Anno B – 6 agosto – Trasfigurazione del Signore


Enzo Bianchi
ASCOLTATE IL FIGLIO AMATO!
Il vangelo festivo (Anno B)
Edizioni San Paolo, 2008

Anno B – 6 agosto – Trasfigurazione del Signore

• Daniele 7,9-10.13-14 • 2 Pietro 1,16-19 • Marco 9,2-10

LA TRASFIGURAZIONE, EVENTO DI COMUNIONE

Subito dopo aver annunciato ai suoi discepoli la necessità della sua morte e resurrezione (cfr. Mc 8,31), Gesù, sul monte alto (il Tabor secondo la tradizione), conosce un'esperienza di comunione con Dio che ha come testimoni i tre discepoli più intimi: Pietro, Giacomo e Giovanni. La Trasfigurazione avviene nella carne umana di Gesù e, a differenza della resurrezione, ha testimoni oculari. Essa appare un'esperienza che ha Dio come autore (come indica la forma passiva «fu trasfigurato davanti a loro»): si tratta quindi del sì di Dio all'uomo Gesù, al suo ministero, al cammino che egli sta compiendo verso Gerusalemme.

Gesù, come tante altre volte nel suo itinerario storico, «prende con sé» alcuni discepoli e li porta in disparte, per introdurli alla conoscenza del mistero della sua persona e all'arte della relazione con Dio. Nella solitudine e nel silenzio di quel «ritiro» avviene qualcosa di divino: la luce che avvolge Gesù svela la qualità divina che abita nell'uomo Gesù. L'esperienza di luce, come sempre nella Scrittura, è suscitata dalla parola di Dio: Elia e Mosè, ovvero i Profeti e la Legge, dialogano con Gesù. La Scrittura conduce a Cristo. E non a caso al cuore della Trasfigurazione vi è la voce dall'alto che invita all'ascolto: si tratta di ascoltare il Figlio ascoltando le Scritture, l'Antico e il Nuovo Testamento. Del resto, se Elia e Mosè rinviano all'Antico Testamento, Pietro, Giacomo e Giovanni rappresentano i Dodici e la nuova alleanza. Nella vita spirituale cristiana Gesù non può mai essere separato dalle Scritture che parlano di lui, altrimenti finiremmo per rivolgerci non al Signore rivelato dal disegno di Dio, ma a una proiezione delle nostre immagini. Senza le Scritture, noi rischiamo di ridurre Gesù a maestro, guru, profeta, liberatore politico e, pertanto, di non coglierlo nella sua autentica dimensione salvifica: quella di Signore.

Nella Trasfigurazione, la Parola della Scrittura lungamente ascoltata e meditata da parte di Gesù, diviene esperienza di comunione vivente. Non lettura di pagine, ma dialogo con viventi: Elia e Mosè sono viventi in Dio e Gesù sta conoscendo un'esperienza di comunione dei santi.

A questa comunione partecipano in certa maniera anche i tre discepoli che, per bocca di Pietro, dicono la bellezza del loro stare sul monte con Gesù. Tuttavia l'esperienza spirituale non si esaurisce in una dimensione estetica o emozionale, e proprio Pietro, che non aveva voluto ascoltare Gesù quando aveva preannunciato la sua passione e morte (cfr. Mc 8,32-33), viene richiamato dalla voce divina alla necessità dell'ascolto delle parole di Gesù. L'ascolto della parola può ricondurre all'oggettività un Pietro che, affascinato e intimorito, è preda dell' estasi e della paura e «non sa che cosa dire». Senza l'ascolto della parola del Signore, Pietro, e con lui ogni cristiano, non sa cosa dire e non ha nulla da dire, anzi rischia di dire cose vacue e di annunciare non Cristo ma se stesso.

La vera bellezza che emerge dall'esperienza della Trasfigurazione è quella della comunione: una comunione non psicologica o affettiva, ma fondata su Cristo e che ha in Cristo, definitivo rivelatore del volto del Padre, il suo centro. Questa comunione bella la possiamo anche chiamare santità. Si tratta quindi di comunione e bellezza in divenire, non statiche, non fisse, ma dinamiche. E mosse da quella forza dello Spirito santo a cui fa allusione la «nube» che trasmette la parola di Dio e che avvolge anche i discepoli.

Il dinamismo dell'azione santificante dello Spirito richiede allora che i discepoli scendano dal monte e ritornino al quotidiano, perché quello è il luogo della santificazione. E la contemplazione del Cristo trasfigurato sarà per i discepoli caparra della sua resurrezione. Il Trasfigurato annuncia il Risorto. Annuncia la grande vittoria della comunione, dell' amore e della bellezza sull' isolamento e la morte. Annuncia il regno di Dio, quel regno di salvezza universale che i discepoli hanno potuto contemplare nell'uomo Gesù, colui che ha saputo far regnare Dio su di sé integralmente, totalmente.

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