Unità: vita di Dio e vita dell'uomo


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Chiara Lubich – Scritti spirituali
L'Unità



Unità: vita di Dio e vita dell'uomo
I testi che presentiamo in questo capitolo hanno lo scopo di approfondire l'unità nel suo significato più vero. Per Chiara Lubich l'unità è innanzitutto un incontro con Gesù e l'esperienza che possiamo fare della sua Persona: è l'oggetto del primo punto di questo capitolo. Altri testi illustrano come l'unità è unità con Dio, unità in Dio, è una grazia che non ci possiamo procurare con le nostre forze ed è addirittura il disegno di Dio sulla storia.


L'unità in una sola parola: è una Persona
È unità con Dio
È unità in Dio Trinità
L'unità è una grazia da chiedere
L'unità è il disegno di Dio sulla storia


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L'unità in una sola parola: è una Persona

L'Unità!
Ma chi potrà azzardarsi a parlare di lei? È ineffabile come Dio!
Si sente, si vede, si gode ... ma è ineffabile!
Tutti godono della sua presenza, tutti soffrono della sua assenza.
È pace, gaudio, amore, ardore, clima di eroismo, di somma generosità.
È Gesù fra noi! Gesù fra noi!
(Da una lettera a un gruppo di religiosi, 29 aprile 1948; in Lettere primi tempi, Città Nuova, Roma 2010)

Le anime consumate in uno non hanno nulla da temere
Stiano attentissimi agli attentati di Satana all'Unità. Lo dico loro per esperienza che le farà tutte per romperla. Egli lo sa che l'Unità è onnipotente e che le anime consumate in uno sono perdute assolutamente per lui.
Quindi: ante omnia [prima di tutto] (anche se in quest'omnia [tutto] ci fossero le cose più belle, le più sacre: come la preghiera, come il celebrar la Santa Messa, ecc. ecc.) siano uno! Allora non saranno più loro ad agire, a pregare, a celebrare... ma sempre Gesù in loro!
L'Unità è la palestra della santità. È il trionfo della carità. È Paradiso raggiunto, anche se siamo sempre sulla terra e quindi "in militia" per mantenerci uno e per consumare altre anime in uno! [...]
Tutto abbiano in comune: si donino a vicenda con generosità tutto il loro!
Allora Gesù ad uno ad uno consumerà i fratelli che vivono loro accanto e preparerà quelli lontani all'Unità.
(Da una lettera a un gruppo di religiosi, Trento, 27 dicembre 1948; in Lettere primi tempi, Città Nuova, Roma 2010)


L'unità mostra al mondo il Risorto
In dialogo con un gruppo numeroso di persone della Corea, provenienti da vari ambienti sociali e culturali e di vario impegno ecclesiale, personalmente coinvolte a vivere e diffondere la spiritualità dell'unità.
(Seoul, 2 gennaio 1982)


- Puoi dirci cosa è per te l'unità oggi, a 38 anni di distanza, da quando Dio ti ha dato questo carisma?

Io mi sono resa conto dopo trentotto anni di vita che l'unità è una cosa veramente importante. [...]
Cos'è l'unità per me?
Gesù che era risorto dalla morte aveva detto: «Io resto con voi fino alla fine dei secoli». Allora Gesù è qui nell'unità, il risorto è qui, è qui in mezzo a noi; sì, c'è. E noi dobbiamo amarci tanto in modo da mostrarlo al mondo, da tirarlo fuori, manifestarlo, esprimerlo: noi dobbiamo essere degli ostensori di Gesù risorto. Capite? È questa la nostra funzione.
Allora, riassumendo insomma: per me l'unità è Gesù risorto oggi nel mondo. È questa la funzione del nostro Movimento. È una cosa enorme! Mostrarlo, farlo vedere, come la Madonna ha mostrato Gesù bambino.


L'unità porta una persona che è Dio stesso
Vorrei che guardassimo dentro questa grazia [dell'unità], che la analizzassimo un po'.
Che cos'è, chi è?
Lo sappiamo. Non è certamente un semplice punto della nostra spiritualità. Essa porta fra noi addirittura una persona, una persona che è Dio stesso. L'unità è Gesù fra noi.
L'unità - dice un Padre della Chiesa - è quell'«accordo» di pensieri e di sentimenti fra più persone tale da far giungere alla concordia che «unisce e contiene il Figlio di Dio» (Origene, Comm. in Matth., XIV, 1s.: PG 13,1187).
E questa presenza - noi lo possiamo testimoniare - è sorgente di una profonda felicità: Gesù fra noi è pienezza di gioia, fa della vita nostra e di tutti coloro che vivono l'unità una continua festa.
(Da un collegamento telefonico - Rocca di Papa, 24 ottobre 1996)

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È unità con Dio

Nel pensiero di Chiara l'unità è prima di tutto unità con Dio, si da diventare "altro Gesù". Per realizzare questa meta, lei indica molte vie: compiere come Lui la volontà di Dio, la preghiera, rinnegarsi per amare i fratelli ecc. Un posto privilegiato per l'unione con Dio viene dato da Chiara all'Eucaristia, vincolo di unità. Di queste vie diamo solo un breve accenno, perché l'argomento è presentato in altri volumi di questa collana.

Gesù: modello nostro
L'anima deve mirare ad essere al più presto un altro Gesù.
Come in Gesù l'umanità e la divinità erano una sola cosa, così l'anima deve mirare a fondere in una sola cosa l'umano che è in lei ed il divino.
Far "da Gesù" sulla terra. Copiarlo come uno specchio ricopia lineamenti e mosse.
Esser "lo specchio" di Gesù.
Prestare a Dio la nostra umanità affinché la usi per farvi rivivere il Figlio suo diletto.
Per questo far come Gesù solo la Volontà del Padre. Poter aver sempre sulla bocca quelle parole che Gesù diceva di sé.
L'anima deve sopra ogni cosa puntare sempre lo sguardo nell'Unico Padre di tanti figli.
Poi guardare tutte le creature come figlie dell'Unico Padre. [...]
Gesù: modello nostro. Ci insegnò due sole cose che sono una: ad esser figli d'un solo Padre ed ad esser fratelli gli uni degli altri.
Quando tutti questi figli compiranno la volontà del Padre unico - come Gesù la compì - allora saranno una sola cosa.
E la Volontà del Padre è racchiusa nel Vangelo ed è: esser una sola cosa con Dio Padre per mezzo e coll'esempio di Gesù; ed esser una sola cosa con tutti i fratelli. Ut omnes unum sint [che tutti siano uno].
Quando l'anima impersonerà il Cristo nella sua decisa totale obbedienza al Padre allora in lei sarà l'unità.
(Dallo scritto L'Unità - 2 dicembre 1946, ore 7; in «Nuova Umanità» 29 [2007/6] 174)


Essere, e poi parlare e fare
La nostra nuova evangelizzazione, che, in pratica, coincide con una più intensa diffusione dell'Ideale, consiste nel vivere prima, nel testimoniare nella nostra vita quanto andremo poi annunciando, nell'essere, insomma, prima di parlare.
Ma, essere, come?
Essere ciascuno uno con Dio, mediante l'unione con Lui che si esprime con la preghiera vissuta tutta la giornata, come spesso abbiamo spiegato, e nelle preghiere stabilite dai nostri statuti.
Essere uno con Dio nella sua volontà, e uno con i fratelli che lo rappresentano, specie i minimi.
E con l'essere poi uno fra noi che è già parola, grido, annuncio al mondo: «Che siano uno affinché il mondo creda» (Gv 17,21).
Essere cioè in atto il Testamento di Gesù che riassume il Vangelo.
Essere (18).
(Da un collegamento telefonico - Svizzera, 29 agosto 1991)


Solo due Santi possono formare una perfetta unità
Scrivo a quest'unità di due anime già fuse in un solo ardente desiderio.
Quanta gioia! Gesù nella sua immensa bontà mi dà di trovare non un solo cuore, ma due cuori, perché Lui sa che una perfetta Unità di due cuori non può non essere formata che di Santi e che solo due Santi possono formare una perfetta Unità.
Ecco il mio consiglio diviso in due punti:
1. Per arrivare là dove voi volete dovete aver di mira una sola cosa: (della quale la seconda è secondaria e di conseguenza): unirvi a Gesù.
2. Unite i vostri due cuori con un amore soprannaturale tale che superi ogni divergenza, ogni difficoltà, ogni inciampo che potrebbero nascer fra voi. E questo estendetelo a tutte le vostre sorelle.
Da una lettera a suor Josefina e suor Fidente - 3 ottobre 1946?
(Da una lettera a suor Josefina e suor Fidente - 3 ottobre 1946?; in Lettere primi tempi, Città Nuova, Roma 2010)


L'unità fra noi si raggiunge se ognuno è ben unito a Dio, secondo il nostro carisma. Perché sta scritto: «Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi uno in noi» (cf. Gv 17,21). Quindi l'unità è prima di tutto unione personale con Dio, ma secondo la nostra linea. Questa unità con Dio significa tutto: significa essere santi, essere perfetti, raggiungere il culmine della preghiera. Gesù ha detto: «Chi vuol venire dietro a me - e cioè essere un altro lui e raggiungere l'unione col Padre - rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua». Ora, secondo il nostro carisma, noi giungiamo al rinnegamento di noi stessi, buttandoci fuori, amando gli altri.
(Da un discorso ad un gruppo di religiosi di vari Ordini e Congregazioni legati tra loro dalla spiritualità dell'unità. Castel Gandolfo, 30 gennaio 1990)


Solo Dio con Dio fa unità
La nostra solitudine con Dio e la nostra vita di unità coi fratelli sono essenziali ambedue, proprio per esser certi di una vera solitudine con Dio e di una vera vita d'unità coi fratelli.
La solitudine, che è ripiegamento su se stessi, pur con le più sante intenzioni, non è solitudine con Dio. Dio è Padre e ama te come tutti gli altri e vuole vedere la sua famiglia sempre unita.
Solitudine con Dio significa lasciare che Dio viva in te così che anche quando ti trovi solo con Lui, tutti gli altri sono presenti nell'amore che porti nel tuo cuore.
D'altra parte la vita d'unità fra i cristiani non è vera se essa non è fatta di tanti Gesù, di tante persone che non sono più loro a vivere ma Cristo in loro, Dio in loro.
Non esiste unità in altre maniere. Solo Dio con Dio fa unità.
(Dall'articolo Solitudine e unità, Città Nuova, 1975/11)


L'unità e l'Eucaristia
Il nostro è l'Ideale dell'unità. Ora, non vi sembra sintomatico che Gesù, rivolto al Padre nella famosa preghiera, chieda l'unità fra i suoi e fra quelli che verranno, con Lui e fra di loro, dopo aver istituito l'Eucaristia che ciò rendeva possibile?
Così Gesù prega scendendo verso l'orto degli ulivi: «Padre Santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola come noi... Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me: perché tutti siano una cosa sola, come tu, Padre, sei in me e io in te, affinché siano anch'essi in noi una cosa sola; perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi uno. Io in loro, tu in me, perché siano perfetti nell'unità...» (Gv 17,11.20-23).
Se amiamo il nostro Ideale, la nostra vocazione all'unità, amiamo appassionatamente l'Eucaristia.
(Da una conversazione con i responsabili del Movimento dei Focolari nel mondo - Rocca di Papa, 8 ottobre 1976)

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È unità in Dio Trinità

L'unità che non poggia su Gesù è un'utopia

In dialogo con gli abitanti della cittadella di Loppiano (Firenze) - Loppiano, 19 febbraio 1986

- Molto spesso vediamo i giovani partire da Loppiano profondamente convinti che un mondo unito è possibile perché ne hanno fatto l'esperienza. Tu, nel tuo recente messaggio ai giovani hai sottolineato come la Parola deve essere il fondamento di ogni attività. Come possiamo consegnare in modo adeguato la Parola?

Dicendo a questi giovani che un ideale dell'unità che non poggia su Gesù è un'utopia.
Io mi ricordo come mi ha detto sinceramente proprio a Tokio un giornalista. Dice: «Lei pensa all'unità. Senz'altro questo non significa soltanto l'unità con Dio ma anche l'unità fra gli uomini. Ma come è possibile pensare all'unità fra razze diverse, nazionalità diverse, religioni diverse, culture diverse? La cosa è impossibile». E aveva perfettamente ragione.
Allora io ho dovuto dire che Gesù ha un brevetto perché è Figlio di Dio e ha portato sulla terra una cosa che prima non c'era e che lui solo può pensare questo perché ha portato la carità, ha portato l'amore. Perciò lui può fare l'unità.
Allora non bisogna imbrogliare questi giovani, non parlare di una unità romantica o di unità platonica. Bisogna parlare dell'unità vera e dire che questo ideale dell'unità è un'utopia, una reale utopia; che è possibile solo perché Gesù ne ha parlato, l'ha fatto proprio perché è il Figlio di Dio. E soltanto essendo in lui, come lui, noi possiamo parlare di unità. Ecco allora che diciamo: per essere come lui, essere in lui, dobbiamo mangiare le sue parole, perché uno degli effetti delle sue parole è di diventare un altro lui. Allora diventando un altro lui, ragioniamo come lui e diciamo: l'unità è possibile.
Allora su questa realtà soprannaturale, dove vediamo le cose con gli occhi di Gesù, anche tutte le piccole cose che facciamo, come le marce per la pace o per altri motivi, o come le raccolte per la pace, raccolte di soldi, di fondi, tutte queste attività che si fanno hanno valore, ma perché poggiano su Gesù, fatte da Gesù, da altrettanti Gesù. Ma se fossero fatte dagli uomini, sono sproporzionate al fine. Il fine è troppo grande. Io mi ricordo che una volta mi è stato chiesto: «Ma quest'ut omnes unum sint, ma com'è, Chiara, che si realizza? È impossibile». E lì ho dovuto dire: «Noi no, non lo realizziamo, ma se siamo Gesù possiamo concorrere a realizzarlo. Non sarà oggi, non sarà domani, ma si realizzerà».


La Parola di Dio vissuta provoca l'unità
La Parola ci fa uno: provoca l'unità. Come nelle piante con l'innesto, due rami scorzati, per il contatto vivo delle due parti vive, diventano una sola cosa, così due anime scorzate dell'umano mediante la Parola di Vita vissuta, si consumano meglio in uno.
Chi non vive la parola di Dio, porta dovunque va un'atmosfera umana, terrena; non lievita la massa, ma a volte la deprime fino al punto di divenire causa di qualche screzio o divisione. È ciò che temeva Cipriano che, nel trattato De unitate, pur occupandosi soprattutto dell'unità della Chiesa, non manca di continui richiami a vivere il Vangelo, dato che, proprio perché questo non era vissuto, c'erano scismi nella Chiesa.
(Da un discorso ad un convegno di vescovi di varie Chiese, desiderosi di approfondire la vita e la dottrina della spiritualità dell'unità – Morges, Svizzera, 29 ottobre 2002)


Camminare nella volontà di Dio frutta l'unità
Guarda al sole e ai suoi raggi.
Il sole è simbolo della volontà divina, che è lo stesso Dio. I raggi sono questa divina volontà su ciascuno. Cammina verso il sole nella luce del tuo raggio, diverso e distinto da tutti gli altri, e compi il meraviglioso, particolare disegno che Dio vuole da te.
Infinito numero di raggi, tutti provenienti dallo stesso sole: unica volontà, particolare su ciascuno.
I raggi, quanto più si avvicinano al sole, tanto più si avvicinano fra loro.
Anche noi [...], quanto più ci avviciniamo a Dio con l'adempimento sempre più perfetto della divina volontà, tanto più ci avviciniamo fra noi... finché saremo tutti uno.
(Da un commento alla Parola di vita: «Io sono la vite, e voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla» [Gv 15, 5] - 26 o 27 ottobre 1947)

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L'unità è una grazia da chiedere

Solo Gesù in mezzo a noi può attuare il suo Testamento
Abbiamo sempre capito che era impossibile che Gesù rivolgesse un ideale così grande, parlasse di un ideale così grande a miseri uomini come siamo noi; lui parlava dell'unità fra gli uomini come è nella Santissima Trinità, a mo' della Santissima Trinità, e allora per essere più sicuro, rivolse la sua preghiera al Padre, ma questa è anche una garanzia che questa preghiera è già stata esaudita.
Oggi mi sembra di poter dire, dopo questa Mariapoli, che se è vero che Gesù a nessun uomo poteva rivolgere questa preghiera, è vero anche che nessun uomo può attuare al mondo il suo Testamento, nessun discepolo ne è in grado, nessun santo sarà mai capace, solo lui, lui in mezzo a noi sarà colui che compie il suo testamento, che farà di tutti uno.
(Da un discorso ad un convegno di diversi giorni per persone desiderose di approfondire la spiritualità dell'unità, chiamato "Scuola Mariapoli" - Grottaferrata, 25 luglio 1960)


Una grazia che viene dall'alto

In dialogo con un gruppo numeroso di persone della Spagna, provenienti da vari ambienti sociali e culturali e di vario impegno ecclesiale, personalmente coinvolte a vivere e diffondere la spiritualità dell'unità - Madrid, 8 dicembre 2002

- Più di una volta ci hai parlato, Chiara, di una mistica e di un'ascetica nella prospettiva della spiritualità dell'unità, che sona necessarie per fare un'esperienza di unità. Potresti dirci qualcosa in più su questi due aspetti?

Per far l'unità noi dobbiamo amarci a vicenda con tutto lo sforzo, pronti a morire l'uno per l'altro. Mentre invece Gesù non ha comandato l'unità a nessuno, lui ha pregato il Padre per l'unità, perché sapeva che per l'unità piena non basta la nostra ascetica - amarci a vicenda - ma occorre una grazia dall'alto e la grazia ci viene con l'Eucaristia. L'Eucaristia è vincolo d'unità perché fa tutto. [...] Quindi ecco allora che occorre sempre il nostro sforzo, sperando e aspettando con fiducia che poi il resto lo faccia Gesù con l'Eucaristia.

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L'unità è il disegno di Dio sulla storia


La preghiera di Gesù per l'unità è universale
Si pensa, a volte, che quando Gesù ha detto «Che tutti siano uno» abbia inteso l'unità del mondo. Non è così. Non potrebbe essere così anche perché, mentre si consumano in uno certe persone, anche molte, c'è chi muore e c'è chi nasce. "L'ut omnes" di Gesù è riferito ai suoi. Vuole, domanda che tutti i suoi siano uno. Tuttavia l'elemento universale è implicito anche in questa preghiera perché è nella mente di Gesù. Egli infatti ha detto: «Andate e predicate il Vangelo a tutte le genti...». Dunque vuole che tutte le genti siano sue e quindi vuole l'unità di tutte le genti.
(Dalle risposte preparate alle domande di persone della Turchia che hanno conosciuto in vario modo l'esperienza e la spiritualità dell' unità. Rocca di Papa, 23 maggio 1984: risposta comunicata a Istanbul il 15 giugno 1984)


L'unità è la sintesi della Rivelazione
Da quel momento [dopo la lettura della preghiera per l'unità], attraverso questo nuovo carisma che più tardi è stato definito "carisma dell'unità", si è compreso il Vangelo, tutto il Vangelo da un'angolazione ben precisa, quella appunto dell'unità. La preghiera dell'unità riassume infatti i divini desideri di Cristo e per questo può essere definita anche "sintesi del Vangelo". E il Vangelo e il Nuovo Testamento in genere si sono visti in funzione dell'unità: Gesù era vissuto, aveva parlato, era morto e risuscitato perché tutti i cristiani fossero uno in Lui e per Lui nel Padre; e uniti fra loro.
(Da un discorso a una Giornata ecumenica dal titolo Vivere "insieme" il Vangelo - Zurigo, 10 settembre 1994)


L'unità è il disegno di Dio sull'umanità

In dialogo con giovani desiderosi di consacrare la loro vita per portare l'unità nel mondo.
Chiara aveva preparato delle conversazioni sull'unità da tene¬re nell'ottobre di quell'anno - Loppiano, 22 giugno 1981


- Chiara, cos'è per te scrivere i temi sull'unità?

Incominciando ad approfondire questo tema [...] ho visto che il carisma che Dio ha dato al Movimento è un po' particolare, a me sembra di dover dire così sinceramente.
L'unità non è una virtù come può essere la povertà [...], come può essere l'obbedienza [...], come può essere la castità, l'umiltà, ecc.; l'unità è addirittura il disegno di Dio sull'umanità, da quando l'umanità è nata fino alla fine quando Gesù tornerà, è il disegno di Dio sull'umanità.
E quindi è tutta la volontà di Dio [...] e tutta la volontà di Dio è concentrata lì nell'unità.


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