a cura di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio"
Comunità di preti della diocesi di Modena-Nonantola
Vita Pastorale (n. 6/2018)
ANNO B – 10 giugno 2018
X Domenica del Tempo ordinario
Gen 3,9-15
2Cor 4,13-5,1
Mc 3,20-35
(Visualizza i brani delle Letture)
X Domenica del Tempo ordinario
Gen 3,9-15
2Cor 4,13-5,1
Mc 3,20-35
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UN UOMO STTRAVAGANTE?
Gesù è piuttosto stravagante. Almeno, secondo il racconto di oggi. Questo è ciò che pensano di lui i suoi parenti, che non ne capiscono gli atteggiamenti: si lascia assediare dalla gente al punto di dimenticarsi di mangiare, ha appena scelto dodici strani personaggi perché stiano con lui, dice cose che non sono esattamente in linea con gli insegnamenti ufficiali… Anche gli scribi di Gerusalemme pensano che sia piuttosto stravagante, anzi credono addirittura che sia indemoniato. Sappiamo che anche quelli più vicini a lui, i dodici, spesso lo giudicano stravagante. E anche noi, in fondo, pensiamo lo stesso. Lui criticava la gerarchia sacerdotale e noi continuiamo a inventarci titoli e privilegi; lui era contrario alle regole restrittive e ai precetti e noi ne inventiamo sempre di nuovi; lui sceglieva ultimi e peccatori e noi ci rivolgiamo ai benpensanti… e così manipoliamo il suo messaggio a nostro beneficio.
Gesù era un uomo libero e coerente. Parlava con franchezza e vedeva al di là dei limiti che ci autoimponiamo, e che spengono la vita. Troppo spesso siamo imprigionati dalle regole del «si deve fare così», da ciò che pensano gli altri, dai precetti di un cristianesimo irrigidito. E allora la libertà ci appare come sregolatezza, la franchezza come sfacciataggine, la coerenza come testardaggine. Nella nostra incapacità di vivere i suoi insegnamenti, anche noi, come gli scribi, siamo tentati di accusare Gesù di scacciare il demonio per opera del demonio.
Gesù dà una risposta molto chiara alle accuse degli scribi: esiste una forza che ha quasi la stessa tenacia dell'amore, ed è la forza della complicità. Chi è complice nel male difende l'operato del malvagio, copre le spalle al disonesto. Fa parte dell'interesse del malfattore rimanere unito agli altri come lui: è nel branco che si accresce la forza. Questa semplice costatazione di Gesù è un'accusa molto forte a chi, nella Chiesa, copre il male, baratta privilegi con privilegi, cerca disonestamente i propri interessi.
E non si tratta solo dei delitti orribili come la pedofilia. Nel piccolo delle nostre comunità spesso manca la chiarezza sulle spese più quotidiane, sulle questioni fiscali, sui piccoli privilegi. Se non c'è la forza della verità, c'è l'ostinazione della complicità, che traveste il male da volontà di Dio. Ma questa è la bestemmia contro lo Spirito Santo: attribuire a Satana ciò che viene da Dio. Oppure ritenere che venga da Dio ciò che appartiene a Satana. Significa fraintendere l'amore con il male. Una presa di posizione che pregiudica l'esistenza e la rende un fallimento. Un errore che rischia di essere fatale.
Nel finale del racconto Gesù risponde ai parenti, preoccupati della sua stravaganza, prendendo le distanze da loro. Nella Bibbia Dio si presenta spesso come padre o madre, come sposo fedele di una sposa infedele. E questo ci dice quanto Dio conosca la forza e la bellezza delle relazioni familiari. Ma questi non possono mai diventare "lacci", cioè limite alla libertà e padroni della coscienza. Ogni volta che restiamo nella logica del laccio, del nepotismo, dell'appartenenza di clan siamo nella logica della complicità e non dell'amore. Anche se in apparenza diciamo di seguire la volontà di Dio.
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