Cosa dicono le testimonianze



Il diaconato in Italia n° 164/165
(settembre/dicembre 2010)

TESTIMONIANZA

Cosa dicono le testimonianze
di Vincenzo Testa


Quarant'anni di storia della nostra rivista, possono essere pochi o tanti, certamente hanno rappresentato una vetrina significativa della vicenda quotidiana dei diaconi e del diaconato tra le strade e i sentieri della nostra Chiesa italiana. Di certo "Il diaconato in Italia" rappresenta l'unica pubblicazione periodica che ha saputo e voluto dare conto del ministero diaconale e dell'esperienza dei diaconi in maniera organica e sistematica. La rivista tra le sue rubriche ha sempre riservato un posto importante per documentare l'esperienza concreta dei diaconi nel vissuto delle parrocchie e delle diocesi. Raccontare come questa testimonianza si sia snodata in questi quarant'anni e come abbia attraversato gli spazi e il tempo è un compito arduo, pertanto, mi limiterò ad esprimere riflessioni e considerazioni rispetto agli ultimi anni nei quali queste testimonianze hanno trovato la possibilità di essere conosciute e divulgate unitamente ai contributi teologici, spirituali, liturgici, storici e di approfondimento anche culturale di cui la rivista si è fatta interprete e ha dato conto.

Siamo stati credenti credibili?
La testimonianza, tema centrale anche rispetto alle speranze di futuro del ministero diaconale, rappresenta, forse, in questo tempo la frontiera sulla quale misurare e delineare l'orizzonte di questo primo grado del sacramento dell'Ordine. Essere testimoni credibili, veri, autentici, capaci di suscitare attorno l'interesse è, oggi, la sfida che i diaconi sono chiamati a raccogliere per consegnare alla storia qualcosa di veramente significativo per progettare, quando ce ne saranno le condizioni, cammini dentro la Chiesa capaci di esprimere l'essenza di un ministero che appare ancora in divenire. Lo spazio per la testimonianza diventa, quindi, una necessità, una cosa essenziale e della quale non se ne può, assolutamente fare a meno se si vuole immaginare concretamente un futuro nel quale il ministero diaconale prosegua la sua esperienza nella Chiesa, per la Chiesa e con la Chiesa.
La nostra rivista è sempre stata consapevole di questa necessità e non c'è numero che non accolga la voce di testimoni del diaconato che attraverso il loro racconto, a volte dettagliato, altre volte meno esplicito, non assicuri la conoscenza di cosa fanno i diaconi, dove sono i diaconi, con chi collaborano i diaconi e che tipo di diaconi ci sono oggi in Italia o in alcune parti d'Europa e del mondo. Questo viaggio l'ho fatto attraverso un faticoso cammino di ricerca, di lettura appassionata e di analisi. È stato bello leggere tutto d'un fiato gli scritti di tanti fratelli nel ministero che con passione per il Signore, con forza, con coraggio e con tanta umiltà ogni giorno cercano di incarnare il Cristo Servo in un mondo che "rifiuta" il servizio pensando al successo, al prestigio, al possesso e al danaro.

Vocazione, perplessità, sofferenze
Le esperienze che ho avuto modo di trovare tra le pagine della nostra rivista raccontano la vocazione al diaconato, i servizi che i diaconi svolgono nei vari contesti, i dubbi che spesso attraversano le nostre vite di uomini uxorati a servizio di Dio e della sua Parola, le perplessità e le sofferenze sia personali che delle mogli e dei figli. Si tratta di racconti veri, perché parlano di persone vere, di situazioni reali, di una spiritualità diaconale che s'incarna nel vissuto di situazioni assolutamente ordinarie e per questo straordinarie.
Di grande suggestione il racconto di quei diaconi che, con poche e semplici parole, hanno raccontato, anche con particolari che a qualcuno possono sembrare banali, come hanno fatto a conciliare l'esercizio del ministero con le esigenze della famiglia evidenziando che tutto questo non solo è possibile ma che è addirittura arricchente e, nessuno ce ne voglia, umanamente autentico e vero. Queste testimonianze appartengono al vissuto di tutti i diaconi ed evidenziano che non c'è un'unica via ma che ogni diacono e la propria famiglia hanno saputo, con fantasia e responsabilità, dare corpo a qualcosa che è il frutto di una mediazione essenzialmente fatta di umanità concreta. In questo quadro la rivista ha saputo dare conto delle esigenze di accompagnamento delle mogli dei diaconi e di come proprio le moglie sono state e sono, in tanti casi, segni di una presenza capace di incoraggiare e spronare i mariti impegnati nel ministero.

Speranze, relazione, esigenza di formazione
È così che queste testimonianze frutto del vissuto e del travaglio umano aiutano a comprendere la realtà, il quotidiano, gli affanni, gli sforzi, i dolori, le gioie, le speranze dei diaconi. Leggendole si coglie la relazione d'amore profonda che molte coppie di diaconi hanno vissuto e continuano a vivere e come questa relazione d'amore sia veramente un sostegno significativo al loro esercizio del ministero. Addirittura si racconta di come l'unione coniugale e l'amore sponsale dei coniugi sia la pasta da far lievitare nei corsi per i fidanzati, nei gruppi familiari, nelle catechesi battesimali e quale modello di fedeltà, in un tempo nel quale, questa parola rischia di perdere il suo significato a causa di una incarnazione sempre più fragile e sempre più barcollante.

Alcuni luoghi privilegiati di testimonianza
Le testimonianze che la rivista riporta esprimono anche l'esigenza della formazione per ogni coppia cristiana e come la stessa vita concreta del diacono sia una ricchezza per la coppia e per i figli con i quali instaurare un dialogo franco e sincero. I vari racconti fanno emergere fatiche ma anche gioia, tanta gioia e, soprattutto, tanta speranza. Il diacono è un uomo di speranza, è stato scritto, e sa attendere, sa ascoltare, sa agire quando deve, gettando il cuore oltre l'ostacolo. I vari scritti che ho avuto modo leggere fanno comprendere come il desiderio più forte non è dire qualcosa sull'agire, sui compiti o sui vari documenti, sì anche questo, ma soprattutto dire cosa si intende nella concretezza per presenza diaconale; quali sono i luoghi di presenza dei diaconi tra la gente. I luoghi più significativi sono, certamente, quelli dove abitano i piccoli della terra, i poveri e gli emarginati. Esiste negli scritti dei testimoni la tendenza a raccontare le esperienze di servizio tra gli ultimi, nelle missioni, nella vita e tra i problemi ordinari delle famiglie di ogni razza e nazionalità. Non mancano testimonianze di diaconi che hanno elevato l'espressione del loro servizio nell'ambito spirituale o nella evangelizzazione e annuncio e catechesi. Non solo, quindi, servizi caritativi ma anche servizi legati ad altri ambiti ciò a dimostrazione che il ministero ha assunto espressioni ministeriali di ampio respiro valorizzando i carismi dei singoli.
Di grande significato sono state anche le testimonianze dei diaconi impegnati nelle missioni in terre lontane, dove la povertà materiale, umana e spirituale è stata il terreno sul quale misurare la vocazione diaconale. Ci sono testimonianze forti, coraggiose e intense che mi hanno suscitato commozione e mi hanno stimolato.

Conoscere queste storie serve a molti: c'è bisogno di confronto
Conoscere e far conoscere queste realtà ai tanti diaconi che svolgono il loro servizio in parrocchia, diffondere la notizia, nelle chiese locali, che ci sono diaconi impegnati concretamente in situazioni di frontiera è, oggi, una emergenza per rispondere a quanti dicono: "a che servono i diaconi?". Conoscere la vita concreta dei diaconi che in questo tempo così difficile e controverso, sono testimoni autentici del Cristo Servo, è una vera emergenza che ci aiuta a scrutare i segni positivi del presente suscitando reazioni di collaborazione al ministero diaconale per il bene della Chiesa.
Certo il quadro che emerge è abbastanza variegato e complesso e la fotografia che "Il diaconato in Italia" ha mostrato, a livello di testimonianza, è stata quella che i diaconi hanno spontaneamente proposto per evidenziare il vissuto concreto nel quale sono immersi. Ciò non ci esime dal conoscere che la concretezza della vita, di ogni vita, è piena di luci e di ombre, di sogni e di desideri, di sconfitte ma che comunque la speranza non può e non deve mai venir meno. Da ciò si comprende benissimo quale sia il carico di responsabilità che porta con sé ogni diacono: essere testimone credibile e autentico del Cristo Servo nel proprio quotidiano. Io credo che non ci vengono chieste grandi cose ma di essere nell'ordinario quella straordinaria presenza del samaritano capace di soccorrere, accogliere e sostenere i poveri (in tutti i sensi) che insieme a noi percorrono le strade del mondo. Tutto questo per indicare con la vita che crediamo alla Speranza.




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