Nelle parrocchie il ministero diaconale esprime la sua identità?


Il diaconato in Italia n° 174
(maggio/giugno 2012)

RIFLESSIONI


Nelle parrocchie il ministero diaconale esprime la sua identità?
di Gaetano Marino

La Chiesa è maestra ed i vescovi continuamente attraverso documenti danno importanti input per proseguire un cammino di fede. Nella presentazione del documento della CEI, Educare alla vita buona del vangelo, troviamo: «La Chiesa continua nel tempo la sua opera: la sua storia bimillenaria è un intreccio fecondo di evangelizzazione e di educazione», un proiettarsi attraverso una significativa valenza educativa. Al n. 34 è riportato che la formazione dei seminaristi, dei diaconi e dei presbiteri al ruolo di educatori assume particolare importanza per ogni battezzato.
Prima di inoltrarci ulteriormente su quanto riporta il citato documento CEI è opportuno leggere ciò che il Concilio Vaticano II al n. 29 ha detto dei diaconi. «I diaconi, ai quali sono imposte le mani "non per il sacerdozio, ma per il servizio" ..., sostenuti dalla grazia sacramentale, nella "diaconia" della liturgia, della predicazione e della carità servono il popolo di Dio, in comunione con il vescovo e con il suo presbiterio». Possiamo dire che nella diaconia liturgica il diacono ha un ruolo indispensabile, pertanto, l'esercizio di questi uffici si può dividere in: sacramenti, sacramentali e preghiera. Nell'amministrare solennemente il battesimo, egli battezza il fedele mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, nella morte e risurrezione di Cristo, per farlo nuova creatura. È mandato per il ministero della parola nell'evangelizzazione e catechesi, suscitando interesse, conversione e fede. Nella celebrazione eucaristica proclama il vangelo e pone al sacerdote celebrante ciò che è necessario al sacrificio eucaristico.
Inoltre, poiché l'Eucaristia deve inserirsi nell'esistenza storica delle persone fino a suscitare un passaggio da un'assemblea passiva ad una attiva, la mediazione del diacono diventa preziosa nella preghiera dei fedeli assumendo i bisogni e le speranze della comunità; nello scambio della pace segno di riconciliazione fraterna; nella distribuzione della santa comunione esprimendo la partecipazione dell'assemblea alla celebrazione eucaristica, il congedo come missione del credente che dall'Eucaristia riceve la spinta verso il mondo portando e trasmettendo i segni benefici della grazia ricevuta. Egli, quando riceve la facoltà da parte del parroco e dell'Ordinario del luogo, presiede la benedizione nuziale in nome della Chiesa. È ministro dei sacramentali, può impartire le benedizioni che gli sono espressamente consentite dal diritto; è ministro ordinario dell'esposizione del santissimo Sacramento e della benedizione eucaristica, spetta a lui inoltre, presiedere le esequie celebrate senza la S. Messa e il rito di sepoltura, e poiché il diacono esercita il suo ministero sia all'interno che all'esterno della parrocchia. È chiamato ad essere l'uomo della preghiera con, per e tra la gente, per questo celebra la liturgia delle ore con cui tutto il Corpo Mistico si unisce alla preghiera che Cristo Capo eleva al Padre, egli si nutre spiritualmente dei salmi, delle letture e delle omelie dei Padri. Nella diaconia della parola legge la sacra Scrittura ai fedeli, istruisce ed educa il popolo. Questo ufficio è il principale ministero del diacono, non in assoluto, è la missione essenziale della Chiesa, che favorisce la partecipazione non solo di chi fa parte di essa, ma anche di chi è lontano. Egli si colloca vicino al presbitero, come garante della fedeltà dell'annuncio, e vicino ai laici come modello, testimone, guida all'incarnazione della Parola e attraverso questa funzione diventa punto di riferimento tra le diverse realtà socio-culturali in cui l'omelia fa emergere bisogni, attese, difficoltà della gente.
Nella diaconia della carità è importante sottolineare due aspetti di questo servizio, che, non è mai presentato come esclusivo, proprio, indipendente, ma è sempre compiuto in nome, in vece e sotto la direzione del vescovo e del presbiterio, ed è sempre legato alla celebrazione dell'Eucaristia. Sulla scia di questo prezioso agire della Chiesa, si è creato un rapporto tra la consacrazione dell' Eucaristia e la risposta al bisogno dei fedeli, dove il diacono si trova in una posizione intermedia. Quindi il ministero della carità nasce e si sviluppa nella consacrazione eucaristica, per il diacono, si manifesta e si consuma nel soccorso ai bisognosi e nella continua formazione dell'unità cristiana. Questo inscindibile legame tra l'altare e il servizio ai bisognosi fa del diacono un "sacramento" vivente, segno di Cristo che passa operando il bene.
Ritornando al documento CEI - Educare alla buona vita del vangelo - si definisce: «La catechesi, primo atto educativo della Chiesa nell'ambito della sua missione evangelizzatrice»; «La liturgia scuola permanente di formazione attorno al Signore risorto»; «La carità educa il cuore dei fedeli e svela agli occhi di tutti il volto di una comunità che testimonia la comunione, si apre al servizio, si mette alla scuola dei poveri e degli ultimi, impara a riconoscere la presenza di Dio nell'affamato e nell'assetato, nello straniero e nel carcerato, nell'ammalato e in ogni bisognoso». Quindi, il documento dei vescovi associa le tre caratteristiche - la catechesi - la liturgia - la carità, che sono anche le tre caratteristiche della vita parrocchiale. Questo significa che il diacono deve essere inserito nella Comunità parrocchiale, se c'è questa sensibilità l'identità propria del diacono è nell'evangelizzazione, che deve essere vissuta tenendo conto della presenza delle emergenze educative che i vescovi hanno messo in evidenza nel territorio, incontrando l'uomo nella sua specifica e reale condizione di vita.

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