XVI Domenica del Tempo ordinario (C)

La Parola
Commento di Luigi Vari
Vita Pastorale (n. 6/2016)



ANNO C – 17 luglio 2016
XVI Domenica del Tempo ordinario

Gen 18,1-10a
Col 1,24-28
Lc 10,38-42
(Visualizza i brani delle Letture)


IL VANGELO NON
CONOSCE LISTE NERE

Fra le pagine più belle della narrazione biblica, il testo di Genesi porta il lettore davanti alla tenda di Abramo, nell'ora più calda quando l'attenzione di tutti è più bassa, così che qualcuno possa introdursi nell'accampamento senza farsi notare. Il caldo, l'assopimento, una certa spossatezza, che è anche quella dell'anima di Abramo e di sua moglie Sara, che non riesce a dargli un figlio, formano il paradigma di questo racconto. Di contrasto la legge dell'ospitalità, che spinge Abramo a correre incontro agli ospiti, a trattenerli e a prendersene cura, non immaginando, dicono i rabbini, che stavano lì davanti a prendersi cura di lui.
La finale del racconto, la promessa fatta a Sara di avere un figlio conclude l'incontro fra i tre, che il lettore sa essere il Signore. Fra la scena dell'arrivo e quella dell'accoglienza, c'è la straordinaria preghiera di Abramo: Signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti. Dio è presente in tutte le ore della storia degli uomini e in quelle della vita di ognuno, soprattutto in quelle di maggiore stanchezza e sopore, soprattutto quando nessuno pensa che qualcuno possa andare in giro a quell'ora, perché è troppo caldo, è troppo... tutto. Non passare senza fermarti è una preghiera bella, perché è quella che racconta un cuore che ha sempre speranza, e che ci mette sempre tutta la forza, tutto quello che può. La risposta alla preghiera spesso è che comincia qualcosa che uno nemmeno pensava più, un figlio per Sara. Il cuore di ogni uomo è il cuore di Sara, e la preghiera al Signore perché si fermi un momento, è quella che fa nascere sempre qualcosa che ha il sapore della vita.

Paolo ai Colossesi parla della sua esperienza di prigioniero e della sua sofferenza, che legge come un suo contributo da unire a quello di Cristo per il bene della Chiesa, è il contributo della missione e dell'impegno apostolico. Paolo riflette sul servizio che la Chiesa deve fare nei confronti delle genti, annunciare Cristo. Annunciare Cristo è per Paolo annunciare un mistero, cioè un disegno più ampio di quanto si possa pensare. In questo caso si tratta di scoprire che Cristo non è speranza solo per, alcuni, come potrebbero essere i giudei, ma per tutti. È nell'ampiezza dei destinatari la novità dell'annuncio. Non c'è nessuno che non possa essere raggiunto da Cristo, speranza della gloria. Il motivo della testimonianza, e anche delle prove che ad essa a volte si associano, sta nel collaborare a rendere sempre più vera questa verità. Molte volte si rischia di immaginare l'amore per la Chiesa come quello per un giardino, Paolo parla del suo amore per la Chiesa come per una terra senza confini, con molti paesaggi difficili da amare. È nella libertà del destinatario la possibilità di rifiutare l'annuncio, ma non lo è in quella di chi annuncia escludere qualche destinatario. Il Vangelo non conosce liste nere.

La scena descritta da Luca è di amicizia ed è una testimonianza della grande umanità di Gesù, che andava a trovare gli amici, restava ospite a casa loro e condivideva quello che avevano. Gesù seduto che parla, racconta, fa delle riflessioni e incanta Maria, che si dimentica che l'ospite si onora ascoltandolo, ma anche servendolo. Marta che, anche per l'atteggiamento di Maria, è in affanno per il desiderio di onorare quell'amico. La sua lamentela, però, oltre a sottolineare una condizione concreta, assume un suono diverso: è un rimprovero a Maria, che ascolta. Servire Gesù e ascoltare Gesù sembrano qui due cose diverse. Un discepolo può essere contestato, perché ascolta incantato la parola di Gesù? La risposta di Gesù è giocata proprio su questa alternativa fra ascolto e servizio. Dice a Marta che servire un ospite, considerando una perdita di tempo ascoltarlo, è un po' strano. L'amico si cerca per essere ascoltati e ascoltare; quella è la perla preziosa dell'amicizia. Maria sta facendo quello che Marta in quel momento non può fare e Marta quello che non può fare Maria; solo che Maria non pensa di rimproverare Marta, mentre Marta rimprovera Maria. L'ascolto è la perla preziosa, quella che non viene mai tolta.
È facile trovare un'infinità di applicazioni di questo brano alla nostra vita, piena di cose da fare: come è facile assistere a sfoghi di gente che, sorpresa dalla fine o dalla crisi di una relazione, elenca tutte le cose che ha fatto. È anche facile incontrarsi con esperienze di tipo religioso che si sono consumate nel fare, perdendo ogni giorno di più di vista il motivo del fare. Quando le cose finiscono, lo schermo del fare si rivela nella sua fragilità, si rischia che non resti niente; può succedere che, come a Marta, resta solo la fatica. Servire Cristo dimenticandosi di lui è una possibilità che deve essere sempre tenuta presente nella vita di discepoli. Restare agganciati alla sua parola, fermarsi di tanto in tanto per fargli una domanda o per chiedere un consiglio, o semplicemente per ascoltare un suo insegnamento, un racconto, una parabola, in breve, una parola, è quella la difesa per non ritrovarsi delusi e con le mani vuote, perché lui è la parte migliore che le vicende della vita, le delusioni o le amarezze, le fatiche e tutto il resto, non possono toglierci. L'amico è tale proprio perché c'è sempre e non si nega mai. L'amico che entra in casa tua e chiede che tu stia un po' tranquillo e che gli dia un po' retta.

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