Gesù Cristo, Re dell'universo
XXXIV Domenica del Tempo ordinario (B)

Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 10/2018)



ANNO B – 25 novembre 2018
Gesù Cristo, Re dell'universo - XXXIV Dom. del T.O.

Dn 7,13-14
Ap 1,5-8
Gv 18,33-37
(Visualizza i brani delle Letture)

UN RE "ALTERNATIVO"

Oggi, concludendo l'Anno liturgico, celebriamo la festa di Cristo Re, un re al contrario. Infatti, la scena del Vangelo ci presenta Gesù davanti a Pilato mentre è sottoposto a un interrogatorio e subisce un processo. il Signore è un re prigioniero, ma proprio in questo contesto, decisamente singolare, fa emergere le caratteristiche del suo Regno.
Il Regno di Gesù è un regno alternativo, dove non si combatte, perché non ci sono confini da difendere o persone contro cui fare la guerra. Il Regno di Gesù è un regno senza confini, che non si costruisce con le logiche del mondo: un territorio, dei sudditi, degli interessi da difendere, uno stemma, una bandiera... è invece un modo di pensare che diventa un modo di vivere.
Il Regno di Gesù è il regno della verità. E la verità non è una realtà astratta, non è neppure riducibile a una dottrina o a un'etica. Ma è, innanzitutto, una "vita", la vita di un uomo conforme alla volontà di Dio. La vita di un uomo è vera e autentica quando è donata, come ha fatto Gesù che vive in sé e narra umanamente a tutti quelli che lo incontrano, lo vedono, lo ascoltano, la vita stessa di Dio.
C'è una strada per vivere la verità ed è quella che ci è indicata nell'ultima frase con cui Gesù conclude il dialogo con Pilato: «Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». La verità è, prima di tutto, capacità di ascoltare, perché noi siamo formati da ciò che ascoltiamo. Si dice che il primo momento in cui il bambino nel grembo della madre, seppur inconsciamente, ha la percezione di sé è il momento in cui sente il battito del cuore della madre. L'ascolto ci definisce e dice che persone siamo, perché è dall'ascolto che nasce per noi la parola. E noi siamo in grado di dire parole sensate soltanto se prestiamo molto tempo all'ascolto, diversamente diremo parole vacue. Ci sono persone che parlano molto, ma questo non è garanzia di qualità, perché soltanto l'ascolto definisce la qualità della nostra parola.
La verità è la capacità di ascoltare e, soprattutto, di mettersi in ascolto del Signore, della sua voce, cioè della sua Parola, dei segni attraverso i quali lui si rende presente, degli altri attraverso i quali il Signore ci parla.

Il nostro re è un re "alternativo" che non comanda, ma ascolta; che non impone ma guida; che non spadroneggia, ma serve. E per questo che il Vangelo ce lo presenta non in un contesto di trionfo, ma nella scena di un dialogo nel quale esercita soltanto il potere di ascoltare e di dire una parola che rivela il suo stile di vita: la testimonianza della verità, una testimonianza che si alimenta di ascolto.
È il caso di abbandonare le logiche del potere - anche tra di noi - per ritrovarci in ascolto della voce del Signore e così capaci di dire una parola che abbia il gusto della verità e della vita.
Anche nella situazione del mondo di oggi la testimonianza della verità ci chiede un nuovo modo di pensare, che non si rifugi nelle logiche della prestazione e della forza, ma che sappia proporre una strada nuova. Oggi c'è bisogno di ascoltare quello che sta accadendo, di ascoltare non di gridare. È questo il segno diverso che siamo chiamati a porre e dal quale siamo chiamati a ricominciare. Purtroppo, quella volta Gesù rimase solo e venne messo da parte... pochi ascoltarono la sua voce.


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