XXX Domenica del Tempo ordinario (B)

Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 9/2018)



ANNO B – 28 ottobre 2018
XXX Domenica del Tempo ordinario

Ger 31,7-9
Eb 5,1-6
Mc 10,46,52
(Visualizza i brani delle Letture)

IL CAMMINO DELLA FEDE

È l'ultimo segno che Gesù compie. Da questo momento in poi nel vangelo di Marco, Gesù non compie più segni-miracoli sulle persone. Obiettivo di tutta la catechesi di Gesù ai suoi discepoli, è portarci qui, dove si compie l'ultimo segno, quello definitivo: la guarigione dalla cecità. La cosa necessaria da chiedere nella preghiera è la vista, la capacità di leggere la realtà. E questo può avvenire solo se abbiamo fiducia: «La tua fede ti ha salvato!» dice Gesù. E se ci pensiamo bene, è cosi: tutti sperimentiamo nella vita sofferenze e momenti difficili. Il problema è se affrontiamo la vita con fiducia oppure con rassegnazione. Il Vangelo descrive il cammino della fede, che richiede quattro passi.
Innanzitutto si tratta di ascoltare. Bartimeo sente che sta passando Gesù, sa ascoltare l'invito ad alzarsi da parte di quelli che sono con Gesù. Bartimeo sa anche ascoltare se stesso: conosce il suo malessere. Per questo sa dare il nome al suo male e sa cosa chiedere. La fede nasce dall'ascolto e anche noi iniziamo a vedere e ad aver fiducia, quando non restiamo chiusi in noi stessi, ma sappiamo ascoltare ciò che accade dentro e fuori di noi.
Ascoltare non è però sufficiente, occorre anche rompere le convenzioni. Gridare sempre più forte, balzare in piedi e gettare via il mantello. Il secondo passo, allora, è uscire allo scoperto, non stare ai margini. La fede richiede la capacità di mettersi in discussione, di abbandonare le proprie sicurezze e abitudini. Il mantello è tutto ciò che Bartimeo aveva. Al contrario dell'uomo ricco, lui ha il coraggio di lasciare tutto per seguire Gesù. La fede non è un tranquillante, spinge avanti, richiede coraggio di aprire nuove strade nella vita.
La fede richiede poi un terzo passo, che è l'incontro personale. Marco racconta un incontro lontano dalla folla, perché a Gesù non interessano i grandi numeri, ma la fede e il cammino delle persone. Marco ci comunica anche il nome della persona guarita (Bartimeo) e del luogo in cui avviene l'incontro con Gesù (Gerico). Inoltre, quest'uomo è l'unico che chiama Gesù per nome. Avere fede non significa essere osservanti ed eseguire delle regole, ma vivere una relazione personale con Gesù, mettendo in dialogo il Vangelo con la propria vita e la propria coscienza.

Infine, il cammino della fede richiede un quarto passo. È autentica quando è vissuta e non solo proclamata. Il cammino di fede non può essere solo un balzo istantaneo e isolato, richiede un cammino perseverante fatto anche di momenti di fatica, mai fatto una volta per tutte, mai concluso. Il Vangelo racconta il cammino dell'uomo cieco, ma racconta anche il cammino di quelli che stanno con Gesù, il cambiamento dei suoi discepoli che, in un primo tempo, mettono a tacere e rimproverano il cieco, ma poi lo incoraggiano e lo conducono dal loro maestro. Chiediamo al Signore di essere Chiesa che sa fermarsi ad ascoltare chi è ai margini della strada e dire loro: «Coraggio! Alzati! Il Signore ti chiama!». È cosi anche per ciascuno di noi: il Signore passa anche oggi nella nostra vita, si ferma, ci ascolta, non ci condanna, apre i nostri occhi e pure a noi ripete: «Coraggio! Alzati! La tua fede ti ha salvato. Seguimi!».


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