La donna nella società postmoderna: la risposta della famiglia diaconale




Atti del XXII Convegno Nazionale
3-6 Agosto 2009



La donna nella società postmoderna: la risposta della famiglia diaconale
Tonino Cantelmi


All'inizio del III millennio si è manifestata la più straordinaria crisi della relazione interpersonale: troppo faticoso il rapporto reale face-to-face, troppo impegnativa una relazione che si fondi su un progetto da realizzare e su una storia condivisa. Cosicché alla relazione interpersonale reale si è variamente sostituita la relazione tecnomediata: rapida, liquida, senza impegno, avulsa dalla storia personale, priva di progettualità, mutevole e cangiante secondo i desideri del momento, narcisistica ed autoreferenziata. Insomma perfetta per l'uomo e la donna di oggi. Non stupisce che una coppia si lasci con un sms: litigare è insostenibile per il fragile uomo contemporaneo. E la donna, un tempo custode del senso della famiglia, persino dei luoghi e delle memorie della famiglia?
La donna ha scelto anch'essa la liquidità: i sostenitori di un movimento americano, "Be Happy", hanno dichiarato che è ora di finirla con la donna romantica, sensibile e fautrice di vita. Una donna androgina (anche nelle fattezze), assertiva, rapida e priva di pretese sentimentali: ecco la donna moderna. Cosicché alla monogamia tanto idealizzata si sostituiscono nuove formule: la polifedeltà (una parte di sé è ad un uomo, altre parti ad altri uomini), la monogamia intermittente (fedele sì, ma per poco tempo), l'adulterio omeopatico (quello che fa bene alla coppia). E alla donazione di sé nella maternità si sostituiscono nuove formule: utero in affitto, procreazioni articiali e artificiose, famiglie allargate e genitori terzi.
La tecnomediazione della relazione rende tutto più semplice: chat, facebook, myspace, sms, webcam e molto altro ancora mettono l'uomo contemporaneo al centro di mille relazioni, diverse, contraddittorie, mutevoli e narcisistiche. Assistiamo ad una sorta di incurvatio: l'uomo del terzo millennio comunica di più, ma guarda sempre più solo a se stesso, perde la spinta relazionale, il confronto, persino il conflitto. Una sorta di elefantiasi dell'ego si accompagna ad una straordinaria autoreferenzialità. In conclusione è sempre più connesso e sempre più solo.
Se esiste un proprium femminile questo potremmo rintracciarlo proprio nella carattteristica relazionale ed empatica della psicologia femminile. Molti studi sembrano sostenere questo punto di vista. Ebbene, a questa caratteristica la donna del III milllennio sembra voler rinunciare, ad iniziare dal tema della maternità. E le mogli dei diaconi?
Come rispondono a questa straordinaria mutazione antropologica del III millennio? Ispirate da un assetto valoriale, che affonda le radici in una visione antropologica che pone la relazione al centro della crescita personale, le mogli dei diaconi (e i diaconi con le loro famiglie) sapranno non adeguarsi alle spinte del mondo? Sapranno, come donne della relazione, intessere pazienti reti relazionali, caratterizzate da empatia e solidarietà, a sostegno dell'agire dei loro mariti? E le famiglie dei diaconi sapranno riscoprire il valore dell'accoglienza, della vita, della solidarietà? Sapranno ricreare reti relazionali nelle quali c'è posto per tutti, per tutti i figli che numerosi nasceranno nelle famiglie diaconali, anche per i figli malati, per gli anziani della casa, per gli amici e per ogni bisognoso?
Alle donne e alle mogli dei diaconi la società odierna lancia una clamorosa sfida, ancora più clamorosa perché donne. E l'augurio è che la famiglia diaconale sappia riconoscere la sfida e accettarla con il coraggio che deriva dalla speranza che ci è stata donata in Cristo risorto.



Bibliografia
T. Cantelmi, Amori difficili), Ed. San Paolo, 2007



(T. Cantelmi è presidente del/'Associazione Italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici)



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