XXV Domenica del Tempo ordinario (B)

Omelie - Il Vangelo della domenica
a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 8/2018)



ANNO B – 23 settembre 2018
XXV Domenica del Tempo ordinario

Sap 2,12.17-20
Gc 3,16-4,3
Mc 9,30-37
(Visualizza i brani delle Letture)

ACCOGLIERE PER COMPRENDERE

"Silenzio!": grido dell'insegnante alla classe turbolenta, voce dell'arbitro durante una partita di tennis, richiamo del cerimoniere durante una celebrazione liturgica, cartello che prescrive un comportamento da tenersi in un determinato luogo... Tante sono le occasioni nelle quali si richiede di trattenersi dal parlare. Ma non sempre il silenzio ha caratteristiche positive. Talvolta è quella condizione di gelo che scende tra le persone e che accompagna evidenti imbarazzi.
Forse il peggiore dei silenzi è quello che si frappone tra persone molto intime l'una all'altra. È a questo tipo di silenzio che dobbiamo pensare nel leggere il testo evangelico di oggi. I discepoli di Gesù stanno muti di fronte al suo nuovo annuncio di un soffrire, che ai dodici è del tutto inconcepibile. Purtroppo l'incomprensione tra persone che si conoscono bene non è rara né infrequente. E quando ne resta ferita la stima reciproca, il silenzio è conseguenza inevitabile.

L'annuncio di Gesù sulle violenze che è chiamato a subire è talmente forte da non essere più tollerabile per i suoi amici più intimi e fidati. E così essi divengono del tutto impermeabili alle parole che egli pronuncia, non riescono ad afferrarne la portata. Non fosse per Gesù e per la sua coriacea tenacia a riaprire continuamente il dialogo con loro, la coltre di silenzio diverrebbe muro insuperabile. Ma è il Maestro a non accettare la rassegnazione alla quale lo sparuto gruppo andrebbe incontro se non fosse per il suo domandare incalzante. E così, mentre lui annuncia la sua fine ingloriosa a Gerusalemme, gli amici discutono di chi possa sentirsi il più grande. Uno parla di sofferenze, gli altri parlano di gloria; uno parla di servizio e di ultimi posti, gli altri parlano di primato. Al silenzio dell'incomprensione segue il silenzio dell'imbarazzo, perché nessuno ha il coraggio di esplicitare il contenuto di un dialogo incentrato sul potere. Fosse per loro, la comunicazione terminerebbe, ma non è così per Gesù.
Egli mostra di aver ascoltato i loro discorsi e così, pazientemente, ricuce il rapporto, invitandoli a rifiutare le logiche di predominio degli uni sugli altri. Il braccio di ferro, la lotta di potere prosegue: lui insiste sul servizio e sulla perdita della vita, mentre loro continuano ad andare in una direzione opposta, quella di una battaglia per l'egemonia. Gesù propone un ribaltamento delle logiche: chi vuole dominare si metta in fondo, faccia il servitore di tutti. Una proposta alquanto improbabile, che Gesù rinforza con l'abbracciare un bambino, mettendolo al centro. Mette al centro chi nell'epoca aveva meno diritti di tutti. L'abbraccio di Gesù è un gesto dolcissimo e anche dirompente. Difficile non pensare a tutti i gruppi, da quelli politici a quelli ecclesiali. Nemmeno le coppie o gli adolescenti sono esenti dalla tentazione di farsi servire.
Nell'ultima frase del Vangelo odierno, Gesù parla di "accogliere": parola oggi assai attuale. Accogliere è permettere all'altro di entrare nella propria vita e lasciarsi scombussolare. Non si tratta solamente di aprire una porta, una volta per tutte. Ci vuole costanza per accogliere e disponibilità a mettere al centro le esigenze dell'altra persona.


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