Enzo Bianchi
OGGI SI COMPIE PER VOI LA SCRITTURA
Il vangelo festivo (Anno C)
Edizioni San Paolo, 2009
• Isaia 16,1-2a.3-8 • 1 Corinzi 15,1-11 • Luca 5,1-11
Mentre si trova in Galilea Gesù insegna presso il lago di Genesaret. La folla è molto colpita da questo rabbi somigliante a un profeta, perché dotato di un'autorevolezza straordinaria, ben diversa da quella degli scribi (cfr. Mc 1,22; Lc 4,32). E così si forma intorno a lui una grande ressa di persone desiderose di ascoltarlo, al punto che Gesù, per poter meglio essere udito, ricorre a un piccolo accorgimento pratico: vedendo due barche ormeggiate sulla riva del lago, chiede al proprietario di una di esse, Simone, di scostare leggermente la sua da terra; poi, sedutosi su di essa, riprende a insegnare a quelli che si trovano sulla riva.
Terminata quella predicazione, Gesù si rivolge a Simone, iniziando con lui un dialogo che segnerà per sempre la vita di quest'uomo. Tutto inizia con un comando improvviso di Gesù: «Prendi il largo (Duc in altum) e gettate le vostre reti per la pesca!». È una richiesta che appare insensata, perché Simone e i suoi compagni hanno faticato tutta la notte precedente senza pescare nulla e per di più sanno bene che si pesca poco in pieno giorno... Eppure Simone mette da parte le sue certezze e risponde senza indugio: «Sulla tua parola getterò le reti!». È un'affermazione straordinaria, che esprime l'essenziale della fede cristiana: un'adesione fiduciosa e profonda a Gesù, un' obbedienza alla sua parola, fondamento ben più saldo di ogni nostro pensiero o sentimento.
«Avendo fatto questo, presero una quantità enorme di pesci e le loro reti si rompevano»; Simone chiama dunque in aiuto Giacomo e Giovanni, proprietari dell'altra barca, e le due imbarcazioni quasi affondano sotto il peso dell'abbondante pesca. Al vedere ciò Simone «si getta alle ginocchia di Gesù e grida: "Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore!"». È la stessa esperienza di Isaia che, di fronte alla santità di Dio, non può fare a meno di esclamare: «Povero me, uomo impuro che ha visto il Signore!» (cfr. Is 6,5). Sì, l'autentico incontro con Dio e con Gesù Cristo - colui che ci ha narrato definitivamente Dio (cfr. Gv 1,18) - coincide con lo svelamento all'uomo della propria condizione di peccatore, ossia con la scoperta dell'abissale distanza che lo separa dal Signore, con la consapevolezza di non essere santo... È a partire dalla presa di coscienza di tale distanza, colmata dall'amore preveniente del Signore, che si apre la possibilità di un vero cammino di conversione e di vita nuova; non è un caso che solo ora Simone sia chiamato anche Pietro, nome assegnato gli da Gesù per indicare il suo compito di essere la roccia su cui fondare la comunità (cfr. Lc 6,14).
Alla vocazione segue immediatamente una precisa missione affidata da Gesù a Simon Pietro: «Non temere, d'ora in poi sarai pescatore di uomini». Pietro vede trasfigurata la propria esistenza: da pescatore di pesci deve diventare pescatore di persone, capace cioè di condurre uomini e donne al Signore. E questa promessa gli viene rivolta proprio mentre egli confessa la propria inadeguatezza, a riprova di come solo grazie all'adesione al Signore egli potrà scacciare ogni paura e compiere ciò che alle sue forze sarebbe impossibile. Certo, Pietro smentirà a più riprese la fedeltà al Signore Gesù e giungerà fino a misconoscerlo per tre volte; ma anche allora, nel pianto, sarà capace di pentirsi (cfr. Lc 22,54-62) e - ravvedutosi sempre per volontà del Signore (cfr. Lc 22,32) - tornerà a confermare i suoi fratelli.
Il racconto si conclude con un'annotazione che, nella sua brevità, può riassumere il senso di un'intera vita: i tre pescatori «tirate le barche a terra, lasciarono tutto e seguirono Gesù». Quegli uomini che dicono «sì» a Gesù e lo seguono, fanno questo al prezzo di una scelta che comporta dei «no» chiari e netti: essi devono rinunciare al loro lavoro professionale, abbandonare la famiglia e la casa (cfr. Lc 18,29). Queste rinunce però hanno un senso a patto che non vengano vissute con l'atteggiamento di schiavi costretti a portare un peso schiacciante; no, esse possono essere assunte in profondità solo da chi accetta liberamente di non anteporre nulla all'amore di Cristo, di «stare con lui» (cfr. Mc 3,14) nella certezza che «il suo amore vale più della vita» (cfr. Sal 63,4). È stato così per Pietro, Giacomo, Giovanni e tanti altri nel corso della storia; può essere così anche per noi, oggi.
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