Vivere il presente

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da Ogni momento è un dono
riflessioni sul vivere nel presente

di Chiara Lubich



Vivere il presente


Se viviamo il presente
In Cristo verità
Non il tanto ma il come
Nota di solennità
Lui è la Via
Divina avventura
A ciascun giorno basta la sua pena
La croce quotidiana
Al traguardo finale
Esame
Nelle mani di Dio
Non avere pensieri



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Se viviamo il presente

È vivendo il presente che si possono adempiere bene tutti i nostri doveri.
È vivendo il presente che le croci diventano sopportabili.
È vivendo il presente che si possono cogliere le ispirazioni di Dio, gli impulsi della sua grazia che arrivano nel presente.
È vivendo il presente che possiamo costruire con frutto la nostra santità. Diceva Francesco di Sales: «Ogni attimo viene carico di un ordine e va a sprofondarsi nell'eternità per fissarne ciò che ne abbiamo fatto».
Viviamo, dunque, il presente! Alla perfezione! Ci troveremo alla sera di ogni giorno ed alla sera della vita carichi di opere buone compiute e di 'atti d'amore offerti.


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In Cristo Verità

«Chi è fedele nelle piccole cose lo sarà anche nelle grandi» (Lc 16,10).

Se la Scrittura insegna a far bene le cose piccole, questa è proprio la caratteristica di chi altro non fa, con tutto il cuore, che ciò che Dio gli chiede nel presente.
Se uno vive il presente, Dio vive in lui, e se Dio è in lui, in lui è la carità. Chi vive il presente è paziente, è perseverante, è mite, è povero di tutto, è puro, è misericordioso perché ha l'amore nella sua espressione più alta e genuina; ama veramente Dio con tutto il cuore, tutta l'anima, tutte le forze; è illuminato interiormente, è guidato dallo Spirito Santo e quindi non giudica, non pensa male, ama il prossimo come se stesso, ha la forza della pazzia evangelica di «porgere l'altra guancia», di «andare per due miglia...» (cf. Mt 5,41).
È nell'occasione spesso di «rendere a Cesare quel che è di Cesare» (cf. Mt 22,21) perché in molti momenti dovrà vivere pienamente la sua vita come cittadino... E così via. Insomma, se chi vive il presente è nella Via e nella Vita, è anche nel Cristo Verità.
E ciò sazia l'anima, che sempre anela a possedere tutto in ogni attimo della sua esistenza.


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Non il tanto ma il come

Per il cristiano non vale il tanto che fa, ma il come lo fa.
Nemmeno Gesù storico ha cambiato il mondo. Anzi, a volte, sembrò fallire. L'importante è adempiere quel piano che Dio ha su di noi, e non di più, e certamente però non di meno.
Lavoriamo al nostro posto, adorando la sua volontà che ci obbliga non solo all'attimo presente nel tempo, ma ad un solo particolare dell'opera che dobbiamo compiere nel mondo.
Certo, se fra noi siamo disuniti, come tanti pezzetti staccati, avremo l'impressione di concludere piuttosto poco. Ma se siamo uniti, quello che fa uno lo si vede in funzione di quanto fanno gli altri. E allora ogni azione sembrerà acquistare ampiezza e respiro, non dico universale - è piccolo l'universo di fronte al Cielo -, ma celeste.
Amiamo dunque quel sorriso da donare, quel lavoro da svolgere, quella macchina da guidare, quel pasto da preparare, quell'attività da organizzare, quella lacrima da versare per Cristo nel fratello che soffre, quello strumento da suonare, quell'articolo o lettera da scrivere, quell'avvenimento lieto da condividere festosamente, quel vestito da ripulire...
Tutto, tutto può diventare strumento per dimostrare a Dio e ai fratelli il nostro amore. Tutto è stato consegnato nelle nostre mani e nel nostro cuore, come il crocifisso al missionario, per l'evangelizzazione che dobbiamo operare nel mondo.


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Nota di solennità

Se qualcuno comincia e ricomincia a vivere bene il presente nella sua vita, t'accorgi che col tempo - anche se non vi ha messo un'apposita intenzione - le sue azioni hanno preso la nota della solennità. Per cui osservi che la vita di quel fratello è poggiata su un unico supporto soprannaturale: l'amore verso Dio. Nello stesso tempo, però, questa nota di solennità caratterizza profondamente ogni sua attività sì da rendere quella esistenza fortemente colorita. E ne segue che la sua fisionomia spirituale va a fuoco con crescente precisione.
Di lui tu puoi dire, ad esempio, che è: immerso in Dio nella preghiera; libero e allegro in compagnia; preciso nel suo dovere; esigente con se stesso; fraterno con tutti; intransigente nella disciplina di chi da lui dipende; misericordioso con chi cade; convinto come roccia del suo nulla e dell'onnipotenza di Dio; insoddisfatto spesso del suo operato, sempre pronto però a sperare e ricominciare.
Ed è proprio questo eterno ricominciare, richiesto dalla vita umana traumatizzata dal peccato d'origine, che aiuta l'anima ad ammantarsi di quel qualcosa di continuo, pur nella varietà delle azioni. E ciò profuma di santità; dapprima poco, poi sempre di più.
Perché santo è colui che non vive più in sé, nella propria volontà, ma trasferito in Altra.


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Lui è la Via

Non capiremo mai abbastanza il valore del vivere l'attimo presente.
Il fatto è che, se vivo il presente, con me è Dio nella sua volontà su di me in quel momento e nella sua grazia attuale. Se non lo vivo, Dio non è con me ed io non sono con Lui.
Spesso ci affanniamo a cercare strade per arrivare a Lui, per essere più buoni, per farci santi.
Ma a che cercare strade se la Via è Lui (cf. Gv 14,6) ed Egli sta lì - Eterno Presente - ad attendere che in ogni momento della vita, che ci è data, possa entrare in collaborazione con noi per operare con ed in noi, e farci compiere opere degne di figli di Dio?
Se di prove abbiamo bisogno, se di schianti e di dolori e di mortificazioni e d'agonie sentiamo l'esigenza per rompere con questo quieto e noioso vivere umano, per arginare la corsa nella comune corrente del mondo e risalire alle vette pure del divino, Egli saprà presentarsi nel presente, sotto le dolorose e inevitabili circostanze della vita, sotto le leggi perenni ed immutabili della Chiesa, che ripete con Cristo in mille maniere: «Rinnega te stesso e prendi la tua croce» (cf. Mt 16,24).
Insomma, la vita sarebbe semplice. Siamo noi a complicarla.
Basterebbe incastonarci bene nel presente con tutte le sue gioie, i suoi imprevisti, le sue fatiche, i doverosi impegni: e tutto scorrerebbe da sé come se fossimo portati da un potente razzo verso l'eternità beata.


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Divina avventura

Oggi molti uomini delineano da se stessi il proprio programma di vita, ma esso è sempre piatto e unicamente terreno.
Programmare di adempiere nel corso della vita non la propria, ma la volontà di Dio, è prepararsi a fare della nostra esistenza una meravigliosa divina avventura.
Chi ha fatto questa esperienza, e sono milioni e milioni di persone, sa quali straordinarie sorprese essa riservi. Facendo la sua volontà momento per momento, il Signore risponde al nostro amore con il suo.


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A ciascun giorno basta la sua pena

«Non affannatevi per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena» (Mt 6, 34).

Il Signore, che non fa mai economia, quando si tratta di misurare il dolore, dice: «A ciascun giorno basta la sua pena».
E siccome Egli non inganna, adattandoci noi - per far la sua volontà - a pensare solo alle cure di oggi, succederà che le preoccupazioni, che pensavamo di trovare domani, spesso non esisteranno più.


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La croce quotidiana

Si può notare, vivendo il presente, che - se lo si vive bene - è sempre possibile attuare le parole del Cristo: «Prendi la tua croce» (cf. Mt 16,24). Quasi ogni momento ha la sua croce: piccoli, minimi o grandi dolori spirituali o fisici che accompagnano la nostra vita nel presente. Occorre «prenderle» queste croci; non cercare di dimenticarle rifugiandosi in una vita non impegnata.
Ed anche quando tutto fosse salute e gioia, è consigliabile, pur essendo grati a Dio, viverne staccati e non ripiegarsi avidamente sul dono, anziché sul Donatore, rimanendo poi tristi, col vuoto nell'anima.


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Al traguardo finale

Quando si ha un impegno futuro, si è perfettamente tranquilli solo se si è ben preparati.
Ciò farebbe capire che anche il tremendo impegno della partenza finale da questa vita perderebbe la sua gravità se fossimo ad essa preparati.
Come? Quando stiamo vicino a chi sta morendo, l'amore ci spinge sempre a dare questo consiglio: vivi il momento presente. Così facendo ogni cosa sembra possibile e sopportabile, come diceva santa Teresa del Bambin Gesù, e ci si prepara nel miglior modo alla nuova volontà di Dio.
E allora, perché non facciamo così sin d'ora?
Non sarà, forse, questa la migliore preparazione che può annullare in noi ogni timore? Cominciamo, dunque, da adesso e non smettiamo mai di vivere il presente finché ci si imbatterà in quel momento da cui dipende l'eternità.
Con esso, col presente, si vivono uno dopo l'altro tutti gli aspetti della nostra vita cristiana.
Così, abituandoci a vivere il presente, potremo, con la grazia di Dio, uguagliare i nostri fratelli partiti ed essere d'una qualche utilità ai piani di Dio sull'umanità.


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Esame

Vivendo perfettamente l'attimo presente, ogni nostro pur piccolo atto si riveste di solennità e alla sera esso rimane nella memoria come un dolce ricordo di un fatto compiuto perfettamente. Ciò che si avverte invece compiuto imperfettamente, lo si mette nella misericordia di Dio perché lo rettifichi.
Certo che, con questa visione della vita, l'esame di coscienza serale è facilitato in tutti i dettagli. Esso assume un'enorme importanza, come è importante l'esame al tramonto della vita terrena e, sotto un certo aspetto, lo è anche di più. Perché dopo quest'ultimo non ci sarà più rimedio, mentre dopo ogni esame della giornata c'è la possibilità - se Dio ce la dà - di vivere ancora e di ridare l'esame la sera seguente con esito migliore, accettando e sfruttando anche il dolore di tutte le imperfezioni delle giornate passate.


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Nelle mani di Dio

Tante volte molti pensieri ci tormentano considerando ciò che potrà avvenire... Ma «a ciascun giorno basta la sua pena» (Mt 6,34): domani si volta pagina per la pena di domani!
E non c'è mai motivo di turbarci, perché tutto è nelle mani di Dio ed Egli non permetterà che si compia nient'altro che la sua volontà, che è sempre per il nostro bene.


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Non avere pensieri

Dobbiamo essere "spensierati" perché figli di Dio. I figli di Dio non hanno pensieri. Solo quando non avremo pensieri (cioè quando siamo distaccati dal nostro modo di pensare), la nostra mente sarà tutta aperta e riceverà costantemente la Luce di Dio, e sarà canale.
Così dobbiamo essere senza volontà (volontà nostra nel senso possessivo della parola) per avere la capacità della volontà di Dio.
E senza memoria per ricordare solo l'attimo presente e vivere "estatici" (fuori di noi).
Senza fantasia per vedere il paradiso anche con la fantasia, ché il paradiso è il Sogno dei sogni



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