Amare Gesù in ognuno

torna all'indice



da L'arte di amare
di Chiara Lubich



Amare Gesù in ognuno
«In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me».
(Mt 25,40)



«L'avete fatto a me»
Un "altro Cristo"
Occhio semplice
Ogni rapporto: carità
Fin dal mattino
Il fratello: una miniera
La perla



_______________






«L'avete fatto a me»


L'amore evangelico vuole che si veda Gesù nel prossimo, come Egli ha detto parlando del giudizio finale: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere... Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? (…) In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me» (Mt 25, 35.40).

Quindi quest'arte di amare chiede pure che si veda Gesù, che si creda che dietro ad ogni fratello c'è Gesù, perché Egli ritiene fatto a sé il bene e il male fatti al prossimo.


torna su




Un "altro Cristo"


«L'hai fatto a me».

Se Cristo è in qualche modo in tutti, non si possono fare discriminazioni, non si possono avere preferenze.

Saltano in aria i concetti umani che classificano gli uomini per nazione, età, condizione sociale, doti personali, beni o altro: Cristo è dietro ciascuno, Cristo è in ciascuno.

E un "altro Cristo" è realmente ogni fratello, se la grazia arricchisce la sua anima, o un "altro Cristo" in potenza, qualora la grazia in lui mancasse.


torna su




Occhio semplice


Avere un occhio semplice: vedere un solo Padre, servire Dio nel prossimo; avere un solo fratello: Gesù.

L'occhio semplice ravvisa in ognuno "un Cristo in fieri". Si mette al servizio di tutti... perché Cristo divenga e cresca in essi. Vede in ognuno un Cristo che nasce, che ha da crescere, da vivere, operando il bene - come nuovo figlio di Dio -, da morire e da risuscitare e da essere glorificato...

L'anima non si può dar pace finché - con il suo continuo servizio - non ravvisa nel fratello la fisionomia spirituale del Cristo.

Per questo, vivendo lei Cristo... serve Cristo nel prossimo onde cresca in età, sapienza, grazia...

Ecco perché l'anima compirà il suo Ideale (unico ideale di Gesù): «Ut omnes unum sint», quando frutterà l'attimo presente al servizio del prossimo...


torna su




Ogni rapporto: carità


Bisogna tradurre in carità, trasformare in carità, i vari contatti che abbiamo con i prossimi durante la giornata.

Dal mattino quando ci alziamo, alla sera quando ci corichiamo, ogni rapporto con gli altri deve essere carità. In chiesa, in casa, in ufficio, a scuola, per strada dobbiamo trovare le varie occasioni per vivere la carità.

È nostro compito insegnare, istruire, governare, sfamare, vestire, accudire i familiari, servire i clienti, sbrigare pratiche? Dobbiamo fare ogni cosa per Gesù nei fratelli, non trascurando nessuno, anzi amando tutti per primi.

È una ginnastica, durante la giornata, ma merita, merita perché, in tal modo, si va avanti nell'amore di Dio.


torna su




Fin dal mattino


Possiamo amare Gesù anche nei familiari a cui diamo il buon giorno, con i quali recitiamo magari le preghiere del mattino e consumiamo la prima colazione.

Possiamo amare Gesù nei prossimi durante il giorno, anche dietro la cattedra di una scuola dove insegniamo, o il banco del negozio, o lo sportello della banca dove lavoriamo... Possiamo amare il prossimo vedendo in lui Gesù anche in casa quando usiamo lo strofinaccio o la scopa, quando laviamo i piatti, o usciamo per fare la spesa.

Possiamo amare Gesù quando scriviamo una lettera, o facciamo una telefonata, o partecipiamo a un convegno o scriviamo un articolo. Possiamo amare Gesù nel prossimo quando preghiamo.

Sempre abbiamo questa favolosa possibilità, e possiamo essere certi che Egli ad ogni momento ci dice: «L'hai fatto a me».


torna su




Il fratello: una miniera


Vedere il volto di Gesù nel volto di ogni fratello e amarlo.

Sapere che quando incontriamo un fratello è come accostarsi a una miniera da cui possiamo trarre qualche pepita d'oro.

Perché amando quel fratello arricchiamo la nostra anima. «A chiunque ha [amore] sarà dato» (cf. Mt 25, 29).

È convinto di ciò anche sant'Agostino che afferma: «Nell'amore del prossimo il povero è ricco; senza l'amore del prossimo il ricco è povero»20.


---------
20. Sant'Agostino, Discorso 107, Nuova Biblioteca Agostiniana, XXXl2, Roma 1983, cf. pp. 322-335.


torna su




La perla

Oggi «la santità deve fuoriuscire dai conventi, essere presente nelle case, nelle scuole, nelle strade, negli uffici, nei Parlamenti...»21, perché oggi, più di una volta, si è preso coscienza che anche i laici sono chiamati alla santità.

E allora, come potranno essi, non isolati, non riparati da mura, privi di tutti quegli accorgimenti che la vita spirituale chiedeva un tempo, trovare l'unione con Dio stando in mezzo al mondo?

Essi che non solo non sono protetti da alcunché, ma vivono sempre circondati da altri uomini e donne, che un tempo si preferiva tener lontani.

Ma ecco qui incominciare a luccicare quasi una perla.

Lo Spirito Santo, illuminandoci con un suo carisma, ci ha suggerito: proprio il fratello, la sorella, proprio loro, che un tempo potevano essere visti come ostacoli, possono diventare addirittura la vostra via per arrivare a Dio, un'apertura, una porta, una strada, un varco su di Lui.

Ad una condizione, naturalmente: che non essi influiscano su di noi, con il loro comportamento spesso solo umano, ma noi su di essi con il nostro, soprannaturale. E come? Si sa: amandoli. Amandoli ad uno ad uno durante la giornata, tutta la giornata. Amandoli con quell'arte d'amare che è divina, perché possibile solo con l'amore infuso nel nostro cuore dallo Spirito Santo.

E noi tutti ne conosciamo ormai le esigenze. Che avverrà se faremo così?

Alla sera, ad esempio, durante la preghiera, e poi anche durante il giorno, quando, per un attimo, potremo raccoglierci da soli con Dio, avvertiremo la sua presenza.

Egli è venuto a noi, perché noi siamo andati a Lui nei fratelli. Si realizza così quell'unione sperimentata che molti di noi conoscono, ma non sanno ancora definire, classificare, forse perché nuova, sensibile ai sensi dell'anima, che riempie il cuore d'amore.

E così, con Lui presente, possiamo rivedere ogni nostra faccenda.

Ne consegue, fra il resto, che se abbiamo ottenuto ciò attraverso il fratello amato, questi non è soltanto un nostro beneficato, ma un nostro benefattore: ci ha procurato ciò che di meglio speravamo.

Occorrerà allora che lo avviciniamo con riconoscenza e questo ci metterà in umiltà, virtù che poi serve molto all' amore.


----------
21. È questa una frase ricorrente nei discorsi e nelle opere di Igino Giordani (1894-1980), uomo politico, scrittore, giornalista, ma soprattutto una delle personalità più originali del mondo cattolico italiano del XX secolo. Cristiano maturo, assetato di santità, nell'incontro con Chiara Lubich (1948), portatrice del carisma dell'unità, scoprì una via di consacrazione e di santità anche per sé, laico e sposato, nel Focolare, aprendo, nell'unità con Chiara stessa, tale possibilità a molti altri dopo di lui, e da lei considerato cofondatore del Movimento. Di lui è iniziata la causa di beatificazione (2004).



----------
torna su
torna all'indice
home