Il Vangelo festivo (B) - Introduzione

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Enzo Bianchi
ASCOLTATE IL FIGLIO AMATO!
Il vangelo festivo (Anno B)
Edizioni San Paolo, 2008


Introduzione

«La parola di Dio è viva, efficace, più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla, e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4,12): questo dovremmo ricordare ogni volta che ci accingiamo ad ascoltare, meditare e pregare la parola di Dio contenuta nelle Sante Scritture, di cui il vangelo è il cuore. Ed è solo da un ascolto obbediente e pieno di amore che può nascere anche l'omelia. Il predicatore è infatti un «servo della Parola» (cfr. Lc 1,2; At 6,4), che con le sue povere parole tenta di essere un'eco schietta della Parola agli orecchi della comunità cristiana.
Questo ho cercato umilmente di essere anch'io nel commentare i brani evangelici proposti dal lezionario dell'anno liturgico B. Le mie meditazioni sono solo una semplice traccia, frutto di un ascolto assiduo della Parola; non vogliono assolutamente essere un sussidio che esenta il predicatore dalla fatica personale di pregare la Parola, di attualizzarla e di fame così risuonare l'inesauribile ricchezza nell'oggi personale e comunitario delle persone cui si rivolge. Ogni predicatore non dovrebbe mai dimenticare, in proposito, le parole di Gesù nella sua brevissima eppure così densa omelia pronunciata nella sinagoga di Nazaret: «Oggi si è compiuta per voi questa Scrittura» (Lc 4,21).
In questo anno B un posto privilegiato spetta al vangelo secondo Marco, il più antico dei quattro, che si apre con l'affermazione fondamentale: «Inizio del Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio» (Mc 1,1). Gesù, «Parola fatta carne» (cfr. Gv 1,14), uomo in tutto come noi, è il Vangelo, è la buona notizia per eccellenza. Le azioni e le parole con cui egli ha raccontato Dio agli uomini lungo le strade della Galilea e della Giudea sono state accolte come buona notizia - non senza fatica e incomprensioni! - da chi ha vissuto insieme a lui; nella potenza dello Spirito santo sono state poi ricordate, proclamate durante le assemblee liturgiche e, infine, messe per iscritto nei vangeli, a beneficio dei credenti cristiani di ogni tempo e di ogni luogo. E così noi, oggi, annunciando il vangelo nell'assemblea eucaristica domenicale, attingiamo sempre di nuovo all'unica fonte della vita cristiana, all'eterna buona notizia: la vita di Gesù Cristo, il Figlio amato di Dio, venuto nella fragile carne umana, nato da Maria e morto in croce, risorto e vivente, colui che verrà nella gloria alla fine dei tempi.
Al cuore del vangelo secondo Marco vi è l'evento della trasfigurazione, in cui Gesù è contemplato dai discepoli in mezzo a Mosè ed Elia. Proprio allora la voce del Padre proclama dal cielo: «Questi è il mio Figlio, l'amato, ascoltatelo!» (Mc 9,7). Sì, Gesù risplende della gloria di Dio quando è posto tra Mosè ed Elia, tra la Legge e i Profeti; quando è celebrato come colui che compie tutte le Scritture e manifesta la potenza efficace di quella Parola che può convertire le nostre vite. Ecco perché, come scriveva san Girolamo, «ignorare le Scritture significa ignorare Cristo».


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