Pasqua (C) - 2016


Parola che si fa vita

Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insieme)

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"Parola-sintesi" proposta per ogni domenica,
corredata da un commento e da una testimonianza.


Domenica di Pasqua (C) (27 marzo 2016)
Non è qui, è risorto (Lc 24,6)

2adomenica di Pasqua (C) (3 aprile 2016)
Ricevete lo Spirito Santo (Gv 20,22)

3a domenica di Pasqua (C) (10 aprile 2016)
È il Signore! (Gv 21,7)

4a domenica di Pasqua (C) (17 aprile 2016)
Le mie pecore ascoltano la mia voce (Gv 10,27)

5a domenica di Pasqua (C) (24 aprile 2016)
Amatevi anche voi gli uni gli altri (Gv 13,34)

6a domenica di Pasqua (C) (1° maggio 2016)
Lo Spirito Santo vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto (Gv 14,26)

Ascensione del Signore (C) (8 maggio 2016)
Mentre li benediceva si staccò da loro (Lc 24,51)

Pentecoste (C) (15 maggio 2016)
Lo Spirito della verità vi insegnerà ogni cosa (Gv 14,26)


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Domenica di Pasqua (C) (27 marzo 2016)
Non è qui, è risorto (Lc 24,6)

Il racconto pasquale di Luca è segnato da alcuni verbi applicati alle donne, le prime testimoni della risurrezione. Il primo verbo è "trovarono": "trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro ed entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù". Gesù non si trova come una cosa perduta, ma lo si cerca e lo si scopre sul piano della fede.
C'è poi il verbo dell'incertezza: "non sappiamo dove l'hanno posto", a dirci che il credere è itinerario da percorrere con umiltà ed impegno. Ma l'oscurità del dubbio è squarciata: solo il Cielo può rivelarci il Mistero, cioè la risurrezione di Gesù, il suo significato. Le prime parole degli angeli sono al contempo una rivelazione e un rimprovero. Gesù ora è il Vivente: perché cercarlo tra i morti? Dovrebbero ricordarsi le sue parole e comprendere ciò che è accaduto: "Ricordatevi come vi parlò".
La Pasqua è un inizio. Nessuno di noi è sottratto alla fatica di cercare, di ascoltare, di incontrare il Signore Risorto. E lo cercheremo non tra le mura fredde di una tomba, ma nella storia, negli avvenimenti, nella vita quotidiana, nelle persone... lì dove egli ci viene incontro. A fare da guida sicura sarà proprio la sua Parola: quella Parola viva, accompagnata dai gesti della compassione e della guarigione, della misericordia e della vita. Se accettiamo di lasciarci condurre dalla Parola di Dio entriamo un po' alla volta ma decisamente nel mistero della passione, della morte e nell'evento straordinario della risurrezione. In altre parole: dell'infinito amore di Dio per noi.

Testimonianza di Parola vissuta

NELL'ABISSO DEL MALE, IL VANGELO MI HA RIDATO LUCE

"Neanche Dio mi può perdonare". Ricordo bene le sue parole ai nostri primi incontri. Lui, giovanissimo omicida della persona a cui voleva più bene. "Perché l'ho fatto? Perché Dio ha permesso che lo facessi?". Era il suo duello con se stesso e con Dio, il corpo a corpo di un ragazzo di 23 anni che aspetta una condanna severa e lunga e si domanda che senso possa avere, di lì in poi, la sua vita. "Meglio morire…". Dopo qualche mese, proprio in un momento in cui forte, urgente, straziante era la domanda "che ne sarà di me?", pensai che fosse il momento giusto: "Prova a leggere il Vangelo di Luca – gli dissi – senza pretendere di capire tutto subito". Da lì in poi il rapporto tra noi divenne più personale. Dopo otto mesi fu pronto per il sacramento della riconciliazione. Partecipava alla catechesi, a Messa faceva il lettore, pregava tutti i giorni. È una storia di molti anni fa. Oggi è fuori, libero. Il Signore gli ha fatto comprendere che la sua vita poteva ancora avere un senso. È riuscito nell'impresa di perdonare se stesso, nonostante il suo passato, con il suo peso da reggere, sia sempre lì. Ma adesso sente che Dio lo accompagna, lo aiuta a reggere quel peso, gli permette di vivere. Avrebbe desiderato ricevere il perdono della famiglia della ragazza. Ha provato a cercare un contatto. Ma non gli è stato concesso. La ferita è ancora troppo dolorosa. Ma forse, un giorno…

Storia raccontata da Don Virginio Balducchi, Roma (da Avvenire)

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2a domenica di Pasqua (B) (3 aprile 2016)
Ricevete lo Spirito Santo (Gv 20,22)

In questa domenica troviamo i discepoli chiusi in casa, terrorizzati a causa dei Giudei. Sono fragili. È poi scesa di nuovo la notte, perché in loro non si è ancora accesa la luce della fede nella risurrezione. In questo contesto avviene l'evento decisivo del "venire" di Gesù e del suo "fermarsi in mezzo": è Lui il centro della comunità. Alle sue parole, che offrono il dono della pace, si accompagna il gesto che mostra i segni della passione nelle mani e nel fianco, a rivelare lo sconfinato amore divino vincitore della passione e della morte.
Altri tre elementi caratterizzano questo primo incontro del Risorto con i discepoli. Anzitutto il "mandato" con cui Gesù li coinvolge nella sua medesima missione che proviene da Dio. In secondo luogo vi è l'indicazione del dono dello Spirito Santo attraverso il soffio "su" e "in" loro. Infine la missione precisata come compito di "perdonare" i peccati, coinvolgere cioè il mondo nel mistero dell'amore fedele di Dio.
Al centro ci sta dunque il dono dello Spirito Santo. Si tratta di una Presenza che li cambia dal di dentro. Anche noi abbiamo ricevuto il dono dello Spirito. La nostra vita è abitata! Impariamo sempre più ad ascoltare la sua voce, a lasciarci guidare dai suoi suggerimenti e a lasciarci trasformare dalla sua forza d'amore.

Testimonianza di Parola vissuta

IL FUOCO SULLA TERRA

Una delle nostre figlie, con il cambio dell'insegnante ha manifestato alcune difficoltà in una delle materie dove era sempre riuscita bene. Il problema era esteso a buona parte della classe, tanto che molti genitori sono intervenuti prendendo posizioni contro l'insegnante. Abbiamo pensato di fare qualcosa per aiutare a sciogliere la tensione.
La frase del Vangelo "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra…" ci invitava ad amare ciascuno con i fatti e ci ha aiutato ad avere l'atteggiamento giusto sia con nostra figlia, sia con gli altri genitori, sia con il professore.
Ci siamo impegnati inviando lettere, partecipando alle riunioni dei genitori e con la preside, parlando con il professore, ascoltando le ragioni di ognuno e cercando di orientare tutti verso un dialogo costruttivo.
Apparentemente questa esperienza non ha avuto un lieto fine perché circa la metà degli alunni della classe ha avuto il debito in questa materia. Ci pare, però, sia stata un'occasione per portare uno spirito diverso nella scuola e, soprattutto, abbiamo condiviso con nostra figlia questa "sconfitta", aiutandola a superare l'ostacolo, pronti con lei a rispettare questo professore e pregando ogni sera anche per lui.

M. e L., Italia

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3a domenica di Pasqua (C) (10 aprile 2016)
È il Signore! (Gv 21,7)

È il Signore! Il grido di Giovanni sul lago di Tiberiade ci accompagna oggi nella nostra scoperta del Risorto. Il vangelo odierno ci narra della pesca miracolosa sul lago di Tiberiade, dell'incontro e del pasto con sette discepoli, del colloquio di Pietro con il Risorto, del ruolo del "discepolo amato" e infine del Libro, grazie al quale i discepoli di tutti i tempi avranno accesso all'inesauribile mistero di Cristo.
I sette avevano lavorato tutta la notte, ma la pesca era stata infruttuosa. "Quando già era l'alba, Gesù stette sulla riva". I discepoli fanno fatica a riconoscere Gesù; sarà l'obbedienza alla sua parola a far sì che i loro occhi si aprano e lo riconoscano come il Signore. Così sulla parola di Gesù ritornano a pescare, gettando la rete dalla parte destra della barca. È l'obbedienza alla Parola che viene ricompensata da una pesca assolutamente straordinaria: la rete si riempie oltre misura.
Il primo a riconoscere l'identità del misterioso personaggio che sta sulla riva e che ha pronunciato quella parola portatrice di vita abbondante e di fecondità, è Giovanni, il "discepolo che Gesù amava". La sua parola è una confessione di fede: "È il Signore!". Quel discepolo che durante l'ultima cena aveva reclinato il capo sul petto di Gesù avvertendo in quel momento qualcosa dell'infinito amore di Dio per il mondo, ora può diventare il testimone del Risorto. Perché amato, ha saputo riconoscere nella sua identità più profonda Colui che lo amava.
Anche noi chiediamo al Signore di farci sperimentare il suo infinito amore per ciascuno e a nostra volta di rispondere col nostro amore all'amore di Dio.

Testimonianza di Parola vissuta

IL CIBO CHE NON PERISCE

Ad una delle nostre figlie è stato diagnosticato un grave tumore. È stata una sorpresa: perché Dio ci chiede questo? Eravamo confusi… non era facile superare questo dolore.
La Parola ci è stata ancora una volta di aiuto e pian piano abbiamo cercato di aderire a quanto Dio ci chiedeva. Il rapporto con mio marito e con i figli è diventato più forte. Abbiamo sentito l'amore di tanti con i quali abbiamo condiviso questa sospensione. L'operazione è andata bene.
Nella stanza di mia figlia - sono potuta stare accanto a lei tutto il tempo del ricovero - c'era una signora la cui famiglia abitava lontano. Era a digiuno da parecchi giorni per vie delle cure che stava facendo. Ho letto la Parola: "Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà" e ho sentito che quel "cibo" potevo offrirglielo attraverso le parole e alcuni piccoli servizi.

Maria, Italia

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4a domenica di Pasqua (C) (17 aprile 2016)
Le mie pecore ascoltano la mia voce (Gv 10,27)

Viviamo la domenica chiamata del buon Pastore. Il breve brano evangelico è tratto dal discorso in cui Gesù sviluppa il tema dell'ascolto e della conoscenza tra pastore e gregge. Tra Gesù e fedele si stabilisce un rapporto intimo di comunione. Egli "conosce" la sua creatura amata, che gli risponde con l'ascolto della sua voce.
Quando si ascolta bisogna mobilitare e l'intelligenza e il cuore, concentrandosi sull'attimo presente.
Inoltre è importante fare silenzio nell'anima, con un laborioso tirocinio e con la preghiera perseverante. Infatti fare silenzio non significa semplicemente tacere.
Quante volte ci capita che teniamo chiusa la bocca, ma siamo distratti e disinteressati. Fare silenzio è creare in sé un "vuoto" accogliente e attento, avvolto dall'amore, nel quale l'altro trova posto.
La Parola del vangelo di questa domenica ci invita ad ascoltare con attenzione e amore quello che Gesù ci dice in infiniti modi. Con l'impegno a tradurre in "fatti concreti" la parola ascoltata, così da trasformare in meglio noi stessi e l'ambiente in cui viviamo.

Testimonianza di Parola vissuta

VANGELO VIVO

Abbiamo una figlia con un serio problema psicologico a causa del quale ogni tanto deve essere ricoverata. Non è certo facile accettare le sue manie, le sue esigenze e i suoi repentini cambiamenti di umore. Quante volte ci siamo scoraggiati!
Ma, da quando cerchiamo di vivere il Vangelo la nostra vita è radicalmente cambiata. Troviamo la forza e la pazienza di continuare ad andare avanti senza soffermarci davanti alle sue nuove pretese, alle sue richieste, a seguire scrupolosamente tutti i consigli dei medici per cercare di aiutarla, a volerle bene senza aspettarci niente, neppure un grazie da parte sua.
Per la nostra vita è fondamentale leggere il Vangelo, cercare di incarnarlo e perciò vivere di conseguenza: avere la casa aperta per chi ha bisogno e aiutare le sorelle anziane che abitano sotto il nostro appartamento.
Personalmente, impegnandomi, vedo che posso e molte volte riesco a migliorare il mio atteggiamento nelle piccole cose. Anche a casa sono diventato più attento. Fino ad ora non mi ero preoccupato di raccogliere le mie cose e metterle al loro posto ma adesso, per amore verso mia moglie, ho cominciato a farlo tutti i giorni, prima era sempre lei a farlo. Sento che così l'amo concretamente.

S. M., Spagna

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5a domenica di Pasqua (C) (24 aprile 2016)
Amatevi anche voi gli uni gli altri (Gv 13,34)

Dopo che il traditore esce dal cenacolo, Gesù propone ai suoi il comandamento nuovo, quello dell'amore reciproco. Esso è nuovo perché costituisce l'unico, radicale impegno della "nuova alleanza" instaurata da Gesù. È nuovo perché rende nuovi i rapporti con gli altri. È un amore reciproco per cui nessuno è superiore all'altro e tutti hanno bisogno dell'amore dell'altro.
Amare i fratelli è anche amare Gesù: come il discepolo è coinvolto nell'amore di elezione del Signore per ogni persona, così l'amore fraterno rende i discepoli una "cosa sola", fa sì che essi siano riconosciuti come tali e soprattutto che il mondo si apra alla fede proprio attraverso la loro di testimonianza.
Nella settimana che ci sta davanti cerchiamo di partire proprio dall'amore reciproco. Questo amore ha il sapore della concretezza; chiama in causa la disponibilità all'accoglienza e alla misericordia; chiede di morire a se stessi, al proprio orgoglio; ci impegna a prendere su di sé carichi di cui si liberano le spalle altrui. Tutto questo significa amare come Gesù ci ha amati.

Testimonianza di Parola vissuta

PROFUGHI

Sono una musulmana fuggita dalla Bosnia, dove ho lasciato mio marito, cattolico. A Spalato erano già fuggite due mie cugine, una della quale aspettava un bambino; mi hanno chiesto di aiutarle e per questo sono in Dalmazia. Ho cercato di fare di tutto per sollevare questa situazione.
In quel piccolo appartamento a un certo punto è arrivata anche un'altra donna, anziana e ammalata. Mi sono mancate le forze; pensavo a mio marito, alla famiglia a Tuzla…
Quando non vedevo più via d'uscita, la signora che ci aveva accolto nella sua casa mi ha invitata ad un incontro in cui ho sentito per la prima volta parlare del Vangelo. Ho capito che amando gli altri posso cambiare me stessa e le situazioni attorno a me.
Così ho cominciato a cercare anche gli altri profughi nella città; è nato un gruppo che cresceva sempre di più. Insieme ci aiutavamo per trovare medicine, mandare lettere ai familiari, custodire i bambini. Adesso siamo 87. Ci sentiamo una vera unica famiglia, anche se di nazionalità, razze e religioni diverse.

T., Bosnia

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6a domenica di Pasqua (C) (1° maggio 2016)
Lo Spirito Santo vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto (Gv 14,26)

Lo Spirito Santo è il vero protagonista e operatore delle realtà pasquali. Egli viene comunicato dal Padre ai credenti, guida e regge la Chiesa, le infonde forza e coraggio per camminare nella carità. Il brano evangelico di questa domenica propone la seconda delle cinque promesse dello Spirito rivolte da Gesù ai suoi discepoli per ravvivare la memoria e testimoniare la missione evangelica.
Nel nostro brano lo Spirito viene qualificato come Paraclito perché ci sarà accanto e di aiuto. Egli incoraggia e suggerisce le parole da dire perché la testimonianza cristiana sia franca e convincente. Il cristiano infatti più che difendersi deve preoccuparsi di testimoniare; deve fare cioè memoria di Gesù presso i discepoli e renderli capaci di operare secondo i suoi insegnamenti. È bello pensare che lo Spirito rende "contemporaneo" di Cristo ogni discepolo. Egli ci aiuta a cogliere la verità della vita e della parola di Gesù per ciascuno di noi, ci aiuta a capirla e ci dà la forza per metterla in pratica, per attuarla.

Testimonianza di Parola vissuta

QUELLA GIOIA

Con l'aiuto di un legale ero arrivata a sistemare ogni cosa con dei cugini di mio marito, coeredi con me dopo la sua morte. Uno in particolare aveva agito molto male contro di me. Sentivo il peso di questa rottura. Le parole di Gesù: Se stai per fare la tua offerta e sai che qualcuno ha qualcosa contro di te, lascia l'offerta e va' prima a riconciliarti col fratello" non mi davano pace. Superando i risentimenti e il mio orgoglio, sono andata verso di lui. Ma non sono stata accolta. Tutto mi suggeriva di non mettere più piede in quella casa, ma amare è anche perdonare… Sono tornata da mio cugino: era stupito, ma contento. È rimasta in me la gioia che solo Dio dà.

S.Q., Italia

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Ascensione del Signore (C) (8 maggio 2016)
Mentre li benediceva si staccò da loro (Lc 24,51)

Dopo aver raccontato l'apparizione del Risorto ai discepoli di Emmaus, San Luca condensa in pochi versetti alcune verità fondamentali su Gesù: la conformità del mistero pasquale alla verità proclamata dalle Scritture; il compito dei discepoli di annunciare la conversione e il perdono dei peccati; il comando di restare in città in attesa dello Spirito Santo. Segue così il racconto dell'ascensione di Gesù al cielo e il ritorno dei discepoli in Gerusalemme.
Gesù si separa da loro ma non li abbandona; inaugura un tempo in cui essi possono essere discepoli creativi della loro missione. Per questo mentre si stacca li benedice. Come è bello questo verbo! E come è consolante! Gesù dice bene dei suoi. Come avevano fatto i patriarchi quando si dovevano congedare dalla loro famiglia. L'ultima immagine di Gesù che abita gli occhi e il cuore di chi l'ha visto per tre anni è una benedizione. C'è del bene in te; c'è molto bene in ogni creatura. Gesù ci ha lasciato una benedizione, non un giudizio; non una condanna; non un consiglio; ma una parola bella, una parola di stima, una parola di speranza in me. Cerco di vivere in questa settimana come uno benedetto dal Signore. Faccio conto di tutto e del tanto bene che c'è in me e nei miei fratelli. Sia questo a guidarmi nelle mie azioni. Certo, qualche volta, forse spesso, sbaglierò, ma sempre posso ricominciare perché Egli ha fiducia in me.

Testimonianza di Parola vissuta

IL CONDOMINO EMARGINATO

Le sue scenate alle riunioni di condominio, le sue stranezze avevano finito per emarginarlo. Un pomeriggio, a passeggio sul lungomare, lo incontrai: un saluto cordiale, che lui ricambiò. Si scusò per il suo comportamento e per circa un'ora mi raccontò le sue disavventure familiari. Avevo ristabilito il rapporto con questa persona, in cui avevo scoperto molti valori; ma gli altri del condominio?
L'occasione qualche tempo dopo. S'era rotta la pompa sommersa del pozzo che serviva per irrigare il giardino condominiale. Per gli esperti interpellati non c'era nulla da fare e occorreva scavare un altro pozzo.
Un mattino incontrai il condomino che, essendo emarginato, non sapeva nulla, e lo misi al corrente del problema. Mi disse che aveva già risolto problemi del genere ed era ben contento di occuparsene lui. Ne parlai con l'amministratore e con vari condomini, i quali, meravigliati e increduli, acconsentirono a che provasse lui. Dopo qualche giorno la pompa era di nuovo in funzione. Questo gesto servì a spazzare via ogni rancore e a ristabilire la stima fra tutti.

N.C., Italia

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Pentecoste (C) (15 maggio 2016)
Lo Spirito della verità vi insegnerà ogni cosa (Gv 14,26)

Nel brano proposto dalla liturgia di questa solennità di Pentecoste, lo Spirito è presentato nella sua funzione di interprete perfetto della parola di Gesù. Egli infatti dovrà insegnare e ricordare: lo Spirito approfondisce il vangelo di Cristo e soprattutto convince il cuore del credente della verità della fede. Lo Spirito è inviato per guidare noi discepoli alla comprensione piena della verità e per assistere la comunità cristiana nel difficile compito di unire la fedeltà alla novità.
L'insegnamento dello Spirito è come un progressivo viaggio verso il "centro", ci guida dentro la pienezza della verità (Gv 16,13). Ci conduce da una conoscenza per sentito dire ad una conoscenza personale. Apriamoci in questa settimana al soffio dello Spirito, lasciamoci guidare dalla sua voce. Egli ci condurrà ad amare Gesù, ad ascoltare la sua parola e ad osservare i comandamenti.

Testimonianza di Parola vissuta

QUEL GESTO ELOQUENTE

Nella società africana la donna e il bambino sono ritenuti creature inferiori. Avevo chiesto a Dieudonné quale fosse la condotta di un cristiano. Parlammo due ore, ma lui non riuscì a convincermi. Lo avevo appena salutato quando un rumore mi fece voltare indietro: una bimba che recava un secchio d'acqua in testa era caduta a pochi metri da noi. Mentre tutti gli altri ridevano senza muovere un dito, vidi Dieudonné precipitarsi per aiutare la piccola ad alzarsi dal fango. E non si fermò lì; andò alla fontana per riempire nuovamente il secchio e glielo portò fino a casa. Io rimasi zitto a contemplare quella scena; come me, altri erano stupiti che Dieudonné avesse agito così nei riguardi di una bambina. Quel gesto fu per me più eloquente di tutta la nostra conversazione.

A.B., Camerun



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