Introduzione



Il diaconato in Italia n° 170/171
(settembre/dicembre 2011)

ATTI DEL XXIII CONVEGNO NAZIONALE
Rimini 3-6 Agosto 2011




Introduzione
di Enzo Petrolino


Pax et bonum. Fratelli nel diaconato e fratelli e sorelle tutti, amiamoci gli uni gli altri per professare unanimi la nostra fede nel Padre, nel «Figlio e nello Spirito Santo; la Trinità consustanziale ed indivisibile. La pace sia con tutti voi». Con il saluto della pace della liturgia bizantina, vorrei farmi interprete dei sentimenti di tutti i componenti il Consiglio nazionale nei vostri confronti, e rivolgere a tutti e a ciascuno quel saluto cordiale e affettuoso che nell'esperienza cristiana non è un atto formale, ma segno autentico che si fa memoria, preghiera, gioia, condivisione, speranza.
E, con voi tutti, il mio grazie va anche a quanti si sono fatti carico di promuovere questo particolare momento ecclesiale che vede insieme presbiteri/delegati, diaconi/candidati/aspiranti, spose, religiosi e laici. Il nostro convenire insieme da tante regioni ecclesiastiche vuole essere oggi espressione visibile del volto della Chiesa di Dio, che cammina nel tempo. Un pensiero di sincera ed affettuosa gratitudine va anzitutto a mons. Francesco Lambiasi, vescovo di questa diocesi, e presidente della Commissione episcopale Clero e Vita consacrata, che ha benevolmente accolto la proposta di realizzare il nostro convegno in questa chiesa locale e di aprire i nostri lavori, ieri sera, con la preghiera da lui presieduta. A lui assicuriamo, come Comunità, piena disponibilità e collaborazione. Un grazie al delegato per il diaconato, don Antonio Brigliadori, che questa mattina ha presieduto l'eucaristia, e ai diaconi di Rimini.
Un grazie, ancora, a S.E. mons. Elio Tinti, vescovo di Carpi, delegato della CERER per il diaconato, che presiederà la Celebrazione eucaristica di chiusura, e a mons. Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso e presidente della Commissione episcopale per i Problemi sociali e il Lavoro, la Giustizia e la Pace e al Direttore dell'Ufficio mons. Angelo Casile. Un grazie sin da ora rivolgo anche a tutti i relatori che si susseguiranno (avrò modo di presentarveli di volta in volta) che ci aiuteranno ad approfondire il tema di questo Convegno che - come sapete - è: "Diaconi educati al servizio del vangelo per il bene della società".
La tematica si inserisce nel cammino che la Comunità ha scelto per l'approfondimento e la riflessione, in riferimento sia alla Nota della CEI "Per un paese solidale. Chiesa italiana e mezzogiorno" sia agli Orientamenti pastorali per il decennio 2010/2020 "Educare alla vita buona del Vangelo". Come sempre, abbiamo cercato di inserire questo momento di riflessione nell'attuale cammino pastorale della Chiesa italiana, tenendo presente il carisma ed il cammino della Comunità, che cerca sempre più di mettersi al servizio delle Chiese locali e regionali per il sostegno e la crescita del ministero diaconale. Permettetemi, prima di concludere, di porgere un saluto particolare ed affettuoso al diacono Aurelio Ortín della diocesi Barcellona (Spagna) e alla sua sposa Monserrat Martínez - delegata presso il CID, che avete già avuto modo di conoscere a S. Giovanni Rotondo, durante la tavola rotonda del nostro ultimo convegno. Entrambi, da diverso tempo, partecipano ai nostri Convegni, ed è una gioia per me sottolineare l'affettuosa e fraterna amicizia che mi lega a loro già da anni. E insieme a loro, saluto calorosamente anche il carissimo Miguel Angel, diacono della diocesi di Camaguey (Cuba) e sua moglie Tere. Sabato parleremo - o meglio - prenderemo insieme visione del progetto per i diaconi di Cuba. Vi porgo, anche, i saluti e le benedizioni di tanti vescovi italiani e cardinali, che mi hanno scritto, ed in particolare del prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica card. Grocholeski, del Vicario di sua Santità cardo Vallini, dei cardinali Tettamanzi e Sepe e del Segretario della CEI mons. Crociata. Ci seguono con la loro fervida e consolante preghiera le Suore Clarisse del monastero "Natività di Maria", che è qui accanto a noi. Alla luce dell'esperienza maturata, sento il bisogno di condividere con voi la consapevolezza che davvero l'Associazione è per noi una grande famiglia, luogo di incontro e di reciproco arricchimento, dove ognuno è chiamato - secondo il proprio stato di vita e il proprio carisma - a dare un fattivo e concreto contributo nelle nostre comunità diocesane e regionali.
Mi sia lecito chiedere a voi tutti, attraverso la preghiera e il servizio, di collaborare con entusiasmo ad incarnare nelle comunità cristiane della nostra Chiesa in Italia, che qui in parte rappresentate, il Magistero dei vescovi italiani e le indicazioni che in questo Convegno verranno offerte con indubbia competenza; e di comunicarle - queste indicazioni - nello spirito del Concilio Vaticano II, perché le istanze teologiche siano comprese e assunte nella prospettiva del servire il mistero di Dio nella vita degli uomini, e perché il servizio all'uomo scaturisca davvero e sempre dal Vangelo della Carità, cuore della Chiesa di ogni tempo.
Mentre esprimo ancora il mio grazie al Signore e a voi tutti, il mio pensiero va anche ai molti amici che, in questi anni, mi hanno sostenuto nell'impegno a servizio del diaconato (vescovi, preti e laici), ed in modo particolare a don Alberto Altana - a cui la Chiesa italiana (è sempre opportuno ricordarlo!) deve in buona parte l'aver preso coscienza della vocazione al ministero diaconale.
Che a ciascuno di noi sia data la grazia di essere responsabile e creativo, di essere impegnato e capace, con l'originalità unica e irripetibile della sua vita, di camminare verso Dio e verso l'uomo per servirli con letizia, nella verità e nella carità. La Carità, che l'apostolo Paolo ci invita a praticare nel suggestivo inno, non abbia, dunque, mai fine! Sia il nostro sommo bene, il tesoro e la perla preziosa che fanno della nostra vita un servizio a Dio e all'uomo, nell'amore «paziente, benigno, generoso, umile, rispettoso, magnanime e sincero». La strada già percorsa ha dato buoni frutti; dal lavoro generoso e dalla fedeltà alla diaconia cui siamo stati chiamati altri certamente ne verranno, seminati dal soffio libero e vitale dello Spirito, che sempre guida la nostra mano e i nostri passi verso il bene comune in questo tempo della Chiesa e della nostra storia.


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