II Domenica di Avvento (B)
Letture Patristiche


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Letture Patristiche della Domenica
Le letture patristiche sono tratte dal CD-Rom "La Bibbia e i Padri della Chiesa", Ed. Messaggero - Padova, distribuito da Unitelm, 1995.



ANNO B - II Domenica di Avvento

Isaia 40,1-5.9-11 • Salmo 84 • 2Pietro 3,8-1 • Marco, 1-1-8
(Visualizza i brani delle Letture)

DOMENICA «DELLA PREDICAZIONE DI GIOVANNI BATTISTA»


1. Voce di uno che grida nel deserto (Dal «Commento sul profeta Isaia» di Eusebio, vescovo di Cesarea. Cap. 40, vv. 3. 9; PG 24, 366-367)
2. Il Verbo di Dio accolto dal cuore umano (Origene, Evang. Luc., 21, 2, 2-7)
3. Raddrizzare i sentieri dell'anima (Guerric d'Igny, Sermo IV de Adv. )
4. Il battesimo di Giovanni e quello di Gesù (Tertulliano, De Baptismo, 10, 1-7)
5. Raddrizzate i sentieri del Signore (Dalle «Omelie su Luca» di Origene, sacerdote)
6. Descrizione del battesimo nella Chiesa antica (Pseudo-Dionigi Areopagita, La gerarchia ecclesiastica, 2,2-7)


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1. Voce di uno che grida nel deserto

Voce di uno che grida nel deserto: «Preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio» (Is 40, 3).
Dichiara apertamente che le cose riferite nel vaticinio, e cioè l'avvento della gloria del Signore e la manifestazione a tutta l'umanità della salvezza di Dio, avverranno non in Gerusalemme, ma nel deserto. E questo si è realizzato storicamente e letteralmente quando Giovanni Battista predicò il salutare avvento di Dio nel deserto del Giordano, dove appunto si manifestò la salvezza di Dio. Infatti Cristo e la sua gloria apparvero chiaramente a tutti quando, dopo il suo battesimo, si aprirono i cieli e lo Spirito Santo, scendendo in forma di colomba, si posò su di lui e risuonò la voce del Padre che rendeva testimonianza al Figlio: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo» (Mt 17, 5).
Ma tutto ciò va inteso anche in un senso allegorico. Dio stava per venire in quel deserto, da sempre impervio e inaccessibile, che era l'umanità. Questa infatti era un deserto completamente chiuso alla conoscenza di Dio e sbarrato a ogni giusto e profeta. Quella voce, però, impone di aprire una strada verso di esso al Verbo di Dio; comanda di appianare il terreno accidentato e scosceso che ad esso conduce, perché venendo possa entrarvi: Preparate la via del Signore (cfr. Ml 3, 1).
Preparazione è l'evangelizzazione del mondo, è la grazia confortatrice. Esse comunicano all'umanità al conoscenza della salvezza di Dio.
«Sali su un alto monte, tu che rechi liete notizie in Sion; alza la voce con forza, tu che rechi liete notizie in Gerusalemme» (Is 40, 9).
Prima si era parlato della voce risuonante nel deserto, ora, con queste espressioni, si fa allusione, in maniera piuttosto pittoresca, agli annunziatori più immediati della venuta di Dio e alla sua venuta stessa. Infatti prima si parla della profezia di Giovanni Battista e poi degli evangelizzatori.
Ma qual è la Sion a cui si riferiscono quelle parole? Certo quella che prima si chiamava Gerusalemme. Anch'essa infatti era un monte, come afferma la Scrittura quando dice: «Il monte Sion, dove hai preso dimora» (Sal 73, 2); e l'Apostolo: «Vi siete accostati al monte di Sion» (Eb 12, 22). Ma in un senso superiore la Sion, che rende nota le venuta di Cristo, è il coro degli apostoli, scelto di mezzo al popolo della circoncisione.
Si, questa, infatti, è la Sion e la Gerusalemme che accolse la salvezza di Dio e che è posta sopra il monte di Dio, è fondata, cioè, sull'unigenito Verbo del Padre. A lei comanda di salire prima su un monte sublime, e di annunziare, poi, la salvezza di Dio.
Di chi è figura, infatti, colui che reca liete notizie se non della schiera degli evangelizzatori? E che cosa significa evangelizzare se non portare a tutti gli uomini, e anzitutto alle città di Giuda, il buon annunzio della venuta di Cristo in terra?

(Dal «Commento sul profeta Isaia» di Eusebio, vescovo di Cesarea. Cap. 40, vv. 3. 9; PG 24, 366-367)

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2. Il Verbo di Dio accolto dal cuore umano

Un tempo "la parola di Dio veniva rivolta a Geremia, figlio di Chelkia, membro della famiglia sacerdotale" (Ger 1,1), all'epoca di questo o di quell'altro re di Giuda; mentre ora «a Giovanni figlio di Zaccaria che si rivolge la parola di Dio», quella parola che non era mai stata rivolta ai profeti «nel deserto». Ma siccome «i figli della donna abbandonata» avrebbero dovuto abbracciare la fede «in numero maggiore dei figli della donna sposata» (cf. Gal 4,27; Is 54,1), è per questa ragione che «la parola di Dio fu rivolta a Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto».
Osserva nello stesso tempo che il significato è più forte se si intende «deserto» nel senso spirituale, e non in quello letterale puro e semplice. Infatti colui che predica «nel deserto» spreca la sua voce invano, in quanto non c'è nessuno che lo sente parlare. Il precursore di Cristo, "la voce di colui che grida nel deserto", predica dunque nel deserto dell'anima che non ha pace. E non solo allora, ma anche oggi "è una lampada ardente e brillante" (Gv 5,35), che viene per prima "e annunzia il battesimo della penitenza per la remissione dei peccati". Poi viene "la luce vera" (Gv 1,9), quando la lampada stessa dice: "è necessario che egli cresca e io diminuisca" (Gv 3,30). La parola di Dio è proferita dunque "nel deserto, e si diffonde in tutta la regione circostante il Giordano". Quali altri luoghi avrebbe dovuto infatti percorrere il Battista, se non i dintorni del Giordano, per spingere al lavacro dell'acqua tutti coloro che volevano fare penitenza?...
Troviamo nel profeta Isaia il passo dell'Antico Testamento or ora citato: "Voce di colui che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri" (Is 40,3). Il Signore vuol trovare in voi una strada per poter entrare nelle vostre anime e compiere il suo viaggio: preparate dunque per lui la strada di cui sta scritto: «raddrizzate i suoi sentieri». «Voce di colui che grida nel deserto». C'è dunque una voce che grida: "Preparate la via". Dapprima infatti è la voce che giunge alle orecchie; poi, dopo la voce, o meglio insieme con la voce, è la parola che penetra nell'udito. È in questo senso che Giovanni ha annunziato il Cristo.
Vediamo dunque ciò che annunzia la voce a proposito della parola. Essa dice: «Preparate la via al Signore». Quale strada dobbiamo noi preparare al Signore? Si tratta di una strada materiale? La parola di Dio può forse seguire una simile strada? O non bisogna invece preparare al Signore una via interiore, e disporre nel nostro cuore delle strade dritte e spianate? E' attraverso questa via che è entrato il Verbo di Dio, che prende il suo posto nel cuore umano capace di accoglierlo.
Grande è il cuore dell'uomo, spazioso, capace, sempre che sia puro. Vuoi conoscere la sua grandezza e la sua ampiezza? Osserva l'estensione delle conoscenze divine che esso contiene. È esso che dice: "Egli mi ha dato una vera conoscenza di ciò che è; egli mi ha fatto conoscere la struttura del mondo, le proprietà degli elementi, l'inizio, la fine e lo svolgersi dei tempi, il cambiamento delle stagioni, la successione dei mesi, il ciclo degli anni, la posizione degli astri, la natura degli animali, la furia delle belve, la violenza degli spiriti e i pensieri degli uomini, le varietà degli alberi e la potenza delle radici" (Sap 7,17-20). Vedi dunque che non è affatto piccolo il cuore dell'uomo che abbraccia tutte queste cose. Devi intendere questa grandezza, non secondo le sue dimensioni fisiche, ma secondo la potenza del suo pensiero, che è capace di abbracciare la conoscenza di tante verità.
Ma per portare gli uomini semplici a riconoscere la grandezza del cuore umano, prenderò qualche esempio dalla vita di tutti i giorni. Per quanto numerose siano le città che abbiamo visitato, noi le conserviamo tutte nel nostro spirito; le loro caratteristiche, la posizione delle piazze, delle mura, degli edifici restano nel nostro cuore. Conserviamo la strada che abbiamo percorso, disegnata e tracciata nella nostra memoria; serbiamo, chiuso nel nostro silenzioso pensiero, il mare che abbiamo attraversato. Come vi ho detto, non è piccolo il cuore dell'uomo se può contenere tanto. E se non è piccolo, dato che contiene tante cose, si può benissimo in esso preparare il cammino del Signore, e tracciare un dritto sentiero in modo che il Verbo e la Sapienza di Dio possano entrarvi.
Preparate una strada al Signore osservando una condotta onesta, spianate i sentieri con opere degne, in modo che il Verbo di Dio cammini in voi senza incontrare ostacoli e vi dia la conoscenza dei suoi misteri e del suo avvento, egli "cui appartengono la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen" (1Pt 4,11).

(Origene, Evang. Luc., 21, 2, 2-7)

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3. Raddrizzare i sentieri dell'anima

Frattanto ascoltiamo tuttavia ciò che ci grida la voce del Verbo affinché un giorno possiamo progredire dalla voce al Verbo stesso: "Preparate la via del Signore", dice, "raddrizzate i suoi sentieri" (Mc 1,3; Is 40,3). Prepara la via colui che corregge la sua vita; raddrizza il sentiero chi mena un genere di vita più stretto. Chiaramente una vita corretta è la via dritta attraverso la quale il Signore potrà venire a noi, lui che in ciò ci previene. Giacché è il Signore che dirige i passi dell'uomo (cf. Sal 37,23); per questo fatto, la sua via gli piace talmente che la prende volentieri per venire all'uomo e al cui fianco camminare costantemente. Se lui che è la via, verità e vita (cf. Gv 14,6) non prepara lui stesso il suo avvento verso di noi è impensabile poter correggere la nostra via secondo la regola della verità e tantomeno quindi poterla indirizzare verso la vita eterna. Invero, come un giovane potrà correggere la sua via se non custodendo le parole (cf. Sal 119,9) e seguendo le orme di Colui che si è fatto egli stesso via per la quale andremo a lui? O Signore, possano le mie vie essere dirette in modo da custodire le tue vie (cf. Sal 119,5); acciocché io custodisca, a causa delle parole delle tue labbra, anche le vie dure! Sebbene esse appaiano dure alla carne, la quale è inferma, appaiono soavi e belle allo spirito, se è pronto. Le sue vie, dice la Scrittura, sono deliziose e tutti i suoi sentieri sono pacifici (cf. Pr 3,17). E le vie della Sapienza non solo sono pacificate, ma pacifiche; poiché quando il Signore si compiace della via seguita da un uomo, riconcilia a sé anche i suoi nemici (cf. Pr 16,7). Se Israele, dice il Signore, avesse camminato per le mie vie, avrei annientato i suoi nemici e avrei portato la mia mano contro i suoi vessatori (cf. Sal 81,15). Perché infatti l'afflizione e l'infelicità sono sulle loro vie, se non perché essi hanno misconosciuto la via della pace? (cf. Sal 14,3).

(Guerric d'Igny, Sermo IV de Adv.)

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4. Il battesimo di Giovanni e quello di Gesù

Il battesimo annunziato da Giovanni già allora sollevò una disputa proposta dallo stesso Signore ai farisei: se fosse un battesimo celeste oppure terreno, ma sul quale essi non valsero a dare una risposta, poiché non poterono né capire, né credere, noi invece, per quanto siamo di poca fede, ed abbiamo poca intelligenza: possiamo giudicare che quel battesimo fosse divino, in verità, tuttavia, per comando e non per potere, poiché leggiamo che Giovanni fu inviato dal Signore per questo ministero, pur essendo uomo secondo la condizione di tutti gli altri.
Niente, pertanto, di celeste amministrava, ma in luogo dei celesti amministrava, essendo, cioè, preposto alla penitenza, che è nella volontà dell'uomo. Infine, i dottori della legge e i farisei, che non vollero credere, non vollero nemmeno entrare nello spirito di penitenza.
Che se la penitenza è cosa umana è necessario anche che il battesimo sia stato di quella stessa condizione: oppure darebbe anche lo Spirito Santo e la remissione dei peccati se fosse stato celeste. Ma né i peccati rimette né perdona all'anima, se non Dio.
Anche lo stesso Signore disse che non sarebbe disceso lo Spirito se egli stesso non ritornava al Padre. Così il discepolo [Giovanni] non potrebbe amministrare [il Battesimo] poiché il Signore non lo conferiva ancora.
Inoltre, negli "Atti degli Apostoli" troviamo che poiché avevano il battesimo di Giovanni non avevano ricevuto lo Spirito Santo che neppure conoscevano.
Dunque, non era celeste, ciò che non conferiva doni celesti, e quello che di celeste era presente in Giovanni, come lo spirito di profezia, dopo il conferimento sul Signore di tutto lo Spirito, venne meno fino a tal punto, che colui che aveva annunziato alla folla [nel Giordano], colui che aveva indicato che veniva, in seguito, se fosse egli stesso, avrebbe cercato di saperlo. Si trattava, infatti, di un battesimo di penitenza come preparazione della remissione e della santificazione che sarebbero venute col Cristo. Infatti, ciò che leggiamo: "Predicava un battesimo di penitenza per la remissione dei peccati" (cf. Mt 11,10) era annunciato per la futura remissione, perché la penitenza precede, la remissione segue, e questo significa preparare la via, chi, invero, prepara non perfeziona egli stesso ciò, ma lo dà da perfezionare agli altri. Egli stesso proclama che non sono suoi i doni celesti ma del Cristo, quando dice: Chi ha origine dalla terra, parla di cose terrene, chi viene dall'alto è superiore a tutti (Is 3,31) parimenti battezzarsi solo nella penitenza, [è sapere] che verrà qualcuno fra non molto che battezzerà nello spirito e nel fuoco, poiché la vera e duratura fede sarà battezzata nell'acqua per la salvezza, ma la fede simulata e debole è battezzata nel fuoco per il giudizio.

(Tertulliano, De Baptismo, 10, 1-7 )

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5. Raddrizzate i sentieri del Signore

Esaminiamo quanto è annunciato a proposito dell'avvento di Cristo. Dapprima sta scritto di Giovanni: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri» (Lc 3,4). Quanto segue si riferisce espressamente al Signore e Salvatore. Non è infatti Giovanni che «ha riempito ogni burrone», ma il nostro Signore e Salvatore. Osservi ciascuno ciò che era prima di avere la fede: si accorgerà che era un burrone profondo, un burrone in pendio che sprofondava negli abissi. Ma quando è venuto il Signore Gesù e ha inviato quale suo vicario lo Spirito Santo, «ogni burrone è stato colmato». È stato riempito con le buone opere e i frutti dello Spirito Santo. La carità non lascia che in te resti un burrone, perché, se possiedi la pace, la pazienza e la bontà, non soltanto cesserai di essere un burrone, ma comincerai a divenire «montagna» di Dio.
Queste parole vediamo che ogni giorno si realizzano per i gentili: «Ogni burrone è colmato»; mentre nel popolo di Israele, deposto dalla sua grandezza, si compiono le altre: «Ogni monte e ogni colle sarà abbassato». Questo popolo era un giorno un monte e un colle, ed è stato abbattuto e smantellato. Ma «a causa della loro caduta, la salvezza è giunta ai pagani, per suscitare la loro gelosia» (Rm 11,11).
Se invece dirai che le montagne e colline abbattute sono le potenze nemiche, che si ergevano contro gli uomini, non sbaglierai.
Infatti, perché siano colmati i burroni di cui parliamo, dovranno essere abbattuti monti e colline, le potenze nemiche.
Ma vediamo se si è compiuta la profezia seguente che concerne l'avvento di Cristo. Dice infatti: «E i passi tortuosi siano diritti». Ognuno di noi era tortuoso - se lo era soltanto allora senza esser rimasto tale - e, per la venuta di Cristo nella nostra anima, tutto ciò che era tortuoso è diventato diritto. A che ti serve infatti che Cristo sia venuto un tempo nella carne, se non è venuto anche nella tua anima? Pre¬ghiamo dunque perché ogni giorno il suo avvento si compia in noi, onde possiamo dire: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20).
È venuto il mio Signore Gesù e ha spianato le tue asperità, ha mutato in strade diritte tutto il tuo disordine, per formare in te una strada senza inciampi,dove Dio Padre potesse venire a te per un cammino dolce e purissimo, e Cristo Signore potesse fissare in te la sua dimora dicendo: «Il Padre mio e io verremo, e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,23).

(Dalle «Omelie su Luca» di Origene, sacerdote)

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6. Descrizione del battesimo nella Chiesa antica

Chi è stato preso dal desiderio della sacra partecipazione a queste realtà veramente sovramondane, si reca da qualcuno degli iniziati [battezzati] e lo persuade a fargli strada presso il pontefice [vescovo] promettendo di seguirne assolutamente tutte le disposizioni, e lo prega anche di degnarsi d'accettare l'ufficio di soprintendente [padrino], sia nella sua ammissione, sia per tutto il resto della sua vita. Quel cristiano desidera santamente la salvezza di costui, ma, confrontando l'altezza del compito richiestogli con la sua debolezza umana, viene preso dallo spavento e dal sentimento di impotenza. Tuttavia, alla fine, accondiscende ad esaudirne le richieste: lo prende sotto la propria responsabilità e lo conduce a colui che viene chiamato pontefice.
Costui con letizia accoglie i due, come pecorelle sulle spalle; pieno di venerazione, loda anzitutto, con la riconoscenza dello spirito e la prostrazione del corpo, l'unica fonte di tutti i benefici da cui deriva ogni vocazione di chi è chiamato e ogni salvezza di chi salva. Poi raduna nel luogo sacro tutti gli appartenenti al sacro ordine per collaborare alla salvezza di quell'uomo e goderne, e per ringraziarne la divina bontà. All'inizio, canta con tutti i membri sacri della Chiesa un inno contenuto nelle sacre Scritture; dopo di ciò bacia il sacro altare e si dirige verso l'uomo là presente chiedendogli con quale desiderio egli sia venuto.
Egli, mosso dall'amore di Dio, secondo le istruzioni del padrino, detesta la sua empietà, la sua ignoranza del vero bene, la sua morte nei riguardi della vita spirituale, e lo supplica di aver parte, per la sua santa intercessione, a Dio e alle realtà divine. Il vescovo lo ammonisce che la conversione a Dio deve essere perfetta, perché Dio è assolutamente perfetto e immacolato. Dopo avergli indicato quale sia il modo di vivere in Dio e avergli chiesto se una tal vita voglia condurre, alla sua risposta affermativa gli impone la mano sul capo, gli fa il segno della croce e comanda ai sacerdoti di scrivere il nome suo e quello del padrino nel registro dei battezzati. Dopo di ciò, il vescovo comincia una santa preghiera e tutta l'assemblea sacra la recita con lui; poi scioglie la cinta al battezzato e per mezzo dei ministri lo spoglia. Lo fa quindi volgere verso occidente con le mani tese verso la stessa direzione, gli comanda di soffiare tre volte contro Satana e poi di proferire la formula della rinuncia: per tre volte il pontefice gli propone solennemente le parole della rinuncia e per tre volte quello le ripete; poi lo fa volgere verso oriente, lo fa guardare in cielo, gli fa alzare le mani e gli comanda di giurare fedeltà al Cristo e a tutte le sacre dottrine dateci da Dio.
Fatto anche questo, il pontefice gli propone ancora una triplice professione, e dopo che per tre volte quello l'ha ripetuta, lo benedice e gli impone le mani. Allora i ministri lo spogliano completamente e i sacerdoti recano il sacro olio dell'unzione. Il pontefice la inizia con tre segni di croce e lascia ai sacerdoti di ungerlo in tutto il corpo. Egli si dirige verso la madre di adozione [il fonte battesimale], ne santifica l'acqua con sacre invocazioni, la consacra versandovi tre volte il sacratissimo olio in forma di croce, e canta, in numero corrispondente alle sacratissime effusioni del crisma, un inno sacrosanto frutto dell'ispirazione dei profeti posseduti da Dio. Comanda allora di portargli quell'uomo. Uno dei sacerdoti ne legge solennemente dal libro il nome e quello del padrino e il battezzando viene dai sacerdoti condotto verso l'acqua tra le mani del pontefice. Questi sta sopra il fonte battesimale, e dopo che i sacerdoti ancora tre volte hanno ripetuto ad alta voce verso il pontefice e sull'acqua il nome del consacrando, il pontefice per tre volte lo immerge nell'acqua e nelle tre immersioni ed emersioni del battezzando invoca le tre Persone della divina beatitudine.
Allora i sacerdoti lo accolgono e lo consegnano nelle mani del padrino che l'ha condotto al battesimo; insieme con lui lo vestono con un abito conveniente e lo riconducono al pontefice che lo segna col sacrosanto crisma e lo dichiara degno di partecipare alla sacratissima eucaristia.
Quando il pontefice ha compiuto questa sacra cerimonia, uscendo fra le realtà secondarie si innalza ancora alla contemplazione di queste realtà altissime, affinché in nessun tempo e in nessun modo tratti qualcosa di estraneo al proprio ufficio, ma incessantemente, senza interruzione, condotto dallo Spirito superno, passi da uno stato divino a un altro maggiore.

(Pseudo-Dionigi Areopagita, La gerarchia ecclesiastica, 2,2-7)



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