Un incontro del tutto speciale



Il diaconato in Italia n° 193
(luglio/agosto 2015)

INCONTRI


Un incontro del tutto speciale
di Enzo Petrolino

«I poveri li avrete sempre con voi» (Mc 14,7)
Il primo giugno lasciando la sede dell'Elemosineria in Vaticano dopo aver incontrato Monsignor Konrad Krajewski, Elemosiniere di papa Francesco, ho pensato al tema che sarà trattato in questo numero della Rivista: I diaconi e la cura delle famiglie ferite. Il Sinodo ci ha certamente proiettati verso i problemi della famiglia di oggi che molto spesso riguardano separazioni, incomprensioni, assenza di valori, ma le persone che vengono da lontano, sbarcando numerosi sulle coste della nostra bella Italia, non sono forse famiglie ferite anche loro?
Famiglie divise non certo da incomprensioni caratteriali o peggio economiche, ma dalla necessità di lasciare la propria terra dove ormai i sogni si sono spenti totalmente per cercare altrove una speranza dal volto e dalla luce diversi, un nome, una promessa, uno spiraglio. E per giungere a questo, per percorrere questo viaggio che, per molti è purtroppo l'ultimo, i padri si separano dai figli, le mogli dai mariti e si parte lasciando un deserto, ignari che probabilmente li inghiottirà un deserto peggiore fatto di indifferenza, di calcoli, di razzismo, di tornaconti ormai troppo personali. «Oggi - viene detto nell'lnstrumentum Laboris (IL) del prossimo sinodo sulla famiglia - il fenomeno migratorio procura tragiche ferite a masse di individui e famiglie in "esubero" da diverse popolazioni e territori, che cercano legittimamente un futuro migliore, una "nuova nascita" nel caso in cui, là dove si è nati, non è possibile vivere» (n. 24). Quando il giorno della festa del Battesimo di Gesù ho ricevuto l'inaspettato dono di poter celebrare con papa Francesco in Cappella Sistina, nel salutarlo gli ho presentato il desiderio da parte dei diaconi di poter fare qualcosa che stesse particolarmente al suo cuore. Senza indugio mi disse di parlare con il suo Elemosiniere. Quando quella mattina l'ho incontrato nel suo ufficio la chiacchierata si è trasformata in un appello ma anche in un monito. Dove sono i diaconi?
Ha pronunciato queste parole con profondo rispetto, ma anche con tanto rammarico per la totale assenza di questo ministero nelle diverse "missioni" che lui stesso, in prima persona compie nella città di Roma. Quasi tutte le sere in compagnia di una guardia svizzera esce per le vie di Roma per portare il cibo materiale e quello della speranza e della consolazione ai tanti senza tetto della capitale. Si sono ultimate da poco le docce ed i bagni all'interno del Colonnato in Piazza San Pietro dove ogni giorno decine di persone possono accedere ed ottenere anche un primo cambio di biancheria. Stanno lavorando per l'apertura di un altro centro di accoglienza nella zona di Lungotevere in Sassia con la presenza e l'aiuto delle Suore di Madre Teresa. Nelle periferie estreme di Roma si è messo persino contro la legge per ottenere che fossero installati dei prefabbricati in grado di fornire accoglienza alle centinaia di fratelli che sbarcano e che hanno il pieno diritto di un soccorso immediato.
Il sogno di Mons. Konrad è quello di vedersi affiancato dai diaconi per coordinare questa mole enorme di lavoro fatto non solo di assistenza materiale, di consegna di cibo, di denaro per la prima emergenza, di vestiti, ma di un ministero di consolazione, di ascolto, di sostegno, di riferimento sicuro. Ancora l'lnstrumentum Laboris in preparazione al Sinodo sulla famiglia ci esorta a donare la tenerezza di Dio: «Tenerezza vuoi dire dare con gioia e suscitare nell'altro la gioia di sentirsi amato. Essa si esprime in particolare nel volgersi con attenzione squisita ai limiti dell'altro, specialmente quando emergono in maniera evidente. Trattare con delicatezza e rispetto significa curare le ferite e ridonare speranza, in modo da ravvivare nell'altro la fiducia. Al riguardo, papa Francesco ci invita a riflettere: «Abbiamo il coraggio di accogliere con tenerezza le situazioni difficili e i problemi di chi ci sta accanto, oppure preferiamo le soluzioni impersonali, magari efficienti ma prive del calore del Vangelo? Quanto bisogno di tenerezza ha oggi il mondo! Pazienza di Dio, vicinanza di Dio, tenerezza di Dio» (n. 70)».
È stato molto drastico l'Elemosiniere nel dire che la figura del diacono, come d'altronde andiamo dicendo da anni, non si può esaurire nell'ambito celebrativo, o perlomeno non è quello il suo ruolo primario e fontale. Mi ha parlato di un'esperienza bellissima che un parroco del centro di Roma sta facendo nella sua parrocchia con la mensa due volte al giorno all'interno della chiesa stessa. In questo servizio chiederebbe concretamente l'aiuto dei diaconi. Pur condividendo totalmente il suo richiamo che scaturiva solo dall'urgenza di essere presenza il più possibile, di essere volto e segno di quel Cristo Servo che non si è risparmiato su nulla, tuttavia mi sono sentito piccolo piccolo nel constatare che mi stava dicendo una grande verità: il nostro ministero prezioso ed insostituibile, ha bisogno di tornare alle origini, ha bisogno di respirare alla fonte, di farsi prossimo, di essere presenza ed umile servizio non solo nella nobiltà della liturgia, dove tra l'altro i primi a portare all'altare dovrebbero essere i poveri, ma anche nell'umiltà dei bisogni più umili ed umilianti.
Ascoltando Monsignor Konrad che esce tutte le sere dal Vaticano per andare verso le periferie ho pensato a Gesù Servo che pur essendo Figlio di Dio ha scelto come ultimo segno della sua vita terrena di lavare i piedi, non certo puliti né profumati, dei suoi amici. Avremo il coraggio, anche in vista del prossimo Giubileo della Misericordia del 29 maggio che il papa ha voluto regalare ai diaconi, di porgere l'orecchio a questo nuovo tipo di necessità? Avremo la franchezza evangelica di affiancare i più deboli, i più poveri, i lontani, quelli che poco ci gratificano? I poveri li abbiamo sempre con noi... questa è un'affermazione vera e tremenda del Vangelo di Gesù. Se i poveri ci saranno sempre allora devono esserci sempre anche i diaconi che sono stati ordinati per il servizio, non per la... gloria. Le famiglie ferite che incontriamo nel quotidiano del nostro ministero sono forse più numerose di quelle idilliache, di quelle apparentemente sane e con l'apparenza dei visi offerti dalla pubblicità che ci fanno credere il diverso dalla realtà. Le ferite diventano piaghe quando nessuno le cura e possono diventare mortali. Grembo di gioie e di prove, di affetti profondi e di relazioni a volte ferite, la famiglia è veramente «scuola di umanità» (cf. GS, 52), di cui si avverte fortemente il bisogno (IL n. 2).
Quella Parola che ci è stata consegnata il giorno dell'Ordinazione deve bruciare nei nostri cuori e diventare esigenza di dono, di presenza, di un monito serio per la nostra vita di ogni giorno e per la nostra formazione. «È stata ripetutamente richiamata la necessità di un radicale rinnovamento della prassi pastorale alla luce del Vangelo della famiglia, superando le ottiche individualistiche che ancora la caratterizzano. Per questo si è più volte insistito sul rinnovamento della formazione dei presbiteri, dei diaconi, dei catechisti e degli altri operatori pastorali, mediante un maggiore coinvolgimento delle stesse famiglie» (IL n. 87).
Una Parola che cura le ferite, con il balsamo della consolazione e della speranza. Quante sono le ferite che angustiano oggi le famiglie? Nessuno forse riuscirebbe ad enumerarle. Quali sono le ferite delle famiglie devastate dagli aguzzini che promettono cielo e terra imbarcando su barconi fatiscenti figli, madri, neonati. L'urlo dei piccoli è una ferita, il grido inconsolabile delle madri "Rachele" del terzo millennio ci interpella severamente, la disperazione stampata sui volti senza lacrime dei padri di famiglia ci deve togliere il sonno, il fiume di lacrime impastato con le acque del nostro Mediterraneo scuota le coscienze di noi diaconi ministri del servizio. Scendendo da Gerusalemme a Gerico... scendendo verso i baratri delle ferite dell'intera famiglia umana fatta tutta di fratelli e sorelle, possa il nostro ministero diaconale accorgersi delle ferite provocate dai vari briganti della storia, sostare per prendersi cura e anzi caricarsi sulle spalle i bisogni dei feriti, per portarli tutti verso la locanda dove Cristo Servo servendosi delle nostre mani si cingerà il grembiule e passerà a servirli uno ad uno. «Molti ritengono necessario un rinnovamento dei percorsi catechistici per la famiglia. Al riguardo, si abbia cura di valorizzare le coppie come soggetti attivi della catechesi, specialmente nei confronti dei propri figli, in collaborazione con sacerdoti, diaconi e persone consacrate» (IL n. 53). Che questo possa diventare realtà!

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