XX Domenica del Tempo Ordinario (B)
Letture Patristiche

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Letture Patristiche della Domenica
Le letture patristiche sono tratte dal CD-Rom "La Bibbia e i Padri della Chiesa", Ed. Messaggero - Padova, distribuito da Unitelm, 1995.
[La lettura di questa domenica è tratta dal sito: http://www.augustinus.it/italiano/discorsi.htm]


ANNO B - XX Domenica del Tempo Ordinario


DOMENICA «III DEL DISCORSO EUCARISTICO»

Proverbi 9,1-6 • Salmo 33 • Efesini 5,15-20 • Giovanni 6,51-58
(Visualizza i brani delle Letture)


Discorso 131 di sant'Agostino, vescovo:
Dalle parole del vangelo di Giovanni (6,54-66): "se non avrete mangiato…" e dalle parole dell'apostolo e dei salmi contro i pelagiani tenuto nella basilica di s. Cipriano domenica 23 settembre (PL 38,729-734).


Il Sacramento del corpo e del sangue di Cristo

1. Abbiamo ascoltato il Maestro di verità, il divino Redentore, il Salvatore fatto uomo; ci ha ricordato il nostro prezzo, il suo sangue. Ci ha infatti parlato del suo corpo e del suo sangue; ha detto nostro cibo il corpo, bevanda il sangue. I battezzati riconoscono il Sacramento dei fedeli. Ma gli uditori che altro ascoltano se non quello che suonano le parole? Quindi, al dire di lui che raccomandava un tale cibo e una tale bevanda: Se non avrete mangiato la mia carne e non avrete bevuto il mio sangue, non avrete la vita in voi (e chi altri all'infuori della vita in persona poteva dir questo della vita? Ma sarà morte non vita per quell'uomo che avrà ritenuta mendace la vita), i suoi discepoli ne rimasero scandalizzati, non tutti certamente, però la maggior parte, dicendo tra sé: Questo linguaggio è duro, chi lo può intendere? Ma poiché il Signore aveva conosciuto in sé questo e aveva colto il sussurro e i pensieri, si rivolse a quanti erano turbati nelle loro considerazioni, pur conservando il silenzio, perché si avvedessero di essere stati ascoltati, e smettessero di avere di tali pensieri. Che disse dunque? Questo vi scandalizza? E se avrete visto il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? Che vuol dire: questo vi scandalizza? Voi pensate che io intenda dividere in parti questo mio corpo che vedete, far perire le mie membra e distribuirvele? E che vuol dire: E se avrete visto il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? Chi poté salire nella sua integrità, certamente non poté essere consumato. Quindi, e ci dette il suo corpo e il suo sangue quale nutrimento salutare e spiegò in breve una questione tanto importante qual è l'integrità della sua persona. Mangino quelli che mangiano, bevano quelli che bevono; abbiano fame, abbiano sete; mangino la vita, bevano la vita. Mangiarne è ristorarsi, ma sei ristorato in modo che non viene a mancare di che ti ristori. Bere di esso che è se non vivere? Il tuo nutrimento sia la vita, la tua bevanda sia la vita; avrai la vita e la vita sussiste nella sua integrità. Allora avverrà questo, cioè, che corpo e sangue di Cristo saranno la vita per ognuno, se ciò che si riceve visibilmente nel Sacramento si mangi spiritualmente, si beva spiritualmente nella realtà propria significata. Abbiamo ascoltato il Signore stesso che dice: È lo Spirito che dà la vita; la carne, invece, non serve a nulla. Le parole che vi ho detto sono spirito e vita. Ma vi sono alcuni - dice - che non credono (Gv 6,54-65). Questi stessi che dicevano: Questo linguaggio è duro, chi lo può intendere? È duro per gli induriti, cioè: è incredibile per gli increduli.

La fede è dono di Dio. La soave violenza della grazia

2. Ma per farci sapere che anche il credere stesso è dato in dono, non quale ricompensa: Come vi ho detto - egli dice - nessuno viene a me se non colui al quale sarà stato concesso dal Padre mio (Gv 6,66). Ma dove il Signore ha detto questo - se ci richiamiamo ai passi antecedenti del Vangelo -, troveremo che egli ha detto pure: Nessuno potrà venire a me se non lo avrà attratto il Padre che mi ha mandato (Gv 6, 44). Non ha detto: "avrà condotto", ma: avrà attratto. Questa forma di violenza si fa al cuore, non al corpo. Allora, di che ti meravigli? Credi, e vieni; ama e sarai attratto. Non ritenerla violenza dura e importuna; è dolce, è soave; è la soavità in sé che ti attrae. Non si attira una pecora quando si mostra dell'erba all'animale affamato? E ritengo che si muova non perché spinta, ma che si avvicini per desiderio. Anche tu vieni a Cristo allo steso modo: non immaginare lunghi viaggi; dove credi, là vieni. Infatti a colui che dovunque è presente si viene con l'amore, non passando il mare. Ma poiché anche in un cammino di tal genere ce n'è in abbondanza di ondate e di tempeste di ogni tentazione, credi nel crocefisso perché la tua fede possa elevarsi fino alla croce. Non verrai sommerso, ma sarà la croce a portarti. Così, proprio così si muoveva tra i flutti di questo mondo colui che diceva: Ma non ci sia per me altro vanto se non nella croce del Signore nostro Gesù Cristo (Gal 6,14).

Né la fede, né la vita buona si attribuisca alle proprie forze

3. Fa stupire il fatto che dopo la buona novella del Cristo crocifisso, dei due che si trovano ad ascoltare, uno esprime disprezzo, l'altro sale la croce. Chi disprezza, se ne faccia una colpa; chi sale la croce non l'attribuisca a se stesso. Ha infatti ascoltato dal Maestro di verità: Nessuno viene a me se non colui al quale sarà stato concesso dal Padre mio (Gv 6,66). Si rallegri perché gli è stato concesso: renda grazie a colui che concede con un cuore umile, senza presunzione, in modo di evitare di perdere, da superbo, ciò che ha meritato da umile. Infatti, anche coloro che hanno già intrapreso la via giusta, se ciò lo avranno attribuito a sé e alle proprie capacità, la perdono. Perciò, insegnandoci l'umiltà, per mezzo dell'Apostolo, la Scrittura dice: Attendete alla vostra salvezza con timore e tremore. E perché non se ne facessero alcun merito, in quanto ha detto attendete, ha immediatamente soggiunto: È Dio infatti che suscita in voi e il volere e l'operare in virtù del suo beneplacito (Fil 2,12-13). È Dio che suscita in voi, perciò con timore e tremore fatevi spazio cavo, prendete su di voi l'acqua del cielo. I luoghi posti in basso si colmano, le alture inaridiscono. La grazia è una pioggia. Perché dunque ti meravigli se Dio resiste ai superbi, ma dà la grazia agli umili (Cf. Gc 4,6)? Per questo con timore e tremore, cioè, con umiltà. Non montare in superbia, ma temi (Rm 11,20). Temi per essere riempito: non montare in superbia, per non essere inaridito.

La grazia è necessaria al battezzato per camminare sulla retta via

4. Ma già percorro - tu dici - tale via; che la scoprissi, era necessario, che io giungessi a conoscere che dovevo fare, attraverso il contenuto della Legge, era necessario; possiedo il libero arbitrio della volontà, chi mi allontanerà da questa via? Se leggi attentamente la Scrittura, troverai di un tale che aveva cominciato a presumere di sé a motivo di una certa larghezza di beni che, tuttavia, aveva ricevuto, ma il Signore misericordioso gli aveva tolto quanto aveva dato per insegnargli l'umiltà. Proprio d'un tratto, quel tale era rimasto povero e, dietro il ricordo del passato, avendo riconosciuto la misericordia di Dio, aveva ripetuto: Nella mia prosperità ho detto: Per l'eternità non sarò mai scosso. Nella mia prosperità ho detto. Ma ho detto, ho parlato da uomo: Ogni uomo è inganno (Sal 115,11). Ho detto. Dunque, nella mia prosperità ho detto; tanta era la prosperità, che ho osato dire questo: Per l'eternità non sarò mai scosso. E che in seguito? Signore, nella tua benevolenza, hai reso stabile la mia dignità. Ma mi hai nascosto il tuo volto ed io sono stato turbato (Sal 29,7-8). Mi hai mostrato - dice - che la mia stabilità mi veniva da te. Mi hai rivelato a chi dovessi rivolgermi per ottenere, a chi attribuire ciò che avevo ricevuto, a chi renderne grazie, a chi ricorrere nella mia sete per essere appagato e presso chi tenere al sicuro ciò di cui ero stato colmato. Infatti custodirò in te la mia forza (Sal 58,10), che riceverò con pienezza perché sei tu a donare, che io non perderò perché sei tu a proteggere. Custodirò in te la mia forza. Allo scopo di rivelarmelo, hai nascosto il tuo volto ed io sono stato turbato. Turbato, perché diventato vuoto; diventato vuoto perché inorgoglito. Per essere di nuovo colmato, di' pure che sei vuoto e inaridito: L'anima mia davanti a te è come terra riarsa (Sal 142,6). Dillo: L'anima mia davanti a te è come terra riarsa. Non l'aveva detto il Signore, eri stato infatti tu a dire: Per l'eternità non sarò mai scosso. Avevi parlato presumendo di te, ma presumevi di ciò che non era tuo, e lo ritenevi come tuo.

Se chi cammina nella via della giustizia ne fa un merito personale, la perde

5. Che dice al riguardo il Signore? Servite il Signore nel timore ed esultate con tremore (Sal 2,11). Così anche l'Apostolo: Attendete alla vostra salvezza con timore. È Dio infatti che suscita in noi l'operare. Dunque: Esultate con tremore. Che non si sdegni il Signore. Mi accorgo che prevenite [le mie parole] con acclamazioni. E come lo sapete se non perché l'ha insegnato colui al quale siete venuti mediante la fede? Dice questo dunque, ascoltate ciò che conoscete; non sto ad istruire, ma rievoco nella predicazione; anzi non istruisco giacché voi sapete, neppure rievoco, perché voi ricordate, ma parliamo insieme di ciò che ritenete nella memoria come noi. Questo dice il Signore: Istruitevi, ed esultate, ma con tremore, perché sempre umili conserviate ciò che avete ricevuto. Che non si sdegni il Signore, senza dubbio contro i superbi, che attribuiscono a loro merito ciò che hanno e non rendono grazie a colui dal quale deriva loro. Che non si sdegni il Signore e voi perdiate la via giusta. Forse che ha detto: "Che non si sdegni il Signore e non vi conduca alla via giusta", oppure: "Non vi lasci giungere alla via giusta"? Già la percorrete, non montate in superbia, per non perdere anche quella. E perdiate - dice - la via giusta quando all'improvviso la sua ira sarà divampata (Fil 2,12-13) su di voi. Non andiamo per le lunghe. Nel momento in cui insuperbisci, allora perdi quanto avevi ricevuto. Come se l'uomo, atterrito da tali cose, dicesse: Che posso fare? prosegue: Beati tutti coloro che si rifugiano in lui (Sal 2,11-13); non in se stessi, ma in lui. Per grazia siamo stati salvati, non viene da noi, ma è dono di Dio (Cf. Ef 2,8).

Contro i Pelagiani. La remissione dei peccati nel Battesimo. Stato d'infermità dopo il Battesimo

6. Voi potete forse dire: Che vuol intendere tornando spesso sullo stesso tema? E questo una seconda volta, e questo una terza, così che non parla quasi mai senza che tratti tale argomento. Voglia il cielo che non parli senza ragione! Vi sono infatti degli uomini per nulla riconoscenti alla grazia, che concedono tanto alla natura spoglia e ferita. È vero che l'uomo, nel momento della creazione, fu dotato dei grandi poteri del libero arbitrio, ma li perdette peccando. Finì in mano alla morte, divenne infermo, fu lasciato semivivo sulla via dai briganti; passando, il Samaritano - nome cui si dà il significato di "Custode" -, lo caricò sul suo giumento; va conducendolo sino a una locanda. Di che si fa grande? È ancora sotto cura. A me basta - dice - di aver ricevuto nel Battesimo la remissione di tutti i peccati. È forse guarita l'infermità per il fatto che è stato distrutto il peccato? Ho ricevuto - dice - la remissione di tutti i peccati. È senz'altro vero. Nel sacramento del Battesimo sono distrutti tutti i peccati, assolutamente tutti i peccati, in parole, in opere, in pensieri. Tutti vengono distrutti. Questo, però, corrisponde a ciò che fu infuso lungo la via: olio e vino. Voi tenete a mente, carissimi, come quell'uomo semivivo, perché ferito dai briganti lungo la via, sia stato rianimato ricevendo olio e vino sulle sue ferite (Cf. Lc 10,30-35). Senz'altro è stato già concesso indulto all'errore di lui [del battezzato], pur tuttavia lo stato di debolezza riceve cure nella locanda. La locanda, se la riconoscete, raffigura la Chiesa. Locanda al presente, perché durante la vita siamo di passaggio; diventerà la dimora, da dove non andremo mai via quando, guariti, saremo arrivati al regno dei cieli. Frattanto, lasciamoci curare volentieri nella locanda; tuttora deboli, non vantiamoci della guarigione; non facciamo, montando in superbia, di procurare nient'altro che di tener lontana la salute, poiché non ci lasciamo curare.

I quattro benefici della grazia: la remissione dei peccati, la cura dell'infermità, il riscatto da ogni corruzione e iniquità

7. Benedici il Signore, anima mia. Di' all'anima tua: Sei tuttora in questa vita; porti ancora la carne fragile; il corpo che si corrompe ancora appesantisce l'anima (Cf. Sap 9,15); dopo la remissione completa, hai ricevuto ancora il rimedio della preghiera; finché siano guarite le tue infermità, indubbiamente dici ancora: Rimetti a noi i nostri debiti (Mt 6,12). Come umile valle, non come colle elevato, di' pure: Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tutti i suoi benefici. Di che benefici si tratta? Esponi, enumera, ringrazia. Quali i benefici? Egli perdona tutte le tue iniquità. Questo è stato conseguito nel Battesimo. Che si ottiene al presente? Egli guarisce tutte le tue infermità; questo si compie ora, lo riconosco. Ma per tutto il tempo che mi trovo qui, il corpo soggetto alla corruzione appesantisce l'anima. Esponi, dunque, anche quello che segue: Egli salva dalla corruzione la tua vita (Sal 102,1-4). Avvenuto il riscatto dalla corruzione, che resta? Quando poi questo corpo corruttibile si sarà rivestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, allora si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov'è, o morte, la tua vittoria? Ivi giustamente: Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? Cerchi il suo posto e non lo trovi. In che consiste il pungiglione della morte? Che vuol dire: Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? Dov'è il peccato? Cerchi, e non esiste più. Il pungiglione della morte è il peccato (1Cor 15,54-56). Sono parole dell'Apostolo, non mie. Allora si dirà: Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? Non esisterà più il peccato, né che ti prenda con inganno, né che ti assalga, né che possa corrompere la coscienza. Allora non si dirà: Rimetti a noi i nostri debiti (Mt 6, 2). Ma che si dirà? Signore Dio nostro, donaci la pace; ogni cosa infatti tu ci hai concesso (Is 26,12).

Il beneficio ultimo della grazia: la corona di giustizia

8. Infine, dopo il riscatto dalla corruzione, che resta se non la corona di giustizia? Questa certamente resta, ma anche in essa, o sotto di essa, non ci sia un capo tronfio di boria a ricevere la corona. Ascolta, secondo il Salmo, rifletti come quella corona respinga un capo borioso. Dopo aver detto: Chi salva dalla corruzione la tua vita, aggiunge: egli ti dà la corona. A questo punto stavi per dire: egli ti dà la corona, sono riconosciuti i miei meriti, la mia virtù ha portato a questo; si soddisfa il dovuto, non si dona. Ascolta piuttosto il Salmo. Tu dici anche questo infatti: Ogni uomo è inganno (Sal 115,11). Ascolta come intendere Dio: Ti corona di grazie e di misericordia (Eb 2,9). Di misericordia ti corona, di grazia ti corona. Non fosti degno che ti chiamasse e, una volta chiamato, che ti giustificasse e, giustificato, che ti glorificasse. Un resto è stato salvato mediante un'elezione per grazia. E se lo è per grazia non lo è per le opere; altrimenti la grazia non sarebbe più grazia (Rm 11,5). Infatti, a chi lavora, il compenso non viene calcolato come dono, ma come debito (Rm 4,4). È l'Apostolo a dire: non come dono, ma come debito. Ma ti corona di grazia e di misericordia; e se hai dei meriti precedenti, ti dice Dio: Esamina con cura i tuoi buoni meriti e vedrai che sono doni miei.

La giustizia di Dio, che è ignorata da Giudei e Pelagiani. La grazia: occulta nell' A. T., rivelata nel N. T.

9. Come si afferma: Del Signore è la salvezza (Sal 3,9), non per dire che è salvo il Signore, ma in quanto essa è dono di lui a coloro che salva, così anche la grazia di Dio, meritata da Gesù Cristo nostro Signore, è detta "giustizia di Dio" non perché di essa sia giusto il Signore, ma per il fatto che di essa egli giustifica gli empi. Alcuni, in realtà, come un tempo i Giudei, e pretendono di chiamarsi Cristiani e, per di più, ignorando la giustizia di Dio, vogliono stabilire la propria, anche ai nostri tempi, tempi della grazia in piena vista, tempi della grazia già in occulto ed ora rivelata, tempi, questi, della grazia manifesta in campo aperto e che una volta si celava sotto la figura di un vello. Mi accorgo che pochi hanno capito, non hanno compreso i più che in nessun modo priverò col tacere. Uno degli antichi giusti, Gedeone, chiese al Signore un segno, dicendo: Ti chiedo, Signore, che questo vello, che depongo sull'aia, si bagni di pioggia e il terreno all'intorno resti asciutto. Così avvenne: il vello tutto intriso di pioggia, l'aia interamente asciutta. Al mattino, strizzò il vello in un catino; simbolo della grazia che è concessa agli umili; e, in un catino, voi sapete che cosa abbia fatto il Signore ai suoi discepoli (Cf. Gv 30,13,5). Chiese anche un altro segno. Disse: Voglio, Signore, che il vello sia asciutto e l'aia bagnata di pioggia (Gd 6,37-40). E anche questo si verificò. Tieni presente l'epoca del Vecchio Testamento: la grazia è celata nella nube come la pioggia nel vello. Considera ora l'epoca del Nuovo Testamento. Scuoti il popolo dei Giudei: lo troverai simile a un vello asciutto; in realtà, il mondo intero, quasi come quell'aia, è pieno della grazia non occulta, ma manifesta. Per conseguenza, siamo indotti a piangere molto i nostri fratelli che disputano non contro la grazia in occulto, ma contro la grazia evidente e manifesta. I Giudei sono scusati. Che si deve dire dei Cristiani? Per quale ragione sono nemici della grazia di Cristo? Per quale ragione si fanno arroganti nei vostri confronti? Perché ingrati? Perché è venuto infatti Cristo? La natura non c'era già quaggiù? Non c'era la legge quaggiù? Ma l'Apostolo afferma: Se la giustificazione viene dalla legge, Cristo è morto invano (Gal 2,21). Ciò che l'Apostolo afferma della legge, noi lo diciamo della natura. Se la giustificazione viene dalla natura, Cristo è morto invano.

Concili contro i Pelagiani

10. Ciò che è stato detto dei Giudei, lo riscontriamo in pieno in costoro. Hanno zelo per Dio. Avendo infatti loro testimonianza che hanno zelo per Dio, ma non secondo una retta conoscenza; poiché, ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio (Rm 10,2-3). Fratelli miei, compatiteli, compatiamoli insieme. Quando li avrete scoperti tali, non ne fate un segreto, non abbiate una misericordia ingiusta; assolutamente, quando li avrete scoperti tali, non fate di tenerli segreti. Confutate quelli che fanno opposizione contrastando, e quanti fanno resistenza conduceteli a noi. Appunto a proposito di questa causa, sono già stati inviati alla Sede Apostolica gli Atti di due Concili; ne abbiamo avuto di ritorno anche i rescritti. La causa è finita: voglia il cielo che una buona volta finisca anche l'errore. Avvertiamoli, perciò, perché siano informati, insegniamo perché si istruiscano, pregiamo perché si correggano. Rivolti al Signore...


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