Enzo Bianchi
GESÙ, DIO-CON-NOI, COMPIMENTO DELLE SCRITTURE
Il vangelo festivo (Anno A)
Edizioni San Paolo, 2010
(domenica dopo l'Epifania)
• Isaia 42,1-4.6-7 • Atti 10,34-38 • Matteo 3,13-17
Termina oggi, con la festa del Battesimo, il tempo delle manifestazioni di Gesù: a Natale si è manifestato ai poveri, rappresentati dai pastori; all'Epifania si è manifestato alle genti; oggi, ricevendo da Giovanni l'immersione nel Giordano, egli si manifesta al popolo di Israele. Il battesimo è la prima occasione in cui Gesù, uomo maturo, entra sulla scena pubblica: egli non si mostra protagonista di gesti straordinari né di un insegnamento, bensì uomo pienamente solidale con gli uomini peccatori. Il cammino intrapreso da Gesù fin dall'inizio del suo ministero è segnato dall'abbassamento, dall'umiltà, dalla misericordia per gli uomini, ed è così che egli narra Dio (cfr. Gv 1,18).
Giovanni il Battista ha iniziato la propria predicazione con il grido: «Convertitevi, perché il regno dei cieli si è avvicinato» (Mt 3,2), e a questo suo invito aderiscono molti giudei i quali, avendo deciso nel loro cuore di cambiare mentalità e di produrre frutti di conversione, si fanno immergere da lui nel fiume Giordano. Il profeta è esigente: non basta il gesto rituale del battesimo per trovare salvezza di fronte al giudizio, non è neppure sufficiente vantare la propria identità di figli di Abramo (cfr. Mt 3,9-10). No, occorre un comportamento che mostri concretamente la volontà di rompere con il peccato e di intraprendere una vita nuova...
Chi accoglie questa predicazione? Non i farisei, non la casta sacerdotale, non quelli che si pensavano giusti, ma uomini e donne che si sentivano peccatori o che erano manifestamente in stato di peccato, raffigurati nel vangelo dal binomio «pubblicani e prostitute» (Mt 21,32). Possiamo immaginare una fila di persone tra le quali anche quelle «segnate a dito» che vanno da Giovanni per essere immerse nel Giordano: ebbene, in quella fila si mette anche Gesù, che Giovanni ha appena annunciato e definito «più forte di me, colui che battezzerà in Spirito santo e fuoco» (cfr. Mt 3,11)! Questo recarsi di Gesù da Giovanni per essere battezzato apparirà azione scandalosa persino per i cristiani delle prime generazioni, alcuni dei quali cercheranno di minimizzare l'evento fino quasi a dimenticarlo. Eppure tutti e quattro i vangeli ce lo testimoniano con chiarezza: Gesù si associa ai peccatori nel chiedere a Giovanni il battesimo. L'altro si oppone con risolutezza - «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?» - ma Gesù ribatte: «Lascia fare per ora!», invitandolo a compiere insieme la volontà di Dio, la sua giustizia: e la giustizia di Dio è quella particolare coerenza con cui egli intende realizzare la sua misericordia verso i peccatori, il suo disegno universale di salvezza. Giovanni allora acconsente e si sottomette al volere di Gesù, il quale a sua volta si sottomette a lui nel battesimo.
Proprio nel momento in cui Gesù risale da quell'acqua carica dei peccati dell'umanità, «si aprono i cieli ed egli vede lo Spirito di Dio scendere come colomba su di lui. Ed ecco una voce dal cielo: "Questi è il mio Figlio l'amato, nel quale ho posto la mia gioia"». Così si compiono le Scritture (cfr. Sal 22,7; Gen 22,1; Is 42,1) e la voce del Padre attesta che la sua giustizia si è realizzata: Dio voleva vedere Gesù così, in mezzo ai peccatori, e proprio in quell'atto di abbassamento voleva riempirlo di Spirito santo. È in questa inattesa epifania che ci è dato di cogliere l'unità dell'azione di salvezza di Dio: il Padre opera attraverso il Figlio Gesù Cristo, conferendogli tutta la potenza dello Spirito.
La festa del battesimo di Gesù è per noi anche memoria del nostro battesimo e, nel contempo, della voce di Dio rivolta a ciascuno di noi: «Tu sei mio figlio!». Ognuno di noi è figlio di Dio, ed è causa della sua gioia se, riconoscendosi peccatore, intraprende il cammino di conversione, di ritorno a lui; su ognuno di noi scende e riposa lo Spirito santo se sappiamo invocarlo e apprestare tutto per accoglierlo. È così che possiamo sentirci figli di Dio, capaci di gridargli «Abbà, Papà amato!» (cfr. Mc 14,36; Rm 8,15; Gal 4,6) e di vivere delle energie dello Spirito: energie nascoste che pure non cessano di mostrarsi efficaci nella nostra vita, energie più forti del peccato e, come vedremo un giorno, più forti anche della morte.
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