Chiara Lubich

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da Come il Padre ha amato me...
365 pensieri per l'anno sacerdotale
(Raccolta per autore)


Chiara Lubich


Come il Padre ha mandato me...
Cristi autentici
L'attrattiva del tempo moderno
Perché la voglio rivedere in te
È così bella Maria
Maria, tutta Parola di Dio
Prendere con sé Maria
Ciò che veramente conta
Tutto cambia
Un altro te stesso
Tutti nel proprio cuore
Dilatare il cuore
Maria tipo della Chiesa
Maria, Fiore dell'umanità
La sfida del domani
Natale ogni giorno
Ciò che vale di più
Cellule vive
Se in una città s'appiccasse il fuoco
C'è chi semina e chi miete
Come le corde alla cetra
Far nostri i dolori della Chiesa
''Farsi uno" sullo stile di Gesù
Senza ripiegamenti
La sua, la nostra Messa
Perché avessimo la luce
La soluzione di ogni problema
Rivoluzione evangelica
Con gli occhi di Maria
Profilo mariano
Con forza travolgente
Sulle orme del Magnificat
Eucaristia della terra
L'immenso giardino della Chiesa
Passione per la Chiesa


_______________





Come il Padre ha mandato me...

Fra le divine parole che disse [Gesù], ve n'è una che dà le vertigini se si pensa pronunciata da Dio e fa comprendere l'eccellenza di una elezione. È un paragone paradossale, ma vero e ricco di mistero. E Cristo lo rivolge a quelli che sarebbero stati nei secoli i suoi sacerdoti: «Come il Padre ha mandato me, io mando voi». Chi è allora il prete? È colui che Cristo ha eletto per continuarlo nel tempo.
Purtroppo alle volte il sacerdote non è così. E d'altronde se il prete non è Cristo, è ben poco. Le sue prediche sono vuote e le chiese deserte. Perché la parola che Cristo dava era lui stesso. Se il prete prima vive ciò che predica e poi parla, la sua parola sarà Cristo e sarà, anche lui, altro Cristo. I suoi discorsi trascineranno allora le folle e le chiese diverranno strabocchevoli. Perché non è tanto la scienza che fa il prete, quanto il carisma vivificato dall' amore.

Il celibato sacerdotale, Città nuova 14 (1970/3) p. 9
Come il Padre…, vol. I, Uomini di Dio per il tempo d'oggi

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Cristi autentici

Oggi i tempi esigono più che mai l'autenticità: non bastano più semplici uomini ordinati sacerdoti: occorrono preti-Cristo, preti-vittime per l'umanità. Cristi autentici, pronti sempre a morire per tutti.
Se questa è la misura dell'amore nella vita del prete, non tema allora d'aver tempo inutilizzato, non si preoccupi di dover cambiare mestiere.
Vedrà il pezzo di Chiesa a lui affidato diventare un giardino: con la zizzania, certo, con l'odio, ma anche con l'amore fecondo che non ferma la sua irradiazione al limite del suo campo, ma va oltre. Come Ars, sì come Ars: dove il curato era tutto per il suo popolo dopo Dio, e la gente veniva da lontano per respirare il profumo di Cristo, per nutrirsi di lui, per vivere.
Diciamolo pure, diciamolo forte: per vivere!
Perché senza Cristo, senza preti-Cristo, anche il mondo d'oggi con le magnifiche straordinarie scoperte non vive. Agonizza, muore.
Cristo solo è la Vita.

Il celibato sacerdotale, Città nuova 14 (1970/3) p. 9
Come il Padre…, vol. I, Uomini di Dio per il tempo d'oggi

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L'attrattiva del tempo moderno

Ecco la grande attrattiva
del tempo moderno:
penetrare nella più alta contemplazione
e rimanere mescolati fra tutti,
uomo accanto a uomo.

Vorrei dire di più:
perdersi nella folla,
per informarla del divino,
come s'inzuppa
un frusto di pane nel vino.

Vorrei dire di più:
fatti partecipi dei disegni di Dio sull'umanità,
segnare sulla folla ricami di luce
e, nel contempo, dividere col prossimo
l'onta, la fame, le percosse, le brevi gioie.

Perché l'attrattiva
del nostro, come di tutti i tempi,
è ciò che di più umano e di più divino
si possa pensare,
Gesù e Maria:
il Verbo di Dio, figlio d'un falegname;
la Sede della Sapienza, madre di casa.

Scritti spirituali/1, Città Nuova, Roma 1991[3], p. 27
Come il Padre…, vol. I, Uomini di Dio per il tempo d'oggi

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Perché la voglio rivedere in te

Sono entrata in chiesa un giorno
e con il cuore pieno di confidenza gli chiesi:
«Perché volesti rimanere sulla terra,
su tutti i punti della terra,
nella dolcissima Eucaristia,
e non hai trovato,
Tu che sei Dio,
una forma per portarvi e lasciarvi anche Maria,
la Mamma di tutti noi che viaggiamo?».
Nel silenzio sembrava rispondesse:
«Non l'ho portata perché la voglio rivedere in te.
Anche se non siete immacolati,
il mio amore vi verginizzerà
e tu, voi,
aprirete braccia e cuori di madri all'umanità,
che, come allora, ha sete del suo Dio
e della Madre di Lui.
A voi ora
lenire i dolori, le piaghe,
asciugare le lacrime.
Canta le litanie
e cerca di rispecchiarti in quelle».

Scritti spirituali/1, Città Nuova, Roma 1991[3], p. 58
Come il Padre…, vol. I, Amati e chiamati

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È così bella Maria

È così bella Maria nel perenne raccoglimento in cui il Vangelo ce la mostra: «Serbava tutte queste cose nel suo cuore». Quel silenzio pieno ha un fascino per l'anima che ama.
Come potrei vivere io Maria nel suo mistico silenzio quando la nostra vocazione è a volte parlare per evangelizzare, sempre allo sbaraglio in tutti i luoghi ricchi e poveri, dalle cantine alle strade, alle scuole, ovunque?
Anche Maria ha parlato. E ha dato Gesù. Nessuno mai al mondo fu apostolo più grande. Nessuno ebbe mai parola come Lei che diede alla luce il Verbo incarnato. Maria è veramente e meritatamente Regina degli Apostoli.
E Lei tacque. Tacque perché in due non potevano parlare. Sempre la parola ha da poggiare su un silenzio, come un dipinto sullo sfondo. Tacque perché creatura. Perché il nulla non parla. Ma su quel nulla parlò Gesù e disse: Se stesso. Iddio, Creatore e Tutto, parlò sul nulla della creatura. Come allora vivere Maria, come profumare la mia vita del suo fascino? Facendo tacere la creatura in me, e su questo silenzio lasciando parlare lo Spirito del Signore.
Così vivo Maria e vivo Gesù. Vivo Gesù su Maria. Vivo Gesù vivendo Maria.

Scritti spirituali/1, Città Nuova, Roma 1991[3], pp. 31-32
Come il Padre…, vol. I, Donati a Dio, in ascolto di Lui

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Maria, tutta Parola di Dio

Maria, incastonata come rara ed unica creatura nella Santissima Trinità, era tutta Parola di Dio, era tutta rivestita della Parola di Dio (cf Lc 2, 19.51). E se il Verbo, la Parola, è lo splendore del Padre, Maria, sostanziata di Parola di Dio, era pur essa d'una bellezza incomparabile. (...)
Del resto, che la Madonna sia tutta Parola di Dio lo dice, ad esempio, il Magnificat (cf Lc 1,46-55), la cui originalità sta appunto nel fatto di essere una successione di frasi della Scrittura. (...)
Dice san Massimo di Torino: «L'arca conservava nel suo interno la Legge, Maria portava in sé il Vangelo... dall'arca si sprigionava la voce di Dio, Maria recava in sé il Verbo, la Parola vera fatta carne».
L'originalità di Maria era - pur nella sua perfezione unica - quella che dovrebbe essere di ogni cristiano: ripetere Cristo, la Verità, la Parola, con la personalità che Dio ha dato a ciascuno.
Come le foglie di un albero sono tutte uguali eppure ciascuna è diversa dall'altra, così è dei cristiani - come, del resto, di tutti gli uomini -: sono tutti uguali eppure tutti diversi. Ciascuno, infatti, riassume in sé l'intera creazione. Perciò, essendo ciascuno "una creazione", è uguale agli altri e, al tempo stesso, diverso.

Maria trasparenza di Dio, Città Nuova, Roma 2003, pp. 22-23
Come il Padre…, vol. I, Donati a Dio, in ascolto di Lui

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Prendere con sé Maria

Gesù morente si era rivolto a sua madre e, indicando Giovanni, le aveva detto: «Donna, ecco il tuo figlio» (Gv 19,26). Poi, guardando Giovanni, aveva aggiunto: «Ecco la tua madre» (Gv 19,27).
Lo sappiamo: in Giovanni, Gesù affidava in quel momento a Maria tutti noi cristiani; ma non si può negare che Giovanni era sacerdote. Dunque i sacerdoti hanno avuto da Gesù, in quel giorno, nella persona di Giovanni, un indirizzo, un invito, un comando: vedere in Maria la loro madre, prenderla con loro. (...)
Maria è di casa per i sacerdoti. I sacerdoti lo devono ricordare; ma anche se tristemente essi dimenticassero di prendere Maria con loro, la madre di Gesù non dimenticherà mai, per tutti i secoli, d'assolvere questo desiderio del Figlio suo morente. Maria è il validissimo aiuto che Gesù ha donato ai sacerdoti per il loro servizio alla Chiesa.

Il sacerdote oggi, il religioso oggi, Gen's 12 (1982/6) p. 6
Come il Padre…, vol. I, Donati a Dio, in ascolto di Lui

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Ciò che veramente conta

Se abbiamo scelto Dio come Ideale - e questa è la nostra identità -, se l'abbiamo messo al primo posto, ciò richiede praticamente che mettiamo al primo posto nel nostro cuore la sua Parola, la sua volontà.
Essa deve venire a galla su tutto il resto. Di fronte ad essa, ogni altra cosa deve diventare in certo modo indifferente, di quella santa indifferenza di cui parlano alcuni santi. Non deve avere tanto importanza nella nostra vita, ad esempio, essere sani o ammalati, studiare o servire, dormire o pregare, vivere o morire. Importante è vivere la Parola, essere Parola viva.

Essere tua Parola, Città Nuova, Roma 2008, p. 50
Come il Padre…, vol. II, Testimoni prima che maestri

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Tutto cambia

Le parole di Gesù nel Vangelo sono uniche, affascinanti, scultoree, si possono tradurre in vita, sono luce per ogni uomo che viene in questo mondo e quindi universali.
Vivendole, tutto cambia: il rapporto con Dio, con i prossimi, con i nemici.
Quelle parole danno il giusto posto a tutti i valori e fanno spostare ogni cosa, anche il padre, la madre, i fratelli, il proprio lavoro... per metter Dio al primo posto nel cuore dell'uomo.
E perciò hanno promesse straordinarie: cento volte tanto in questa vita e la vita eterna.

Essere tua Parola, Città Nuova, Roma 2008, p. 18
Come il Padre…, vol. II, Testimoni prima che maestri

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Un altro te stesso

Ogni Parola di Dio è il minimo e il massimo che egli ti chiede, per cui quando tu leggi: «Ama il prossimo tuo come te stesso» (Mt 19,19), hai della legge fraterna la massima misura.
Il prossimo è un altro te stesso e come tale lo devi amare.
Se lui piange, piangerai con lui; e se ride con lui riderai; e se ignora ti farai con lui ignorante e se ha perduto suo padre t'immedesimerai nel suo dolore.
Tu e lui siete due membra di Cristo e che soffra l'una o l'altra è la stessa cosa per te.
Perché per te ciò che vale è Dio che è Padre d'entrambi.
E non cercare scuse all'amore. Il prossimo è chiunque ti passa accanto, povero o ricco, bello o brutto, ignorante o dotto, santo o peccatore, della tua patria o straniero, sacerdote o laico; chiunque. Prova ad amare chi ti sfiora nel momento presente della vita e scoprirai nell'animo tuo nuovi germogli di forze non conosciute prima: esse daranno sapore alla tua vita e risponderanno ai tuoi mille perché.

La dottrina spirituale, Città Nuova, Roma 20092, p. 133
Come il Padre…, vol. II, Servi per amore

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Tutti nel proprio cuore

Gesù crocifisso (...) che, da ricco com'era, si è fatto povero e «annichilì se stesso, prendendo la forma di servo» (cf Fil 2, 7), sa insegnare ai sacerdoti il genuino atteggiamento cristiano da assumere verso tutti gli uomini loro affidati: servire.
(...)
Questo è il Cristo; così egli vuole il prete. Servire, "farsi uno" con tutti fino in fondo, tranne nel peccato ... per guadagnare a Cristo il maggior numero (cf 1Cor 9,19).
Aprire il dialogo con ogni prossimo, comprendere, prendere tutti nel proprio cuore!
Se il suo servizio sacerdotale avrà come supporto questo sviscerato amore, questo servizio del cuore, il sacerdote vedrà fiorire, nella porzione di Chiesa affidatagli, quella meraviglia che oggi lo Spirito Santo chiama i cristiani a svelare al mondo: il sacerdozio regale; fedeli convinti, che non esauriscono i doveri della loro fede nelle poche pratiche domenicali, ma vivono il loro battesimo morendo, momento per momento, in Cristo, nell'amore a lui e fra loro, e in lui risuscitando.

Il sacerdote oggi; il religioso oggi, Gen's 12 (1982/6) p. 5
Come il Padre…, vol. II, Servi per amore

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Dilatare il cuore

Abbiamo bisogno di dilatare il cuore sulla misura del Cuore di Gesù. Quanto lavoro! Ma è l'unico necessario. Fatto questo, tutto è fatto.
Si tratta di amare ognuno che ci viene accanto come Dio lo ama. E dato che siamo nel tempo, amiamo il prossimo uno alla volta, senza tener nel cuore rimasugli d'affetto per il fratello incontrato un minuto prima. Tanto, è lo stesso Gesù che amiamo in tutti. Ma se rimane il rimasuglio, vuol dire che il fratello precedente è stato amato per noi o per lui... non per Gesù. E qui è il guaio.
La nostra opera più importante è mantenere la castità di Dio e cioè: mantenere l'amore in cuore come Gesù ama. Quindi per essere puri non bisogna privare il cuore e reprimervi l'amore. Bisogna dilatarlo sul Cuore di Gesù ed amare tutti. E come basta un'ostia santa dei miliardi di ostie sulla terra per cibarsi di Dio, basta un fratello - quello che la volontà di Dio ci pone accanto - per comunicarci con l'umanità che è Gesù mistico.

Scritti Spirituali/1, Città Nuova, Roma 1991, p. 33
Come il Padre…, vol. II, Servi per amore


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Maria tipo della Chiesa

Maria, laica come noi laici, sta a sottolineare che l'essenza del cristianesimo è l'amore e che anche sacerdoti e vescovi, prima di essere tali, devono essere dei veri cristiani, dei crocifissi vivi, come lo fu Gesù che sulla croce fondò la sua Chiesa.
Maria, mettendo in rilievo inoltre nella Chiesa l'aspetto fondamentale dell'amore che la rende "una", presenta al mondo la Sposa di Cristo quale Gesù l'ha desiderata e tutti gli uomini d'oggi l'attendono: carità ordinata, carità organizzata. E solo sottolineando questo suo fondamentale aspetto, la Chiesa oggi può adempiere degnamente la funzione di contatto e dialogo col mondo, al quale spesso interessa meno la Gerarchia, ma che è sensibile alla testimonianza dell'amore nella Chiesa, anima del mondo.

La dottrina spirituale, Città Nuova, Roma 2009 2, p. 174
Come il Padre…, vol. II, Fratelli tra i fratelli

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Maria, Fiore dell'umanità

Tutta l'umanità fiorisce in Maria. Maria è il Fiore dell'umanità. Ella, l'Immacolata, è il Fiore della Maculata.
L'umanità peccatrice è fiorita in Maria, la tutta bella!
E, come il fiore rosso è grato alla piantina verde con le radici e il concime che la fece fiorire, così Maria è, perché vi fummo noi peccatori, che costringemmo Dio a pensare a Maria.
Noi dobbiamo a Lei la salvezza, Ella la vita sua a noi.
Che bella, Maria! È la creazione che va in fiore, la creazione che va in bellezza. Tutta la creazione fiorita, come la chioma di un albero, è Maria. Dal Cielo Dio s'innamora di questo Fiore dei fiori, l'impollina di Spirito Santo e Maria dà al Cielo ed alla terra il Frutto dei frutti: Gesù.

Maria, trasparenza di Dio, Città Nuova, Roma 2003, pp. 86-87
Come il Padre…, vol. II, Fratelli tra i fratelli

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La sfida del domani

I sacerdoti sono chiamati ad aprirsi al dialogo con gli altri sacerdoti, soprattutto i più soli, i più poveri, quelli in prova. Devono stabilire con ognuno un rapporto costruttivo, (...) diventare con loro un cuore e un'anima sola. E tutto ciò non è che a beneficio dell'intera diocesi.
Per l'unità fra i sacerdoti, per la presenza di Gesù in mezzo a loro, di Gesù risorto (...), le parrocchie ne guadagneranno e così i seminari, le scuole, le missioni e tutte le opere apostoliche.
Questa unità, ancora, dei sacerdoti fra loro, è una garanzia del domani della Chiesa. A chi guardano i giovani, che Dio può aver chiamato allo stesso compito, per capire come sarà il loro avvenire al servizio di Dio e degli uomini? Essi vedono negli attuali sacerdoti il loro dover essere e spesso si accompagnano ad essi come alla loro futura famiglia.

Il sacerdote oggi, il religioso oggi, Gen's 12 (1982/6) p. 5
Come il Padre…, vol. III, Testimoni di Gesù vivo

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Natale ogni giorno

È Natale!
Il Verbo si è fatto uomo
ed ha acceso l'amore sulla terra.

È Natale!
E vorremmo che questo giorno
non tramontasse mai.
Insegnaci, Signore, come perpetuare
la tua presenza spirituale tra gli uomini.

È Natale!
Che il tuo amore acceso sulla terra
bruci i nostri cuori e ci amiamo come tu vuoi!
Allora sarai tra noi.

E ogni giorno, se ci amiamo, può essere Natale.

E torna Natale..., Città Nuova, Roma 1997, pp. 78-79
Come il Padre…, vol. III, Testimoni di Gesù vivo

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Ciò che vale di più

Se siamo uniti, Gesù è fra noi. E questo vale. Vale più d'ogni altro tesoro che può possedere il nostro cuore: più della madre, del padre, dei fratelli, dei figli.
Vale più della casa, del lavoro, della proprietà; più delle opere d'arte d'una grande città come Roma, più degli affari nostri, più della natura che ci circonda coi fiori ed i prati, il mare e le stelle: più della nostra anima.
È lui, che, ispirando i suoi santi colle sue eterne verità, fece epoca in ogni epoca. Anche questa è l'ora sua: non tanto d'un santo, ma di lui; di lui fra noi, di lui vivente in noi, edificanti - in unità d'amore - il Corpo mistico suo.

Scritti Spirituali/1, Città Nuova, Roma 19913, p. 50
Come il Padre…, vol. III, Testimoni di Gesù vivo

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Cellule vive

Se ti guardi attorno, per certe città dove passi, (...) diresti utopia il testamento di Gesù se non pensassi a lui, che pure vide un mondo simile a questo e, al colmo della sua vita, parve travolto da esso, vinto dal male. (...)
Guardava il mondo così come lo vediamo noi, ma non dubitava. Pregava di notte il Cielo lassù e il Cielo dentro di Sé: l'Essere vero, il Tutto concreto, mentre fuori per le vie camminava la nullità che passa.
Occorre fare anche noi come lui (...). Allora t'accorgerai che, con gli occhi non più spenti, guardi il mondo e le cose, ma non più tu li guardi: è Cristo che guarda in te, e rivede ciechi da illuminare e muti da far parlare e storpi da far camminare. Ciechi alla visione di Dio dentro e fuori di loro, storpi immobilizzati, ignari della divina volontà che dal fondo del loro cuore li sprona al moto eterno che è l'eterno amore.
Vedi e scopri (...) il tuo vero io, che è Cristo, la realtà vera di te in loro, e, ritrovatolo, ti unisci con lui nel fratello. Così accendi una cellula del Corpo di Cristo, cellula viva, focolare di Dio, che ha il fuoco da comunicare agli altri e con esso la luce.

Scritti Spirituali/2, Città Nuova, Roma 19972, p. 161
Come il Padre…, vol. III, Testimoni di Gesù vivo

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Se in una città s'appiccasse il fuoco

Se in una città s'appiccasse il fuoco in svariati punti, anche un focherello modesto, ma che resistesse a tutti gli urti, in poco tempo la città rimarrebbe incendiata. Se in una città, nei punti più disparati, s'accendesse il fuoco che Gesù ha portato sulla terra e questo fuoco resistesse per la buona volontà degli abitanti al gelo del mondo, avremmo fra non molto accesa la città d'amor di Dio.
Il fuoco che Gesù ha portato sulla terra è Lui stesso, è carità: quell'amore che non solo lega l'anima a Dio, ma le anime fra loro. Infatti un fuoco soprannaturale acceso significa il continuo trionfo di Dio in anime a Lui donate, e perché unite a Lui, unite fra loro.
Due o più anime fuse nel nome di Cristo, che non solo non hanno timore o vergogna di dichiararsi reciprocamente ed esplicitamente il loro desiderio d'amor di Dio, ma che fanno dell'unità fra loro in Cristo il loro Ideale, sono una potenza divina nel mondo. Ed in ogni città queste anime possono sorgere nelle famiglie: babbo e mamma, figlio e padre, nuora e suocera; possono trovarsi nelle parrocchie, nelle associazioni, nelle società umane, nelle scuole, negli uffici, dovunque.

Scritti Spirituali/1, Città Nuova, Roma 19913, p. 70
Come il Padre…, vol. III, Testimoni di Gesù vivo

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C'è chi semina e chi miete

Chi spinge i sacerdoti cattolici ad unirsi, il più possibile, a ministri e pastori d'altre tradizioni? È Gesù crocifisso che, nel suo grido d'abbandono, ha voluto assumere tutte le divisioni del mondo, tutte le eredità del nostro peccato. È per lui che ci cerchiamo, che ci amiamo, che speriamo, che non desistiamo se l'impresa sembra ardua. Egli che, nel cuore della storia, ha pagato ogni divisione del mondo e la nostra fra cristiani, non ha ancora visto tutto il frutto di quel suo immenso dolore. Cosicché è lui che ci sprona a seminare, anche se non saremo noi a mietere.
È lui che ci suggerisce di guardare al bene della Chiesa che vivrà dopo di noi, e ci convince che se non c'è chi comincia e chi persevera non ci sarà chi può concludere.

Il sacerdote oggi, il religioso oggi, Gen's 12 (1982/6) p. 6
Come il Padre…, vol. III, Icone dell'unitrinità

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Come le corde alla cetra

Più d'ogni altro [il vescovo] ha la grazia di capire i bisogni di quella Chiesa locale di cui egli è fondamento e pastore.
È amando il proprio vescovo sinceramente, è facendosi completamente uno con lui, è offrendosi, disponibile e obbediente, a lui, come ha fatto Gesù col Padre suo, che il sacerdote comprenderà come esercitare meglio il suo ministero e come farsi carico col vescovo delle necessità della diocesi. (...)
Che si possa ripetere per i sacerdoti l'elogio di sant'Ignazio d'Antiochia agli Efesini: «Il vostro collegio presbiterale, giustamente famoso, degno di Dio, è armonicamente unito al vescovo come le corde alla cetra».

Il sacerdote oggi, il religioso oggi, Gen's 12 (1982/6) p. 5
Come il Padre…, vol. III, Icone dell'unitrinità

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Far nostri i dolori della Chiesa

Il volto della Chiesa, qui trasparente di luce, lì offuscato da ombre, deve riflettersi in ogni cristiano, in ogni gruppo di cristiani: il che significa che dobbiamo sentire nostre non solo tutte le gioie della Chiesa, le sue speranze, le sue sempre nuove fioriture, le sue conquiste, ma soprattutto sentire nostri tutti i suoi dolori: quello della non piena comunione tra le Chiese, quello lancinante di dolorose situazioni, di contestazioni negative, della minaccia di scalzare tesori secolari; quello angoscioso dei tanti che rinnegano o non accettano il messaggio che Dio annuncia al mondo per la sua salvezza. (...)
Ho pensato che tutti i veri cristiani dovrebbero essere degli stigmatizzati, non già nel senso straordinario ed esterno, ma spirituale.
E mi è parso di capire che le stigmate del cristiano dei nostri giorni sono appunto le misteriose ma reali piaghe della Chiesa di oggi.
Se la carità di Cristo non è così dilatata da provare in noi il dolore di queste piaghe, non siamo come Dio oggi ci vuole.

La dottrina spirituale, Città Nuova, Roma 2006, p. 181
Come il Padre…, vol. III, Sacerdoti e… vittime

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''Farsi uno" sullo stile di Gesù

Non è costato poco al Figlio di Dio il farsi, per amore, uno con noi. Egli sì che ha "vissuto l'altro". Ed eccolo uomo: Gesù che nasce come noi, ebreo fra gli ebrei con la cultura ebraica, che vive, lavora, piange, è stanco, soffre nel corpo e nell'anima; offre a Dio anche la tremenda sensazione d'essere abbandonato da lui; è annientato, muore. E così è disceso lungo tutti i gradini in cui è posta l'umanità, per raccoglierla tutta nel suo cuore e portarla al Padre.
È a lui che (...) guardiamo per sapere come portare Dio a chi ancora non lo conosce o crede di conoscerne altri. "Farsi uno" con loro, assumere le diverse culture spesso così ricche, le tradizioni a volte millenarie, ed in quelle far germogliare la buona novella.
E poi gli uomini tutti del mondo: atei, materialisti, violenti, terroristi, peccatori, drogati, ladri, omicidi... Gesù crocifisso, nel suo grido d'abbandono, ricorda tutte queste creature. È l'amore per lui che dà un nuovo slancio al sacerdote per sapere come e in che cosa dialogare con essi: Gesù è venuto medico per gli ammalati.

Il sacerdote oggi, il religioso oggi, Gen's 12 (1982/6) p. 6
Come il Padre…, vol. III, Sacerdoti e… vittime

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Senza ripiegamenti

È con la passione in croce e col grido d'abbandono che Gesù ha unito gli uomini con Dio e fra di loro. È là infatti che egli ha preso su di sé ogni peccato, ogni dolore e disunità, e li ha superati. (...) Nonostante l'enorme separazione dal Padre che egli sentiva in quel momento, ha detto: «Nelle tue mani raccomando il mio spirito». (...) Così anche noi, ogniqualvolta ci troveremo di fronte a un dolore che assomiglia al suo, dobbiamo non stare fermi, non fermarci nel trauma, ma andare al di là con l'amore. (...)
Prima si va in fondo al cuore e si dice a Gesù abbandonato: «Sei tu l'unico mio tesoro». Poi ci si butta a fare quello che Dio ci chiede nel momento seguente, ci si lancia, ad esempio, ad amare quei fratelli che abbiamo davanti. (...)
Non ci si può certo ripiegare su qualche sofferenza personale. Tutti i dolori del mondo sono nostri, perché siamo cristiani, siamo seguaci di Cristo.

Gesù crocifisso e abbandonato: l'unità si fa stile di vita, Gen's 29 (1999) pp. 110-112
Come il Padre…, vol. III, Sacerdoti e… vittime

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La sua, la nostra Messa

Se tu soffri e il tuo soffrire è tale
che t'impedisce ogni attività,
ricordati della Messa.
Nella Messa Gesù, oggi come allora,
non lavora, non predica:
Gesù si sacrifica per amore.
Nella vita si possono fare tante cose,
dire tante parole,
ma la voce del dolore,
magari sorda e sconosciuta agli altri,
del dolore offerto per amore,
è la parola più forte,
quella che ferisce il Cielo.
Se tu soffri,
immergi il tuo dolore nel suo:
di' la tua Messa;
e se il mondo non comprende non ti turbare:
basta ti capiscano Gesù, Maria, i santi:
vivi con loro e lascia scorrere il tuo sangue
a beneficio dell'umanità: come lui!
La Messa!
Troppo grande per essere capita!
La sua, la nostra Messa.

La Dottrina Spirituale, Mondadori, Milano 2001, pp. 174-175
Come il Padre…, vol. IV, Con Gesù crocifisso e risorto

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Perché avessimo la luce

Ci sarebbe da morire se non guardassimo a Te, che tramuti, come per incanto, ogni amarezza in dolcezza: a Te, sulla croce nel tuo grido, nella più alta sospensione, nella inattività assoluta, nella morte viva, quando, fatto freddo, buttasti tutto il tuo fuoco sulla terra e, fatto stasi infinita, gettasti la tua vita infinita a noi, che ora la viviamo nell'ebbrezza.
Ci basta vederci simili a Te, almeno un poco, e unire il nostro dolore al tuo e offrirlo al Padre.

Perché avessimo la Luce,
ti venne meno la vista.
Perché avessimo l'unione,
provasti la separazione dal Padre.
Perché possedessimo la sapienza,
ti facesti "ignoranza".
Perché ci rivestissimo dell'innocenza,
ti facesti "peccato".
Perché Dio fosse in noi,
lo provasti lontano da Te.

Scritti spirituali/1, Città Nuova, Roma 19913, p. 41
Come il Padre…, vol. IV, Con Gesù crocifisso e risorto

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La soluzione di ogni problema

Bisogna far vivere Dio in noi e traboccarlo sugli altri come fiotto di vita e ravvivare gli spenti.
E tenerlo vivo fra noi, amandoci.
Allora tutto si rivoluziona attorno: politica ed arte, scuola e lavoro, vita privata e divertimento. Tutto.
Gesù è l'Uomo perfetto che riassume in sé tutti gli uomini ed ogni verità.
E chi ha trovato quest'Uomo ha trovato la soluzione di ogni problema.

Scritti Spirituali/2, Città Nuova, Roma 19972, pp. 162-163
Come il Padre…, vol. IV, Per una nuova umanità

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Rivoluzione evangelica

La Magna Charta della dottrina sociale cristiana inizia là dove Maria canta: «Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi» (Lc 1, 52-53).
Nel Vangelo sta la più alta e travolgente rivoluzione. E forse è nei piani di Dio che anche in quest'epoca, immersa nella soluzione dei problemi sociali, sia la Madonna a dare a noi tutti cristiani una mano per edificare, consolidare, erigere e mostrare al mondo una società nuova in cui riecheggi potente il Magnificat.

Maria, trasparenza di Dio, Città Nuova, Roma 2003, p. 98
Come il Padre…, vol. IV, Per una nuova umanità

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Con gli occhi di Maria

Giovanni ha potuto volare così in alto e contemplare il Verbo presso Dio, il Verbo che è Dio, perché la madre di Dio abitava con lui. Questa straordinaria convivenza, questa comunione con quell'anima che conservava e meditava tutte quelle cose nel suo cuore (cf Lc 2, 19), gli ha aperto gli occhi; egli ha visto la Chiesa, il suo futuro, le sue lotte, il suo trionfo perché il modello della Chiesa era davanti a lui.
La Vergine è il tipo della Chiesa, e ogni sacerdote che è chiamato a edificare la Chiesa non saprà mai svolgere così bene il suo compito come di fronte a Maria. Se i sacerdoti vivranno in comunione con Maria, ella, madre dell'unità, svelerà loro come va ordinata nei cuori e fra i cuori la carità, come va edificato il corpo di Cristo secondo quell'eterno supremo dialogo d'amore che è la Santissima Trinità. (...)
È con lei, madre della Chiesa, madre dell'unità, che i sacerdoti, i religiosi, si realizzeranno oggi quali autentici "uomini del dialogo"; è con lei che diverranno costruttori d'unità «affinché tutti siano uno» (Gv 17, 21).

Il sacerdote oggi, il religioso oggi, Gen's 12 (1982/6) p. 6
Come il Padre…, vol. IV, Per una nuova umanità

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Profilo mariano

Con Maria, prima laica della Chiesa, e con la sua spiritualità [di comunione] (...) verrà incrementato il contributo tipico che porta il profilo mariano alla Chiesa ed essa apparirà agli occhi di tutti più bella, più santa, più dinamica, più familiare.
Sarà una Chiesa amante, accogliente, meglio orientata alle sue nuove frontiere: quelle dell'ecumenismo, del dialogo interreligioso e con chi non crede; con continue novità, con nuove vocazioni; una Chiesa carismatica, una Chiesa mariana, più missionaria, più evangelizzatrice.
E tutto questo sarà a gloria di Dio e della Madre di Lui.

I Movimenti ecclesiali e il profilo mariano della Chiesa, Nuova Umanità 28 (2006/2) p. 150
Come il Padre…, vol. IV, Per una nuova umanità

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Con forza travolgente

E quando i discepoli erano riuniti con Maria, lo Spirito Santo li investì veemente ed essi parlarono parole di vita con una forza travolgente e convinsero migliaia di uomini a seguire Gesù. E battezzarono ed edificarono la Chiesa.
Con Maria... era la presenza dell'amore. D'un amore nuovo.
Se noi ci amassimo fra cristiani come fosse Maria, la Madre nostra, fra noi, credo che avremmo una maggiore comprensione della Parola di Dio predicataci dai successori degli Apostoli ed essa penetrerebbe in noi come negli altri così fortemente da scatenare attorno a noi la rivoluzione cristiana.

Essere tua parola, Città Nuova, Roma 2008, p. 59
Come il Padre…, vol. IV, Missione senza confini

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Sulle orme del Magnificat

Maria ha narrato ad Elisabetta la sua straordinaria esperienza. Nel Magnificat, in cui Ella l'ha espressa, si può cogliere come il Cristo, che già viveva in Lei, desse senso ai secoli passati, al presente e ai secoli futuri (...).
In tale visita, però, Maria non ha compiuto solo un atto di carità, e non ha nemmeno unicamente cantato il Magnificat. La presenza di Cristo in Lei ha santificato nel grembo di Elisabetta il figlio suo, Giovanni Battista.
Fatte le debite proporzioni, qualcosa del genere succede anche quando una persona (...), con umiltà, obiettività e convinzione comunica qualcosa della presenza di Cristo nella sua anima, narrando appunto la propria soprannaturale esperienza. Avviene spesso in chi l'ascolta come un colpo di grazia, una conversione. In quella narrazione, infatti, c'è qualcosa che va al di là della piccola storia di un'anima; vi si può scorgere il fiore di un albero secolare, sbocciato in questa stagione, un fiore che testimonia la vitalità di quest'albero, cioè della Chiesa.

Maria, trasparenza di Dio, Città Nuova, Roma 2003, pp. 51-52
Come il Padre…, vol. IV, Missione senza confini

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Eucaristia della terra

Gesù che muore e risorge è certamente la causa vera della trasformazione del cosmo. Ma, dato che Paolo ci ha rivelato che noi uomini completiamo la passione di Cristo e che la creazione attende la rivelazione dei figli di Dio, Dio aspetta anche il concorso degli uomini, cristificati dall'Eucaristia, per operare il rinnovamento del cosmo. Si potrebbe quindi dire che in forza del pane eucaristico l'uomo diventa "eucaristia" per l'universo, nel senso che è, con Cristo, germe di trasfigurazione dell'universo.
Infatti, se l'Eucaristia è causa della risurrezione dell'uomo, non può essere che il corpo dell'uomo, divinizzato dall'Eucaristia, sia destinato a corrompersi sottoterra per concorrere al rinnovamento del cosmo? Non possiamo dunque dire di esser noi dopo la morte, con Gesù, l'eucaristia della terra?
La terra ci mangia come noi mangiamo l'Eucaristia: non quindi per trasformare noi in terra, ma perché essa si trasformi in «cieli nuovi e terre nuove» (...). L'Eucaristia redime e fa Dio noi. Noi, morendo, concorriamo con Cristo alla trasformazione del cosmo.

Scritti spirituali/4, Città Nuova, Roma 19952, pp. 40-41
Come il Padre…, vol. IV, Missione senza confini

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L'immenso giardino della Chiesa

La Chiesa è un immenso giardino, dove profumano aiuole di fiori i più rari e i più comuni, i più ricchi e i più semplici.
Sono famiglie religiose, sono Ordini, sono Movimenti che hanno un duplice compito: ripristinare nel tempo in cui vivono la vita delle primitive comunità cristiane; ricordare al mondo, con la loro esistenza, una parola di Gesù, un suo atteggiamento, un fatto della sua vita, perché quel loro tempo ha particolare bisogno di sentirselo ripetere. (...) Sono stili diversi di vita cristiana, ma sempre autentica e integrale; sono uomini e donne che offrono al mondo, quali specialisti del Vangelo, le medicine spirituali.

Il sacerdote oggi, il religioso oggi, Gen's 12 (1982/6) p. 6
Come il Padre…, vol. IV, Missione senza confini

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Passione per la Chiesa

La "passione per la Chiesa", di cui un giorno ha parlato il Papa Paolo VI, impera nei cuori dei veri cristiani. Essa deve passare però dal piano del sentimento a quello pratico (...). Quello che il cristianesimo insegna nel campo del rapporto fra singoli - amare, conoscersi, farsi uno con gli altri, fino al punto di potersi comunicare i doni eventuali che Dio ci abbia fatto -, deve essere trasferito nel piano sociale, sì da conoscere, stimare e amare gli altri Movimenti ed Opere della Chiesa e suscitare o accrescere fra tutti la reciproca comunione di beni spirituali.
Ne nascerebbe allora una collaborazione voluta dalla volontà e dal cuore, e in questo modo serviremmo veramente la Chiesa che amiamo.
Se così invece non facessimo, la nostra "passione per la Chiesa" sarebbe pura retorica e ci metteremmo nelle condizioni di trovarci chiusi e isolati. Inoltre il nostro amore per il Papa si ridurrebbe a effimero entusiasmo e a sentimentalismo, in quanto non condivideremmo con lui ciò che egli ama: la vita dell'intera Chiesa di Dio.

La Dottrina Spirituale, Mondadori, Milano 2001, p. 156
Come il Padre…, vol. IV, Missione senza confini


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