco, appaiono diversi tratti della sua identità: egli è il maestro che insegna con autorevolezza (cfr. Mc 1,22.27), il medico che cura e guarisce tutte le malattie (cfr. Mc 1,29-39), il Figlio dell'uomo che rimette i peccati (cfr. Mc 2,1-12). Con il racconto di oggi, l'evangelista rivela un ulteriore tratto dell'identità di Gesù: egli è lo sposo messianico, venuto a celebrare le nozze con la sua comunità, con quelli che, aderendo a lui con tutta la loro vita, accettano di essere la sposa che Dio da sempre cerca e ama.

L'occasione di questa rivelazione è fornita da una critica rivolta a Gesù da alcuni uomini religiosi, i quali vedono e giudicano negativamente il comportamento dei suoi discepoli, diverso da quello dei fari sei e degli stessi seguaci di Giovanni il Battezzatore. Costoro praticavano il digiuno, non come atto di mortificazione, ma quale segno di lutto e di pentimento, per prepararsi all'incontro con Dio: i farisei lo praticavano volontariamente il lunedì e il giovedì, mentre i discepoli di Giovanni stavano probabilmente vivendo il lutto per l'arresto e la morte del loro maestro.

Ma perché Gesù e i suoi discepoli non digiunano? Perché i giorni in cui Gesù predica e agisce sono i giorni del compimento della profezia: in lui il Signore Dio viene a sposare il suo popolo nella tenerezza, nell'amore e nella fedeltà (cfr. Os 2,21-22), viene per essere lo sposo della sua comunità (cfr. Is 54,5-7). Gesù è sposo nel senso che è innamorato della sua sposa, desidera la comunione con l'amata, va in cerca della sposa, le resta fedele sempre, anche quando la sposa è infedele. Per questo quanti hanno riconosciuto la visita compiuta da Dio attraverso Gesù suo Figlio non possono digiunare, ma devono fare festa: i giorni in cui Gesù è presente sono come il sabato, giorno in cui era proibito digiunare. È infatti l'ora del vino nuovo, il vino del regno di Dio: un'ora in cui non si può né si deve restare attaccati al passato, ma bisogna rallegrarsi dell'inaudita novità in atto: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro?».

Con queste parole Gesù abolisce ogni prassi di digiuno? No, e il seguito della sua risposta a chi lo contesta è estremamente chiaro: «Verranno però i giorni in cui lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno». Verrà l'ora in cui lo sposo sarà tolto, espressione desunta dal vocabolario biblico che allude a una morta violenta, a una fine tragica e improvvisa (cfr. Is 53,8; Ger 11,19): Gesù, lo sposo, sarà rifiutato e rigettato (cfr. Mc 8,31), e allora i suoi discepoli torneranno a praticare il digiuno. Così essi mostreranno di essere in lutto per la morte del Giusto, manifesteranno di desiderare con tutto il loro essere non il pane che ristora le forze né il vino che rallegra il cuore (cfr. Sal 104,15), ma la venuta dello sposo per celebrare le nozze eterne e definitive con l'umanità intera.

Ecco allora, per noi che oggi siamo collocati tra la morte e resurrezione di Gesù e la sua gloriosa venuta alla fine dei tempi, la necessità del digiuno. Digiunare è esercizio di oralità, per conoscere qual è la nostra vera fame e di che cosa, in profondità, ciascuno di noi si nutre per vivere. Digiunare ci può condurre a ordinare i nostri appetiti, a educare i nostri desideri, così da comprendere che «non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4; cfr. Dt 8,3). In altre parole, se mangiare è vitale, il cristiano con il digiuno compie un'affermazione di fede: la mia vita dipende innanzitutto dal Signore e trova in lui il suo senso ultimo. Sì, il cristiano autentico deve conoscere i desideri del proprio cuore, e, soprattutto, deve discernere se veramente attende l'amato, se davvero ama al di sopra di tutto Gesù il Signore, colui che tornerà nella gloria «affinché Dio sia tutto in tutti» (1Cor 15,28).

In attesa delle nozze eterne con Dio, ciascuno di noi è chiamato a fare spazio in sé a questa semplice domanda: «Cristiano, di che cosa ti nutri? Che cosa veramente desideri?».

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