Ogni casa sia eremo e piccola chiesa domestica



Il diaconato in Italia n° 193
(luglio/agosto 2015)

PASTORALE


Ogni casa sia eremo e piccola chiesa domestica
di Vincenzo Testa

Ogni casa abitata da una coppia di sposi cristiani può essere considerata e lo è realmente una "chiesa" intesa sia come assemblea che si riunisce e vive nel nome del Signore Gesù, sia come luogo nel quale la "piccola comunità domestica" vive la buona notizia. Viene da chiederci cosa si fa in questa "piccola chiesa domestica". Si potrebbe dire che il primo motivo è quello di conoscere la Parola di Dio, una conoscenza che viene favorita dalle relazioni che si realizzano all'interno della piccola comunità con il confronto e il dialogo che apre i membri allo scambio fecondo e ad una sempre più profonda conoscenza che favorisce la fraternità e la continua conversione.
Il secondo motivo è certamente una maggiore condivisione della vita di chi partecipa alla vita della comunità. Si condividono le gioie, i dolori, i bisogni. Si cercano soluzioni ai problemi insieme, si vivono le gioie in maniera comunitaria e ci si organizza insieme per annunciare la buona notizia anche fuori del piccolo gruppo. Merita inoltre di essere posto in evidenza che questo stile di vivere la fede aiuta a promuovere una sempre più forte compartecipazione al servizio da parte di tutti. Ci si sente parte nelle cose da fare, nel come pensarle, nel come realizzarle e, quindi, nel come vivere nella quotidianità la fede. Altro aspetto di fondamentale importanza è il rinnovamento della società che ne può derivare. Le famiglie coinvolte si sentono e lo sono lievito trasformante il contesto che abitano.
Tenendo conto di questa realtà cerchiamo ora di scoprire in che senso le nostre famiglie sono "piccole chiese". E in che senso se sono "piccole chiese" possiamo anche paragonarle a degli "eremi di famiglia". Tenteremo di fare un piccolo viaggio tre le liturgie domestiche e quelle della comunità parrocchiale definita "famiglia di famiglie", cercando di approfondire il senso di "casa", il desiderio di spiritualità e di interiorità che permettono alla preghiera in famiglia di essere il cuore di quella che è l'esperienza della comunità parrocchiale. Di quale sia il contributo all'annuncio e all'evangelizzazione che può arrivare dalla famiglia.
Credo che anche la famiglia ha o può riconoscere una propria liturgia che se da un lato può apparire simile a quella della comunità parrocchiale in realtà ha una sua propria configurazione che merita un riconoscimento "ufficiale". Abbiamo visto che la prima comunità cristiana si riuniva nelle case e che in questo ambiente aveva dato corpo ad una forma organizzata di preghiera comunitaria preceduta e/o seguita dalla catechesi ivi compresa la fratio panis così come ce ne parlano San Paolo, gli Atti degli Apostoli e il Vangelo di Luca. Si tratta di una vera e propria liturgia domestica che è fondativa della comunità e che è descritta in maniera precisa in At 2,42. Qui si dice che la prima comunità di Gerusalemme era educata dallo Spirito Santo alla vita di preghiera e che i cristiani «erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli Apostoli, e nell'unione fraterna, nella frazione del parole e nelle preghiere». Si tratta di uno stile che, soprattutto dopo Costantino, sarà tradotto in rituali, codificazioni e rubriche.
Merita di essere sottolineato comunque che la casa, già per gli ebrei, viene considerato il luogo nel quale Dio si manifesta e anche il luogo nel quale si celebrano rituali. Pensiamo, infatti, alla cena ebraica durante la Pasqua. Questi rituali praticati nella casa ebraica sono, quindi, altamente educanti. La casa è, di fatto, il luogo nel quale si trasmette la fede e si vivono le pratiche religiose ordinarie. È il capofamiglia che assume il ruolo principale raccontando gli eventi storici che fanno da sfondo alla fede del popolo eletto.
Sappiamo bene che anche la vicenda cristiana si è andata "costruendo" nelle case. Pensiamo all'Annunciazione dell'angelo a Maria e sempre nelle case sono "nati" il Cantico di Zaccaria e il Magnificat. Pensiamo al primo miracolo di Gesù che avviene in una famiglia a Cana. Il suo primo straordinario atto pubblico infatti avviene alle nozze di una coppia. Pensiamo anche all'Eucarestia che prende forma e vita all'interno di una casa o alla discesa dello Spirito Santo a Pentecoste. Tutto questo per dire che la casa è, per davvero, il luogo nel quale la rivelazione prende forma e consistenza. Il luogo più importante nel quale sia la prima che la seconda alleanza si realizzano e vivono accompagnando la vita delle famiglie.
È naturale perciò che la casa anche per i primi cristiani è un luogo di grandissima importanza per annunciare il messaggio di Gesù, per insegnarlo e per viverlo. La casa è la chiesa della prima comunità. Una chiesa piccola ma accogliente; semplice e calda; sobria e piena di umanità e, soprattutto, luogo nel quale lo Spirito Santo entra per guidare la vita. La casa, piccola chiesa, è anche luogo di comunione per la coppia di sposi e per i figli che hanno avuto in dono e per gli amici e i parenti che la frequentano. È in casa, perciò, che avviene la prima diffusione della buona notizia ed è il luogo nel quale vita e opere rendono testimonianza della fede del cristiano.
In casa, quindi, non solo si ascoltano le Scritture e si prega con le parole ma, soprattutto, si prega con la vita e si celebra con un "rituale" di fatto la propria adesione al mistero del Dio fatto carne. La famiglia, quindi, è in maniera originale ed originaria il luogo nel quale la fede nasce, cresce e si fa storia condivisa. La dimora coniugale è, allora, il luogo nel quale la profezia prende forma e colore, il rito si realizza e la potestà regale si esprime in un vissuto impregnato di concretezza semplice, ordinaria e pienamente umana e divina. Nella propria dimora la famiglia prega e per farlo vive il silenzio interiore, la comunione del cuore e la gioia dell'incontro. La preghiera non sarà solo una vuota ripetizione di formule imparate a memoria, non sarà un rito o un appuntamento formale. Ma sarà vita. Vita vissuta, condivisa, pregata con parole e opere, gesti e segni, incroci di sguardi tra sposo e sposa, tra genitori e figli sotto lo sguardo di Gesù crocifisso morto e risorto.
Forse qualche famiglia desidererà avere anche qualche sussidio ma dopo un po' potrà esprimere il proprio canto d'amore al Creatore in maniera del tutto personale come azione libera e liberante che scaturisce da cuori innamorati. La preghiera in famiglia, perciò, si mescolerà con la vita ordinaria si impasterà di parole sussurrate, di abbracci, di baci, di carezze e di espressioni sincere di reciproco ringraziamento. Questo è lo stile della preghiera che rapisce il cuore e rende la vita un canto d'amore e di bellezza consapevoli dei doni ricevuti dal Signore e del suo amore gratuito.
La preghiera in famiglia attraversa le situazioni reali, le esperienze concrete e rende la vita un'originale esperienza d'amore assicurando alle gioie, ai dolori, alle speranze e alle tristezze il ruolo di mattoni che costruiscono la casa. Ci sono occasioni speciali per pregare, momenti nei quali la lode al Dio della vita si fa più intensa. Ecco qualche esempio: le nascite, i compleanni, gli anniversari di matrimonio, i viaggi, gli incontri e la morte. Ci sono momenti davvero speciali nei quali si avverte l'esigenza della preghiera per rendere grazie dei doni ricevuti, per implorare pace, per mettersi fiduciosi nelle mani di Dio. Insomma le occasioni per pregare sono veramente tantissime e attraversano tutti i momenti della giornata, dall'alba al tramonto.
Sarà molto bello imparare a raccontare la Parola di Dio. Ci sono pagine della prima e della seconda alleanza che suscitano emozioni fortissime e aiutano, incoraggiano e rendono la vita più bella. Una delle pratiche da rivalutare sarà proprio quella della proclamazione della Parola di Dio in famiglia. È un modo semplice ma significativo per partecipare al cammino di tutta la Chiesa e per farsi penetrare dalla Parola capace di trasformare le nostre vite in qualcosa di assolutamente unico ed irripetibile. Sarà bello per esempio, la sera, prima di andare a dormire, raccontare loro una parabola invitandoli ad immaginare di essere nella scena. Anche questa è preghiera.
Alla luce di quanto siamo andati dicendo appare chiaro che la preghiera non appartiene solo a quelle famiglie impegnate o a famiglie modello. È evidente che anche le situazioni di fragilità e di sofferenza che segnano la vita delle famiglie sono occasioni per pregare bene, sono momenti nei quali il grido di dolore si eleva con una potenza straordinaria toccando il cuore di Dio. Un figlio disabile, un figlio drogato, un problema di malattia, un problema di alcolismo da accogliere e affrontare implica uno stile di preghiera reale fatto di silenzi che sono scommesse di speranza, di gesti di carità che sono fiori di bontà, segni di un amore incompreso ma da accogliere per trasformare il nostro cuore in una casa accogliente e calda. La preghiera in famiglia, quando è vera ed autentica, ci rende capaci di vivere l'impossibile di percorrere strade nuove ed inesplorate confidando in un Dio che è Amore. Allo stesso modo la preghiera ci insegnerà uno stile di educazione verso i figli preparandoli ad affrontare la vita con il piglio e la sicurezza di una persona che sa guardare oltre i disagi quotidiani.
La casa può anche diventare luogo di accoglienza per gli altri. Luogo nel quale la coppia si apre all'accoglienza per ridare fuoco al desiderio di ricerca del Signore. La casa, offre un ambiente ideale dove vivere una spiritualità concreta fatta di preghiera e vita, di silenzio e condivisione, di contemplazione del mistero e cura della persona. Crediamo, infatti, che le mura domestiche sono il luogo privilegiato dell'incontro con Gesù e rappresentano di fatto lo scrigno nel quale ci si può esercitare spiritualmente. È una pratica che viene consigliata per ridare cuore alla propria fede, per fare discernimento rileggendo la propria vita e viverla secondo la volontà di Dio, per riconquistare pace e serenità.

Esercizi dello spirito
Una esperienza che certamente si può fare nella propria casa per sé ma anche proponendo la agli altri è quella degli esercizi spirituali. È un'avventura entusiasmante che coinvolge la persona in modo totale. Certo, come si sa, gli esercizi spirituali sono un cammino personale di incontro con il Signore nella preghiera. Se desideriamo proporli nelle nostre case lo faremo con uno stile che coniuga la preghiera e la vita ordinaria. Si tratta di adattare il metodo di S. Ignazio di Loyola alla vita quotidiana offrendo la propria casa come luogo d'incontro per un piccolo gruppo di persone che singolarmente o a coppia desiderano vivere questa esperienza.
La casa diventa così ciò che deve essere una piccola Chiesa, un eremo, un centro di spiritualità... una chiesa domestica. Il metodo di proporre gli esercizi spirituali è noto ma da anni in più parti sono stati elaborati degli adattamenti meglio conosciuti come EVO (Esercizi spirituali nella Vita Ordinaria). Qui si propone come luogo d'incontro le nostre case e come direttori degli esercizi la coppia che offre la propria dimora per vivere l'esperienza profonda e coinvolgente degli EVO. Anche questo è un servizio che il diacono e la sua sposa possono fare insieme. Con uno slogan potremmo anche lanciare il progetto EVO all'Eremo. Sarà un'occasione davvero straordinaria e densa di emozioni nella quale vivere l'incontro con Gesù. In questo caso chi decide di fare questo "viaggio interiore" con il Signore si impegnerà a vivere fedelmente un tempo di preghiera ogni giorno scegliendo l'orario che meglio gli consente di farlo. Lo potrà fare, naturalmente nella sua casa.
Si impegnerà inoltre ad incontrare la guida (cioè chi dei due della coppia che organizza gli EVO fa da guida) per un colloquio personale ogni settimana oppure ogni quindici giorni o anche una volta al mese. Ma come si svolgono gli esercizi nella casa=eremo=chiesa? A guidarli abbiamo detto sarà la coppia degli sposi che apre le porte della propria casa all'incontro e alla preghiera. In questa casa ci sarà uno spazio di preghiera che può anche essere il salotto di casa.
Qui ci sarà un angolo di preghiera con il Crocifisso e un'icona. Qui in questo ambiente i partecipanti agli EVO s'incontreranno ogni quindici giorni per ricevere le tracce della preghiera e per pregare insieme. Al termine sarà anche bello condividere la mensa nella semplicità. Questo stile di pregare non è tanto distante da quello dei primi cristiani e dà valore anche alla nostra vita di fede in questo tempo così complicato e complesso che siamo stati chiamati a vivere.

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