Premessa (L'arte di amare, Chiara Lubich)

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da L'arte di amare
di Chiara Lubich (2005)

Premessa
di Giovanni D'Alessandro

«L'amore è la scintilla ispiratrice di tutto quello che voi siete, di tutto quello che voi fate nel mondo» [1].
Queste parole di Giovanni Paolo II, pronunciate al termine di una sua visita al Centro Internazionale del Movimento dei Focolari, possono costituire, per chi si accosta a questo libro, forse la più autorevole e sicura chiave di lettura. Per entrare nella logica che lo sostanzia, risalire alla sorgente da cui scaturisce, percepirne l'autenticità dei contenuti.
Se il Papa vede infatti nell'amore l'elemento unificante tra "essere" e "fare" nel Movimento, a maggior ragione e in primo luogo ciò vale per la sua Fondatrice, cui si devono i pensieri qui raccolti. Ed è quanto risulta dalla presente pubblicazione.
Non abbiamo dinanzi un'opera sistematica, frutto di elaborazione di pensiero. I testi del volume riportano parole dette o scritte nel tempo, in occasioni disparate, per un pubblico tante volte diverso; pensieri più o meno brevi, stralci di diario, brani di discorsi, meditazioni. Ordinati, però, secondo uno schema originale e coerente adottato da Chiara Lubich stessa in questi ultimi anni che l'hanno vista fortemente impegnata in vari campi, tra cui quello ecumenico, e nel dialogo interreligioso.
La novità che caratterizza detto schema o paradigma, assieme alla disarmante semplicità con cui i vari punti vengono enunciati, di limpida aderenza al dettato evangelico, sono i motivi che hanno dato origine a questo libro. Dove, nonostante la sua modesta mole, è la vita stessa dell'Autrice che in certo modo si riflette in tutta la sua densità: dalla scoperta di Dio Amore, ancora giovanissima durante la Seconda Guerra mondiale, che la porta a fare di Lui l'Ideale della vita, alla conseguente apertura al prossimo quale alter ego, da amare, ma soprattutto quale "Cristo" che passa accanto nel momento presente della vita («Tutto ciò che avete fatto a questi miei fratelli lo avete fatto a me»: cf. Mt 25, 40), alla dedizione alla "fraternità universale" derivante dalla paternità di Dio e legata alla comune vocazione evangelica all'unità: «Padre, ti prego, che siano tutti una sola cosa come io e te» (Gv 17, 20).
E, per pervenire a questo, la ricomprensione della via percorsa da Gesù per l'unità degli uomini con Dio e fra loro: il dolore, fino all'abbandono («Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?», Mt 27, 46).
Dunque, non un solo "tempo" dell'Autrice, come spesso accade per molte opere, quasi a riportare un particolare momento della vita, ma uno spaccato della sua esperienza spirituale che ne rivela le cifra fondamentale: l'amore. Con una forte carica di persuasione. Per cui diventa chiaro, man mano che ci si inoltra in questi pensieri, intuizioni, echi evangelici, sollecitazioni dello Spirito per l'oggi, come il Papa potesse anche affermare, nella visita già accennata, che l'amore «costituisce il carisma proprio e la specificità di Chiara e del Movimento». Tante sono infatti le modulazioni presenti in ciascuna pagina, quasi a raccogliere a piene mani la vocazione nativa dell'amore, impressa nel cuore di ogni uomo, perfezionata dall'insegnamento di Gesù. Il tutto dato poi con naturalezza, quale espressione di un vissuto evangelico maturo.
Ancor più. Giovanni Paolo II nel discorso citato ricordava che ci sono stati nella storia della Chiesa «vari radicalismi dell'amore tutti quasi contenuti nel supremo radicalismo di Cristo (Francesco d'Assisi, Ignazio di Loyola, Charles de Foucauld...)», aggiungendo: «c'è un vostro radicalismo dell'amore, un radicalismo che scopre le profondità dell'amore nelle diverse situazioni e che cerca di far vincere sempre quest'amore in ogni circostanza, in ogni difficoltà».
Un tale riconoscimento trova conferma nella piccola opera in esame Le ampie prospettive di cui essa è portatrice in detta direzione sono sottese a ogni pagina e mostrano un'apertura insolita. Con scultorea efficacia o talora in semplice stile parlato, esse spaziano su un vasto orizzonte umano e religioso. L'insistenza sul dovere di amare il prossimo, «bello o brutto, ricco o povero, dotto o ignorante, della propria patria o straniero», non manifesta una pura convinzione morale, ma testimonia piuttosto un'abitudine di vita e fa tornare alla mente la nota esortazione ad amarsi scambievolmente che la tradizione attribuisce all'apostolo Giovanni. Per non dire delle vigorose espressioni relative all'amore al nemico, fino al risoluto convincimento che i cristiani hanno il segreto per amare il nemico, avendo sperimentato l'amore di Dio.
Degna di nota è anche la capacità di ritrovare e riconoscere realtà e valori positivi nei fedeli di altre religioni (validissimo il richiamo alla cosiddetta Regola d'oro: «Fa' agli altri ciò che vuoi sia fatto a te») come pure in persone senza riferimento religioso ma nota di rado, ad esempio, impegnate sulla linea della "fraternità universale". Dimostrazione di un atteggiamento costruttivo, profondamente evangelico, da cui emerge quanto l'Autrice senta essenziale - per amare - rifarsi anche all'esempio paolino del «mi son fatto tutto a tutti», oggi più che mai necessario in un'epoca di dialogo e di apertura di rapporti con sistemi di pensiero o prospettive religiose talora assai distanti dal nostro credo.
Altra caratteristica di questi pensieri, quasi flash pieni di luce e di vigore, è che essi sono sempre personalizzati, rivolti a persone vive, capaci di "capire", di essere in sintonia. Di recepire. Lo si avverte dalla libertà con cui la Lubich parla, la familiarità che si intravede, e anche la decisione con cui intende strappare ad una eventuale mediocrità spirituale, sempre in agguato, per spingere ad una vita evangelica senza compromessi.
Se nel titolo si parla di "arte", è anche perché Chiara ha ben presente che l'attuazione di quegli indirizzi richiede tempo, esercizio, un provare e riprovare, come è proprio di ciò che si chiama arte, nel senso di mestiere. E chiunque può apprenderla, sol che lo voglia.
Così, non una semplice collezione di testi, scelti fra il ricco patrimonio di scritti e discorsi dell'Autrice. Qui, chi ha interesse alle sorti della vita cristiana e non solo, al suo sviluppo secondo la linea del Vangelo, non può che riconoscere come non pochi tratti l'itinerario venga tracciato, ed è quello dell'amore, dell'amore al fratello, che diviene reciproco e genera la presenza di Cristo in mezzo alla comunità. Facendo «sperimentare» - proprio così - la vita della Trinità fra gli uomini. Anticipo di cielo, ma niente di meno di quanto il Vangelo stesso addita ed esige.
Una via per tutti. Oggi. Alla cui origine vi è un piccolo gruppo di ragazze di Trento, durante la guerra attorno a Chiara Lubich, che un carisma dello Spirito dota di luce e forza per un compito ecclesiale dalle ampie valenze anche umane sempre più evidente.
Una via semplice e piana, ineludibile: l'amore al fratello che si collega con quanto Giovanni Paolo II affermava nella Redemptor hominis: «L'uomo è la via della Chiesa oggi». Quel papa che confidata nell'incontro con il Movimento: «da tanti anni e ogni giorno mi rendo conto che nel mondo di oggi, nella vita delle nazioni, delle società, dei diversi ambienti, delle persone, l'odio, la lotta sono molto forti. Sono programmatici. Allora ci vuole l'amore, ci vuole un programma di amore... Ci vuole la presenza dell'amore nel mondo, per affrontare il grande nemico che minaccia l'umanità, che minaccia l'uomo: quello dl trovarsi senza amore, con l'odio, con la lotta, con diverse guerre, cori diverse oppressioni: l'amore è più forte».
Infine: opera fruibilissima. Non riservata ad una sola categoria di persone, ma fatta per tutti, perché incentrata sul valore più profondo e più universale, che è appunto l'amore.

Nota
[1] Giovanni Paolo II, Discorso al Centro Internazionale Mariapoli a Rocca di Papa (19.8.1984), in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. VII/2, Città del Vaticano 1984, p. 223.



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