Maria SS. Madre di Dio


ANNO C - 1° gennaio 2016
Maria SS. Madre di Dio

Nm 6,22-27
Gal 4,4-7
Lc 2,16-21
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PIENA DI GRAZIA,
SEGNO DI BENEDIZIONE

All'inizio dell'anno la Chiesa dà a Maria il titolo più straordinario di tutti, quello di madre di Dio. È sempre bene ricordare che molti di questi titoli nascono prima nel cuore dei credenti e poi si trasferiscono nella riflessione dei teologi e infine nelle definizioni dei pastori. Certe verità sono talmente straordinarie da dover passare prima nel cuore per poter essere accettate dalla mente. Maria, madre di Dio, rende concreta la benedizione che si legge nel libro dei Numeri, perché quello che Mosè chiede per il popolo si realizza in lei. È lei la benedetta, il segno della benedizione; è la piena di grazia, cioè una persona trasformata dall'amore di Dio.
La benedizione di Dio trasforma; noi, guardando Maria, riusciamo a comprendere la portata del cambiamento. Maria, posta all'inizio del cammino dell'anno che si apre, non è una presenza pacificante, un' esortazione a tirare avanti, ma una provocazione, che chiede a ognuno di lasciarsi cambiare da Dio come ha fatto Maria. Il titolo di madre di Dio, è il riconoscimento a una donna che ha creduto alla forza di Dio presente nella sua vita. Molte cose, che consideriamo impossibili perché troppo grandi e non alla portata della nostra fragilità diventano possibili se crediamo nella benedizione di Dio.

Lasciare che Dio operi nella vita e credere che lo faccia, è anche la sostanza delle parole che Paolo scrive agli Efesini. Lui stesso si definisce ministro della grazia; lo è per annunciare l'impensabile e l'inaudito, cioè che tutte le genti sono chiamate ad essere un solo corpo e che per tutti c'è un Vangelo. Queste parole di Paolo vanno fatte risuonare nella loro straordinaria novità; egli parla dell'unità della famiglia umana, individua il disegno di Dio in quell'unità. Il Vangelo, la buona notizia, è che tutti siamo figli di Dio, siamo una famiglia, e Cristo è il centro attorno al quale questa famiglia si costruisce. Mai come in questo tempo il pensiero di una famiglia umana unita è lontano dalla prospettiva del pensiero umano; molti fanno fortuna nell'esasperare le differenze, si moltiplicano le frontiere, aumenta l'intolleranza.
L'insicurezza e la paura fanno parte del linguaggio comune e sono giustificate da innumerevoli episodi di violenza e di sopraffazione. È inaudito pensare a una famiglia umana unita, costruita sul Vangelo, che ha come comandamento fondamentale quello dell'amore. Più che inaudito sembra un obiettivo molto lontano; ma è, ricorda Paolo, il centro del mistero, cioè del disegno di Dio. Più che rassegnarsi alla difficoltà dell'obiettivo da raggiungere, forse sarebbe meglio impegnarsi ad avvicinarlo e fare di tutto per non allontanarlo. Non mancano quelli che avvicinano il traguardo, sono tutti quelli che vedono nell'altro una persona da aiutare e da considerare uguale a sé; sono quelli che appartengono a culture e religioni diverse, ma non restano indifferenti alle necessità degli uomini. Maria, nelle parole del Magnificat, proclama che queste grandi cose sono possibili e, al momento dell'annuncio dell'angelo, è rassicurata dalle parole che le ricordano che niente è impossibile a Dio.

Il cambiamento che serve è quello che ci suggerisce il vangelo di Luca, che racconta del pellegrinaggio dei pastori che trovano alla fine del loro cammino Maria e Giuseppe e un bambino adagiato in una mangiatoia. Non sono delusi per questo, non pensano che quella semplicità è troppo poco, ma riferiscono quello che avevano sentito dagli angeli. Dicono a Maria, quasi glielo ricordano, che quel bambino lì è Cristo Signore, è un Salvatore; le dicono che quel bambino lì è il segno di Dio. Dopo che l'hanno visto, se ne tornano benedicendo Dio perché quello che avevano visto confermava l'annuncio degli angeli.
Avevano visto molto poco, però. Evidentemente avevano visto con gli occhi della fede, avevano creduto senza notare la distanza dall'annuncio che avevano ricevuto e la situazione che avevano trovato. Con gli occhi della fede avevano visto la madre di Dio e Dio stesso in un bambino. Le loro labbra cominciano a parlare un linguaggio impensabile per loro, che vivevano una vita dura, il linguaggio della benedizione.

Così capita a ogni credente, che vede con gli occhi della fede e non si lascia condizionare dalle evidenze o spaventare dalla semplicità e povertà di quello che vede. Guardare con gli occhi della fede significa vedere meglio, così la mangiatoia è un trono e Maria la madre di Dio. Guardare con gli occhi dei pastori è vedere l'impossibile e trovare maggior fiducia nelle proprie possibilità e mezzi. Chi guarda con gli occhi dei pastori, evidentemente non controlla che tutto corrisponda, si preoccupa di riferire quello che gli angeli hanno detto e riproduce in sé l'esperienza di Maria, la quale crede e accoglie la parola di Dio con l'entusiasmo che supera ogni difficoltà.
Gli occhi di Maria, che accolgono le parole dei pastori e la loro fiducia, li rassicurano, danno conferma che quello che hanno sentito è vero, li spingono alla lode. La preghiera all'inizio di quest'anno è che possiamo superare le difficoltà del cammino, che riusciamo a guardare con gli occhi dei pastori e incontriamo gli occhi di Maria che ci confermano che quello che abbiamo udito, è vero e ci rassicura nella nostra vita di cristiani.

VITA PASTORALE N. 11/2015
(commento di Luigi Vari, biblista)

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