Codice della rivoluzione cristiana



Il Vangelo non è un libro come gli altri: dove attecchisce provoca la rivoluzione cristiana, perché esso detta leggi non solo per l'unione dell'anima con Dio, ma delle persone tra loro, siano amiche, siano nemiche, e domanda come imperativo supremo l'unità di tutti, il testamento di Gesù realizzato almeno in quel tessuto sociale in cui i cristiani che vivono la Parola sono immersi. E dovunque vive uno di questi, fiorisce anche il deserto.

Il Vangelo porta la vita più affascinante, accende la luce nel mondo, dà sapore alla nostra esistenza, ha in sé il principio della risoluzione di tutti i problemi.

È possibile pensare una società seriamente rinnovata solo se si formano uomini nuovi rinnovati dal Vangelo. Ognuno di essi poi, nel proprio ambiente, estrinsecherà la propria fede nell'attuazione dei propri doveri e le strutture valide già esistenti acquisteranno nuovo valore, quelle inefficienti crolleranno, quelle mancanti germineranno.

Non c'è da cercare tanto lontano per trovare rimedio e soluzione ai fumi che ammorbano l'aria del mondo. Il Vangelo è la salute eterna e chi in nome di esso e per esso pur muore scomparendo, anche ai giorni nostri, ignorato forse da tutti, vive. Egli, perché ha amato e perdonato e difeso e non ha ceduto, è un vittorioso e tale viene accolto nei padiglioni eterni.
Ma il Vangelo non ha da essere solo la norma della nostra morte; dev'essere il pane quotidiano della nostra vita.


Il mondo è piatto e spento anche perché affoga, avido di novità, nelle notizie ogni giorno riportate dai giornali che solleticano e deludono. Forse se nutrissimo l'anima più spesso di Parole eterne che hanno vinto il mondo, resistendovi per saggezza e sapienza, la immergeremmo in acque salutari ritraendola più felice e più lei, perché timbrata d'immortalità.

È inutile non ammetterlo: non siamo cristiani come Gesù ci vorrebbe se non in rari casi. Se osservassimo ad esempio le beatitudini, non troveremmo luoghi di dolore, ma case in cui s'innalzano - come è possibile - inni di ringraziamento al Signore; non troveremmo sopportazione, ma "pace" nei cuori e mitezza nei figli di Dio alla conquista della terra; non troveremmo anime invischiate nelle sozzure del mondo, ma occhi che, pur nel mondo, vedono la luce di Dio; non troveremmo povertà, madre di miseria spirituale, ma ricchezza di Regno di Dio; non troveremmo ira, odio, vendetta, mancato perdono perché tutti i rapporti umani sarebbero conditi dalla misericordia.
Invece il mondo è una malinconia perenne ed i luoghi del pianto, pianto perenne ed i luoghi dei morti, pur vivi alla vera vita, dimenticanza.
Il mondo - pur cristiano - resta un po' quello che è perché i cristiani non si amano. Essi, non amandosi, non mettono Cristo fra loro, e Gesù non può sussurrare alle anime loro i veri valori del Vangelo e dove non c'è comunione c'è poco cristianesimo.



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