Tempo ordinario (B) [2] - 2015


Parola che si fa vita

Commenti e Testimonianze sulla Parola (da Camminare insiie)

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Santissima Trinità (31 maggio 2015)
Ecco, io sono con voi tutti i giorni (Mt 28,20)

Corpus Domini (7 giugno 2015)
Prendete: questo è il mio corpo (Mc 14,22)

11adomenica del tipo ordinario (14 giugno 2015)
Come un uomo che getta il seme sul terreno (Mc 4,26)

12adomenica del tipo ordinario (21 giugno 2015)
Passiamo all'altra riva (Mc 4,35)

13a domenica del tipo ordinario (28 giugno 2015)
Non temere, soltanto abbi fede! (Mc 5,36)

14a domenica del tipo ordinario (5 luglio 2015)
Impose le mani a pochi malati e li guarì (Mc 6,5)

15a domenica del tipo ordinario (12 luglio 2015)
Gesù chiamò a sé i Dodici (Mc 6,7)

16a domenica del tipo ordinario (19 luglio 2015)
Venite in disparte... e riposatevi un po' (Mc 6,31)

17a domenica del tipo ordinario (26 luglio 2015)
C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo (Gv 6,9)

18a domenica del tipo ordinario (2 agosto 2015)
È il Padre mi che vi dà il pane dal cielo (Gv 6,32)

19a domenica del tipo ordinario (9 agosto 2015)
Io sono il pane vivo (Gv 6,51)

Assunzione della Beata Vergine Maria (15 agosto 2015)
20a domenica del tipo ordinario (16 agosto 2015)
Beata colei che ha creduto (Lc 1,45)

21a domenica del tipo ordinario (23 agosto 2015)
Signore, tu hai parole di vita eterna (Gv 6,68)

22a domenica del tipo ordinario (30 agosto 2015)
Questo popolo mi onora con le labbra (Mc 7,6)

23a domenica del tipo ordinario (6 settembre 2015)
Gesù lo prese in disparte (Mc 7,33)

24a domenica del tipo ordinario (13 settembre 2015)
Pietro gli rispose: Tu sei il Cristo (Mc 8,29)

25a domenica del tipo ordinario (20 settembre 2015)
Il Figlio dell'uomo viene consegnato (Mc 9,31)

26a domenica del tipo ordinario (27 settembre 2015)
È meglio per te entrare nella vita... (Mc 9,43)

27a domenica del tipo ordinario (4 ottobre 2015)
L'uomo non divida quello che Dio ha congiunto (Mc 10,9)

28a domenica del tipo ordinario (11 ottobre 2015)
Vendi quello che hai... e vieni. Seguimi! (Mc 10,21)

29a domenica del tipo ordinario (18 ottobre 2015)
Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore (Mc 10,44)

30a domenica del tipo ordinario (25 ottobre 2015)
Coraggio! Alzati, ti chiama! (Mc 10,49)

Tutti i Santi (31a dom. del T. O.) (1° novembre 2015)
Beati i poveri in spirito (Mt 5,3)

32a domenica del tipo ordinario (8 novembre 2015)
Una vedova povera, vi gettò due monetine (Mc 12,42)

33a domenica del tipo ordinario (15 novembre 2015)
… ma le mie parole non passeranno (Mc 13,31)

Cristo Re - 34a domenica del tipo ordinario (22 novembre 2015)
Sono venuto… per dare testimonianza alla verità (Gv 18,37)



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Santissima Trinità (31 maggio 2015)
Ecco, io sono con voi tutti i giorni (Mt 28,20)

Nella festa della SS. Trinità il Vangelo ci fa conoscere la scena dell'incontro di Gesù risorto e le donne. È un incontro solenne e familiare, che dice chi è la Chiesa e la sua missione. Scopo della missione è fare discepoli e condurli al cuore stesso della Trinità. È la nuova "casa" dove abita il discepolo: imparerà a dare e a darsi, a costruirsi come comunità che vive di comunione. Gesù stesso assicura la sua presenza perenne: ecco, io sono con voi tutti i giorni.
Il Risorto non è partito, è rimasto e dà la forza di camminare.
A noi il compito di custodire e gustare la sua presenza che ci accompagna ogni giorno. Come vaso fragile, la comunità cristiana custodisce il tesoro prezioso della presenza del Risorto, unica fonte che disseta e sazia il nostro cuore.

Testimonianza di Parola vissuta

SPAZIO POLITICO

Siamo un gruppo di amici, tutti impegnati politicamente con ruoli diversi. Vogliamo vivere come una vera famiglia, anche se lavoriamo in un ambiente facile alle tensioni e agli scontri. Ci ritroviamo puntualmente nell'ora di pausa per il pranzo e da questi incontri è nata l'idea di creare una cassa per chi dovesse trovarsi in difficoltà. In tal modo abbiamo potuto aiutare un compagno di lavoro che aveva subìto ingiustamente una detrazione dallo stipendio. Chi ha maggiore esperienza aiuta i più giovani. L'autorità e la diversità dei ruoli sono vissute realmente in un clima di famiglia che ora coinvolge anche altri e ci rende sempre più solidali con tutti.

M.T. – Argentina

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Corpus Domini (7 giugno 2015)
Prendete: questo è il mio corpo (Mc 14,22)

Il cristianesimo possiede, tra le sue innumerevoli originalità, quella di una così intima partecipazione dell'uomo a Dio da creare una fusione senza confusione. A tale scopo mira principalmente l'Eucaristia. Come ricorda il Concilio Vaticano II, citando il papa san Leone Magno: "La partecipazione al corpo e al sangue di Cristo altro non fa se non che ci mutiamo in ciò che prendiamo". Oggi nella festa del Corpus Domini abbiamo la possibilità di fermarci a contemplare tale dono e la sua grandezza, con la gioia di poterlo ricevere in noi.
Gesù istituisce l'Eucaristia durante un banchetto a dirci tutta l'intimità, la fraternità, l'amicizia e la gioia che ne deriva. Le parole di Gesù pronunciate durante l'ultima cena mettono in risalto il carattere di alleanza proprio dell'Eucaristia e rivelano il significato profondo della sua vita: una vita in dono, una vita spesa nella fedeltà al Padre e in solidarietà con gli uomini. Ricevere l'Eucaristia è accogliere il dono che Gesù fa di se stesso, è dire di sì alla grazia di Dio e vivere nella gratitudine; sapremo così fare della nostra vita una vita donata agli altri.

Testimonianza di Parola vissuta

RISORSE

Squilla il telefono. È un nostro carissimo amico. In lacrime, mi comunica che è stato licenziato. Faccio mia la sua disperazione "la moglie, i tre figli da sfamare, l'affitto da pagare…" Myriam ed io ci chiediamo cosa fare. Anzitutto possiamo coinvolgere in questo problema i tanti amici che abbiamo. La solidarietà ha mille risorse.
Ci attacchiamo al telefono, chiediamo a tutti di aiutarci nella ricerca di un nuovo posto di lavoro, cerchiamo di non lasciare niente di intentato. Riusciamo a trovare un lavoro come cameriere presso una pizzeria. È un po' di ossigeno. Anche se economicamente va un po' meglio, in lui c'è il dolore di uno che per sopravvivere deve accontentarsi delle briciole che la vita gli passa. In una rivista scolastica trovo la pubblicazione di un bando di concorso. Faccio di tutto perché lui possa partecipare e lo aiuto a oltrepassare i meandri della burocrazia. Sembrava impossibile… ora invece fa parte del personale di ruolo in una scuola.

S.C. - Sicilia

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11a domenica del tempo ordinario (14 giugno 2015)
Come un uomo che getta il seme sul terreno (Mc 4,26)

Gesù parla di Dio usando immagini prese dalla vita quotidiana. È un linguaggio profondamente umano, sapienziale, concreto. Oggi Gesù ci parla del Regno servendosi dell'immagine del seme che cresce spontaneamente, anche se tra l'atto della semina e quello del raccolto passa un lungo tempo. Dio, il seminatore, sembra tacere lungo tempo prima del raccolto, come se la nostra storia sembrasse sfuggire alle sue mani provvidenti. Ma Gesù ci assicura: il tempo dell'attesa non è il tempo dell'assenza, perché il seme, nonostante le apparenze, cresce. È la forza della croce, la sua potenza nascosta nell'impotenza del Crocifisso.
Così è la Parola di Dio. Caduta nel nostro cuore, deve rimanervi, essere interiorizzata, ascoltata sempre di nuovo con perseveranza, fino a diventare nella vita quotidiana sorgente di carità, di misericordia, di perdono, di accoglienza, di condivisione. Dio è già al lavoro, ci anticipa sempre; a noi il compito di lasciarci rigenerare dalla parola che accogliamo e mettiamo in pratica.

Testimonianza di Parola vissuta

UN INCONTRO CHE PROVOCA LA FEDE

Un giorno decido di uscire per il mio solito giretto nel campus, con l'intento di conoscere nuovi studenti e fare un po' di evangelizzazione. Sulle rive di uno dei due laghi che abbelliscono l'università, proprio davanti all'edificio dove i giovani vanno per mangiare, studiare e trovarsi con gli amici, vedo una ragazza che se ne sta per conto suo. Mi avvicino e provo ad iniziare una conversazione. Non appena le dico che sono una consacrata, lei mi risponde che è agnostica, e aggiunge che ha scelto di studiare a Madison perché quell'università è notoriamente liberale. "Come inizio non c'è male…" dico tra me e me, "sarà mai interessata a sentire quello che le vorrei dire?" Con semplicità decido di condividere con lei la mia esperienza di come sia possibile incontrare e conoscere Dio e della gioia che ne deriva. Lei risponde con interesse e in men che non si dica ci immergiamo in una bella conversazione sulla fede e su Dio. Mi rendo conto che questa giovane è più aperta a Lui di quanto lei stessa si immagini. Ad un certo punto addirittura mi esprime la sua preoccupazione per sua sorella, che si dichiara atea. Alla fine ci lasciamo con gioia. Lei non vede l'ora di tornare dalla sua compagna di stanza per raccontarle di quell'incontro, ed io ricevo l'ennesima lezione dal Signore che mi insegna a non fermarmi alle apparenze.

Suor Celestina, USA

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12a domenica del tempo ordinario (21 giugno 2015)
Passiamo all'altra riva (Mc 4,35)

Gesù, dopo una giornata dedicata all'insegnamento per mezzo di parabole, compie alcuni miracoli: nella notte placa la tempesta del lago, poi al mattino libera l'indemoniato di Gerasa, quindi dopo una nuova traversata del lago guarisce un'emorroissa e infine richiama alla vita la figlia di Giairo. Giunta la sera, Gesù prende l'iniziativa di attraversare il lago di Galilea e i discepoli gli obbediscono. Marco ci offre questo episodio con l'obiettivo di mostrare il dramma e la paura del discepolo nel corso di una tempesta, improvvisa e pericolosa. In quella barca però, in quella notte tempestosa, c'è Gesù.
Tutti noi siamo chiamati a passare all'altra riva. È la missione che ci è stata affidata. Sappiamo che il cammino di ogni credente è contrastato, come contrastato e avversato è stato il cammino di Gesù. Ma proprio questa è la situazione che dà forma alla nostra fede. È bello e incoraggiante pensare che l'iniziativa della traversata è presa da Gesù e che Egli è sulla stessa barca. Quindi anch'Egli condivide la nostra situazione di precarietà e di angoscia. Allora non è tanto Gesù che dorme, quanto è la nostra fede ad essere piccola, ad essere addormentata. Quando questa si risveglia, si superano tutte le tempeste e l'attraversata si fa più sicura. Proviamo in questa settimana a soffermarci qualche istante per vedere lo stile del nostro cammino e passare all'altra riva con Gesù.

Testimonianza di Parola vissuta

GESÙ MI HA DONATO RAGGI DI LUCE E DI MISERICORDIA

"La droga mi faceva sentire bene ma non mi ero accorto che stavo scivolando verso la buca della morte". È iniziata con queste parole, forti come un pugno nello stomaco, la testimonianza di Biagio, un ex carcerato napoletano… Ha raccontato del giorno in cui sua madre era in fin di vita e lui si procurava soldi davanti all'ospedale, facendo il parcheggiatore.
Nel 1997, quattro mesi dopo la morte di sua madre, Biagio viene arrestato. In carcere, però, "Gesù si presentò alla porta del mio cuore, donandomi raggi di luce e di misericordia". È infatti durante la detenzione che Biagio inizia ad andare a Messa e a frequentare i gruppi di Rinnovamento nello Spirito Santo. E, dopo poco tempo, si fa lui stesso Buon Samaritano per i suoi "compagni di sventura", invitandoli a sua volta a venire alla Messa, dove fa il chierichetto. In un mondo come quello del crimine, "è difficile cambiare vita" e "ci si vergogna che Gesù sia la salvezza". Per essere "forti e rispettati", spiega l'ex detenuto, bisognava "ragionare come loro", ovvero come gli altri criminali.
Un giorno, un compagno di detenzione si avvicina a Biagio esortandolo a pregare per un altro carcerato che il giorno dopo si sarebbe presentato in tribunale per il procedimento penale. "Per me fu una grande gioia - ha raccontato -. Capii che i miei compagni, dopo avermi deriso, ora sapevano che Gesù li poteva liberare".
"Come fossi un bambino, un giorno decisi di scrivere una lettera al Padre Celeste per chiederGli di farmi conoscere una ragazza perché ero solo e desideravo formare una famiglia. Poco dopo incontrai Lucia, oggi mia moglie". Intanto si avvicinava il giorno della scarcerazione ma Biagio prova un'oscura "paura di affrontare la libertà". Per superare il blocco psicologico, decide di scrivere al gruppo del Rinnovamento nello Spirito di Pozzuoli, che attualmente frequenta da 14 anni. Recentemente Biagio è tornato in carcere ma come volontario.

Fonte: www.zenit.org/it

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13a domenica del tempo ordinario (28 giugno 2015)
Non temere, soltanto abbi fede! (Mc 5,36)

Dopo la giornata delle parabole, l'evangelista Marco presenta una serie di quattro prodigi compiuti da Gesù, Signore sulla natura e sui demoni, sulla malattia e sulla morte. Nell'ultimo dei quattro, Giairo ha la figlia dodicenne che sta morendo. Informa Gesù e gli chiede di "imporle le mani perché sia salvata e viva". Il Maestro lo segue: accetta la sua richiesta perché ha riconosciuto un sincero atto di fede. La situazione per quella fanciulla precipita: è morta, ormai non serve più disturbare il Maestro. Al capo della sinagoga Gesù chiede di scacciare la paura e di continuare ad aver fede.
Fede è fidarsi e affidarsi al Signore. Nel brano evangelico di questa domenica c'è la fede di chi non ha più altra speranza: la figlia morente; c'è la fede che si fa esteriore e pubblica: l'emorroissa; e c'è infine la fede oltre la morte: Giairo. La fede illumina tutta la vita e ci permette di scoprire che tutto è dono grazie alla presenza di Dio, al quale possiamo affidare la vita.

Testimonianza di Parola vissuta

L'AMORE E LA FEDE GUIDANO LA NOSTRA VITA

L'annuncio di un nuovo bambino nella nostra famiglia ci ha dato subito una grande gioia ma anche un po' di apprensione; la mia salute infatti era un po' incerta. Non molto tempo prima un altro piccolo era già andato in Cielo ancora prima di nascere. Certi comunque che ogni figlio è un dono per noi, abbiamo affrontato con serenità la gravidanza che ha richiesto molti riguardi. Con grandissima gioia di tutti è nata la nostra quarta bambina. Tutto era andato bene, però il pediatra che l'aveva visitata, ci comunica che sospetta nella piccola anomalie gravi. Erano necessari esami più approfonditi. Il colpo è stato fortissimo.
Sostenuti l'uno dall'amore dell'altro abbiamo capito, però, che non potevamo lasciarci prendere dallo scoraggia-mento. Questa figlia, ci dicevamo, sarebbe stata la chiave di volta per la nostra famiglia, perché chiedeva un "di più" d'amore a noi e ai suoi fratelli. Una frase del vangelo ci risuonava dentro quel mese: "Nulla è impossibile a Dio". L'abbiamo vissuta chiedendo che il parere del pediatra non fosse definitivo e che tutto si rivelasse un fantasma. Finalmente arriva la telefonata che gli esami avevano dato esito negativo e che la bambina non aveva nulla. Come esprimere tutta la nostra gioia in quel momento? Qualche giorno dopo una conoscente, forse per condividere in qualche modo le nostre sofferenze, mi ha detto: "È un'esperienza da dimenticare". Per noi non è così: l'amore e la fede che ci hanno sostenuto in quei giorni vogliamo che continuino a guidare la nostra vita.

D.T. - Italia

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14a domenica del tempo ordinario (5 luglio 2015)
Impose le mani a pochi malati e li guarì (Mc 6,5)

Venne fra i suoi, nella sua casa, e i suoi non l'hanno accolto. Nel suo paese Gesù si scontra con la mancanza di fede. In presenza di Gesù i suoi compaesani passano dallo stupore allo scandalo. Lo stupore di fronte alla sapienza di Gesù e alla sua potenza suscita interrogativi: qual è l'origine di questa sapienza e di questa potenza? Come si spiega? Chi è quest'uomo? La fede consiste nel pensare che Gesù viene da Dio, ma questa conclusione è ostacolata da un'evidenza: quest'uomo è un carpentiere e i suoi fratelli vivono in mezzo a noi, pensano gli abitanti di Nazareth. Di qui lo scandalo. Di fronte all'atteggiamento di rifiuto dei suoi compaesani, Gesù si limita dapprima a citare un proverbio. Poi compie soltanto alcune guarigioni.
Con i suoi compaesani Gesù "non può" compiere prodigi perché di fronte alla loro libertà che lo rifiuta, egli non vuole imporsi con violenza. E i pochi malati che cura sembrano un'eccezione, cioè persone che gli hanno creduto. Chi ha mani aperte riceve il dono senz'altra misura che il proprio bisogno.
Come vivere questa Parola? La presenza di Dio nella nostra vita non è mai l'evidenza di chi si impone. Dio è sempre "proposta" discreta, anche se precisa. A noi essere attenti ai segni di questa presenza. Segni che sempre ci superano e ci sconvolgono, che si presentano al di sopra delle nostre attese, nell'impotenza di un amore fatto carne, che ha sposato tutti i nostri limiti, fino alla debolezza della croce. Eppure è il "nostro" Dio.

Testimonianza di Parola vissuta

L'AMORE SA SUPERARE LE DIVERGENZE

Un sabato di agosto particolarmente torrido e afoso rientriamo a mezzanotte. I bambini addormentati sono a peso morto tra le nostre braccia. Davanti alla luce rossa dell'ascensore due coppie sono già in attesa. Non sembrano avere la minima intenzione di lasciar salire prima noi, nonostante il "carico". Con loro c'erano state discussioni, circa l'inopportunità – a detta loro – di far giocare i bambini, i nostri, nel cortile condominiale. Entrano nell'ascensore. Mentre aspettiamo di salire a nostra volta, l'ascensore si blocca e suona l'allarme. La scala è praticamente deserta, con questo caldo sono tutti fuori città. Che fare? Chiamare i vigili del fuoco o l'assistenza, e poi portare a letto i bambini e stare tranquilli? In fondo non ci hanno trattato molto bene. Però l'aria starà diventando infuocata dentro la cabina dell'ascensore… Marco corre nel locale del motore e con molta fatica riporta l'ascensore al piano, liberando i malcapitati.

M.T. - Italia

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15a domenica del tempo ordinario (12 luglio 2015)
Gesù chiamò a sé i Dodici (Mc 6,7)

L'evangelista Marco già in due momenti ha parlato della chiamata dei discepoli. Nel vangelo di questa domenica vi ritorna per la terza volta: intenzionalmente riprende quei testi e aggiunge i particolari della missione. Anzitutto ha raccontato la vocazione dei primi quattro, che hanno lasciato tutto per seguire Gesù (Mc 1,17-20). Poi ha ripreso il tema della chiamata sottolineando come è Gesù a prendere l'iniziativa di formare una comunità stabile attorno a sé: "chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì dodici perché stessero con lui (Mc 3,13-14) e per mandarli". Gesù chiama innanzitutto per "stare con lui": da questa esperienza profonda di vita con Gesù nasce la possibilità della missione.
Anche il vangelo odierno ritorna sull'importanza del rapporto profondo e personale con Gesù: l'apostolo, ma anche ciascuno di noi chiamato ad essere testimone con la propria vita, è essenzialmente una persona in comunione profonda con il suo Signore.
Come possiamo essere uniti al Signore? Certamente è suo dono da accogliere e custodire nel cuore. Ma è anche frutto della nostra disponibilità: attraverso i sacramenti e la preghiera, che ci innalza al cuore di Gesù e permette al nostro cuore di battere all'unisono con il suo. Attraverso l'accogliere e mettere in pratica la parola del Signore. Attraverso poi la carità vissuta nella certezza che quello che facciamo agli altri lo facciamo a Gesù.

Testimonianza di Parola vissuta

UNA SCIA DI LUCE E DI CORAGGIO

Tonicka era una piccola donna dei monti Sudeti (Rep. Ceca). Sotto il regime comunista si adoperò perché i giovani non cadessero nella trappola della promessa del paradiso in terra.
Il suo impegno anche tra gli operai, non lasciò indifferenti gli osservatori del partito, e venne condannata a sei anni di carcere.
Sfruttò la prigione per pregare, per ripassare le materie apprese a scuola e soprattutto per consolare le detenute politiche e poi le prostitute e le ladre con cui condivise la prigione. Cercò di amare anche i poliziotti costretti a terrorizzare i detenuti. Dopo tre anni fu rimessa in libertà perché malata di tubercolosi. Lei continuò a dire che la prigione era stata una scuola: ora sapeva ciò che è importante e ciò che non è importante. E fu questo che cercò di comunicare e insegnare, soprattutto alle famiglie e ai giovani. Dopo la sua morte, la sua casa è rimasta aperta ai giovani e alle famiglie che vengono a trovare i loro parenti degenti, nell'ospedale dove Tonicka aveva lavorato come infermiera.
Un piccola-grande donna che ha lasciato una scia di luce e di coraggio, anche nei suoi sette libri carichi di saggezza e di giusta visione della realtà. Una donna che "vedeva".

T.M., Rep. Ceca

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16a domenica del tempo ordinario (19 luglio 2015)
Venite in disparte... e riposatevi un po' (Mc 6,31)

I discepoli si erano dispersi in giro per i villaggi della Galilea; ora si raccolgono nuovamente intorno a Gesù. Egli è la fonte della loro missione; è Lui il mandante che ha loro affidato la continuazione della sua missione. È bello vedere gli apostoli che ritornano da Gesù e raccontano le loro prime esperienze di missionari. Dal rac-conto si intuisce che sono contenti ed entusiasti di come sono andate le cose. Gesù, uomo cordiale e sensibile, propone loro un momento di tranquillità e di riposo; li invita a ritirarsi "presso se stessi", nella propria interiorità. Il luogo "deserto" può aiutare a ritrovare la quiete e la giusta relazione con sé e il Signore stesso. Hanno bisogno di riposo a causa del lavoro che hanno svolto, ma soprattutto hanno bisogno di ritrovare l'equilibrio della loro persona e delle loro relazioni. Gesù, attento osservatore degli altri, percepisce che i suoi amici hanno bisogno di questo tempo "ricreativo".
Quante volte anche per noi c'è la necessità del riposo e della solitudine per non lasciarci dominare dalle attività, dimenticando la vita interiore e tralasciando la relazione profonda e vitale con la sorgente, che è Dio Padre. Lo "stare con Gesù" è pur sempre il valore fondamentale e ciò che dà senso pieno alla vita. Proviamo in questa settimana "ritornare" spesso dal Signore Gesù per fa partire da Lui ogni nostra azione per poi ridonarla a Lui.

Testimonianza di Parola vissuta

L'AMORE VINCE TUTTO

Sono una maestra elementare e spesso vengo mandata a insegnare nei villaggi di montagna. Qui, nascosti in territori remoti e impervi, vivono anche gruppi di terroristi che si proclamano liberatori del popolo. Mi era già capitato di imbattermi in quei drappelli, ma ero scappata, trovando un nascondiglio fra le rocce. Una volta, purtroppo, non sono riuscita a nascondermi in tempo. Mi hanno rapita e trascinata al loro campo. Durante quegli interminabili giorni in cui sono rimasta segregata, sono stata sottoposta più volte a lunghi interrogatori. Nonostante la paura, ho cercato di rispondere con molto rispetto, dicendo sempre la verità. Uno di loro, in particolare, ha cercato per ore di indottrinarmi sulla loro ideologia, voleva convincermi a sposare la loro causa. Quando mi ha chiesto cosa ne pensassi, non ho voluto commentare. Il giorno seguente, al ripetersi del suo discorso, ho obiettato che occorre prima cambiare se stessi se vogliamo trasformare le strutture di potere che ci sembrano ingiuste. "A cambiarci è l'amore che ognuno ha per l'altro", ho cercato di spiegargli. Forse le mie parole lo hanno toccato, forse gli hanno ricordato principi in cui aveva creduto. Fatto sta che dopo questo interrogatorio mi ha lasciato andare. Da quel giorno ho sempre continuato a pregare per quell'uomo e i suoi compagni. Recentemente, con mia sorpresa, l'ho riconosciuto in televisione, mentre davano la notizia di un terrorista che aveva consegnato le armi ai militari, lasciando il suo gruppo.

Nelda, Filippine

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17a domenica del tempo ordinario (26 luglio 2015)
C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo (Gv 6,9)

Gli occhi alzati di Gesù, che dall'alto del monte osserva la folla, fanno vedere anche a noi una situazione di bisogno. Gesù se ne accorge per primo: c'è bisogno di pane e non ce n'è. Egli pone una domanda a Filippo, il discepolo originario di Betsaida, il paese più vicino alla zona desertica in cui si trovano. La questione verte sul denaro e sulle sue possibilità. La conclusione è che il denaro, pur essendo quella una discreta somma pari alla paga di duecento giornate lavorative, non è in grado di comprare il benessere per tutti; non si può comprare la salvezza, trovare soddi-sfazione nell'agiatezza economica.
Un altro discepolo pro-pone un'altra soluzione: la solidarietà della condivisione. Andrea presenta un nuovo personaggio, un ragazzino, che ha portato con sé cinque pani d'orzo e due pesci. È l'unico saggio e prudente che si è portato qualcosa da mangiare in una folla immensa di sprovveduti. È da tale proposta, che umanamente appare inadeguata, che Gesù accetta di operare. E moltiplica il pane offerto dal ragazzino, che ha accettato di condividere il suo pane. Gesù accetta la proposta del poco offerto: con quel piccolo dono dà da mangiare a tutta la folla. È il miracolo della condivisione. Il mio poco donato a Gesù diventa il tanto che serve a tutti.
È bello questo segno che Gesù compie perché ci coinvolge tutti. Ciascuno di noi ha qualcosa che può condividere con gli altri: un po' di tempo, le capacità e abilità personali, la nostra vita spirituale. Quando le doniamo con gratuità, in mano a Gesù diventano il prodigio della carità sovrabbondante e della solidarietà che nutre.

Testimonianza di Parola vissuta

LE VACANZE PIÙ BELLE

Prima di partire con mio marito per le vacanze, mi sono accorta che una mia ex compagna di scuola era sola e non sapeva dove andare. L'abbiamo invitata a venire con noi.
Le nostre abitudini di montanari erano un po' diverse dalle sue, ma abbiamo deciso di dimenticarci dei nostri programmi e assecondare i desideri della nostra ospite. Giorno dopo giorno cresceva il rapporto fra di noi al punto che la nostra amica, resasi conto di quanto noi fossimo appassionati di montagna, ha voluto accompagnarci in qualche passeggiata sempre più lunga e sempre più in alto, finché un giorno siamo arrivati su una cima dove lei ha potuto godere panorami mai visti. Nei pochi giorni rimasti era lei a chiederci di fare i programmi.
Quella vacanza, per me e mio marito, è stata una delle più belle. L'attenzione all'altro è un vero riposo.

Mica - Slovenia

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18a domenica del tempo ordinario (2 agosto 2015)
È il Padre mi che vi dà il pane dal cielo (Gv 6,32)

In questa domenica ascoltiamo la prima parte di un lungo discorso che Gesù fa nella sinagoga di Cafàrnao, dopo aver moltiplicato i pani per la folla. Essa cerca Gesù. Il tema della ricerca è caro all'evangelista Giovanni. Ma c'è modo e modo di ricercare. C'è la ricerca ardente di Andrea e del suo amico (Gv 1,38) e quella desolata di Maria Maddalena al sepolcro (Gv 20,25); c'è pure quella curiosa e inconcludente dei Giudei. Essi cercano Gesù per i pani mangiati; la loro è una ricerca superficiale, sono incapaci di un interrogativo più profondo che li aiuti a cambiare vita.
Il problema del pane quotidiano ha certo la sua importanza; ma Gesù desidera condurre i suoi ascoltatori verso un bisogno fondamentale che riguarda il senso stesso dell'esistenza. Il pane diventa un'occasione e il simbolo del pane che dura per la vita eterna, il pane che non ci si procura da soli, ma che si riceve in dono da Dio Padre per mezzo del Figlio. E poiché il cibo nuovo è dono, l'uomo può usufruirne nella misura in cui l'accoglie. Tale dono porta chi lo riceve fino all'esperienza della vita stessa di Dio. La parola di questa domenica allora diventa una preziosa occasione per ripensare alla motivazione della nostra fede e nello stesso tempo ad aprirci al dono (perciò mai scontato!) che è l'Eucaristia, il pane del cielo che ci trasforma in colui che riceviamo e che è un dono del Padre.

Testimonianza di Parola vissuta

DIO CI ACCOGLIE SEMPRE

Rosa aveva alle spalle un matrimonio fallito e viveva da alcuni anni con un altro uomo. Aveva ricevuto una formazione cristiana ed ora si sentiva lontana da Dio e rifiutata dalla Chiesa.
Un giorno tormentata dal rimorso entra in chiesa per una preghiera. Il parroco la vede, le va incontro, la saluta con calore. La donna si sente accolta e gli apre il suo cuore, comunica il suo dolore. Da lui, per la prima volta, si sente dire: "Dio ti ama immensamente".
È la luce: prende a frequentare gli incontri della Parola da vivere, dove incontra una comunità viva. Anche lei si sforza di vivere il Vangelo, comincia a farne esperienza, e sostenuta dalla comunità si riconcilia con la Chiesa.

R.P., Italia

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19a domenica del tempo ordinario (9 agosto 2015)
Io sono il pane vivo (Gv 6,51)

La folla, prodigiosamente saziata, cerca Gesù perché vorrebbe ancora quel pane. Gesù, però, aiuta quelle persone a cogliere il senso profondo di quel fatto. Il brano del vangelo della liturgia odierna parte dalla reazione all'affermazione di Gesù che si propone come il pane di Dio disceso dal cielo. L'obiezione che gli muovono gli ascoltatori è la solita: essi sono convinti di conoscerlo: sanno che è il figlio di Giuseppe e immaginano di conoscere il padre e la madre. Deducono, quindi, che non può essere disceso dal cielo.
Quante volte anche noi "sappiamo" come dovrebbe essere Dio, come Lui dovrebbe agire e guidare l'universo. E questo nostro modo di pensare blocca la fede. La reazione di Gesù dapprima lo porta a ribadire la sua stretta unione con i Padre e il suo ruolo decisivo di unico rivelatore di Dio. Quindi afferma la propria relazione con la vita, riprendendo per due volte l'affermazione: "Io sono il pane: io sono il pane della vita; io sono il pane vivo disceso dal cielo".
La condizione per accedere a questo pane è credere: avere una relazione di fiducia nei confronti di Gesù, riconoscendolo come l'autentico Figlio del Padre. La fede è dono. La condizione richiesta a noi è la docilità: ascoltare e lasciarsi istruire Credere in Gesù non è in potere dell'uomo. A noi unicamente è richiesto di acconsentire alla grazia che ci viene offerta. Proviamo in questa settimana a lasciarci istruire da Dio e a fidarci di come Lui si dona a noi.

Testimonianza di Parola vissuta

L'AMORE CHE SA ACCOGLIERE

Manuela è una ragazza di ventisei anni, rumena. Abita in un appartamentino al piano terra che aveva preso in affitto insieme al suo compagno, condotto in carcere all'improvviso, per un vecchio reato commesso.
Ora è sola con la bambina di un anno e mezzo.
Spera sempre che possa uscire presto e ricominciare una vita insieme.
Fa qualche ora di pulizie e salti mortali per tirare avanti.
Una sera siamo andati a trovarla. Era molto triste ed impaurita perché la notte precedente erano entrati i ladri dalla finestra della cucina, con loro in camera; e le avevano portato via il portafoglio, contenente 50 euro, il guadagno di alcune ore di lavoro dei giorni precedenti.
Era contenta per i viveri che le avevamo portato; non chiedeva altro. Con mio marito, ci siamo guardati negli occhi e lui, mettendo le mani in tasca, le ha dato tutto quello che aveva.
Ci siamo abbracciati; la bambina ci ha dato un bacio e mentre andavamo via, continuava a salutarci con la manina.
Continuiamo ad aiutarla con viveri e vestiario. Durante una visita, ci ha fatto vedere le scarpette che indossava la bimba… erano quelle che le avevamo portato alcuni giorni precedenti.

Carlo e Bruna F.

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Assunzione della Beata Vergine Maria (15 agosto 2015)
20a domenica del tempo ordinario (16 agosto 2015)
Beata colei che ha creduto (Lc 1,45)

La comunità cristiana, invitata a celebrare Maria con le sue stesse parole, impara a lodare il Signore per le meraviglie che compie nelle sue creature. Nello stesso tempo impara che ogni autentica lode a Maria orienta verso Dio.
Il brano evangelico di questa festa si incentra sulla visita di Maria ad Elisabetta: è descritto l'incontro di due madri, il cantico del Magnificat e si conclude con il soggiorno di Maria e il suo ritorno a casa.
È bello notare come nell'incontro di Maria ed Elisabetta le due madri non si perdono in chiacchiere futili, ma parlano subito di Dio. La prima parola di Maria non è di richiesta, ma di stupore e di lode per quanto Egli ha operato. Al saluto di Maria, il sussulto del bimbo nel seno di Elisabetta è letteral-mente un "danzare". In Maria infatti il Battista riconosce colei che porta dentro di sé la vera Manna e l'autentica Legge di Dio, fattasi carne. Elisabetta riconosce in Lei la "madre del Signore", benedice Maria e si congratula con lei come modello della perfetta credente che si è affidata a Dio. A quel Dio che ama di un amore gratuito e che ha una predilezione per gli umili e i poveri. Maria è il frutto migliore dell'azione di Dio, il capolavoro del suo amore gratuito.
Anche noi siamo frutto dell'amore di Dio e della sua predilezione per i poveri. Fidiamoci e affidiamoci a Lui: con la fede e l'ascolto obbediente e accogliente della Parola di Dio, come Maria facciamo spazio in noi al Figlio di Dio, diventiamo dimora del Signore.

Testimonianza di Parola vissuta

LA TENEREZZA DELL'AMORE DI DIO

Ogni giorno cuciniamo per 9.000 persone. Una volta venne una sorella e mi disse: "Madre, non vi è nulla oggi da mangiare, nulla da dare a questa gente". Non avevo niente da rispondere. Ma poi alle ore 9, quel mattino, arrivò un camion pieno di pane. Il governo distribuisce nelle scuole una fetta di pane e del latte per ogni bambino povero. Quel giorno (nessuno in città capì come mai) vennero chiuse improvvisamente le scuole e tutto il pane venne portato a Madre Teresa. Fu Dio a chiudere le scuole: non poteva lasciare la nostra gente senza cibo. E questa fu la prima volta, penso, che in vita loro ebbero del pane così buono e così in abbondanza. Sia lode alla tenerezza dell'amore di Dio!

Madre Teresa di Calcutta

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21a domenica del tempo ordinario (23 agosto 2015)
Signore, tu hai parole di vita eterna (Gv 6,68)

Il discorso pronunciato da Gesù nella sinagoga di Cafarnao è considerato "duro" dagli ascoltatori e dai suoi stessi discepoli e la reazione di molti è quella dell'abbandono, perché non sono disposti ad accettare la sua proposta. In tale contesto di crisi, Gesù pone l'alternativa anche agli apostoli. A nome di tutti risponde, con il verbo al plurale, Simon Pietro formulando la sua professione di fede in Gesù riconosciuto come il Santo di Dio. Gli apostoli si sono fidati di Gesù ed ora sanno con certezza che Gesù è l'inviato di Dio. Non possono andare da nessun altro: riconoscono che la sua parola comunica la vita eterna.
Gesù aveva parlato di un'offerta di salvezza che supera le attese della folla, della sua origine divina e della necessità di condividere la sua esistenza. Tutto questo è un discorso difficile: da capire e, ancor più, da praticare. Gesù sa che è necessario aprirsi alla grazia dello Spirito per poter arrivare alla fede. L'uomo non può ottenere la vita da se stesso; soltanto se rinuncia alla pretesa di fare da sé e riconosce la sua povertà, l'uomo si mette nella condizione di aprirsi alle parole di Gesù. Come ha fatto Pietro a nome dei dodici.
È un invito rivolto a ciascuno di noi: anche noi decidiamoci per Gesù accogliendo la sua Parola per metterla in pratica. Essa allora ci darà una pienezza di vita che solo Dio può dare. Viene il momento per ogni credente in cui la fede chiede una rinascita, un affidamento totale. Si tratta sempre di comprendere che è lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla.

Testimonianza di Parola vissuta

DA GIOVANE PROMESSA DEL CALCIO ALL'ALTARE

Ero un ragazzo brillante, bravo a scuola, simpatico agli amici, impegnato nel calcio, amante delle belle ragazze. Ero anche uno che cercava di seguire la Chiesa e Dio, ma Dio lo sentivo come un ospite dispettoso che mi rovinava il desiderio di felicità. Come divertirmi con la mia ragazza se Dio dice..; come fare soldi con il calcio se Dio dice..? In genere sentivo "le cose della parrocchia" giuste ma noiose: Dio era un peso. Fino a che ho accolto l'invito a un incontro per giovani. Ho vissuto una settimana in questa comunità improvvisata e la mia vita è cambiata. Che era successo? Due esperienze uniche: la fraternità, cioè il vivere insieme ad altri ragazzi da fratelli, con semplicità, pregando insieme, condividendo i pasti; poi gli incontri sulla Parola di Dio, incontrando Gesù faccia a faccia, non più attraverso la mia immagine di Dio, ma attraverso la vera immagine di Dio. Una sera pregando ho pianto come un bambino: ho capito chi è Gesù, mi sono sentito amato da Gesù. Questo è il Gesù che il mio cuore cercava, ma non conosceva. Una volta incontrato il volto affascinante di Gesù, gli ho chiesto: "Signore che vuoi che io faccia? Ora so che la mia felicità sta solo nel fare la tua volontà". Sono entrato in seminario per capire la volontà di Dio e dopo cinque anni mi sento sempre più attratto alla vita sacerdotale. Gesù vuole che io testimoni a tutti le meraviglie che Lui fa e ha fatto per me.

Matteo Pucci, Fano

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22a domenica del tempo ordinario (30 agosto 2015)
Questo popolo mi onora con le labbra (Mc 7,6)

La legge di Dio che Mosè ha fatto conoscere al popolo non sopporta aggiunte né sottrazioni: è l'insieme delle norme e dei comandi che mostra la volontà di Dio e che rende saggio e sapiente il popolo aperto all'ascolto obbediente e fattivo. Gesù è inserito in questo popolo e aiuta a purificare lo sguardo verso la legge. Ci suggerisce che è necessario avere discernimento. Distinguere cioè tra ciò che è essenziale e ciò che è periferico, tra ciò che è prioritario e ciò che è secondario.
I cardini del discernimento che propone Gesù sono il comandamento di Dio e il cuore dell'uomo, ossia la Parola di Dio e l'umanità dell'uomo. La Parola di Dio ha come mèta il cuore dell'uomo. E tende a suscitare una risposta di tutto l'uomo. Ecco Gesù che nel dialogo con i farisei insiste su una relazione nuova dell'uomo con Dio e cita il profeta Isaia là dove dice: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me".
Gesù suggerisce un "culto nuovo", la cui "purezza" non è tanto una questione di mani o di labbra, quanto piuttosto di cuore, cioè di tutta la persona nella sua relazione profonda con il Signore. Quante volte sentiamo pronunciare il proverbio "tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare". Noi cristiani siamo invitati a superare la divisione tra il dire e il fare, tra la lingua e il cuore, tra esistenza e culto. Alleniamoci in questa settimana a far sì che la nostra vita sia coerente con le nostre parole e soprattutto con la Parola del Signore.

Testimonianza di Parola vissuta

EROISMO QUOTIDIANO

In Nigeria, una complicata situazione che coinvolge vecchie e nuove problematiche - interessi economici legati al petrolio, fondamentalismi islamici, conflitti etnici - ha gettato il paese in una spirale di violenza con molti morti.
Dal 2008 è iniziata una grande persecuzione dei cristiani soprattutto nel Nord. Tanti della tribù Igbo in questi anni sono stati uccisi e per vendetta hanno iniziato una faida con gli Hausa, l'etnia a prevalenza musulmana che vive in maggioranza a Onitsha.
Un giorno, al mercato dove lavoro, alcuni giovani hanno attaccato un hausa, scatenando il panico. Pensando a Gesù in quel prossimo sono riuscita con l'aiuto di altri commercianti a strapparlo dalle loro man i e a nasconderlo in uno dei nostri piccoli negozi. Poi abbiamo raccolto le sue carote e le abbiamo vendute. La sera tardi è stato possibile liberarlo e, accompagnatolo in un posto sicuro, gli abbiamo dato il ricavato della vendita.
Dopo qualche tempo si è presentato lo stesso problema, mentre io non ero al mercato. Al mio ritorno, i colleghi mi hanno raccontato che quel giorno un hausa stava vendendo cipolle quando di colpo sono iniziate le violenze. Ricordando cosa io avevo fatto si sono comportati allo stesso modo. Due settimane dopo, questo signore è tornato a ringraziarci felice.

Charity di Onitsha, Nigeria

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23a domenica del tempo ordinario (6 settembre 2015)
Gesù lo prese in disparte (Mc 7,33)

Il vangelo di questa domenica narra la guarigione di un sordomuto. Marco sottolinea il fatto che Gesù tocca le persone, coinvolgendo la propria umanità con quella del malato. È interessante e significativo che quell'uomo per guarire dalla sua impossibilità a comunicare e ritrovare se stesso, debba essere separato dalla folla e portato in disparte: lì avviene l'incontro personale con Gesù. L'evangelista Marco sottolinea spesso questo particolare. Ricordiamo la guarigione del cieco di Betsaida: "allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori del villaggio..." e il momento successivo alla confessione di Pietro quando l'apostolo "lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo".
In disparte, rispetto alla folla, avviene qualcosa di importante che riguarda i discepoli e il Maestro: in privato Gesù spiega ogni cosa ai suoi discepoli. A suggerirci che l'incontro con Dio richiede silenzio, serenità, calma e non confusione. È come quando si accende un fuoco. C'è bisogno di creare prima un po' di riparo in modo che il fuoco possa accendersi. Così anche il nostro rapporto con Dio ha bisogno di spazi di raccoglimento, di solitudine per poter mettere a fuoco l'essenziale: Dio il tutto della vita.

Testimonianza di Parola vissuta

SAPER ASCOLTARE

Una compagna di scuola sta vivendo un momento difficile: il suo ragazzo non le vuole bene, i genitori sono assenti, la situazione economica è insicura. Non riuscendo a concentrarsi nello studio, ha lasciato la scuola. All'inizio, presa dai miei problemi, non avevo tempo di ascoltarla o, forse, non volevo trovarne per non farmi rattristare dalle sue esperienze. Poi ho incominciato a condividere il suo dolore. Spesso mi telefonava in lacrime e io l'ascoltavo fino in fondo rimanendo muta e cercando le parole giuste. Un giorno mi ha detto di essere così triste da pensare di togliersi la vita: neanche allora sono riuscita a dirle qualcosa. Una sera però ho presa carta e penna e le ho scritto: non era sola, Dio la amava immensamente e, proprio in questi momenti, la teneva tra le braccia; per questo ogni giorno valeva la pena di essere vissuto.
Mi ha detto poi che, ogni volta che si sentiva triste, rileggeva la mia lettera, cercava di sorridere e andava avanti più forte.

Eleonora

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24a domenica del tempo ordinario (13 settembre 2015)
Pietro gli rispose: Tu sei il Cristo (Mc 8,29)

L'identità di Gesù e la sua missione sono al centro del racconto evangelico di questa domenica. Gesù stesso pone esplicitamente l'interrogativo: "La gente chi dice che io sia?". E gli Apostoli danno la risposta a partire da quello che sentono. La risposta della gente mette in evidenza che essa non ha compreso la "novità" che è Gesù, quasi a dirci che è a partire dallo "stare con Gesù" che è possibile una risposta vera.
Anche l'annotazione che Gesù è in cammino ("partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarea... e per strada") ci suggerisce l'idea che la fede, il rapporto con Gesù, è un cammino, richiede una maturazione e un approfondimento della relazione con Lui. La gente infatti aveva certamente colto l'importanza di Gesù e la sua missione, ma si ferma a considerare Gesù come un portavoce di Dio, un profeta del passato anche se grande.
E allora Gesù rivolge la domanda diretta "Voi, chi dite che io sia?". E Pietro "Tu sei il Cristo". La risposta di Pietro è precisa e riconosce con chiarezza la messianicità di Gesù. È bello vedere che la professione di fede di Pietro è un punto di arrivo all'interno del vangelo di Marco, ma è anche un punto di partenza. Da quel momento infatti inizia una rivelazione nuova, quella del Figlio dell'Uomo destinato alla croce.
Dio sempre ci anticipa e ci supera. Per questo è bene che Gesù resti sempre per noi credenti una domanda: chi dite che io sia? E non diventi solamente una risposta.

Testimonianza di Parola vissuta

LA FIDUCIA IN DIO

Il parroco stava parlando sulla fiducia in Dio: la chiesa era affollata di adulti, molto attenti. In prima fila, seduto sulle ginocchia della nonna, c'era un bambino. Il parroco disse: "Vedete questo bambino? Questo bambino, come tutti noi, ha paura del medico e dei suoi interventi spesso molto dolorosi". Il parroco chiamò il bambino: "Riccardo, è vero che tu hai paura del medico?". "No! Io non ho paura del medico!". Sorpreso dalla risposta il parroco insistette: "Ma come? Non hai paura del medico quanto ti dà le medicine amare, quando ti fa la puntura?". "No! No! Io non ho paura del medico!", rispose il bambino con maggior forza. La nonna osservava preoccupata le repliche del nipotino. Il parroco piacevolmente meravigliato dalla reazione del bambino, disse: "Senti, Riccardo. Vieni qui al microfono per dire a me e a tutta questa gente perché non hai paura del medico". Riccardo scese dalle ginocchia della nonna e ad alta voce disse: "Io non ho paura del medico perché il medico è il mio papà". Una sonora e gioiosa sorpresa da parte dei presenti accolse l'inattesa risposta. E la nonna confermò: "Sì, suo papà fa il medico". Il parroco allora rivolgendosi all'assemblea replicò: "Devo aggiungere altro? Ora sapete che cosa è la fiducia in Dio!".

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25a domenica del tempo ordinario (20 settembre 2015)
Il Figlio dell'uomo viene consegnato (Mc 9,31)

Il vangelo di questa domenica propone l'inizio della catechesi di Gesù sul suo destino di sofferenza, morte e risurrezione. Per tre volte Gesù ritornerà sull'argomento e per tre volte i discepoli reagiscono con un atto di incomprensione. Per questo il Maestro sente il bisogno di rivolgere loro una importante catechesi in modo da formare la loro nuova mentalità.
Gesù parla di sé usando l'immagine presa dal profeta Daniele e annuncia per sé un destino di disprezzo e di morte. Qui sta il contrasto, che lascia perplessi gli Apostoli: se Gesù è il Figlio dell'Uomo, come è possibile che venga consegnato nelle mani degli uomini e venga rifiutato e ucciso? Ma questo è il grande messaggio che Gesù vuole trasmettere ai suoi discepoli: la sua "potenza" divina passa attraverso la sofferenza della croce. E questa sofferenza non arriva all'improvviso e dall'esterno. Perché Gesù si dona, si consegna. Sempre la vita di Gesù è stata dono per chi incontrava: ascolto, attenzione, accoglienza, cammino, perdono, condivisione, guarigione. Gesù si consegna.
La grandezza agli occhi di Dio non risiede nella quantità di potere, ma nella quantità di amore che si mette nel fare una cosa, nello svolgere un compito, una missione che ci è affidata. Proviamo a vivere in questa settimana nella logica del dono. Ciascuno di noi non è talmente povero da non aver qualcosa da donare agli altri. Sarà un sorriso, un ascolto, un po' di tempo, un'attenzione, un saluto, un perdono. Importante che nasca dall'amore.

Testimonianza di Parola vissuta

DAL DOLORE ALL'AMORE

Soffrivo molto dopo la separazione dei miei genitori. Quando però ho conosciuto più profondamente il Vangelo, ho sentito dire che Gesù in croce, pur nel dolore di essere abbandonato da tutti, non aveva smesso di amare. Allora ho preso una decisione: "Anch'io, posso continuare ad amare". Perciò, se prima non andavo molto d'accordo col papà e inventavo mille scuse per vederlo il meno possibile, in quel momento ho capito che comportarmi così, voleva dire non aver capito nulla dell'amore. Ho iniziato ad uscire dal mio guscio e a passare più di tempo con papà e incredibilmente il nostro rapporto è migliorato. Consiglio a tutti quelli che hanno vissuto o che vivono questi momenti di buttarsi ad amare, perché l'amore vince tutto.

Francesca

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26a domenica del tempo ordinario (27 settembre 2015)
È meglio per te entrare nella vita... (Mc 9,43)

Continuando la sua catechesi agli apostoli, Gesù corregge l'irruenza di Giovanni che si oppone con durezza a chi non l'ha accolto e gli insegna un atteggiamento moderato, capace di un'accoglienza che comprende. Piuttosto, il discepolo deve stare ben attento a non essere lui stesso occasione di scandalo per gli altri.
Per farci capire questo il brano del vangelo di questa domenica, ci suggerisce il percorso della purificazione del cuore a partire dalla Parola: è il pensiero del Signore, conosciuto dalla sua parola, che modella il nostro. Ci suggerisce anche di imparare a custodire la libertà che viene dal vangelo, dalla presenza di un Dio che sempre ci precede e ci anticipa.
Infine la parola di Gesù ci ricorda che siamo chiamati ad entrare nella vita. Se il Signore Gesù è il centro della nostra esistenza, tutto possiamo organizzare attorno a Lui. Noi sappiamo per esperienza che una ruota gira bene se è ben centrata attorno al perno. Così è la nostra vita: è Gesù il centro del nostro essere cristiani. A partire da Lui tutto acquista un nuovo senso e una nuova unità.
Proviamo in questa settimana agire in modo che ogni azione ci permetta di "entrare nella vita", che è Gesù. Fare come Lui. Essere per ogni persona che incontriamo un dono, come ha fatto Gesù che, al dire di Pietro, passò facendo del bene a tutti. Questo ci permette non solo di donare vita, ma anche di dare qualità alla nostra vita.

Testimonianza di Parola vissuta

RAPPORTI DI AMICIZIA

Con mio marito avevamo deciso di fare le vacanze in campeggio, cercando di riposare d'amore e d'accordo. Appena arrivati, nell'organizzare la nostra piazzola, la stanchezza accumulata negli ultimi tempi è esplosa in una forte litigata; non ricordo neppure il motivo. Subito dopo, però, seduti attorno al fuoco facciamo pace e ci promettiamo aiuto.
Intanto arriva accanto un signore con due bimbe. È in serie difficoltà nel montare la tenda. Lo aiutiamo. Nasce un rapporto amicale con lui. Gli offriamo sedie, bicchieri, posate, asciugamani, ma soprattutto compagnia. Era sempre solo.
Un giorno, mentre le sue figlie giocavano lì vicino, ci confidò di essersi separato da poco. Era triste e ogni occasione era buona per coinvolgerlo: un caffè, un giornale, una cena… Anche le bambine, nonostante giocassero con nostro figlio e altri piccoli, ogni tanto venivano colte dalla malinconia per la mancanza della mamma. Spesso mi abbracciavano, cercando un po' d'affetto.
Un sera mio marito gli ha proposto di leggere un articolo di una rivista cattolica che parlava delle coppie in crisi. La mattina dopo ci ha detto che l'aveva letto e che aveva molto meditato sugli errori commessi e su una possibilità di ricominciare. Ancora oggi ci telefona per salutarci e ringraziarci del bene che gli abbiamo voluto nel momento più brutto della sua vita.

B. A., Italia

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27a domenica del tempo ordinario (4 ottobre 2015)
L'uomo non divida quello che Dio ha congiunto (Mc 10,9)

La parola del vangelo oggi concentra la nostra attenzione sulla famiglia, sulla relazione fondamentale tra uomo e donna. Di fronte alla possibile crisi dell'amore dovuta alla durezza del cuore umano, Gesù ci dà come bella notizia non tanto una normativa severa, ma la grazia che riporta le persone alla santità della prima origine; ci aiuta a guardare non ciò che pensa l'uomo, ma a ciò che pensa Dio. Egli si carica sulle spalle l'umanità abituata a "volare basso" e la invita a volare all'altezza di Dio, riportandola, affamata com'è di amore, al tempo delle origini, prima del peccato originale.
Quante volte siamo tentati anche noi di "abbassare" il vangelo alle nostre situazioni e alle nostre capacità! Gesù ci propone di "innalzare" la nostra vita alla proposta evangelica, ponendosi al servizio della realizzazione più profonda e della felicità piena di ciascuno. Proviamo in questa settimana a costruire relazioni vere in noi e attorno a noi. Tutti siamo dalla parte della famiglia umana e viviamo in una famiglia. Cerchiamo con tutto il cuore di essere costruttori di "rapporti veri".

Testimonianza di Parola vissuta

RICOMPORRE L'UNITÀ

Ci eravamo trasferiti in una nuova città, ci mancavano i nostri amici, ci siamo trovati soli, faccia a faccia con i nostri problemi. Il nostro matrimonio ha cominciato a deteriorarsi. Un giorno ho aperto la mail e ho trovato la rivista cattolica "Living City". C'era anche un saluto di Mary, un'amica d'infanzia. Ho cominciato a leggere un articolo che parlava di persone la cui vita era stata trasformata dalla certezza che Dio li amava. La rivista arriva ogni mese e io mi sono sempre più interessata ad essa.
Intanto il nostro matrimonio precipitava sempre più in basso, mio marito aveva cominciato a bere, stava nei pub anche fino alla chiusura. Il mio sforzo per riconquistarlo lo faceva arrabbiare, così mi sono buttata nel lavoro di ricerca all'università. Quando si è ammalato gravemente, Mary mi è stata vicina ed io ho trovato la forza di curarlo con affetto. Però, appena stava meglio, la sua aggressività riemergeva. Un collega mostrava interesse nei miei confronti, era bello avere qualcuno che si occupava di me, la nostra relazione è diventata più intima. La vita mi sembrava meno gravosa, ma avvertivo una certa tensione, mi stavo ammalando. Dopo alcuni test il dottore mi ha detto che non sarei stata bene fino a quando non avessi ricomposto l'unità dentro di me e intorno a me. Ho interrotto il rapporto con il mio collega e ho cercato di salvare il mio matrimonio. A poco a poco la relazione fra noi è rifiorita.

L. W. - Inghilterra

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28a domenica del tempo ordinario (11 ottobre 2015)
Vendi quello che hai... e vieni. Seguimi! (Mc 10,21)

Oggi l'episodio proposto nel vangelo offre a Gesù l'occasione di fare una catechesi sulla ricchezza. Gesù incontra un tale, che gli chiede istruzioni per avere la vita eterna; la sua risposta lo trova pienamente consenziente. Ma se ne va triste, perché non è disposto ad accettare la proposta del Maestro. I discepoli poi dialogano con Lui sulla possibilità della salvezza e Gesù promette la pienezza della vita a quanti sono disponibili a seguirlo.
È un incontro che parte dagli occhi e coinvolge il cuore: quello di Gesù è uno sguardo d'amore. E proprio lo sguardo penetrante e l'amore accompagnano la rivelazione sorprendente di Gesù che propone una strada "altra" da quella di una semplice osservanza dei comandamenti. La proposta è spiegata con cinque verbi: andare, vendere, dare, avere e seguire. Ciò che conta è l'ultimo: i precedenti sono preparazione. "Seguimi!".
Quante volte gli ultimi papi ci ricordano che "all'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con una Persona, che dà un orizzonte e, con ciò, la direzione decisiva". Proviamo in questa settimana a pensare allo sguardo d'amore di Gesù posato su di noi, ad ascoltare la voce dello Spirito che abita in noi e a seguire Lui, che per ognuno ha una proposta di vita autentica.

Testimonianza di Parola vissuta

IL CORAGGIO DI SCEGLIERE IL PROGRAMMA GIUSTO

Avendo fatto molti viaggi, mi sono sempre fatto un programma giorno per giorno, se non addirittura ora per ora, delle cose da fare. Nella mia agenda spesso ho dovuto apportare dei cambiamenti alle mie previsioni. Un giorno, osservandola, ho notato che tutti i fatti non previsti erano migliori dei miei. Così ho preso l'abitudine, prima di ogni viaggio, di redigere un programma su due colonne: "Programma mio" e "Programma tuo". E, meraviglia sempre nuova, il "programma tuo" risulta sempre migliore del "mio".
C'è un frase del Vangelo di Luca che mi ha aiutato a capire: "Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!". Mi sono reso conto che fare spazio alla Verità, per non intralciare il cammino del Dio che viene incontro a me, per far sì che sia lui la Via, occorre fare l'atto di coraggio di scegliere il suo programma. E ciò non solo quando viaggio, ma sempre, ogni giorno, attimo dopo attimo. Di fronte alla bellezza del suo programma, anche quando mi costa molto perdere il mio, devo riconoscere che Dio sa indicarmi qual è la mia vera realizzazione.

Francesco - Roma

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29a domenica del tempo ordinario (18 ottobre 2015)
Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore (Mc 10,44)

Gesù aveva appena annunciato per la terza volta la sua imminente passione e l'aveva fatto in modo più preciso e dettagliato delle altre due precedenti. Ma i figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, rivolgono a Gesù una richiesta che in parte è in contrasto con le sue parole precedenti di partecipare alla sua gloria; è segno evidente della durezza del loro cuore. Egli sta camminando deciso verso Gerusalemme e i discepoli lo seguono sconcertati e paurosi; eppure non smettono di coltivare le loro idee di grandezza. Con pazienza, ma con fermezza, il Maestro ricorda ancora una volta la vocazione dei discepoli: solo nell'adesione profonda e sincera alla sua persona infatti possono condividere la sua proposta.
Gesù è veramente il capo della comunità da Lui istituita; eppure si comporta da servitore, si mette al di sotto degli altri per il loro bene. Nella comunità cristiana il grande e il primo corrispondono alla figura del servo. Questa è l'unica vera rivoluzione che può cambiare il mondo. Proviamo a vivere l'atteggiamento del servizio e dell'essere dono per chi incontriamo.

Testimonianza di Parola vissuta

QUELLO CHE DOBBIAMO FARE

La data del mio esame si avvicinava. Dovevo trovare il tempo per studiare, oltre che lavorare, dedicarmi alla famiglia e alla casa… Avevo intenzione di tenermi libero l'intero pomeriggio per preparare quell'esame difficile previsto l'indomani. Ma subito dopo pranzo, uno degli amici dei miei figli ha chiamato per dire che sarebbero venuti da noi quella sera. Questo voleva dire che avrei dovuto mettere in ordine la casa. Ho pensato tra me e me che tanto i ragazzi non si sarebbero accorti del disordine… Poi mi sono ricordata le parole della Scrittura "Cercate prima il regno di Dio...".
Mentre spolveravo la libreria ho notato un libro. Riguarda proprio l'argomento dell'esame. Mi ero dimentica di averlo. Ho finito di pulire e, nel pomeriggio tardi, ho iniziato a studiare.
Il giorno dopo all'università mi sono accorta che c'era molta tensione. Mentre aspettavo che l'esame cominciasse ho detto alcune barzellette sentite dagli amici di mio figlio la sera prima. La tensione calava. Le domande dell'esame riguardavano alcune materie trattate su quel libro trovato per caso… "È proprio vero - ho pensato - tutto quello che dobbiamo fare è cercare di voler bene agli altri. Al resto ci pensa Lui".

T. E. - USA

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30a domenica del tempo ordinario (25 ottobre 2015)
Coraggio! Alzati, ti chiama! (Mc 10,49)

Il cammino di Gesù verso Gerusalemme sta per concludersi. Gerico è l'ultima tappa prima di arrivare al luogo dove si compirà la passione, la morte e la risurrezione di Gesù. La guarigione di un cieco, raccontata dal vangelo odierno, offre un grande insegnamento a noi che desideriamo e ci impegniamo ad essere discepoli fedeli del Maestro. È il discepolo stesso un mendicante cieco, che ha bisogno di guarigione per poter vedere come Gesù, per poter seguire Gesù sulla sua strada. Egli è descritto come uno che non vede e non può vedere (è cieco!), come chi non possiede e ha bisogno di essere aiutato (è un mendi-cante!), come uno che è fermo e bloccato nella sua posizione (è seduto!). Ma fa la domanda giusta a Gesù: poter vedere, cioè credere. Gesù l'esaudisce. Grazie all'intervento di Gesù egli riacquista la vista, cioè la fede. E grazie alla fede non è più cieco e mendicante, ma discepolo e come tale segue Gesù sulla sua strada.
La folla che prima cercava di impedirgli l'incontro con Gesù, ora diventa mediatrice: fatti coraggio, va bene così! Alzati. Marco usa il verbo tipico della risurrezione: prendi consapevolezza dell'incontro straordinario, sei un chiamato! Gesù ti dà la grazia di seguirlo nella sua strada. È bello pensare che il Signore ci chiama ad essere suoi collaboratori: anche noi possiamo dire, prima di tutto con la nostra vita, a chi incontriamo: coraggio! Alzati, ti chiama.

Testimonianza di Parola vissuta

LA SORPRESA PIÙ BELLA

Vado periodicamente a trovare alcune detenute per cercare di aiutarle. Posso fare per lo piccole cose: portare un giornale, un libro, un paio di calze calde, una sciarpa… e vedo tornare sul volto di alcune di loro un sorriso. Lucia, in particolare, a poco a poco, era diventata mia amica, mi parlava delle sue preoccupazioni, del suo dolore, delle sue angosce che tra le mura del carcere si moltiplicavano. L'ascoltavo con attenzione, provavo tanta impotenza ma vedevo che per lei "sfogarsi" - così diceva di poter fare con me - la rasserenava un po'.
Un giorno mi ha detto: "Ti voglio bene". Ho pensato che forse sarebbe stata contenta di venire in casa nostra nei giorni di permesso. Ne abbiamo parlato con i figli, anche loro erano d'accordo così nei giorni di libera uscita l'abbiamo accolta fra noi. Abbiamo condiviso la sua gioia, sono stati brevi momenti di festa. Un Natale è stato speciale. Lei era già con noi quando è arrivata la notizia dell'arrivo di mio fratello con tutta la sua famiglia. Conoscendo mio fratello avevo timore che non avrebbe compreso, non avrebbe accettato volentieri la presenza di Lucia. Non sapevo cosa fare, insieme abbiamo deciso di aspettarlo e di accogliere lui e la sua famiglia come la sorpresa più bella. Ed è stato proprio questo a capovolgere le cose. Mio fratello, dopo un primo momento di sorpresa, si è sentito coinvolto, partecipe in questa gara d'amore. È stato il Natale più bello.

P. M. – Italia

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Tutti i Santi (31a dom. del T. O.) (1° novembre 2015)
Beati i poveri in spirito (Mt 5,3)

Nella festa di Tutti i Santi ci viene proposto il brano evangelico delle beatitudini, che ci presenta, in maniera dettagliata, il volto di Gesù: è Lui il povero, il mite, l'assetato di giustizia, il misericordioso, il puro di cuore, il perseguitato, l'afflitto, l'operatore di pace. Nella misura in cui assomigliamo a Gesù, realizziamo quella santità a cui tutti siamo chiamati.
La prima beatitudine costituisce l'atteggiamento di base che prepara gli altri. L'espressione "i poveri in spirito" indica coloro che scelgono di vivere poveri. È l'atteggiamento di chi si affida unicamente a Dio come aiuto e faro della propria vita. Già nel Primo Testamento, per esempio nei Salmi, il termine povero designava l'atteggiamento del credente che si faceva vuoto dinanzi a Dio, riconoscendone la signoria nella propria vita.
Proviamo in questa settimana a fare di Dio il tutto della nostra vita, a compiere ogni azione partendo da Lui e facendola per Lui. Dalle più grandi alle più piccole, da quelle più pubbliche a quelle più private, ripetere ogni volta: per Te, Signore!

Testimonianza di Parola vissuta

IL TUTTO DELLA NOSTRA VITA

Alcuni amici ci avevano invitato ad un incontro di spiritualità. Noi abbiamo detto di sì solo per cortesia; non eravamo interessati alla cosa. Poi quel giorno pioveva a dirotto. Allora sono andato solo io pensando di fermarmi un attimo… Invece sono rimasto tutta la mattina. Mi hanno colpito molto gli argomenti. All'ora del pranzo ne ho parlato a mia moglie e nel pomeriggio siamo tornati insieme.
Dio ci ama… Queste parole si sono incise profondamente in noi cambiando la nostra vita.
Noi lavoravamo insieme in un'azienda. Con tre colleghi siamo poi usciti dall'impresa per aprirne una nostra. All'atto di definire lo stipendio mensile di ciascuno ci siamo accorti che i nostri soci, che avevano investito nell'impresa meno di noi, avevano bisogno di guadagnare di più di noi. Abbiamo allora deciso di aiutarli aumentando il loro stipendio. Era stata una decisione difficile. Sapevamo di dover affrontare spese impreviste, ma ci sembrava che fosse la cosa più giusta. Noi stavamo anche costruendo la nostra casa e non avevamo i soldi per finirla. Sapendo la nostra situazione alcune famiglie amiche hanno organizzato una fagiolata con raccolta finale di offerte… Esattamente la somma che ci mancava per terminare la casa. Sono proprio vere le parole del Vangelo: "Date e vi sarà dato".

F. H. J. - Brasile

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32a domenica del tempo ordinario (8 novembre 2015)
Una vedova povera, vi gettò due monetine (Mc 12,42)

Gesù è nel tempio, nella sala del tesoro e si mette ad osservare la folla che vi deposita denaro. Poiché le donazioni erano pubbliche, per i benestanti poteva essere una buona occasione per mettersi in mostra, mentre diventava fonte di umiliazione per chi aveva poco da offrire. Tra gli offerenti, Gesù osserva una vedova che fa la sua offerta. Il Maestro richiamando a sé i discepoli fa notare loro come quella donna aveva deposto nel tesoro del tempio tutto quanto aveva per vivere: ha donato la sua vita.
Siamo chiamati anche noi ad essere dono in ogni occasione e in ogni luogo, a partire da quelle persone che ci sono più vicine: in famiglia, con gli amici, con i colleghi di lavoro; nel tempo dell'impegno e nel riposo. Nella comunità parrocchiale e in quella civile in cui abitiamo. Essere come l'acqua: finché scorre si mantiene "viva"; se si ferma, imputridisce. Se siamo dono, siamo; se non siamo dono, non siamo. E non occorre pensare subito al denaro. Può essere un po' di tempo, un servizio, un ascolto, un incoraggiamento, un tratto di cammino insieme. Importante che tutto nasca da un cuore generoso.

Testimonianza di Parola vissuta

ESSERE DONO

Quando abbiamo saputo che una ragazza africana aveva perso il lavoro perché non conosceva a sufficienza la lingua italiana, abbiamo pensato di dare inizio ad una scuola gratuita per persone straniere. Uno di noi mette a disposizione la casa, alcuni giovani puliscono le pareti, altri si procurano tavoli, sedie e persino la lavagna. La scuola comincia; ci sforziamo di porre la solidarietà alla base di qualsiasi attività. Le lezioni si svolgono tre volte alla settimana e sono frequentate da una decina di persone, cattoliche e musulmane. Alla fine di luglio concludiamo il corso con una festa: noi portiamo i nostri piatti tipici e loro il cus-cus. Vengono altri amici, cantiamo e danziamo. Ad un certo punto Cady, musulmana, comincia a cantare un canto della messa cattolica per farci contenti.
Ormai è come se fossimo una sola famiglia. Nonostante la scuola sia finita, tanti rapporti continuano; qualcuno ogni tanto viene a farci visita. Tra qualche giorno si sposerà Mussà e ci ha invitati alla festa; proprio l'altro giorno ci diceva quanto sia stato importante per la sua vita la nostra amicizia.

L. G. - Italia

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33a domenica del tempo ordinario (15 novembre 2015)
… ma le mie parole non passeranno (Mc 13,31)

Il vangelo di questa domenica ci fa conoscere Gesù che esce dal tempio e ne annuncia la drammatica fine. Al centro di tutto c'è l'annuncio della venuta del Figlio dell'uomo, compimento futuro del progetto di Dio. Per questo è necessario vivere in vigilante attesa e serena fortezza nelle situazioni difficili, riconoscendo che la storia è saldamente nelle mani di Dio.
Noi che cosa possiamo fare? Vivere la parola di Dio, fare della parola di Dio che ascoltiamo una parola di vita. Se noi la mettiamo in pratica si avvera quello che Gesù dice: "le mie parole non passeranno". È vero questo?
La risposta nasce dall'esperienza. Quante volte abbiamo sperimentato che la Parola messa in pratica ha dato un sapore di eternità alla nostra vita! E poi se guardiamo i santi possiamo dire con sicurezza che questa espressione è vera. Perché ricordiamo san Francesco, san Domenico, san Giovanni Bosco fino ai Santi canonizzati di recente? Perché la loro vita è fondata sulla salda roccia della Parola vissuta. Ed essi trovano ancora persone che si impegnano a imitarli: i francescani, i domenicani, i salesiani, con tutti i discepoli dei vari carismi antichi e nuovi che lo Spirito Santo ha seminato lungo la storia. Proviamo anche noi ad ascoltare e a vivere le parole del Signore come Parole di Vita.

Testimonianza di Parola vissuta

PAROLE DI VITA

Dopo anni di lavoro precario ci è stato proposto il contratto a tempo indeterminato. È stata una grande gioia. Per legge ci spettavano dei soldi per chiudere il contratto pregresso, ma il direttore ci ha detto che, dopo averli ricevuti sul nostro conto corrente, avremmo dovuto restituirli in contanti e in più avremmo dovuto dichiarare di averli ricevuti. Così fanno tutte le aziende, affermava. Si trattava di accettare un compromesso e di dichiarare il falso se avessimo voluto il contratto fisso. Non volevo accettare questa forma di ricatto, invece altre mie colleghe erano disposte ad accettare.
La mia scelta coinvolgeva anche la mia famiglia, ne ho parlato con mio marito. Ci sono risuonate in cuore le parole del Vangelo: "Cercate il regno di Dio e la sua giustizia e il resto vi sarà dato…", abbiamo trovato la forza di rifiutare la proposta, pronti a perdere il lavoro. Sono riuscita a convincere anche le mie colleghe e ho parlato al direttore. Ricordo ancora il suo silenzio mentre mi ascoltava, gli ho detto che volevamo fare tutta la nostra piccola parte per costruire un mondo più giusto e per questo non potevamo accettare la proposta… Sono uscita dal suo ufficio con la sensazione di aver combattuto con il mulini a vento. Il giorno dopo mi ha chiamata dicendomi che aveva riflettuto, aveva deciso di far tutto secondo la legge e ci confermava il contratto a tempo indeterminato. Ora fra noi c'è una nuova solidarietà.

E. V. - Italia

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Cristo Re - 34a domenica del tempo ordinario (22 novembre 2015)
Sono venuto… per dare testimonianza alla verità (Gv 18,37)

Nell'ultima domenica dell'anno liturgico meditiamo e facciamo nostro un breve passo dell'evangelista Giovanni, tratto dal racconto della passione. Il brano evangelico è incentrato sul dialogo fra Gesù e Pilato. Al centro del racconto della passione ci sta l'incoronazione di spine. Il gesto dei soldati che vestono Gesù da re per burlarlo, diventa il modo con cui il narratore vuole affermare che si compie effettivamente quello che avviene per derisione: a tutti gli effetti, Gesù è re e quello è il modo con cui ha ricevuto la corona regale.
Pilato chiede a Gesù se è il re dei Giudei. La risposta di Gesù spiega la sua regalità con il concetto di verità. Gesù in persona è la verità, lo aveva già detto ai discepoli. Grazie a Lui il Dio nascosto diventa il Dio rivelato. Gesù è venuto fra noi per comunicare la vita stessa di Dio all'umanità.
Questa è la verità testimoniata da Gesù: il Padre ama l'uomo, ogni uomo. Nel Cristo Crocifisso si manifesta la verità dell'amore: un amore gratuito, una amore smisurato, un amore offerto a tutti gli uomini. Proviamo in questa settimana a ringraziare Dio del suo amore infinito e ad essere anche noi segno e strumento di questo amore per ogni prossimo che incontriamo.

Testimonianza di Parola vissuta

IL SIGNORE È GRANDE

Un giorno, mentre sto recandomi al lavoro, incontro sul trenino una signora che conosco di vista perché frequenta la mia stessa chiesa. Ci salutiamo e si avvia un colloquio. Mi fa: "Vedo che lei è sposato. Ha dei figli?". Rispondo di sì, che sono padre di due bellissime ragazze di cui sono orgoglioso. Quando a mia volta le chiedo dei suoi figli, lei scoppia a piangere davanti a tutti i passeggeri, con grande mio imbarazzo. Le chiedo scusa, al che lei mi racconta la sua situazione: "Ieri, dopo aver esaminato il risultato delle analisi, il mio ginecologo mi ha detto che non potrò diventare mamma. Per me, che sono sposata da nove anni, è un grande dolore". L'ascolto con molta partecipazione, poi la invito a non rassegnarsi ma a continuare ad aver fede in Dio. Anch'io mi unirò alla sua preghiera.
Tre settimane dopo, rivedo la stessa signora all'uscita dalla messa: raggiante, mi stava aspettando per comunicarmi una bella notizia: "Sono in gravidanza da tre settimane. Il Signore è grande!". Dopo nove mesi nasce Emanuele, un bambino bellissimo.

W. U. - Roma


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