III Domenica di Avvento (B)
Letture Patristiche

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Letture Patristiche della Domenica
Le letture patristiche sono tratte dal CD-Rom "La Bibbia e i Padri della Chiesa", Ed. Messaggero - Padova, distribuito da Unitelm, 1995.


ANNO B - III Domenica di Avvento


DOMENICA «DELL'AGNELLO DI DIO»

Isaia 61,1-2.10-11 • Cantico Lc 1,46-50.53-54 • 1Tessalonicesi 5,16-24 • Giovanni 1,6-8.19-2
(Visualizza i brani delle Letture)

1. Giovanni la voce, Cristo il Verbo (Agostino, Sermo, 293, 3 s.)
2. La via al Signore va preparata in continuazione (Guerric d'Igny, Sermo V, de Adventu, 1)
3. L'amico dello Sposo (Agostino, Comment. in Ioan., 4, 1)
4. La voce… (Efrem, Diatessaron, 3, 15)
5. Quale differenza tra voce e parole (Agostino, Sermo, 288,3)
6. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete (Dal «Trattato sulle opere dello Spirito Santo» di Ruperto di Deutz, abate)


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1. Giovanni la voce, Cristo il Verbo

Giovanni è la voce, ma il Signore "da principio era il Verbo" (Gv 1,1). Giovanni una voce per un tempo, Cristo il Verbo fin dal principio, eterno. Porta via l'idea, che vale più una parola? Se non si capisce niente, la parola diventa inutile strepito. La parola senza un'idea batte l'aria, non alimenta il cuore. E anche mentre alimentiamo il cuore, guardiamo l'ordine delle cose. Se penso a ciò che devo dire, c'è già l'idea nel mio cuore; ma se voglio parlare con te, mi metto a pensare se sia anche nel tuo cuore, ciò che è già nel mio. Mentre cerco come possa giungere a te e fissarsi nel tuo cuore l'idea ch'è già nel mio, formo la parola e, formata la parola, parlo a te: il suono della parola porta a te l'intelligenza dell'idea; è il suono che passa da me a te, l'idea invece, che ti è stata portata dalla parola, è già nel tuo cuore e non se n'è andata dal mio.
Il suono, dunque, portata l'idea in te, non ti par che ti dica: "Bisogna che lui cresca e che io venga diminuito?" Il suono della parola fece il suo ufficio e scomparve, come se dicesse: "Questa mia gioia è completa" (Gv 3,30). Afferriamo l'idea, assimiliamo l'idea per non perderla più. Vuoi vedere la parola che passa e la divinità permanente del Verbo? Dov'è ora il Battesimo di Giovanni? Fece il suo ufficio e passò. Il Battesimo di Cristo ora è in voga. Crediamo tutti in Cristo, speriamo d'essere salvi in lui: questo disse la parola. Ma poiché è difficile distinguere tra parola e idea, lo stesso Giovanni fu creduto Cristo. La parola fu ritenuta idea, ma la parola si dichiarò parola, per non ledere l'idea. "Non sono", disse, "Cristo, né Elia, né profeta". Gli fu risposto: "Chi sei, dunque, tu? Io sono", disse, "voce di colui che grida nel deserto: Preparate la via del Signore" (Gv 1,20-23). "Voce di uno che grida nel deserto": voce di uno che rompe il silenzio. "Preparate la via del Signore": come se volesse dire: Io vado rimbombando per introdurlo nei cuori, ma non troverò un cuore nel quale egli si degni di entrare, se non preparate la via.
Che vuol dire: "Preparate la via", se non supplicate convenientemente? che cosa, se non pensate umilmente? Prendete da lui esempio d'umiltà. Viene ritenuto il Cristo, dichiara di non essere ciò che è ritenuto, né si avvantaggia per il suo prestigio dell'errore altrui. Se dicesse: Io sono il Cristo, quanto facilmente sarebbe creduto, se, prima ancora che lo dicesse, già lo era ritenuto! Non lo disse Si ridimensionò, si distinse, si umiliò. Capì dove era la sua salvezza: capì ch'egli era una lucerna ed ebbe paura di essere spento dal vento della superbia...
Gli occhi deboli hanno paura della luce del giorno, ma possono sopportare quella di una lucerna. Perciò la luce del giorno mandò innanzi la lucerna. Ma mandò la lucerna nel cuore dei fedeli, per confondere i cuori degli infedeli. "Ho preparato", dice, "la lucerna al mio Cristo": Giovanni araldo del Salvatore, precursore del giudice che deve venire, l'amico dello sposo.

(Agostino, Sermo, 293, 3 s.)

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2. La via al Signore va preparata in continuazione
"Preparate la via del Signore" (Is 40,3; Mc 1,3). La via del Signore che ci si ordina di preparare, o fratelli, camminando la si prepara, preparandola, si cammina. E quand'anche aveste molto progredito in essa, vi resta sempre nondimeno da prepararla perché, dal punto in cui siete arrivati possiate avanzare, protesi verso ciò che sta oltre. Così, risultando in ogni singolo stadio preparata la via per il suo avvento, il Signore vi verrà incontro sempre nuovo, in qualche modo, e più grande di prima. È quindi con ragione che il giusto elevava questa preghiera: "Indicami, o Signore, la via dei tuoi precetti e la seguirò sino alla fine" (Sal 118,33).
E forse è stata definita "vita eterna" perché, pur avendo la Provvidenza previsto per ciascuno una via e fissato ad essa un termine, nondimeno non si dà alcun termine alla natura della bontà verso cui si tende. Per cui, il saggio e solerte viaggiatore, quando sarà giunto alla meta, non farà che ricominciare, poiché dimenticando ciò che si lascia alle spalle (cf. Fil 3,13), dirà a se stesso ogni giorno: "Comincio adesso" (Sal 76,11). Si lancia come un gigante che nulla teme per percorrere la via dei comandamenti di Dio; da autentico Idutun (cf. 1Cr 16,42), egli supera facilmente nell'ardore della sua corsa i pigri che si fermano per via. E pur se arrivato all'ultima ora del giorno, egli ha attinto la perfezione in poco tempo, percorrendo peraltro un lungo cammino (cf. Sap 4,13); fattosi svelto, da ultimo che era, fu tra i primi ad essere coronato.

(Guerric d'Igny, Sermo V, de Adventu, 1)

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3. L'amico dello Sposo

Spesso avete sentito dire, e ne siete quindi perfettamente a conoscenza, che Giovanni Battista quanto più eccelleva tra i nati di donna, e quanto più era umile di fronte al Signore, tanto più meritò d'essere l'amico dello Sposo. Fu pieno di zelo per lo Sposo, non per sé; non cercò la gloria sua ma quella del suo giudice, che egli precedeva come un araldo.
Così, mentre gli antichi profeti avevano avuto il privilegio di preannunciare gli avvenimenti futuri riguardanti il Cristo, a Giovanni toccò il privilegio di indicarlo direttamente. Infatti, come Cristo era sconosciuto a quelli che non avevano creduto ai profeti prima ch'egli venisse, così era sconosciuto a quelli in mezzo ai quali, venuto, era presente. Perché la prima volta egli è venuto in umiltà, e nascostamente; e tanto più nascosto quanto più umile.
Ma i popoli, disprezzando nella loro superbia l'umiltà di Dio, crocifissero il loro Salvatore e ne fecero, così, il loro giudice.

(Agostino, Comment. in Ioan., 4, 1)

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4. La voce...
La voce è quella di Giovanni, la parola però che passa per quella voce è Nostro Signore. La voce li ha destati, la voce ha gridato e li ha radunati, e il Verbo ha distribuito loro i suoi doni.

(Efrem, Diatessaron, 3, 15)

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5. Quale differenza tra voce e parole

Indaghiamo quale differenza intercorra tra voce e parola: procediamo attenti; non è cosa di poco conto e richiede uno sforzo non limitato. Il Signore a me concederà di non provare stanchezza nella spiegazione e a voi nell'ascolto. Ecco due qualcosa, la voce e la parola. Cos'è la voce? Cos'è la parola? cos'è? Mettetevi in ascolto di ciò a cui, in voi stessi, potete dare assenso; postavi la domanda proprio da parte vostra, datevi quindi la risposta. La parola, se non può avere un mezzo che la esprima, non si chiama parola. D'altra parte, la voce, sebbene non sia altro che un suono e dia luogo a clamori disordinati – come avviene in chi grida non in chi parla – si può chiamare voce, ma non si può chiamare parola. Non so chi si è sentito gemere, è una voce; ha urlato, è una voce. È un certo suono indefinibile che diffonde strepito e assorda le orecchie senza alcuna traccia di intelligibilità. Del resto, la parola, se non ha una qualche espressione, se non fa giungere altro alle orecchie, se non apporta altro alla mente, non si chiama parola. Perciò, come dicevo, se gridi, è voce; se dici: uomo, è parola; così pure se dici: bestiame; se: Dio; se: mondo, oppure qualcosa d'altro.
Ho espresso, infatti, questi suoni tutti con un contenuto indicativo, non vuoti, non che risuonano e nulla fanno capire. Dunque, se avete ormai compreso la distinzione tra voce e parola, ascoltate ciò che vi deve stupire in questi due, Giovanni e Cristo. La parola è di grandissimo valore anche senza voce; la voce non ha senso senza la parola. Ne rendiamo ragione e, se ci è possibile, chiariremo quanto ci siamo proposti. Ecco, hai voluto dire qualcosa: quello stesso che vuoi dire è già concepito interiormente; lo ritiene la memoria, è deciso dalla volontà, ha vitalità dall'intelletto.
Inoltre questo stesso che vuoi dire non è proprio di alcuna lingua. Anche il concetto che vuoi esprimere, che si è creato nell'animo, non è proprio di alcuna lingua, né greca, né latina, né cartaginese, né ebraica, né di alcun popolo. Il concetto è stato concepito solo nell'animo, è sul punto di essere espresso. Perciò, come ho detto, è una qualche concezione, una qualche opinione, un ragionamento concepito nell'intimo, pronto a venir fuori, per penetrare in chi ascolta. Di conseguenza, in quanto è conosciuta da chi la possiede interiormente, perciò è parola, già nota a chi è pronto ad esprimerla e non ancora a chi è prossimo ad ascoltarla.
Dunque, ecco che attende nell'intimo la parola già prodotta, nella sua interezza: tende a venir fuori per esser pronunciata per chi ascolta. Chi ha dato origine alla parola bada a ciò che deve dire, però gli è nota la parola che ha dentro di sé, presta attenzione a colui che sarà il suo ascoltatore. Parlerò in nome di Cristo alle persone colte nella Chiesa e sono deciso a rendere accessibile a quanti non sono sprovveduti anche qualcosa che esiga appunto maggiore penetrazione. Faccia dunque attenzione la Carità vostra.
Considerate la parola concepita interiormente, tende a venir fuori, vuole essere espressa: fa attenzione a chi si debba rivolgere. Nota un Greco? cerca la voce greca con la quale raggiungere il Greco. Nota un Latino? cerca la voce latina per raggiungere il latino. Nota un Cartaginese? cerca la voce punica per raggiungere il Cartaginese. Escludi la diversità degli uditori, e quella parola che è concepita nell'intimo non è greca, né latina, né punica, né di qualsiasi altra lingua. Va cercando di venir fuori in quella voce che ha riscontro nell'uditore presente. Ora, fratelli, ecco un esempio perché possiate comprendere. Ho ideato in me di dire: Dio.
Questa mia concezione interiore è qualcosa di grande. Evidentemente, Dio non è le due sillabe; senza dubbio questa breve voce non è Dio. Voglio dire: Dio, faccio attenzione a chi devo parlare. È Latino? Dico Deum. È Greco? dico Theòn. Al Latino dico Deum, al Greco dico Theòn. Tra Deum e Theòn c'è differenza di suono: altre sono le lettere qui, altre sono là; al contrario, nel mio intimo, nel momento che decido di parlare, nel momento che penso, non c'è alcuna diversità di lettere, nessuna variazione di suono delle sillabe: c'è quello che è. Perché venisse pronunziata per il Latino è usata una voce, un'altra per il Greco. Se volessi rivolgermi al Cartaginese ne userei un'altra; se all'Ebreo, un'altra; se all'Egiziano, un'altra; se all'Indiano, un'altra. Con il sostituirsi delle persone quante e quante voci non assumerebbe la parola interiore senza alcun mutamento o variazione di sé? Va incontro al Latino con voce latina, al Greco con voce greca, all'Ebreo con voce ebraica. Raggiunge chi ascolta e non si allontana da chi parla. In ogni caso, forse che perdo, parlando, quanto suscito in un altro? Quel suono usato come tramite ha trasmesso in te qualcosa che non si è allontanato da me. Io adesso pensavo: Dio; tu non avevi ancora udito la mia voce; all'udirla, anche tu hai cominciato ad avere ciò che io pensavo: ma io non ho perduto ciò che avevo. Dunque, in me, quasi nel mio centro vitale, quasi nel santuario della mia anima, la parola ha preceduto la mia voce. Non è ancora risuonata la voce nella mia bocca, e già la parola è presente nel mio intimo. D'altra parte, perché venga fuori verso di te quello che ho concepito interiormente, ricerca il servizio della voce. Il servizio della voce è necessario a che la parola penetri nella mente di chi ascolta.

(Agostino, Sermo 288, 3)

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6. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete

Il battesimo di Giovanni è battesimo di un servo; il battesimo di Cristo è il battesimo del Signore. Il primo è per la conversione, il secondo è per il perdono dei peccati. Cristo fu manifestato dal battesimo di Giovanni, ma fu glorificato dal suo proprio battesimo, cioè dalla sua passione. Infatti Giovanni dice del suo battesimo: «Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua, perché egli fosse fatto conoscere a Israele». Ma Cristo, già battezzato da Giovanni, dice: «C'è un battesimo che devo ricevere, e come sono angosciato, finché non sia compiuto!». Il battesimo di Giovanni preparava il popolo a quello di Cristo; e il battesimo di Cristo apri al popolo il Regno di Dio.
Giovanni esortava chi riceveva il suo battesimo a credere nel Maestro che sarebbe venuto dopo di lui; quelli di essi che morirono prima della passione di Cristo, alla sua morte senza dubbio furono purificati dai peccati, per quanto gravi fossero, ed entrarono con lui in paradiso, con lui videro il Regno di Dio. Ma a coloro che, disprezzando in se stessi il disegno divino e non battezzati col battesimo di Giovanni, lasciarono questo mondo prima che Cristo fosse battezzato con la sua passione, a nulla giovò l'antico rimedio della circoncisione: né giovò loro la passione di Cristo, né furono tratti fuori dall'inferno, perché non erano di quelli dei quali Cristo diceva: «Per loro io consacro me stesso» (Gv 17,19).
Nondimeno bisogna sapere che ai battezzati da Giovanni, che vissero dopo la glorificazione di Gesù mentre si predicava la Buona Novella, se «non accolsero» il Cristo, se non credettero necessario essere da lui battezzati, a nulla servì il battesimo di Giovanni. L'apostolo Paolo, che sapeva questo, «trovò alcuni discepoli e disse loro: Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?»; e ancora: «Quale battesimo avete ricevuto?» e sottintendeva: se non avete «nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito Santo». Alla loro risposta: «Il battesimo di Giovanni», disse: «Giovanni ha amministrato un battesimo di penitenza, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù. Dopo aver udito questo si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù, e non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di loro lo Spirito Santo».
Quanto di gran lunga meno importante era il battesimo del servo, che non faceva neppure conoscere l'esistenza dello Spirito Santo, a paragone col battesimo del Signore, che si conferisce nel nome del Padre e del Figlio, ma non senza lo Spirito Santo, e nel quale lo Spirito Santo è dato per il perdono dei peccati.

(Dal «Trattato sulle opere dello Spirito Santo» di Ruperto di Deutz, abate)



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