Intervista a Mons. Giampaolo Crepaldi,
Vescovo di Trieste




Intervista a Mons. Giampaolo Crepaldi, Vescovo di Trieste
L'Amico del Clero, n. 2 Febbraio 2016


Mons. Crepaldi come giudica per la Chiesa in generale, e per la diocesi di Trieste in particolare, il ripristino del diaconato permanente?

Sicuramente il ripristino del diaconato permanente è stato una benedizione per la Chiesa universale e anche per la nostra diocesi. Sono certo che questa iniziativa è stata mossa dallo Spirito Santo e ha trovato nel Concilio e in papa Paolo VI degli autorevoli interpreti della Sua volontà e, nello stesso tempo, ciò ha arricchito la ministerialità della Chiesa, soprattutto per il servizio che queste persone, celibi o sposate, possono portare sia in campo sociale che ecclesiale.

Quali requisiti ritiene siano indispensabili per un candidato al diaconato permanente?

Ritengo che innanzitutto devono essere persone ricche di umanità, consapevoli del dono inestimabile della chiamata al ministero ordinato, persone innamorate della loro storia, riflesso del progetto di Dio su di loro, innamorati della Parola di Dio quale "lampada" che essi sono chiamati a far risplendere nei luoghi della loro vita incominciando dalla famiglia, dall'ambiente di lavoro, dai servizi loro proposti in seno alla Chiesa. Persone che hanno una forte spiritualità che condividono con i fratelli specie nella preghiera e nell'ascolto fraterno.

Quale cammino formativo (umano, spirituale, teologico, liturgico e pastorale) è attualmente previsto nella sua diocesi per chi diventa diacono?

Nella diocesi di Trieste è previsto un cammino di 5 anni: il primo e il secondo quali tempo di discernimento in preparazione al Rito di Ammissione, il secondo incentrato sul Ministero del Lettorato e quindi sulla Parola di Dio; il terzo sull'Eucarestia in preparazione al ministero dell'Accolitato e poi la preparazione immediata al Sacramento dell'Ordine nel grado del Diaconato. La formazione è curata dal Delegato Vescovile assieme ad una piccola equipe. Gli aspiranti e i candidati si incontrano ogni 15 gg., incontri a cui sono sempre invitate anche le mogli, che, assieme alla comunità diaconale, vivono poi i momenti di Ritiro all'inizio dell'Avvento e della Quaresima e gli incontri estivi che si tengono nelle varie parrocchie della città. Accanto al cammino formativo c'è quello culturale con una forte collaborazione offerta dall'Istituto Superiore di Scienze Religiose.

Come fare per superare eventuali resistenze da parte degli altri membri del clero nei confronti del diaconato permanente?

Occorre continuamente aiutare i presbiteri a riscoprire la ricchezza rappresentata dal diacono permanente che non è un vice-parroco, né un ministrante cresciuto. Questo implica la necessità di educare alla Diaconia il clero ripartendo dalle origini della Chiesa e facendo leva sui documenti che la Chiesta stessa ha prodotto nell'ultimo cinquantennio riguardanti proprio il diaconato.

Quale tra i classici compiti diaconali (carità, catechesi/evangelizzazione e liturgia) le sembra necessiti di maggior valorizzazione rispetto a quanto avviene oggi nella diocesi di Trieste?

Credo che i diaconi possano diventare pietre miliari nella mia Chiesa soprattutto nel campo della carità e della catechesi che necessitano di notevoli sforzi che non possono essere delegati semplicemente al prete o a qualche persona di buona volontà, ma che hanno bisogno di persone formate e in gradi di dare risposte adeguate in questi settori.

Quanti sono e quale futuro immagina per i diaconi permanenti della sua diocesi?

In questo momento stanno facendo il loro percorso formativo tre candidati e tre aspiranti e per una diocesi piccola come quella di Trieste è una grazia particolare che il Signore offre a questa porzione della chiesa universale.

Quali iniziative ritiene si possano intraprendere, a livello di pastorale vocazionale diocesana, per incrementare il numero di diaconi permanenti?

Certamente occorre che a livello del Centro Diocesano Vocazioni si studi una strategia per portare a una maggiore conoscenza e consapevolezza le nostre comunità parrocchiali dell'esistenza del diaconato permanente e della sua validità e indispensabilità per il servizio ecclesiale. Gli stessi diaconi sono chiamati a farsi strumento di questa conoscenza portando la loro testimonianza di vita nelle nostre parrocchie.



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