Gesù ha da poco iniziato il suo ministero pubblico nel territorio della Galilea, ma la sua fama si sta rapidamente diffondendo: le folle sono colpite dall'autorevolezza con cui questo rabbi e profeta proveniente da Nazaret parla e agisce (cfr. Mc 1,21.27-28). Tale «successo» spaventa i rappresentanti del potere religioso, che non riescono a inquadrare nei loro schemi l'autorevole sapienza di Gesù. Marco presenta l'ostilità di questi uomini religiosi nei confronti di Gesù attraverso il racconto di alcune controversie (cfr. Mc 2,1-3,6), di cui oggi leggiamo le ultime due, incentrate sull'osservanza del sabato.
Enzo Bianchi
ASCOLTATE IL FIGLIO AMATO!
Il vangelo festivo (Anno B)
Edizioni San Paolo, 2008
• Deuteronomio 5.12-15 • 2 Corinzi 4,6-11 • Marco 2,23-3,6
IL FIGLIO DELL'UOMO È SIGNORE ANCHE DEL SABATO
Un sabato, mentre Gesù passa per i campi di grano insieme ai discepoli, essi cominciano a strappare le spighe per nutrirsene. Vedendo ciò, i farisei chiamano in causa Gesù: «Perché fanno di sabato quel che non è lecito?». Gesù, da ebreo fedele, conosce il valore del sabato e sa bene che in questo giorno, memoriale del riposo di Dio dall'opera creatrice (cfr. Gn 2,2-3; Es 20,8-11) e della liberazione di Israele dalla schiavitù d'Egitto (cfr. Dt 5,12-15), occorre astenersi da ogni lavoro e celebrare nella pace e nella gioia la signoria di Dio. Ma come può vivere questa gioia chi è nella fame? Ecco perché, contrapponendo a una lettura legalistica della Scrittura un'interpretazione capace di coglierne lo spirito, Gesù cita un episodio biblico (cfr. 1Sam 21,2-7): David e i suoi compagni, in fuga da Saul, fecero ciò che non è lecito, mangiando presso il sacerdote Achimelek cinque pani sacri, «i pani del volto» (Es 25,30) che solo ai sacerdoti era consentito mangiare. In quel caso come in quello attuale la Legge non è trasgredita ma è compresa come volontà di bene da parte di Dio a favore dell'uomo, in particolare dell'uomo nel bisogno. È in questo senso che Gesù afferma: «Il sabato è stato fatto per l'uomo, non l'uomo per il sabato». Egli sa risalire alla volontà del Legislatore: a coloro che hanno abbandonato tutto a causa sua, e per questo soffrono la fame persino di sabato, concede la possibilità non di violare il sabato, ma di viverlo nel suo senso profondo, quale tempo di vita in abbondanza.
Dopo aver proclamato la liberante distinzione tra mezzi e fine nella vita del credente, Gesù rivela anche la propria signoria sul sabato. Egli lo fa prendendo una distanza misteriosa da sé, parlando di sé come di un altro, in modo da distogliere l'attenzione dalla sua persona: «il Figlio dell'uomo è Signore anche del sabato». Gesù è il Signore del sabato perché lo vive con l'autorità stessa del Dio che ne ha dato il comando; il potere di Gesù sul sabato è parte integrante della novità messianica instaurata nella sua persona (cfr. Mc 2,21-22), è manifestazione della signoria di Dio che egli è venuto a narrare. Per questo Gesù in giorno di sabato guarisce i malati: le sue azioni sono segni della salvezza, di quella reintegrazione di tutto l'uomo nella pienezza di vita a cui Dio l'ha chiamato, sono un' anticipazione profetica della condizione che gli uomini vivranno nel Regno.
E così Gesù, entrato di sabato in sinagoga per partecipare alla liturgia del suo popolo, vede un uomo con una mano paralizzata. Il suo è uno sguardo di grande compassione, ben diverso da quello di alcuni farisei, che osservano con occhio cattivo se Gesù compia una guarigione di sabato, come già aveva fatto nella sinagoga di Cafarnao (cfr. Mc 1,21-26). Gesù, chiamando quell'uomo in mezzo a tutti, restituendolo cioè alla sua condizione di essere umano con cui entrare in relazione, domanda ai presenti: «È lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o perderla?». La risposta è implicita: è sempre lecito, anzi è doveroso fare il bene, soprattutto di sabato, il giorno per eccellenza di quella condizione che la Bibbia chiama shalom, pienezza e abbondanza di vita! Ma i farisei tacciono, in un silenzio che svela tutta la loro ipocrisia... Allora Gesù «li guarda con collera, rattristato per la durezza dei loro cuori»: egli freme dell'indignazione propria di Dio e dei suoi profeti verso chi è così cieco da preferire la morta osservanza di una tradizione religiosa al gesto che può ridare salute a una persona gravemente menomata. Poi, con la sua parola potente, guarisce la mano di quell'uomo.
Gesù non profana il sabato, al contrario gli dà valore, lo svela come Dio l'ha voluto: giorno di gioia, giorno di festa per la vita. I veri trasgressori del sabato sono farisei ed erodiani - sostenitori di Erode Antipa, tetrarca di Galilea - i quali nel giorno santo a Dio tramano per uccidere un uomo che fa il bene. A loro, e a noi quando li imitiamo, sono rivolte le parole di giudizio pronunciate da Gesù poco più avanti: «Siete abili nell'eludere il comandamento di Dio, per osservare la vostra tradizione... Così annullate la parola di Dio in nome della vostra tradizione» (cfr. Mc 7,9.13).
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Anno B - 9a domenica del Tempo Ordinario
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