Enzo Bianchi
OGGI SI COMPIE PER VOI LA SCRITTURA
Il vangelo festivo (Anno C)
Edizioni San Paolo, 2009
• Isaia 62,1-5 • 1 Corinzi 12,4-11 • Giovanni 2,1-11
Nella festa dell'Epifania del Signore la chiesa indivisa celebrava insieme la manifestazione di Gesù ai Magi, cioè alle genti, la manifestazione di Gesù al popolo di Israele avvenuta nel Battesimo e la manifestazione di Gesù ai suoi discepoli avvenuta a Cana. Quest'anno la liturgia ci fa contemplare questi tre misteri nell'Epifania e nelle due domeniche successive: per questo, prima di iniziare l'ascolto cursivo della buona notizia nel vangelo secondo Luca, oggi sostiamo su una pagina del quarto vangelo, «l'inizio dei segni compiuti da Gesù» nell'episodio svoltosi a Cana di Galilea.
Secondo il quarto vangelo, il vangelo «altro» rispetto ai sinottici, l'attività pubblica di Gesù incomincia con un «segno», un'azione che, a una lettura superficiale, può apparire strana. A Cana, oscura borgata della Galilea, è in corso una festa di nozze - che secondo l'usanza del tempo durava per più giorni - alla quale è presente la madre di Gesù. Più tardi vi giunge anche Gesù con i suoi discepoli. Ma chi sono gli sposi? Perché di loro non si dice nulla? Perché non intervengono? Questo strano silenzio è per noi un invito a comprendere in profondità il racconto: si tratta di decodificare un messaggio esposto in un linguaggio simbolico...
Ebbene, nel corso di questo matrimonio viene a mancare il vino, e ciò minaccia gravemente la gioia conviviale. La madre di Gesù si rivolge dunque a lui dicendogli: «Non hanno più vino». Essa non chiede nulla, non impone al figlio ciò che egli deve fare; gli espone semplicemente la situazione, rispettando pienamente la sua libertà e rimettendosi alla sua iniziativa. Gesù reagisce in modo duro, sembra addirittura non riconoscere il legame di sangue presente tra sé e la madre. La chiama «donna», come se fosse per lui una sconosciuta, e prende da essa le distanze affermando: «Che c'è fra me e te?». Ma queste parole acquistano un significato diverso per chi ricorda che, al momento di intraprendere la sua missione, Gesù aveva lasciato la casa e la madre, formando con i suoi discepoli una nuova famiglia (cfr. Mc 3,20-21.31-35)...
Poi Gesù aggiunge: «Non è ancora giunta la mia ora», parola enigmatica, anticipazione di un altro tempo che verrà, della sua «ora» (cfr. Gv 12,23; 13,1; 17,1): quella in cui attraverso la sua morte e resurrezione saranno celebrate le nozze definitive tra Gesù, lo Sposo, e l'umanità intera... Dal giorno delle nozze di Cana Gesù incomincia ad andare verso tale ora, e dà inizio al suo cammino con un preciso segno. Sua madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà», mostrandosi totalmente obbediente al Figlio e chiedendo che la sua parola sia ascoltata e realizzata: e subito l'acqua presente in alcune anfore per un rituale di purificazione si muta in vino abbondante. E allora è possibile la festa piena, l'inizio del tempo del fidanzamento tra Gesù e la sua comunità, la sua sposa (cfr. 2Cor 11,2; Ef 5,31-33), profezia delle sue nozze con tutta l'umanità... Per questo l'evangelista commenta che con quel suo primo segno «Gesù manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui»: le vere nozze qui celebrate sono quelle tra Cristo e la sua chiesa, attraverso il vino abbondante del regno di Dio, delle nozze messianiche (cfr. Is 25,6)... Non a caso, subito dopo questo evento Giovanni il Battezzatore potrà definirsi «l'amico dello Sposo» (Gv 3,29) ormai venuto; anzi, ascoltando la voce dello Sposo che parla alla sposa, cioè alla comunità dei discepoli ormai passati dallo stesso Giovanni a Gesù, egli trasalirà di una gioia inesprimibile...
Gesù è lo Sposo messianico, venuto a celebrare le nozze con la sua comunità, con quelli che, aderendo a lui con tutta la loro vita, cercano di essere la sposa che Dio da sempre cerca e ama: ma noi cristiani abbiamo ancora la consapevolezza di essere la comunità-sposa di Gesù Cristo? Comprendiamo ancora che ogni domenica nella liturgia eucaristica siamo invitati a celebrare la nostra alleanza eterna con il Signore, comunicando al vino buono e abbondante del Regno, in attesa della sua venuta nella gloria (cfr. Ap 22,17-20)?
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