Intervista a Mons. Mario Meini,
Vescovo di Fiesole




Intervista a Mons. Mario Meini, Vescovo di Fiesole
L'Amico del Clero, n. 12 Dicembre 2015


Mons. Meini come giudica per la Chiesa in generale, e per la diocesi di Fiesole in particolare, il ripristino del diaconato permanente?

Certamente è un dono di Dio, che mai è mancato alla Chiesa e che lo Spirito Santo ha fatto riemergere anche nella Chiesa latina. Un dono che sta portando molti frutti di bene. Sono lieto per la presenza nella nostra Chiesa diocesana di alcuni diaconi veramente bravi.

Quali requisiti ritiene siano indispensabili per un candidato al diaconato permanente?

Innanzitutto la maturità umana e cristiana. Fede umile e carità generosa. Quando sono sposati anche una serena dedizione alla famiglia (il servizio diaconale non può mai essere un pretesto per trascurare la famiglia e la famiglia non può costituire un motivo per trascurare l'impegno diaconale). Tra i requisiti insisterei anche sull'attitudine a servire la Chiesa senza voler emergere. Come si addice ad ogni ministro del Signore.

Quale cammino formativo (umano, spirituale, teologico, liturgico e pastorale) è attualmente previsto nella sua diocesi per chi diventa diacono?

La formazione teologica ha come riferimento l'Istituto Superiore di Scienze Religiose, anche se in certi casi, soprattutto per esigenze di lavoro, si rende necessario un itinerario di studi personalizzato. La formazione umana e spirituale è affidata al delegato diocesano per il diaconato, che agisce in sinergia con il parroco e con il padre spirituale, scelto dal candidato al diaconato fra quelli indicati dal vescovo. Gli incontri dei diaconi e dei candidati al diaconato con il delegato diocesano hanno una cadenza mensile. Annualmente è previsto un "ritiro" spirituale più ampio.

Come fare per superare eventuali resistenze da parte degli altri membri del clero nei confronti del diaconato permanente?

Non abbiamo resistenze verso il diaconato. Anzi, c'è un generale e convinto apprezzamento. Semmai possono emergere difficoltà nei confronti di singoli diaconi. Ma questo è un problema diverso.

Quale tra i classici compiti diaconali (carità, catechesi/ evangelizzazione e liturgia) le sembra necessiti di maggior valorizzazione rispetto a quanto avviene oggi nella diocesi di Fiesole?

L'impegno liturgico è chiaramente espresso. Alcuni diaconi si sono impegnati molto nella carità e si impegnano lodevolmente nella pastorale degli ammalati (il servizio diocesano per la pastorale degli ammalati è affidato a un diacono, che opera in collaborazione con altri diaconi e con i responsabili di altri uffici diocesani e associazioni); c'è da crescere nell'impegno per la predicazione e la catechesi, che pure tuttavia non manca. Molto dipende dai carismi personali dei singoli diaconi.

Quanti sono e quale futuro immagina per i diaconi permanenti della sua diocesi?

Attualmente i diaconi nella diocesi di Fiesole sono sedici. Alcuni di loro sono molto anziani. Alcuni candidati sono in cammino. Il futuro? Certamente vedo la presenza e il sevizio dei diaconi. La qualità e la diversità delle forme di ministero dipenderà dalle persone che Dio vorrà inviarci. Presentiamo la vocazione al diaconato in tutta la sua ampiezza. Nell'assegnare servizi teniamo conto della peculiarità delle persone.

Quali iniziative ritiene si possano intraprendere, a livello di pastorale vocazionale diocesana, per incrementare il numero di diaconi permanenti?

Non penso a particolari iniziative e non ritengo opportuna la pubblicità fatta di parole. Penso piuttosto alla testimonianza viva dei diaconi più bravi e più impegnati, perché gli esempi trascinano. Penso soprattutto alla preghiera fiduciosa della comunità cristiana e alla sensibilità di coloro che accompagnano i fratelli nel discernimento spirituale.

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