di Enzo Maria Fondi
È difficile trovare un argomento in cui si concentri tanta sapienza umana e spessore soprannaturale. L'attimo presente è un elemento chiave della vita spirituale, sia nel cristianesimo che in altre grandi religioni. Forse perché, di fronte all'inarrestabile flusso del tempo, lo si è scoperto come un argine, una pausa d'arresto, un aiuto o addirittura un toccasana.
Una delle più antiche testimonianze la troviamo nel canone buddista. «Quando gli domandavano perché i suoi discepoli, che conducevano un'esistenza semplice e calma, prendendo un solo pasto al giorno, erano così radiosi: il Buddha rispondeva: "Non si pentono del passato, non si preoccupano del futuro, ma vivono il presente. Ecco perché sono radiosi. Preoccupandosi per il futuro e rammaricandosi per il passato, gli sciocchi inaridiscono, come canne verdi tagliate al sole"»1.
Anche nella tradizione islamica, così fondata sulla sottomissione alla volontà di Dio, ha grande importanza il vivere l'oggi: il presente secondo il volere divino. Dice un «hadith» di Muhammad: «Quando è sera non aspettare il mattino e quando è mattino non aspettare la sera».
Per la grande corrente spirituale del "sufismo" il momento presente aiuta ad essere completamente alla presenza di Dio, nudi e poveri di tutto di fronte a lui. È per questo che i "sufi" sono anche chiamati «i figli del momento presente».
Alla luce della rivelazione cristiana, anche il tempo è visto in una nuova prospettiva. Si moltiplicano nel Vangelo le raccomandazioni a vivere nel presente: «Non preoccupatevi del domani, perché il domani stesso si preoccuperà di sé. A ciascun giorno basta la sua pena» (Mt 6,34); «Non angustiatevi per nulla» (Fil 4,6); «Gettate in lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi» (1Pt 5,7).
Alla base di tutto vi è la certezza che c'è un Padre nei cieli che ci ama ed ha cura di noi. Egli sa di cosa abbiamo bisogno e ci segue momento per momento come non potrebbe fare la più affettuosa delle madri.
Così vivere il presente, sicuri dell'amore gratuito di un Padre, è divenuto uno dei cardini della spiritualità cristiana.
La stessa «preghiera del cuore» della spiritualità orientale, e cioè la ripetizione del nome di Gesù, è una maniera per vivere ogni attimo nella lode e nell'amore per Colui che in ogni momento ci colma della sua grazia.
E sono i grandi maestri di vita spirituale, come i mistici e le mistiche di ogni tempo, a scoprire il segreto che si nasconde in questo momento così breve e insignificante della nostra esistenza. Essi sperimentano che l'attimo presente è, per così dire, un sacramento, nel senso che diventa un canale di vita divina. Rujsbroek diceva: «Dio nasce in noi ogni momento», e Francesco di Sales: «In ciascuno dei tuoi momenti, come in un piccolo nocciolo, è racchiuso il bene di tutta l'eternità». La piccola via di Teresa del Bambino Gesù è costellata di illuminazioni sull'attimo presente. «Egli: Gesù - diceva -, mi nutre ogni istante». «Mi sembra che l'Amore mi penetri e mi circondi e che ogni momento quest'Amore misericordioso mi rinnovi». Anche scrittori e pensatori cristiani hanno affrontato l'argomento. C.S. Lewis, nelle sue famose «Lettere di Berlicche», ne dedica una allo spassoso insegnamento di quel diavolo sul come impedire la pratica dell'attimo presente così dannosa ai suoi fini. Per Kierkegaard, l'istante finisce col non avere più una connotazione temporale, ma «costituisce l'accesso all'eternità, la comunione con l'Assoluto, lo sboccio dell'Eterno»2. In una nuova visione filosofica del tempo, ha il suo posto Foresi con la sua «percezione dell'atemporalità del tempo»3. «Soltanto nell'attimo presente - egli scrive - in quanto attimo dell'eterno, posso avere la percezione della realtà e dire così di conoscere atemporalmente», per azione della grazia che fa partecipare, pur nella finitezza e nella temporalità, all'Essere infinito di Dio.
E finalmente arriviamo al nostro testo. Il perché di questa piccola antologia di scritti di Chiara Lubich è presto detto. Non vi è chi, a contatto con la sua spiritualità, non sia stato grandemente aiutato dal vivere il momento presente, così come da lei è stato proposto e illustrato in vari modi. Forte era quindi la richiesta di raccogliere le sue riflessioni e i suoi suggerimenti (come è già stato fatto in edizioni di lingua inglese e tedesca) in un libro di agile consultazione, utile a quanti alle prese con le strettoie e le ambasce della vita, sentissero in qualche modo il bisogno di «fermare il tempo», in una sorta di «time-out» esistenziale, per ritrovare se stessi e il proprio progetto di vita.
Nei pensieri dell'Autrice ritroviamo non solo la tradizione spirituale cristiana, ma anche una nota caratteristica che le aggiunge elementi nuovi e originali. La dimensione atemporale dell'istante vissuto nella volontà di Dio, si staglia forte e precisa. Il suo "carpe diem" non è una tecnica per combattere le ansietà, né soltanto una pratica utile per il progresso spirituale. Non si tratta di strappare un attimo al flusso del tempo, ma di «inchiodarlo nell'eterno», vivendolo nell'amore per Iddio e per i prossimi. Chiara spiega come nel breve trascorrere di un istante si possa raggiungere quella «sazietà di infinito» cui il cuore umano anela: nutrirsi ogni attimo di quel cibo che è la volontà di Dio, fare del tempo, di ogni tempo, «un presente d'Amore».
Come in ogni brano degli scritti di Chiara Lubich, la dimensione comunitaria della spiritualità dà la nota di fondo. E questa è evidente anche in ambiti che sembrano essere appannaggio di una ricerca prevalentemente individuale. Perciò anche in questi scritti troveremo tale aspetto che investe nel profondo la nostra vita spirituale. Chiara propone una vita, nel presente, che abbraccia anche passato e futuro, perché i cristiani - scrive - «amano l'umanità di ieri come quella di oggi e quella di domani», anche se si concentrano nel servizio di quell'unico prossimo che, nell'attimo, è davanti a loro.
Vivere quindi l'attimo presente è, per Chiara, mettere in atto un amore universale ed eterno concentrato nell'oggi. Amare nel singolo l'umanità, fare bene, anzi «con solennità» le piccole cose di ogni giorno (l'«age quod agis» della sapienza latina), perché «tutto è grande per chi è nell'amore», significa avere un cuore libero e pronto ogni momento ad aprirsi verso l'altro.
E quindi, in conclusione, alla scuola dell'attimo presente impariamo anche a fare del tempo un'occasione continua di crescere nell'amore. Perché l'amore, quello vero, concreto, reale, è allergico al passato e al futuro. Lo si può vivere solo qui ed ora, là dove quel dono di Dio, che è ogni attimo di vita, può dilatarsi in dono d'amore per tutta l'umanità.
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1. W. Rahula, L'insegnamento di Buddha, Roma 1996, pp.86-87.
2. S. Kierkegaard, Oeuvres complètes, Paris 1982, t.19, Intr., p.XXIX.
3. P. Foresi, Conversazioni di filosofia, Roma 2001, p. 102.
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