a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 8/2018)
ANNO B – 30 settembre 2018
XXVI Domenica del Tempo ordinario
Nm 11,25-29
Gc 5,1-6
Mc 9,38-43.45.47-48
(Visualizza i brani delle Letture)
XXVI Domenica del Tempo ordinario
Nm 11,25-29
Gc 5,1-6
Mc 9,38-43.45.47-48
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ALLEATI PER IL BENE
Non solo i Vangeli, ma un po' tutta la letteratura contemporanea a Gesù ci testimonia una intensa attività di esorcismo che veniva svolta da svariate persone. Spesso le malattie mentali erano ritenute inspiegabili e venivano attribuite a demoni. Di conseguenza la terapia assumeva la forma della preghiera. I discepoli vengono a contatto con un tale che aveva liberato una persona indemoniata. La domanda che si pongono è sulla sua legittimità: può uno sconosciuto guarire degli indemoniati senza avere le necessarie autorizzazioni? Il fatto di non essere parte del ristretto gruppo dei discepoli ai loro occhi è dirimente: così lo redarguiscono e gli proibiscono di operare. Poi, forse fieri oppure dubbiosi, interpellano Gesù sulla decisione che hanno assunto autonomamente.
Ascoltata così, la vicenda pare persino ridicola; ma a ben vedere non è raro, ancora oggi, imbattersi in chi ritiene di avere l'esclusiva di un bene compiuto, una sorta di copyright etico, per cui non si può fare qualcosa di buono per gli altri se non si fa parte di un gruppo ben preciso. Tornano alla mente tante organizzazioni che si sono spaccate attorno al tema di chi si permetteva di fare del bene ma in modo personalizzato e "fuori controllo".
In fondo, a ben vedere, la questione in gioco non è quella del bene delle persone: al centro c'è il potere. È, tra l'altro, il cuore della burocrazia corrotta: avvalersi di procedure per costringere gli altri a comportarsi non seguendo la strada più breve o migliore, ma quella standardizzata. E spesso decisa da chi si arroga il diritto di stare sopra.
Già nella primissima Chiesa, Giovanni mostra l'insinuarsi del vizio di verificare chi comanda; proprio lui, in un'altra occasione si renderà protagonista assieme a fratello e madre, del domandare a Gesù di avere i posti d'onore accanto a lui. Gesù corregge questa prospettiva: perché non è possibile compiere un gesto straordinario, qual è la vittoria sul male, e poi assumere un atteggiamento contrario al Regno. Il bene non è tale perché rispetta procedure prefissate: se lo si imbriglia gli si toglie il potere, cercando di convogliarlo su chi pone le regole.
E con una certa finezza, Gesù vira sul tema dell'inimicizia: chi non è contro di lui è per lui. Per detenere un potere illusorio occorre inventarsi dei nemici: Gesù libera subito il campo da queste facili identificazioni, affermando che solo chi è contrario va annoverato tra gli oppositori. Per il resto, tutte le altre persone sono avvertite dal Maestro di Nazaret come alleati. Molto forte questa affermazione anche per la Chiesa d'oggi, che non si sottrae al rischio di fissare regole e norme, perdendo di vista il bene delle persone.
L'ultima parte del discorso di Gesù riguarda lo scandalo. L'inciampo è l'assenza di attenzione per i piccoli. Non è un determinato comportamento morale preso in assoluto, ma è "relativo" allo scandalizzare i fratelli più piccoli. Non è pertanto il compiere un certo peccato, ma venire meno a quelle attenzioni che chi è più piccolo merita di ricevere. Ci vuole il coraggio di un gesto deciso, com' è un taglio secco (delle mani, dei piedi...): immagine forte che mostra come non sia possibile barcamenarsi quando in questione c'è il bene dei piccoli.
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